Il ritorno de IlMaxFactor: Catenotauro, il diavolo e l’acqua… tanta

Il ventriloquo José Luis Cateno e il pupazzo Rockefeller Basile

Ebbene sì: torna alla ribalta Cateno De Luca, torna in trincea IlMaxFactor. Avevamo pensato di poter mandare in pensione questo blog quando, con le figuracce alle suppletive del Senato e alle Europee, sembrava si fosse esaurita l’onda lunga dei trionfi del 2022-2023 (l’elezione alla Regione, l’exploit alle Politiche che ha portato in Parlamento i dioscuri Gallo e Musolino, la conferma a sindaco di Messina per interposta persona, anzi per interposto manichino con Federico Basile in arte Corvo Rockefeller, mentre lui si faceva eleggere a Taormina). Avevamo inoltre pensato che non fosse giusto infierire su una persona così cagionevole di salute – a parte l’ultimo malore in diretta Facebook durante un comizio che era finto quanto una banconota da 50 euro con la sua faccia sopra, diciamocelo – e che ormai il cittadino messinese medio fosse passato alla sigaretta elettronica e quindi non si facesse più vendere... fumo da Cateno.

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E invece, archiviate le avventure dei precedenti supereroi del franchise, Cateno La Qualunque e Catenovirus (ma non dimentichiamo anche Cathanos), quest’estate è salito alla ribalta Catenotauro, il mitologico protettore dei ricchi turisti di Taormina ai quali ha assicurato acqua in abbondanza a discapito di Messina. Anche se, finalmente, Rockefeller Basile si è ribellato al suo dante causa: «Eccheccazzo Cateno, finiscila con questo braccio su per il c... come i ventriloqui! Scrivimi quello che devo dire e basta!». Come dimostra il probabile rimpasto in Giunta deciso da Taormina, con l’ex cinquestelle Laura Castelli destinataria di un assessorato. La Castelli e Basile, infatti, non si conoscono: si sono incontrati una volta a una riunione dove lui, cortese e impeccabile come sempre, si è presentato dicendo “Buonasera, sono il sindaco di Messina” e lei gli ha risposto “Questo lo dice lei!”. Non per cattiveria, ma perché è il suo mantra da quando apostrofò così in tv l’economista ed ex ministro Padoan che parlava... di economia. Un mantra che è diventato nell’immaginario collettivo il simbolo dell’inadeguatezza, dell’improntitudine e dell’ignoranza violenta della nuova classe dirigente. Il che la rende perfetta per amministrare Messina, se ci pensate.

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Ma dicevamo dell’acqua. Non fatevi ingannare dal “gioco delle tre carte” di Catenotauro e Rockefeller con la somma algebrica dei litri al secondo in uscita dal Fiumefreddo e in entrata dall’Alcantara, né dall’alzata di scudi della stampa – soprattutto quella “dura e pura” che squartò Accorinti che non aveva colpe per un’emergenza idrica dovuta a un grave guasto, ma che evidentemente non distribuiva pubblicità come Cateno – contro quanti hanno fatto rilevare come i conti non tornassero. I fatti: il Comune di Taormina ha un contratto di fornitura con Siciliacque per 88 litri al secondo attraverso la conduttura dell’Alcantara, che è di proprietà dell’azienda regionale. Messina, invece, ha un acquedotto di proprietà che si chiama Fiumefreddo, una trovata geniale di fine anni Sessanta dell’assessore Carmelo La Vecchia e del direttore della Gazzetta del Sud Nino Calarco (sì, proprio lui che, non vedendosi riconosciuto il ruolo avuto nel salvare Messina dalla sete, per la smania di venire ricordato si incaponì con questa minchiata del Ponte). Il Fiumefreddo, che attinge al bacino sotterraneo Bufardo-Torrerossa di proprietà dell’omonimo consorzio dal quale AMAM acquista l’acqua, assicura a Messina un massimo di 1400 litri al secondo, con una media di 1000 l/s in estate (adesso circa 600 l/s) ed è affiancato da un’altra condotta, la Santissima. Ci siamo tutti? Andiamo avanti.

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Rockefeller Basile e i vertici dell'AMAM
Estate 2024: la più calda della storia secondo tanti, annunciata come un disastro per via della siccità già diversi mesi prima. La portata degli acquedotti isolani cala: drasticamente quella del Fiumefreddo, meno ma comunque in maniera rilevante quella dell’Alcantara (che a regime assicura 600 l/s a una ventina di comuni della zona ionica). Taormina, che oltre ad essere il centro più grosso è anche quello che affronta un aumento demografico esponenziale proprio nei mesi di minore disponibilità del prezioso liquido, da quasi un decennio cerca di aumentare la fornitura da Siciliacque fino a 100-110 l/s, almeno in inverno, ma l’operazione appare tecnicamente impossibile per carenze della conduttura (tanto che almeno dal 2016 nella Perla dello Ionio si parla di lavori per adeguarla e potenziarla). E allora cosa fa quel diavolo di un Catenotauro? Sottoscrive una convenzione con Siciliacque e AMAM per prelevare fino a un massimo di 60 l/s e riversare l’acqua nell’Alcantara attraverso il Fiumefreddo (peraltro in corrispondenza di una derivazione più vicina al centro urbano e quindi con maggiore pressione). Siciliacque, poi, “restituisce” quel quantitativo ad AMAM immettendolo nel Fiumefreddo in un punto di scambio successivo. Bravissimo, per carità: da sindaco “vero”, fa gli interessi della città che amministra e risolve il problema, tanto che quest’estate il disagio per la carenza d’acqua a Taormina è stato contenuto. Ma attenzione: questo è stato possibile solo perché, nonostante la diminuzione nella portata, l’Alcantara ha un surplus di acqua residua dopo la distribuzione a tutti i comuni acquirenti da Siciliacque (a regime l’eccedenza viene “turbinata”, cioè inviata a una centrale idroelettrica per produrre energia), ma Taormina non ha una condotta adeguata a una portata superiore o che arrivi a una velocità maggiore dall’Alcantara. Qui entra in gioco il “soccorso rosso” dell’AMAM, che mette la propria condotta a disposizione del Comune di Taormina come vettore per ricevere quel surplus di acqua. Il problema? È che l’AMAM non potrebbe farlo, perché questo intervento va in conflitto con l’oggetto sociale della società che, lo ricordiamo, è partecipata al 100% dal Comune di Messina e ha come unica finalità istituzionale assicurare l’acqua alla città di Messina, tanto che altre attività (ad esempio la cessione di acqua del Fiumefreddo ad altri comuni della provincia) sono indicate come “marginali” nello Statuto stesso dell’Azienda.

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Dice: ma quell’acqua è di Taormina, non di Messina. Non è così. Quell’acqua è di Siciliacque e, se all’AMAM – invece di pensare a far fare un figurone a Catenotauro, che in effetti li ha nominati tutti, direttamente o per interposto pupazzo – avessero pensato agli interessi di Messina, invece di sottoscrivere quella convenzione ne avrebbero firmata un’altra, solo con Siciliacque, per acquistare quel surplus e farlo arrivare a Messina. Impossibile? Ehm, no: fino al 2009 la città lo faceva, poi in una delle indimenticabili sindacature Buzzanca si decise di farne a meno perché l’acqua costava molto più di quella del Fiumefreddo. E pensate: nel 2017, quando il famoso guasto all’acquedotto a Calatabiano lasciò Messina senz’acqua per più di tre settimane, il povero Accorinti – che, lo ribadiamo, fu smerdato e politicamente “ucciso” dalle critiche per la gestione approssimativa di un problema non dipendente da lui – acquistò acqua dell’Alcantara da Siciliacque, riversandola nel Fiumefreddo che era a secco. Da sindaco “vero”, come Cateno a Taormina, no? Se l’AMAM avesse fatto la stessa operazione – certamente costosa, ma necessaria in emergenza – avrebbe potuto ricevere, se non 60 l/s (quelli magari in autunno, quando la città è più popolata), almeno gli attuali 12 l/s, diciamo un buon 2 per cento del totale. E qui entra in gioco una nostra vecchia conoscenza come Dàffine Musolino, la “traditrice” di Cateno dopo l’elezione al Senato. Quest’ultima ha fatto due conti facili facili e ha replicato a Basile il quale sosteneva – o meglio, apriva il becco ma le parole erano quelle di Cateno – che quell’1 per cento in più fosse “irrilevante” per il fabbisogno del capoluogo. Vabbè, intanto l’1 per cento sarebbe rispetto alla portata invernale (un dato che non ha alcuna attinenza con la situazione), ma comunque parliamo di un milione abbondante di litri al giorno: 1.036.800 per la precisione. Quindi Dàffine, per farsi un’idea, si è chiesta quante autobotti da 4 metri cubi di capacità si sarebbero potute riempire con quell’acqua: 286, due volte e mezzo quelle (80) che AMAM utilizza attualmente per la distribuzione nei quartieri più in difficoltà, peraltro a pagamento. E qui si è scatenata la stampa deluchiana: che stupida Dàffine, ma non ci sono tante autobotti a disposizione e quindi come si faceva a distribuire l’acqua in più? Peccato che parliamo di acqua già nella condotta...

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Cateno fa finta di bere l'acqua del nuovo pozzo di Taormina (www.gazzettadelsud.it)


Il senso di quanto abbiamo ricostruito? Semplice: dovrebbe essere chiaro che non si tratta di essere buoni o cattivi, o di volere il bene o il male di Taormina o di Catenotauro, ma di fare il proprio mestiere. IlMaxFactor non è un leguleio e non vi sa dire se quello che hanno fatto all’AMAM si possa configurare come abuso d’ufficio, omissione di atti d’ufficio, infedeltà patrimoniale (un reato societario che consiste nel procurare un danno alla propria azienda, in questo caso per esempio il costo delle autobotti) o se, più semplicemente, non sia reato ma comunque la dimostrazione di come, osannando De Luca che si dimetteva per fare i propri interessi ed eleggendo il suo pupazzo messo lì per fare gli interessi di… De Luca, per l’ennesima volta il messinese buddace abbia dimostrato di meritare di essere “provincia di”, in questo caso di Taormina (ma anche di Fiumedinisi). Nel frattempo, Catenotauro inaugura nuovi pozzi o forse no, visto che pare che il pozzo ci fosse già, a distanza di 5-6 metri e pure non autorizzato!, facendo finta di bere l’acqua ancora non analizzata – sembra quella scena di Erin Brockovich in cui Julia Roberts offre agli avvocati dell’azienda accusata di contaminazione delle condutture di una cittadina un bicchiere di acqua prelevata proprio da lì, che ovviamente quelli si guardano bene dal bere – e organizza conferenze stampa per raccontare un altro po’ di balle, ma a Messina per la prima volta si percepisce, almeno nei commenti sui social, un po’ di insofferenza per la scandalosa acquiescenza delle mezze figure da lui messe ad amministrarci, incapaci in ben sei anni (sì, perché con Cateno sindaco erano assessori, direttori generali, presidenti di municipalizzate) di fare manutenzione di una rete che perde per strada oltre il 50% dell’acqua, di programmare un approvvigionamento che non veda quartieri soffrire la sete per giorni ed altri non accorgersi nemmeno dell’emergenza, più in generale di fare qualcosa che non sia prendersi il merito di quanto era stato programmato e persino avviato nella sindacatura Accorinti. Beh, non dite che IlMaxFactor non vi aveva avvisato, buddaci...

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