Basket NBA, Mac McClung: ora sì che "White Men CAN Jump"!



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ollywood, 1992. Il regista Ron Shelton gira White Men can’t Jump (in italiano Chi non salta bianco è) con Wesley Snipes e Woody Harrelson, quest’ultimo nei panni di Billy Hoyle, un aspirante campione di basket che, dopo essere stato scartato dai professionisti, sfida i giocatori di colore nei playground di Venice Beach per soldi. Sì, perché Billy è bianco e sfrutta il pregiudizio razziale per ingannare i forti ma presuntuosi giocatori neri, primo tra tutti Sydney Deane che diventerà il suo complice dopo essere stato battuto. Alla fine, i due vinceranno un ricco torneo con un alley-oop di Sydney per Billy, a dimostrare che – contro appunto il pregiudizio dei neri – anche i bianchi saltano, eccome. Il film incassa 90 milioni di dollari (ne è costati 31), ma soprattutto diventa un cult per gli appassionati e non solo. Quattro anni dopo, Brent Barry (figlio del mitico Rick e fratello, tra gli altri, di Scooter visto alla Pallacanestro Messina) è il primo bianco a vincere la gara delle schiacciate durante l’All Star Game della NBA, replicando la famosa schiacciata a tutto campo con stacco dalla linea del tiro libero vintage Michael Jordan e guadagnandosi il nickname di “White Men CAN Jump”. Ma da ieri il soprannome non gli appartiene più, perché nell’All Star Game Weekend in corso a Salt Lake City, Mac McClung si è preso la NBA vincendo anche lui lo Slam Dunk Contest, ma con una differenza: Barry è alto 1.98 mentre McClung arriva a stento a 1,85.

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A dispetto dell’altezza, però, McClung non è un novellino della schiacciata. Con un’elevazione di un metro e 10 da fermo, infatti, il ragazzo spacca i canestri da quando aveva quattordici anni e al liceo, nella sua Gate City, disintegra tutti i record dello Stato della Virginia, compreso quello di punti in una stagione (1.153) che apparteneva alla leggenda Allen Iverson, e quello di punti in finale (47, spodestato JJ Redick). Nel frattempo, i video delle sue incredibili schiacciate fanno milioni di visualizzazioni su YouTube e, al momento di scegliere il college, tra le tante università che se lo contendono Mac va a Georgetown, proprio come il suo idolo Iverson: due anni a buon livello, poi nel 2020 la scelta di proporsi al Draft della NBA nel quale però non viene scelto e decide di tornare al college a Texas Tech. Ci riprova un anno dopo, ma ancora una volta le perplessità sul suo fisico gli precludono la pick. I Lakers lo assegnano alla squadra di G-League (dove vince il titolo di Rookie of the Year), poi lo cedono ai Chicago Bulls (dove gioca la sua prima partita fra i Pro) e quindi lo riprendono in tempo per farlo esordire in gialloviola nell’ultima gara stagionale: neanche a dirlo, sulla sirena riceve palla in contropiede e va a schiacciare in rovesciata. In questa stagione a credere in lui sono i Golden State Warriors campioni in carica, che però lo tagliano prima dell’inizio del campionato. Firma un contratto con Philadelphia per giocare nella squadra collegata di G-League e viene selezionato per la gara delle schiacciate suscitando reazioni contrastanti: Kevin Durant, ad esempio, critica la scelta perché McClung non ha ancora mai giocato nella NBA quest’anno. Poco prima dell’All Star Weekend Phila lo firma con un contratto two-way (per giocare cioè sia con i 76ers che con i Delaware Blue Coats della G-League), ma Mac non è ancora veramente un giocatore NBA. Ancora per poco.

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Quando McClung viene annunciato come uno dei quattro partecipanti allo Slam Dunk Contest, al di là delle perplessità di KD e degli insulti degli haters sono in tanti a pronosticare una sua facile vittoria nonostante gli altri si chiamino Jericho Sims (2.08), Trey Murphy III (2.03) e KJ Martin (2.01), ovviamente tutti di colore e specialisti di questo gesto atletico; tale è la reputazione di questo play-guardia con la faccia da bambino e i garretti da Tiramolla. Quello che Mac ha in serbo per la NBA e il mondo, però, va oltre qualsiasi immaginazione. Nel primo turno piazza due amici sotto il canestro, uno a cavalcioni sulle spalle dell’altro, e schiaccia a due mani in reverse afferrando il pallone da sopra le loro teste e appoggiandolo sul tabellone: subito punteggio massimo di 50.0 (i cinque giudici quest’anno votano in cinquantesimi anziché in decimi) e antifona ampiamente capita. La seconda schiacciata è un 360°, ovvero una rotazione completa del corpo dallo stacco al canestro, con chiusura bimane che gli vale “solo” 49.80 perché la grande Lisa Leslie non gli dà il massimo, ma lo qualifica comunque alla finale contro Trey Murphy. Finale in cui prima riprende la palla da sopra la testa di un compagno per la reverse double pump in cui sfiora letteralmente il ferro con la testa (50.0, neanche a dirlo) e poi, indossata la canotta di Gate City, sceglie la chiusura in grande stile: stacco frontale e addirittura un 540° – sì, un giro e mezzo del corpo – per la bimane ancora una volta in reverse. Pubblico in delirio, punteggio pieno e titolo in tasca. McClung celebra citando il famoso festeggiamento di Vince Carter dopo la storica finale del 2000: «It’s over!», accompagnato da un eloquente gesto con le mani a chiarire che non ce n’è per nessuno. Lo premia “Doctor J” Julius Erving, artista della schiacciata e leggenda proprio dei suoi Philadelphia 76ers.

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Adesso nella NBA l’opinione comune è che con questa prestazione McClung si sia comunque “guadagnato” il diritto a giocare nella Lega fino a fine stagione. Questo dipenderà dai 76ers e dal loro coach Doc Rivers; ma comunque vada, da oggi Mac è nella storia. Come il bianco che sa saltare, eccome se sa saltare.

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