venerdì 29 maggio 2020

SOSTIENE PEREIRA: Il dissolvimento di Catenovirus


Antonio Pereira


Si è dissolto! Come avevamo preconizzato.

L'ultimo colpo gliel'ha inferto il governo Conte con la sponda dell'Anci (l'Associazione nazionale dei Comuni italiani), ispirata da quel perfido e vecchio navigatore di Leoluca Orlando, liberando sul suolo peninsulare la Tosap, il tributo locale sull'occupazione delle aree pubbliche.

Ci contava, Cateno. Avrebbe potuto promettere a ristoratori e aperitivisti marciapiedi a tinchité, purché si arruolassero nelle sue brigate.

Gli hanno tolto il giochino, su questo non potrà fare clientela, né minacce velate, né promesse. Una Colt 64 senza bossoli e con il tappo rosso ancora installato. Con il sovrappiù che dovrà evadere le pratiche in quindici giorni, quando normalmente ne servono centocinquanta e non è detto che bastino. Adesso voglio vedere se cazzìa i dipendenti comunali perché sono inefficienti o perdigiorno (non lo farà, questa tigre di carta, cortocircuito della Storia, che i messinesi si sono meritati. Ma ora basta!)

Dall'8 marzo non gliene è andata bene una. Lo hanno preso a ceffoni prefetto, ministro dell'Interno, presidente della Regione, arcivescovo, gruppo Franza, Santino Ciolla e commentatori al di là della linea Gotica. Al di sotto di Roma nessuno gli ha dato spago perché al Sud gli amministratori sono più scafati e siamo cresciuti all'ombra di Totò e Pirandello.

Lui sbraitava su Rtp, convocava assessori per report giornalieri insignificanti, minacciava fuoco e fiamme agli imbarcaderi privati, si inebriava di followers su Fb, salvo piombare a poche decine di seguaci internauti nell'arco di un mattino o poco più. E si è depresso.

 Catenovirus spara alle nuvole  e anche i più "possibilisti" e i sovranisti di matrice buddace  lo hanno capito. Poi è arrivata quella storia del Circolo del tennis da riaprire o meno... una Caporetto, con derive umoristiche. S'è dovuto calare le braghe dopo le idiozie in diretta tv della Musolino, assessora che dovrebbe imparare l'arte del lavoro in silenzio e che è invece accecata da un narcisismo ingiustificato.


Di Catenovirus non si sa più nulla da quasi due settimane, hanno smesso di cercarlo anche alla Rtp, collegamenti interrotti, totalmente desaparecido.


La vulgata sostiene che stia accanto al padre che ha problemi di salute, a Fiumedinisi. Ma non c'è sindaco che possa darsi "latitante" per un così ampio arco temporale, perdippiù Fiumedinisi è distante pochi chilometri da Messina e un segnale di vita, se non proprio amministrativo, di esistenza sul pianeta, devi trovare il modo di darlo. Anche perché sei il sindaco della quattordicesima città italiana e non più di Fiumedinisi o Santa Teresa di Riva: una bandiera blu non basta.

I maligni, che si annidano in ogni anfratto a Messina, veicolano la notizia che Cateno si stia disintossicando. Ma siccome non sono note sue dipendenze, è un'ipotesi inverosimile, una malignità, una fake. Epperò è innegabilmente scomparso dai radar, almeno quelli pubblici. Tutto il giorno accanto al padre? Poco credibile.

I suoi più accaniti supporters temono altro: una intimidazione da parte del potere centrale, che in qualche nodo lo avrebbe costretto al silenzio o quasi, ad eclissarsi.

Poi c'è, addirittura, chi teme gli sia stata notificata una qualche iniziativa giudiziaria che lo ha paralizzato. Vedremo.

Intanto ha rimandato in avanscoperta l'assessora Musolino, che sta predisponendo un'ordinanza con la quale si vieta la vendita di bibite da asporto in vista del prossimo fine settimana. Ovvero, si può bere solo nei locali e non al di fuori di essi, ufficialmente per evitare assembramenti. Qualcuno spieghi a questa assessora che la movida è di per sé assembramento, flussi di persone, sicché o chiudi tutto o verghi delle ordinanze ridicole, inapplicabili, insulse e bau bau, tanto più che non ci sono vigili da schierare nottetempo e né Questura né carabinieri ti danno una mano.

Insomma, il bluff si sta rivelando clamorosamente giorno dopo giorno. Ma intanto Messina muore. Una città già al collasso vive la sua notte sociale ed economica senza intravvedere un'alba di speranza. Con un sindaco falsamente sceriffo che non ha una visione di insieme, decontestualizzato dal resto del Paese, isolato. E ora pure desaparecido.

Ma è meglio così. Se ne stia dov'è, e porti con sé la Musolino. Per sempre.
Saluti da Lisbona


P.S.: Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social (né gli interessa), Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.

martedì 19 maggio 2020

SOSTIENE PEREIRA: Alberto Samonà, assessore ai Beni (a)culturali


Antonio Pereira
Sospinto da "gonnellini" ampi e possenti come lo spinnaker di Luna Rossa e dalle felpate, forbite e velenose pressioni di "compassi" acuminati come le frecce Apache, Alberto Samonà, cottimista del giornalismo in continua ricerca di un padrone politico e di un emolumento, una consulenza, un incarico, un riposizionamento, qualunque cosa  gli consentisse di campare e apparire, è stato nominato assessore ai Beni culturali di una regione, la Sicilia, che non è più solo irredimibile e buttanissima, ma scellerata, irresponsabile e farsesca. Sì... finanche, ormai, ridicola!

lunedì 18 maggio 2020

Catengers: Endgame, l’ultima avventura di Cathanos


Cathanos mostra il suo Guanto dell'Infinito con incastonate le gemme del Nisi
L’ultima diretta Cateno non la voleva proprio fare. Beh, c’è da capirlo: lontano dalle telecamere gli manca l’aria, si sa, non può farne a meno. Ma dopo che tutti gli avevano voltato le spalle – Giletti, la D’Urso, persino Mattino Cinque dove un «presunto giornalista» lo ha preso per cretino in fascia protetta – mentre anche il fronte dei suoi “piccoli fans” si sfaldava e perdeva adepti (che lui misura in visualizzazioni, precipitate da decine e decine di migliaia alle poco più di mille degli ultimi giorni), e soprattutto con la necessità di disintossicarsi (dallo stress, dalle critiche, dalla campagna elettorale per la Regione: cosa avevate capito?), tra le lacrime per la focaccia alla cipolla mangiata al COC, circonfuso da un’aura di luce accecante, in mezzo ai cori da chiesa dei suoi fedeli, Cateno ha concluso la sua esperienza terr..., scusate: televisiva.

venerdì 15 maggio 2020

SOSTIENE PEREIRA: A ciascuno il suo Matteo


Un po' (Matteo) Renzi, un po' (Matteo) Salvini - ma per improvvisa apolidia politica - la Sicilia ha trovato il suo Matteo. Di cognome fa Francilia.

mercoledì 6 maggio 2020

SOSTIENE PEREIRA: Altro che astinenza. E Cateno si calò le braghe



Cassato dal Consiglio di Stato, denunciato dal ministro dell'Interno, controllato a vista dalla prefetta (che riferisce al Viminale), commissariato spiritualmente dall'arcivescovo («zallo, silenzia quelle auto moleste»«affidiamo la città alla Madonna», e non c'è giornalista di pseudo sinistra a libro paga che possa difendere la laicità dello Stato, né che possa ripulirsi una coscienza che vale cento euro), Cateno si è dovuto calare le braghe anche davanti ai circoli sportivi, in particolare del tennis, dovendo mettere una pezza alle idiozie pronunciate dalla spin doctor giuridica, assessora "Daffine" Musolino, ispiratrice delle ordinanze tutte impallinate.