giovedì 3 settembre 2020

Basket NBA: Luka Magic? No, Luka Drazen

 

Il sorriso di Luka Doncic (sport.sky.it)

Premessa: quando nel Draft del 2018 i Phoenix Suns e i Sacramento Kings non presero Luka Doncic con le prime due scelte, il mio “furiosissimo sdegno” era in tutto e per tutto paragonabile a quello di Ezechiele 25:17, il finto passo biblico citato da Jules Winnfield-Samuel L. Jackson prima di ammazzare qualcuno in Pulp fiction. L’idea che l’acerbo centro bahamense da Arizona, DeAndre Ayton, potesse convincere più dello sloveno il tecnico dei Suns, quell’Igor Kokoskov che lo aveva appena allenato nella Nazionale campione d’Europa, o che il presidente dei Kings, Vlade Divac, non riuscisse a vedere la straordinaria classe e soprattutto la natura di giocatore “fatto e finito” di Luka preferendogli l’anonimo Marvin Bagley da Duke, mi faceva letteralmente impazzire.

mercoledì 2 settembre 2020

Musica: Brunori Sas a Roccella, altro che… “concertino”

Il concerto della Brunori SAS a "Roccella Jazz"

«Sa la Madonna cosa c’entra Brunori col jazz», commenta un amico di Facebook quando posto una foto del palco di Roccella Ionica ancora vuoto in attesa del concerto del cantautore cosentino. Ineccepibile, nonostante il direttore artistico di “Roccella Jazz” Vincenzo Staiano si arrampichi sugli specchi in presentazione argomentando che, se diversi jazzisti gli hanno confidato di ammirare Brunori, significa che il Nostro è universale e quindi ci sta anche in un contesto solitamente di nicchia. Per di più – ci ricorda Staiano – è il primo artista calabrese ad avere l’onore della chiusura di un festival che negli anni, soprattutto quando si chiamava “Rumori Mediterranei”, ha portato in Calabria l’élite del genere. Ma l’élite vera, non per dire.

giovedì 20 agosto 2020

SOSTIENE PEREIRA: Surreali sanificazioni e il candidato a sua insaputa

Di Antonio Pereira

A caval donato non si guarda in bocca. Ricevuti 76mila euro da "mamma Regione", ente che continua a dilapidare denaro sebbene le vacche grasse non pascolino più da tempo, Catenovirus ha pensato di metter su venti squadre per sanificare gli oltre cinquanta chilometri di costa messinese dopo il Ferragosto. Ennesimo bluff. E siccome non resiste a non apparire, poco dopo l'alba si è fatto immortalare su un litorale in posa estatica. Sui social  gliene hanno dette di tutti i colori, al Comune e all'Ars i pentastellati preparano interrogazioni, Luca Bottura su "Repubblica" lo ha preso elegantemente per i fondelli, ma la sintesi è questa: operazione inutile perché il Covid 19 non si propaga attraverso la sabbia. Ha reagito a modo suo, inveendo contro consiglieri comunali e virologi, millantando competenze che non ha.

Il punto non è che abbia sanificato (?) spiagge, che fra l'altro da Giampilieri a Orto Liuzzo restano sporche, ma che l'abbia diffuso a uso e consumo social ai fini di ottenere consenso.

Cateno ha diversi problemi: il principale dei quali è rappresentato dall'aver bisogno di affetto e plausi. Ha proprio bisogno di sentirsi dire bravo, per cui se qualcuno dissente o lo bacchetta va in crisi esistenziale. Se poi aggiungiamo che è portatore inconsapevole di diverse fobie e di un'ambizione senza freni sostenuta da un tatticismo politico rivoltante, ecco che finisce per irrompere attraverso i social nella vita di chiunque.

A me hanno fatto ridere le fotografie di quei tizi vestiti da astronauti dello Stretto in tute bianche che spruzzavano liquido sulle spiagge. Scene comiche. Mi è venuto in mente Lino Banfi in "Vieni avanti cretino", ma a Messina si è anche perso il senso del ridicolo, oltre ad aver registrato da tempo un vasto abbassamento della soglia individuale di dignità, per cui uno come De Luca trova praterie sconfinate.

Non contento di apparire costantemente per quel che è, ossia un venditore di fumo ammorbante, Cateno nelle stesse ore ha lanciato una boutade: Danilo Lo Giudice, sindaco-cameriere di Santa Teresa di Riva, "è disponibile a candidarsi alla presidenza della Regione". Boom! Su Lo Giudice non scriverò nulla perché non mi occupo di pupazzi, ma a Cateno - e ai suoi seguaci, soprattutto ai messinesi - qualcosa va detto.

De Luca con questa candidatura - ma non doveva essere lui il candidato? - ci giocherà. La utilizzerà, come fa sempre, per lucrare una qualche posizione: un posto nel listino del cavallo presuntivamente vincente, un seggio sicuro al Parlamento, qualunque cosa possa tornargli utile. Ottenute rassicurazioni farà retromarcia. Manca ancora molto tempo per il rinnovo di Sala d'Ercole, ma manca soprattutto troppo tempo per le elezioni comunali messinesi. Voglio vedere quanto durerà questa burla, se Movimento 5 Stelle e Pd, ad esempio, prepareranno una mozione di sfiducia: finalmente qualcosa di vero - al di là degli esiti - nel mare delle finzioni che Catenovirus sta riversando su una città semi-complice e dormiente. Saluti da Lisbona.

P.S.: Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social (né gli interessa), Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.

martedì 11 agosto 2020

SOSTIENE PEREIRA: Il golpe di Junio Cateno Fiumedinese


di Antonio Pereira

"Dal 23 agosto non ci saranno più migranti a Bisconte. Se non sarà così, occuperò con voi (i sofferenti di Bisconte, i sovranisti di Bisconte, i neoleghisti di Bisconte, ndP) la Prefettura".

Alt. Rewind (porta il nastro indietro). Riflessione.

Ma chi sta parlando? Lo riconosco, mentre irrompe sul mio telefono il suo delirante post: una violenza, di per se stessa. Giacché mi trovo tra Lisbona e Sintra, che per quanto mi riguarda sono luoghi dell'anima. Vorrei silenziare, ma non posso. E allora reagisco.

È lui! Catenovirus, il guitto di Fiumedinisi, l'uomo che parla alla pecore. Nel suo ultimo travestimento: da zanzara drone attraverso Santino Ciolla  a minaccioso, improbabile, ridicolo, inverosimile, psichiatrico pseudogolpista. Smentito in ogni ordinanza (farlocca),  è ormai sempre più disperato. Alla ricerca costante di pance a cui parlare.

E si torna alle origini: non ho paura del Cateno che è lui, ma del Cateno che si annida in troppi di voi. Bisconte è solo una contingenza, il paradigma geografico e temporaneo, il ventre molle... l'uomo nero, le paure. Domani toccherà ad altri quartieri, altri messinesi, altri portatori di insano consenso. Perché è una grande conquista democratica che uno valga uno, ma è anche la più paradossale delle ingiustizie.

E così Catenovirus, ...il Virus... si trasfigura, e diventa Junio Cateno Fiumedinese: il golpista  da osteria e da strapazzo, da piazza e torrente, la triste maschera della paura e dell'inverosimiglianza. La burla, il pagliaccio che non ha la dolcezza di Pierrot, né l'intelligenza di Chaplin nel palleggiare il mondo con il fondoschiena. Intravvedo, casomai farsescamente, le mani sui fianchi che urlano da un balcone che non esiste, o che esiste solo nella sua mente minata e nelle menti degli accoliti mantenuti.

Ho pensato d'un tratto a Junio Valerio Borghese, ex comandante della Decima Mas, fascista impenitente, che nella notte tra il 7 e l'8 agosto del 1970 tentò, dopo aver fondato il Fronte nazionale, un colpo di Stato con la collaborazione di Avanguardia nazionale, guidata da uno squinternato che risponde al nome di Stefano Delle Chiaie, e del Sid - Servizio informazioni difesa, insomma i servizi segreti militari, guidati dal generale Miceli -  nonché frange minori dei carabinieri, un drappello di missini, la nascente P2. L'obiettivo era assaltare il Viminale, prendere in ostaggio il presidente della Repubblica, Saragat, alticcio dopo le 21, oscurare la Rai. E prendere il potere (mi viene da ridere).

E come voleva farlo questo golpe il principe Junio Valerio Borghese? Con gli agenti della Forestale! Perché non poteva contare neppure su una fionda, meno che mai un plotone di qualsivoglia forza armata. Uno stupido azzardo.

La storia si ripete, sebbene in salsa peloritana e quindi farsesca e ridicola.
Junio Cateno Fiumedinise ha promesso l'assalto alla Prefettura il 23 agosto se non sarà liberato da migranti (in fuga) e richiedenti asilo l'hotspot di Bisconte.

Al netto della considerazione secondo la quale basterebbe una gazzella dei carabinieri e una volante della polizia per presidiare i cancelli di Bisconte,  ma non gli danno né l'una né l'altra, Junio Cateno Fiumedinese questo assalto alla Prefettura con chi lo fa? Con i vigili urbani del commissario Giardina? No, impossibile. Ha altre truppe? Ad eccezione degli operai di Messina Servizi e dell' Atm, notoriamente disarmati, e della Vespa acchiappa deiezioni canine, che aspira e non spara, non ha truppe! E i colonnelli chi sarebbero? Carlotta Previti? Dafne Musolino? Gli assessori vecchi e nuovi? Orazio Miloro, uno che spende più soldi in gel che in sapone, così tronfio nel suo nonnulla.

Non ci sarà nessun assalto alla Prefettura: lo dico ai biscontiani in sofferenza e a chi verrà dopo di loro.
Alla prefetta Librizzi offro un consiglio, che come tutti i consigli gratuiti non sarà apprezzato: ordini un Tso preventivo per Junio Cateno Fiumedinese.
Due settimane in gattabuia, senza telecamere e Facebook. Sarà sufficiente per disinnescarlo da se stesso. E dai messinesi impoveriti e creduloni, iracondi e ignavi.

Ora mi godo castelli e boschi di Sintra. Ma si resta in trincea!

P.S.: Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social (né gli interessa), Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.

mercoledì 5 agosto 2020

Catenovirus 6-la vendetta: alla ricerca dell’arcinemico


Renato Accorinti e Cateno De Luca (stampalibera.it)
Un po’ me la aspettavo, la telefonata di Cateno. Sapete com’è: preso da mille impegni, l’ho lasciato nelle mani di Antonio Pereira che, a differenza mia, non è certamente un suo fan e gliene ha scritte di tutti i colori. Tutte vere e meritate, per carità; ma è chiaro che l’improvvisa mancanza di par condicio sul blog lo ha turbato.

martedì 4 agosto 2020

SOSTIENE PEREIRA: Catenofumus dà le pagelle: i mantenuti, i riciclati, i promossi, i bocciati e i retrocessi


Di Antonio Pereira
Anche a vent'anni, quando Mario Bonsignore - sindaco - lo impose delegato provinciale del Giovanile democristiano in un finto congresso nel quartiere fieristico, succedendo al vuoto pneumatico, ma verbosissimo, di Gigi Cartagenova, aveva già l'aspetto di un becchino. Del ventenne non aveva nulla: colpa di una natura avara. Veleggia per i cinquantacinque, e continua ad avere l'aspetto di un becchino... Invecchiato.

sabato 1 agosto 2020

SOSTIENE PEREIRA: I dimissionati da Cateno, i Biscontiani, Gina e Orazio


Di Antonio Pereira

Un assessore inutile e uno superfluo. L'uno e l'altro dimissionati da Cateno. Ecco il cambio di passo, dopo tanto fumo sollevato. Via gli assessori Trimarchi e Scattareggia: un ectoplasma alla Pubblica istruzione e il vuoto pneumatico allo Sport e agli eventi di piazza e dintorni. Fuori! In questa fase costoro sono stati i nemici da individuare.

mercoledì 29 luglio 2020

SOSTIENE PEREIRA: No Roger no party, noi federeriani orfani della bellezza. E il mito di Alì. Quando lo sport è rivoluzione

di Antonio Pereira
Vi domanderete, ma non ci parli di Cateno? No, sul Tago spira una brezza atlantica che ha portato via dalla mia mente, per una volta, il guitto di Fiumedinisi, la giurista in salsa peloritana Dafne, le fobie semipatologiche legate a una recrudescenza del Covid, e tutte le pochezze messinesi. Per di più le luci rosse che adornano di notte il Ponte 25 de Abril inducono a ben altre vibrazioni e riflessioni, accompagnate da pasteis de Belem.

giovedì 23 luglio 2020

SOSTIENE PEREIRA: Cateno e la blattacomiomachia affondata nell'hotspot 5G


di Antonio Pereira

Altri due schiaffi in due giorni. L'ordinanza insulsa sulla chiusura dell'hotspot di Bisconte è durata - come previsto - lo spazio del nulla. Guidati da una laurea in Giurisprudenza conquistata con i punti delle merendine della "Mulino Bianco", l'ineffabile Musolino (non ne indovina una, a dispetto di una postura severa e saccente, ma servile col Capo) e Catenovirus, se lo sono vista azzerare - sic et simpliciter, previa telefonata di cortesia - dalla prefetta Librizzi... "è supportata da mere presunzioni e indimostrate assunzioni". Insomma, una minchiata.

sabato 18 luglio 2020

SOSTIENE PEREIRA: Il Cateno bollito, il Dafneleggìo, le blatte e le Maschere





di Antonio Pereira

Smunto, emaciato, smagrito, Cateno riemerge dopo un lungo periodo di disintossicazione. Ma non da se stesso. Per esistere ha bisogno di nemici. Convoca una conferenza stampa per annunciare 800 milioni su Messina (boom!), ma un giornalista avanza una domanda nel merito di un problema antico e avvertito (il Palagiustizia) e lui sbotta e insulta. Va in tilt, come un vecchio flipper manomesso nell'Endas gestita da un baro (ne ho conosciuti anche di simpatici).

venerdì 19 giugno 2020

SOSTIENE PEREIRA: Matilde, le baracche e 100 anni di (finta) emergenza e illusioni a campata unica

Antonio Pereira
Più che una piaga storica e sociale - narrazione a cui non crede più nessuno - le baracche a Messina sono da sempre un'opzione esistenziale che si fa casomai emergenza estetica. Vanno demolite non perché ci si viva male - chi le abita perlopiù ci vive benissimo, salvo caso disperati, e se le tramandano da padre in figlio, da madre in figlia - ma perché sono brutte. E dove si annida il brutto non si colgono orizzonti, emergono spine e quasi mai rose.


venerdì 29 maggio 2020

SOSTIENE PEREIRA: Il dissolvimento di Catenovirus


Antonio Pereira


Si è dissolto! Come avevamo preconizzato.

L'ultimo colpo gliel'ha inferto il governo Conte con la sponda dell'Anci (l'Associazione nazionale dei Comuni italiani), ispirata da quel perfido e vecchio navigatore di Leoluca Orlando, liberando sul suolo peninsulare la Tosap, il tributo locale sull'occupazione delle aree pubbliche.

Ci contava, Cateno. Avrebbe potuto promettere a ristoratori e aperitivisti marciapiedi a tinchité, purché si arruolassero nelle sue brigate.

Gli hanno tolto il giochino, su questo non potrà fare clientela, né minacce velate, né promesse. Una Colt 64 senza bossoli e con il tappo rosso ancora installato. Con il sovrappiù che dovrà evadere le pratiche in quindici giorni, quando normalmente ne servono centocinquanta e non è detto che bastino. Adesso voglio vedere se cazzìa i dipendenti comunali perché sono inefficienti o perdigiorno (non lo farà, questa tigre di carta, cortocircuito della Storia, che i messinesi si sono meritati. Ma ora basta!)

Dall'8 marzo non gliene è andata bene una. Lo hanno preso a ceffoni prefetto, ministro dell'Interno, presidente della Regione, arcivescovo, gruppo Franza, Santino Ciolla e commentatori al di là della linea Gotica. Al di sotto di Roma nessuno gli ha dato spago perché al Sud gli amministratori sono più scafati e siamo cresciuti all'ombra di Totò e Pirandello.

Lui sbraitava su Rtp, convocava assessori per report giornalieri insignificanti, minacciava fuoco e fiamme agli imbarcaderi privati, si inebriava di followers su Fb, salvo piombare a poche decine di seguaci internauti nell'arco di un mattino o poco più. E si è depresso.

 Catenovirus spara alle nuvole  e anche i più "possibilisti" e i sovranisti di matrice buddace  lo hanno capito. Poi è arrivata quella storia del Circolo del tennis da riaprire o meno... una Caporetto, con derive umoristiche. S'è dovuto calare le braghe dopo le idiozie in diretta tv della Musolino, assessora che dovrebbe imparare l'arte del lavoro in silenzio e che è invece accecata da un narcisismo ingiustificato.


Di Catenovirus non si sa più nulla da quasi due settimane, hanno smesso di cercarlo anche alla Rtp, collegamenti interrotti, totalmente desaparecido.


La vulgata sostiene che stia accanto al padre che ha problemi di salute, a Fiumedinisi. Ma non c'è sindaco che possa darsi "latitante" per un così ampio arco temporale, perdippiù Fiumedinisi è distante pochi chilometri da Messina e un segnale di vita, se non proprio amministrativo, di esistenza sul pianeta, devi trovare il modo di darlo. Anche perché sei il sindaco della quattordicesima città italiana e non più di Fiumedinisi o Santa Teresa di Riva: una bandiera blu non basta.

I maligni, che si annidano in ogni anfratto a Messina, veicolano la notizia che Cateno si stia disintossicando. Ma siccome non sono note sue dipendenze, è un'ipotesi inverosimile, una malignità, una fake. Epperò è innegabilmente scomparso dai radar, almeno quelli pubblici. Tutto il giorno accanto al padre? Poco credibile.

I suoi più accaniti supporters temono altro: una intimidazione da parte del potere centrale, che in qualche nodo lo avrebbe costretto al silenzio o quasi, ad eclissarsi.

Poi c'è, addirittura, chi teme gli sia stata notificata una qualche iniziativa giudiziaria che lo ha paralizzato. Vedremo.

Intanto ha rimandato in avanscoperta l'assessora Musolino, che sta predisponendo un'ordinanza con la quale si vieta la vendita di bibite da asporto in vista del prossimo fine settimana. Ovvero, si può bere solo nei locali e non al di fuori di essi, ufficialmente per evitare assembramenti. Qualcuno spieghi a questa assessora che la movida è di per sé assembramento, flussi di persone, sicché o chiudi tutto o verghi delle ordinanze ridicole, inapplicabili, insulse e bau bau, tanto più che non ci sono vigili da schierare nottetempo e né Questura né carabinieri ti danno una mano.

Insomma, il bluff si sta rivelando clamorosamente giorno dopo giorno. Ma intanto Messina muore. Una città già al collasso vive la sua notte sociale ed economica senza intravvedere un'alba di speranza. Con un sindaco falsamente sceriffo che non ha una visione di insieme, decontestualizzato dal resto del Paese, isolato. E ora pure desaparecido.

Ma è meglio così. Se ne stia dov'è, e porti con sé la Musolino. Per sempre.
Saluti da Lisbona


P.S.: Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social (né gli interessa), Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.

martedì 19 maggio 2020

SOSTIENE PEREIRA: Alberto Samonà, assessore ai Beni (a)culturali


Antonio Pereira
Sospinto da "gonnellini" ampi e possenti come lo spinnaker di Luna Rossa e dalle felpate, forbite e velenose pressioni di "compassi" acuminati come le frecce Apache, Alberto Samonà, cottimista del giornalismo in continua ricerca di un padrone politico e di un emolumento, una consulenza, un incarico, un riposizionamento, qualunque cosa  gli consentisse di campare e apparire, è stato nominato assessore ai Beni culturali di una regione, la Sicilia, che non è più solo irredimibile e buttanissima, ma scellerata, irresponsabile e farsesca. Sì... finanche, ormai, ridicola!

lunedì 18 maggio 2020

Catengers: Endgame, l’ultima avventura di Cathanos


Cathanos mostra il suo Guanto dell'Infinito con incastonate le gemme del Nisi
L’ultima diretta Cateno non la voleva proprio fare. Beh, c’è da capirlo: lontano dalle telecamere gli manca l’aria, si sa, non può farne a meno. Ma dopo che tutti gli avevano voltato le spalle – Giletti, la D’Urso, persino Mattino Cinque dove un «presunto giornalista» lo ha preso per cretino in fascia protetta – mentre anche il fronte dei suoi “piccoli fans” si sfaldava e perdeva adepti (che lui misura in visualizzazioni, precipitate da decine e decine di migliaia alle poco più di mille degli ultimi giorni), e soprattutto con la necessità di disintossicarsi (dallo stress, dalle critiche, dalla campagna elettorale per la Regione: cosa avevate capito?), tra le lacrime per la focaccia alla cipolla mangiata al COC, circonfuso da un’aura di luce accecante, in mezzo ai cori da chiesa dei suoi fedeli, Cateno ha concluso la sua esperienza terr..., scusate: televisiva.

venerdì 15 maggio 2020

SOSTIENE PEREIRA: A ciascuno il suo Matteo


Un po' (Matteo) Renzi, un po' (Matteo) Salvini - ma per improvvisa apolidia politica - la Sicilia ha trovato il suo Matteo. Di cognome fa Francilia.

mercoledì 6 maggio 2020

SOSTIENE PEREIRA: Altro che astinenza. E Cateno si calò le braghe



Cassato dal Consiglio di Stato, denunciato dal ministro dell'Interno, controllato a vista dalla prefetta (che riferisce al Viminale), commissariato spiritualmente dall'arcivescovo («zallo, silenzia quelle auto moleste»«affidiamo la città alla Madonna», e non c'è giornalista di pseudo sinistra a libro paga che possa difendere la laicità dello Stato, né che possa ripulirsi una coscienza che vale cento euro), Cateno si è dovuto calare le braghe anche davanti ai circoli sportivi, in particolare del tennis, dovendo mettere una pezza alle idiozie pronunciate dalla spin doctor giuridica, assessora "Daffine" Musolino, ispiratrice delle ordinanze tutte impallinate.

mercoledì 29 aprile 2020

SOSTIENE PEREIRA: Cathreesome e la zanzara-drone



«Guai a chi vìola l'ordine  dell'astinenza!»De Luca s'è dissolto. S'è liquefatto. Sta male. Malissimo. Immagina triangoli erotici su barche nello Stretto, amplessi di coppia o in gruppo in spiaggia, o tra scogli, lungo i crinali della città. E minaccia multe a chi si «abbraccia», vieta la «pesca romantica», non consente «baci», intima «astinenza al cubo».

lunedì 27 aprile 2020

SOSTIENE PEREIRA: la "fase 2" di Cateno, dalla zampogna al clarinetto



Logorato dalle sue urla, eroso dalla sue invettive, sgretolato dalle smentite, tormentato dal suo nonnulla, Cateno - sfiancato - finge di concedersi una tregua. In realtà deve solo disintossicarsi... E preparare la "fase 2".


Sfibrato, manda in avanscoperta, complici giornalisti tanto al chilo (ti faccio un'intervista, mi offri la cena), l'Arisme di Marcello Scurria, ipotizzando un caso di coronavirus in una delle 2500 favelas messinesi ad oggi immuni dal Covid-19, e non si capisce perché domani dovrebbero esserne colpite. Fa presagire occupazioni di alberghi e "B&B", alimentando speranze di economie in segmenti commerciali borghesi in grande sofferenza.

Esaurito il copione indirizzato alle pance fobiche - «questa è una guerra»«vi lancio i droni»«nessuno esca da casa, ve lo ordina il vostro sindaco»«io rustu a casa»«dallo Stretto non si passa»: ordinanze cassate e invettive "sfanculate" - Cateno ha l'esigenza di rivolgersi ad altri segmenti di città. Seguiranno i "pastoni" lanciati con lenza corta a liberi professionisti, commercianti, ristoratori e aperitivisti, cui prometterà suolo pubblico illimitato, l'azzeramento dei tributi locali e l'impegno di contributi a chicchessia. Il bluff durerà tre anni, se la prenderà con Stato e Regione che non gli permettono di liberare risorse, poi si candiderà alla presidenza della Regione Siciliana, sarà ancora una volta sconfitto e urlerà alla congiura dei poteri forti, non senza aver cercato di lanciare un ascaro nella corsa a sindaco di Messina.

La "fase 2" di Cateno è già iniziata: la Vara? «Potremmo celebrarla il 15 settembre». Nessuno che gli abbia detto, guarda che da alcuni secoli si tiene e Ferragosto. Conscio della castroneria - perché lui ai messinesi la Vara la vuole dare, fosse anche a Natale - corregge il tiro:  «È una ipotesi, sulla materia decide la Chiesa». Ma allora, perché non tacevi?

La Chiesa, attraverso il moderato arcivescovo Accolla, ha inferto a Cateno lo schiaffo più doloroso: «Sei zallo e silenzia i megafoni»,  è stato il giudizio tranciante e volto a cloroformizzare auto moleste in giro per la città che diffondevano la voce del guitto di Fiumedinisi che intimava ai messinesi, in prossimità della Pasquetta, di «rustiri per i cazzi loro».

Per come vede la vita Cateno, che porta il Rosario al polso, uno schiaffo molto più doloroso di quello che gli hanno inferto in serie la prefetta, il gruppo Franza, il governatore Musumeci, la ministra dell'Interno Lamorgese, il Consiglio di Stato, il presidente emerito della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri, il governo Conte. Quel «sei zallo» dell'arcivescovo su Cateno ha avuto l'effetto che ebbe su George Foreman il jab destro che gli scagliò Muhammad Ali a Kinshasa, mandandolo a terra all'ottavo round, con il sovrappiù del dileggio di Malcom X.

Cateno ha quindi bisogno di una exit strategy, e una new strategy, per continuare a urlare nella "fase 2". Ma nel weekend non potrà andare a caccia di messinesi nei bordelli perché i bordelli sono tutti chiusi. Cosa farà allora? Sguinzaglierà dal 4 maggio i vigili-Gestapo  e l'assessore mascellona Musolino per verificare che fuori dai locali, frattanto aperti, sia rispettato il distanziamento sociale. Tutto qui, "pubbirazzu", come al  solito. E farà una conferenza stampa per dire che ha salvato Messina dal coronavirus.

Ma se c'è una cosa che a Cateno non posso perdonare, è di aver imbracciato un clarinetto e suonato Bella Ciao il 25 aprile. Bella Ciao è una cosa seria. In tutto il mondo. È il simbolo planetario delle Resistenze. E tu sei un bluff!

Cateno, quel grido di pietà e di libertà non ti appartiene. Non è nella tua storia, non è nel tuo Dna. Quel che hai fatto è vilipendio.  E poi il clarinetto non è una zampogna, va tenuto con delicatezza, al clarinetto si sussurra, non gli si soffia dentro come a una pelle di capra.  Il clarinetto va baciato, e tu non sai baciare. Ma solo urlare, tutt'al più sparare alle nuvole.
Antonio Pereira

P.S.: Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social (né gli interessa), Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.

sabato 25 aprile 2020

Catenovirus 5: Pensavo fosse un drone... invece era un calesse

Il sofisticato sistema di avviamento dei droni (stampalibera.it)

Mattina di qualche giorno fa, sono a casa – manco a dirlo – quando squilla il telefono. Numero anonimo. Una voce molto gentile, che mi sembra appartenere a una signora di una certa età, mi chiede: «Il signor Massimiliano Passalacqua?» «Sono io», rispondo sospettoso, «di che si tratta?» «Sa, noi siamo Testimoni di Geova», mi spiega. «Stiamo chiamando numeri presi a caso dall’elenco telefonico per condividere qualche riflessione sul Vangelo». Trascorso qualche secondo – necessario per riavermi dallo stupore – e non prima di aver ringraziato per il pensiero, rivelo che non sono credente e che quindi potrebbe utilizzare quel tempo con più costrutto chiamando qualcun altro. La voce non si scompone e, sempre con grande garbo, mi augura una buona giornata.

venerdì 17 aprile 2020

Catenovirus 4: “Weekend con il morto”

Il corteo funebre per Rosario Sparacio (stampalibera.it)

Vigliacchi. Tutti contro Cateno siete, ora. Dal Governo che vuole deporlo con un’operazione sotto copertura ordita dalla CIA (ormai giochiamo a chi la spara più grossa, no? Tanto vince sempre lui...), al Prefetto che si trova la mail invasa da proteste, richieste di intervento, raccolte di firme e sta iniziando a capire che rischia il posto se non si dà da fare per arginare il sinnico, fino all’arcivescovo che se l’è presa per la Santa Pasqua a suon di... cazzi augurata dai megafoni (invito apprezzato, pare, da molte matrone messinesi e anche da qualche sacerdote).

mercoledì 15 aprile 2020

SOSTIENE PEREIRA: Cateno vs. Santino Ciolla


Verga con l'ausilio di un azzeccacarbugli un'ordinanza illegittima e con ampi profili di incostituzionalità, tanto che il Consiglio di Stato gliel'ha strappa in faccia per "direttissima", e insulta il ministro dell'Interno che senza proferire parola lo manda sotto processo. Mette il broncio al prefetto, che non si fa intimorire, e incalza il presidente della Regione. Manda in giro un'auto molesta e si becca la denuncia di un avvocato e la reprimenda dell'arcivescovo, che come uomo di Chiesa usa un linguaggio felpato, ma il concetto è chiaro: sei zallo, silenzia quel megafono.

lunedì 13 aprile 2020

SOSTIENE PEREIRA: Elogio del distanziamento (a)sociale


Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social (né gli interessa), Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.

Io credo che quello che viene definito in modo fuorviante ed erroneo come “distanziamento sociale”, e che in realtà è solo un “distanziamento fisico”, sia comunque una gran cosa. Un regalo di questa emergenza sanitaria, alla stregua dei posti di terapia intensiva che in fretta e furia è stato necessario allestire per fronteggiarla, e che spero non vadano perduti in via strutturale.  I cinquemila originari non erano – né potevano esserlo – sufficienti, ma non potevamo saperlo, sebbene a governanti di buon senso potesse sorgere un sospetto ma erano troppo impegnati a occupare politicamente la sanità, specie dalle nostre parti. Realtà che ci ha fatto arrossire di fronte ai ventottomila posti in Germania: nazione che accoglie a braccia aperte dall'Italia medici e infermieri.

venerdì 10 aprile 2020

SOSTIENE PEREIRA: Il Cateno che è in lui, il Cateno che è in voi




Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social, Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.

giovedì 9 aprile 2020

Catenovirus 3, il Molleggiato: “40 milioni di c….te”

Il "Molleggiato" Cateno Celentano (stampalibera.it)

Dal sinnico di Messina, Cateno De Luca, riceviamo e pubblichiamo:
Caro IlMaxFactor, così proprio non ci siamo. Anche l’ordinanza che permette di attraversare lo Stretto soltanto su prenotazione, come devi fare in discoteca se vuoi il tavolo e la bottiglia, è andata. Sarà durata sette-otto minuti, già la sera prima che entrasse in vigore il Consiglio di Stato aveva espresso parere negativo su richiesta di quella... di quella… sì, di quella “ministra” della Lamorgese. Addirittura incostituzionale, me l’hanno definita questi precisini. E dire che era così ben fatta, così argomentata... me l’aveva detto pure Dafffne, che sostiene di essere avvocato: “Sinnico, siamo in una botte di ferro!” Sì, chi ’gghiova…

venerdì 3 aprile 2020

Catenovirus 2, il sequel: “L’attacco dei droni”

A sinistra, la vittima (foto Enrico Di Giacomo)

E così, a Messina abbiamo anche la prima vittima indiretta del Coronavirus. E’ l’interprete delle dirette Facebook di Cateno nella lingua dei segni, che a forza di mimare gesti e sproloqui del sindaco più barbaradurso della storia è stata colta da un attacco di epilessia rivelatosi fatale. Crollata al suolo durante l’ennesima maratona video da far impallidire Mentana, è stata rimossa in diretta da un inserviente in guanti e mascherina e subito sostituita. Con Dafffne.

martedì 24 marzo 2020

Catenovirus: ecco perché a Messina l’epidemia... fa ridere



Avete ricevuto il messaggio registrato del sindaco sull’emergenza coronavirus? Io sì. L’ho riconosciuto subito e ho risposto entusiasta: “Stellario, ANNAAAMU!”.

giovedì 16 gennaio 2020

Musica: sì, Brunori SAS è diventato grande. Anzi, grandissimo


Dario Brunori ha fatto Cip!
«Uhm, mi sa che dobbiamo aspettarci un disco pop», avevo pensato dopo aver ascoltato i due singoli che hanno anticipato il nuovo album di Brunori SAS, Al di là dell'amore e Per due che come noi. E in effetti, Cip! – uscito il 10 gennaio debuttando direttamente al numero 1 della classifica di iTunes – è, almeno musicalmente, un disco pop: nelle sonorità, nella presenza di synth, voci doppiate e ritmi in quattro quarti, nella struttura quasi rigidamente ancorata alla canzone italiana, nel rarefarsi della presenza degli strumenti antichi o tradizionali, negli arrangiamenti lontani da quel sapore vintage che caratterizzava il disco precedente. A un primo ascolto, il colpo di genio del cantautore cosentino sta proprio nel contrasto tra un linguaggio musicale che vuol parlare a quante più persone possibile e testi ancora più ispirati, onesti, per certi versi più “poetici” rispetto al premiatissimo A casa tutto bene. Un vestito – diciamo così – mainstream sotto il quale si nascondono profondità di analisi, sensibilità e anche qualche “schiaffone” alle nostre coscienze assopite come in Al di là dell'amore, appunto, e Benedetto sei tu. In più, ci sono – ma non mancano mai nei dischi di Brunori – almeno un paio di perle: segnalo in particolare la straziante Quelli che arriveranno, un piccolo capolavoro di stampo degregoriano che chiude un disco maturo, pulito, cazzutissimo.