venerdì 26 novembre 2021

XFactor 2021, i voti del quinto live: Nika Paris, che “dindetta”! Salutano anche Le Endrigo e va bene così

da "Gazzetta del Sud"


I
l quinto live di XFactor ventiventuno coincide con il quarto giovedì di novembre, ovvero il giorno del Ringraziamento, e allora per correttezza iniziamo dal nostro personalissimo Thanksgiving: grazie XFactor per lo scambio di sguardi e di sorrisi tra la vincitrice della scorsa edizione Casadilego e il superospite Ed Sheeran sulle note proprio di Lego House, il momento più bello della serata. Grazie XFactor per aver mantenuto fino alla semifinale – più che altro per l’assenza di un vero fuoriclasse – un’incertezza sul nome del possibile vincitore che mancava da un po’. Grazie XFactor perché, dopo l’ennesima indigestione non di focaccia di granturco, patate dolci e torta di zucca, ma di inediti non sempre necessari, ci ha regalato la manche musicalmente più apprezzabile dell’intera edizione, con i produttori sul palco insieme a un ensemble di archi e sintetizzatori. Ma soprattutto, grazie XFactor per aver finalmente sacrificato il “tacchino”, anzi la tacchinella – visto come si muove – Nika Paris. (Timeout: nel commovente ma vano sforzo di essere politically correct, visto che oltre al Ringraziamento giovedì era la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ho cercato un sinonimo e ho scoperto che la tacchinella si chiama anche “dindetta”. Quindi ho subito pensato: “Cavolo, è uscita Nika Paris... Che dindetta!”). Anche se la figura del tacchino – già cotto – l’ha fatta principalmente il prof. dott. Ludovico Tersilli, che ha inanellato una serie di topiche e di momenti cringe da far rivoltare Cattelan nella tomba, e per “tomba” intendo la Rai.

lunedì 22 novembre 2021

X Factor 2021: Agnelli cita Marco Antonio e finisce come Giulio Cesare, fuori i Mutonia. I voti del quarto live


A XFactor la serata della doppia eliminazione è un turning point di ogni edizione. Di solito è il momento in cui ci scrolliamo di dosso qualche “carico” arrivato inopinatamente fin lì solo per manifesta inferiorità dei precedenti eliminati, ma quest’anno è stata ben altro: è stata il momento del regicidio. Del complotto fra i tre peones al tavolo dei giudici contro sua maestà Manuel Agnelli, l’unico che prima di ieri sera aveva ancora tre concorrenti in gara e che quindi era fortemente indiziato per riportare perdite nel quarto live. Qualcuno potrebbe obiettare che se la sia cercata, accusando apertamente i colleghi di criticare le sue band per strategia; ma d’altra parte, fino alla scorsa settimana il tilt era stato concordato sottovoce senza che vi fosse alcuno scandalo, e invece i tre marmittoni hanno improvvisamente ricordato di essere pagati per dare giudizi e non per affidarli al tilt, e quindi hanno deciso di far fuori i Mutonia che erano già da un po’ l’anello debole della squadra di Agnelli (quest’ultima frase si può adattare anche a una discussione su De Sciglio, Alex Sandro, Rabiot, Bentancur e diversi altri giocatori vestiti di bianco e nero). L’altro figuro estromesso dalla corsa a un successo effimero – se non ti chiami Maneskin, o tutt’al più Mengoni – è Versailles, tagliato dopo la manche degli inediti come se non ve ne fossero di peggiori, che lascia Hell Raton con il solo Baltimora a sostanziare le manie di grandezza del giudice sardo-ecuadoriano. Ah, gli altri due (Emma e Mika) si cimentano pure in un’Anna e Marco di Lucio Dalla che integra in pieno il reato di vilipendio di cadavere: fortuna che il babbione anglo-libanese alla fine commenta «Questo brano è bellissimo» perché cavolo, nei quarantadue anni dalla sua uscita nel 1979 non ce ne eravamo mai accorti.

lunedì 15 novembre 2021

XFactor 2021: Pirandello vestito da Tekken nei peggiori bar di Karakaz, non ne Vale LP



XFactor ventiventuno è uno, nessuno e centomila. Uno show in cerca di identità che si è trovato improvvisamente – e quasi impreparato – ad affrontare una competizione esplosa già alla terza puntata con la doppia eliminazione che ha rischiato di decimare le truppe di Emma. Sul palco non ci sono stati acuti straordinari; al tavolo è iniziata una guerra che, oltre a essere senza esclusione di colpi, stavolta ha assunto le forme della rissa da bar (senza i Bloody Mary di Hell Raton, per fortuna), e questo clima da GOP 26 che si sa già andrà male – l’intervento di sir David Attenborough sul disastro ambientale del nostro pianeta il momento migliore dello show – ha travolto il placido professor Ludovico Tersilli, autore di una topica dopo l’altra contribuendo in maniera forse decisiva all’eliminazione dei Karakaz, ai quali va l’unico rimprovero di essersi fatti vedere mentre ironizzavano sull’ennesimo giudizio tranchant dell’ineffabile Mika. Nel mezzo (anzi, all’inizio) un ispirato Dardust e poi un godibilissimo Gazzelle travestito da Liam Gallagher. Nel delirio pirandelliano di un live con settecento votazioni per limitare i danni delle ‘catene di Sant’Antonio’ promozionali su streaming e download, l’altra eliminata è Vale LP, per fortuna di Emma Le Endrigo si salvano al tilt e via, l’abbiamo sfangata anche questa volta.

venerdì 5 novembre 2021

XFactor 2021, una volta qui era tutto cover


M
ilano, Repower Arena, interno notte: si sono da poco spente le luci di XFactor. Un Alessandro Cattelan circonfuso di luce prende per mano il piccolo Ludovico Tersilli e lo conduce ieratico verso il palco dove, dopo avergli messo un braccio sulla spalla mentre con l’altro indica i 1700 posti della platea, gli confida nostalgico: «Sai figlio mio, una volta qui era tutto cover». Già. Ricordate cos’era XFactor fino a un paio d’anni fa, quando Manuel Agnelli poteva ancora permettersi di obiettare ad Anastasio che, di fatto, eseguiva un inedito ad ogni puntata riscrivendo le strofe delle cover e questo lo avvantaggiava rispetto agli altri concorrenti? Ebbene sì, “ora, in quel tempo” X Factor era questo: un programma di cover, nel quale vedevi se un partecipante sapeva cantare, interpretare, muoversi sul palco e quindi era pronto per presentare un suo inedito, di solito poco prima della finale. La trasformazione – un segno dei tempi? probabile – è stata progressiva ma ugualmente ripida, e in quest’edizione già alle audizioni la stragrande maggioranza dei pezzi proposti era originale. È vero che, una volta fuori da XFactor, i ragazzi devono avere una loro produzione, ma anche i primi tre album degli Stones sono quasi esclusivamente di cover (il primo vero capolavoro scritto dalla coppia Jagger/Richards, Satisfaction, è nel quarto, Out of our heads), quindi non mi pare che ci fosse nulla di male; ed è quello che deve aver pensato anche la produzione, tanto da dedicare alle cover una puntata a tema – esattamente come prima faceva... con gli inediti – che fortunatamente ci ha parecchio chiarito le idee sui concorrenti in gara.