lunedì 16 ottobre 2017

Regionali: Nello Musumeci, #diventeràbuttanissima


L’archiviazione, arrivata a metà settembre, dell’inchiesta della Procura di Catania per le cartelle esattoriali “aggiustate” a suo favore e a sua insaputa – visto che non era nemmeno indagato – sembrava aver dipanato le nubi che si addensavano sulla candidatura di Nello Musumeci a presidente della Regione Siciliana. Poi sono arrivati l’arresto per truffa del sindaco di Priolo, Antonello Rizza (FI) e la condanna per abuso d’ufficio a carico di Carmelo Pino, ex sindaco di Milazzo (FdI-Noi con Salvini), entrambi candidati nelle liste del centrodestra, per far pronunciare all’ex presidente della Commissione regionale antimafia questa “chicca”: «Non votate gli impresentabili della mia coalizione».


Lombardo, Micciché e Cuffaro: affettuosità e cannoli
Eh, no. Aspetta, Nelluzzu beddu. Apprezziamo tutti il fatto che ti dissoci, a differenza dei tuoi grandi elettori ancora col disco incantato sul refrain del garantismo di convenienza (la “perla” è come sempre di Gianfranco Micciché: «Sono i giudici a perdere credibilità quando arrestano un candidato in piena campagna elettorale». Verrebbe da aggiungere «mi consenta»), però questa storia di fare u maravigghiatu da rutta e di far finta di non sapere chi ti ha candidato, da dove arriveranno i voti che ti consegneranno la presidenza della Regione, chi nominerai assessore perché te lo imporranno, ebbene: non ti fa onore. Sei il “cavallo” del centrodestra, sponsorizzato da Micciché e appoggiato da Cuffaro e Lombardo, ovvero le tre teste del Cerbero che non abbaia alla mafia, tra i principali responsabili politici e morali del degrado nel quale la Sicilia è sprofondata negli ultimi quindici anni con l’elezione diretta del Governatore.

E se non ti offendi, Nelluzzu beddu, aggiungo che sei un “cavallo di Troia”, la persona perbene che gli amici di Nitto Santapaola, Giuseppe Guttadauro e tanti altri stanno usando come grimaldello per tornare a spartirsi questa povera isola, per tornare a fare clientela, per tornare a difendere gli interessi di chi ha consentito loro di stare lì. Sono loro, i lenoni della Buttanissima Sicilia che anche un intellettuale di destra come Pietrangelo Buttafuoco – pur prendendosela principalmente, e a ragione, con Saro Crocetta – non risparmia nell’analisi amara e disincantata di come l’autonomia abbia rovinato questa terra. Anche se a Cuffaro chiede scusa, perché è l’unico che ha pagato con la prigione e l’uscita di scena. Solo che Totò vasa vasa è rimasto nei nostri cuori, ed ecco che Micciché rielabora in maniera creativa il “bacio della morte” con il quale aveva sepolto le ambizioni governatoriali di Nelluzzu beddu cinque anni fa: «Negli ultimi anni le nostre divergenze interne ci hanno distrutti. Prima con il governo Lombardo, poi quando ci siamo separati e ha vinto Crocetta. E’ stata una nostra responsabilità quella di non avere governato. Ora forse siamo un po’ più saggi e rifaremo quello che abbiamo fatto nei periodi di Berlusconi e Cuffaro, anzi di più». E’ una minaccia? Se lo è, funziona.

Al centro, Musumeci e Armao (gds.it)
Sorvolo poi sull’infinito braccio di ferro con Gaetano Armao culminato in uno scintillante ticket Governatore-vice, in un clima di armonia e sintonia politica ben rappresentato dal commento di Armao dopo l’esclusione dal “listino” monopolizzato proprio da Micciché (che ci ha piazzato se stesso, Bernadette Grasso ed Elvira Amata che, pur in quota FdI, è molto vicina all’ex viceministro): «La scelta di escludermi dal listino è di Musumeci, sua è la responsabilità politica, giuridica e istituzionale. In questo listino troviamo “saltafossi” che hanno votato e sostenuto il governo di Rosario Crocetta per cinque anni e poi pochi giorni prima delle elezioni cambiano idea (Mimmo Turano, ndr). Questi sono i comportamenti che allontanano le persone dalla politica». Dico solo: vi immaginate cosa succederà quando si dovranno decidere gli assessorati?

Micciché e il "ragazzo che studia Legge" (anni60news.com)
Non mi appassiona, quindi sorvolo anche sul “lodo Genovese”, ovvero la candidatura nella lista provinciale di Forza Italia del figlio di Francantonio, Luigi. Che verrà eletto con i voti di papà e di famiglia come già il nonno senatore, lo zio di papà ministro, papà sindaco e deputato regionale e nazionale, lo zio di Luigino deputato regionale pure lui, d’altra parte «i voti mica si trovano sulla Luna» come sintetizzò quest’ultimo in maniera straordinaria a Rai 3 prima della caduta, giudiziaria e politica, del clan. E se da qualche parte li trovano, rivolgetevi semmai a chi glieli dà. Altrettanto mirabile il commento di Nelluzzu: «So che è un ragazzo di 21 anni iscritto a Legge. Non lo conosco e non l’ho mai incontrato. I voti che riceverà riguardano soltanto lui, io chiedo sostegno ai siciliani che pensano di investire per la legalità. Nessuno potrà presentarmi il conto dei voti per chiedere ruoli, non c’è contrattazione». Illuminazione: il candidato Governatore non è il vero Nello Musumeci. E’ un altro figlio illustre della sua città, Militello Val di Catania: Pippo Baudo. E’ il presentatore, la “spalla” di questa compagnia di giro che ha… saltato un giro e ora rivuole il palcoscenico. Lui introduce gli ospiti ma si dissocia, come fece Baudo con Beppe Grillo quando faceva il comico ed era una persona seria.

Sorvolo infine – per restare alle liste di Messina – su Santi Formica, su Roberto Corona, su Cateno De Luca sorvolo così in alto che mi abbatterà il MUOS. Ma non posso sorvolare sul fatto che, con Musumeci presidente, sta per compiersi una restaurazione: altro che Gattopardo, questo è il ritorno della Buttanissima Sicilia, Crocetta o non Crocetta (che di questa restaurazione ha parte di colpa). E se non #diventeràbuttanissima è solo perché lo è già.

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