XFactor 11: Fedez ha il suo Mark Chapman

Come si chiama? Ah sì, quello di "Baila como el Papu"
Se Dio vuole, le audizioni sono finite. A beneficio di chi si aspetta fuoco e fiamme per la comparsata dell’autore di Baila como el Papu, un ritornello da stadio che accompagna le prodezze dell’attaccante argentino dell’Atalanta “Papu” Gomez, desideroso di mostrare il suo volto (oscurato dal video degli Autogol, virale su Youtube con oltre 25 milioni di visualizzazioni) e chissà quale talento: resterete delusi, perché ­­– come diceva padre Dante – «parole non ci appulcro». Unico appunto a Fedez (voto 5) che gli dà un “sì” chiaramente mirato a non sembrare sceso dalla Luna, visto che non sapeva per nulla di cosa si trattasse.

Ma tant’è, l’ultima puntata della prima fase del talent fa subito cadere un mito: anche Mara Maionchi (voto 2) finisce per versare calde lacrime, peraltro commuovendosi per un’esibizione che, al di là delle indubbie qualità della sedicenne vittima di bullismo (ricordate “Pomeriggio 5”?), appare alquanto di maniera. Per il resto si conferma l’andazzo di questa edizione di “Amic…”, oops, “X Factor”: le storie prevalgono sul talento, l’idea della musica come occasione di rivalsa – per quanto bella e lodevole – soffoca le valutazioni tecniche e premia anche oltremisura alcuni concorrenti. Esempi? La coppia gay vestita da Mario&Luigi con una produzione carina ma nulla di più, il senegalese con la chitarra che non sapeva quanto il padre lo apprezzasse (ma chiederglielo prima?), la ragazzina che sempre il padre vorrebbe economista ma che canta e suona il pianoforte da favola – lei sì che è un talento – o ancora la francesina che ha scritto un discreto pezzo per l’ex compagna e le due giovani e brave spagnole venute in Italia perché da loro non c’è “X Factor” e che non spiccicano una parola di italiano (mah!).
Arriva poi il momento in cui Manuel Agnelli (voto 6, unico lampo: «Io non ho nulla contro il vintage, io sono vintage… ma qui siamo alla seconda guerra punica!») si accorge che Under uomini e Under donne sono nettamente più forti delle altre categorie, comincia a sentire «un vago ma preciso odore di merda» (cit. Paolo Rossi) e si affanna a cercare gruppi e Over in grado di riequilibrare una contesa che va già nella direzione di Fedez e Levante (piuttosto, l’avete vista da qualche parte? Voto n.g.), tanto da imbarcare più o meno chiunque. La “scrematura” pre-bootcamp ci salverà anche quest’anno, nel frattempo vi segnalo un paio di perle da non dimenticare mai. Soprattutto la notte e soprattutto dopo aver mangiato pesante a cena.
Proprio da “Amici” arriva Enrico Nigiotti, che qualche anno fa si autoescluse a tre puntate dalla finale per non sfidare l’innamorata: stende tutti con un inedito davvero bello e si becca dalla Maionchi, tornata in sé (voto 8), un affettuoso «...E stavolta resisti, brutta testa di cazzo!». Viene dalla strada, invece, Valerio Bifulco tornato da Londra (dove viveva di musica) per la fine della relazione alla quale dedica una bellissima Dakota degli Stereophonics. Io lo vedo già al live. Non moltissimo tra i gruppi, però i Mr. Everett si impongono a forza con una produzione a metà tra electro-pop e Depeche Mode e sul palco un ballerina intubata stile Blue Man Group. Mentre il cantante dei Jarvis, che l’anno scorso rinunciarono agli home visit per poi sciogliersi – consentendo al lucidissimo Alvaro Soler di ripescare i Soul System, alla fine vincitori dell’edizione – torna da solista a mostrare doti che si erano già viste, anzi pure migliorato.
No comment (xfactor.sky.it)
Ma il dominatore della serata si chiama Daniele Faustini, un genio: fan di Chiara Ferragni, si è iscritto sperando che Fedez gliela possa far conoscere «perché la porta sempre ai live» e si presenta con una sagoma della blogger a grandezza naturale dedicandole Lontano dagli occhi di Sergio Endrigo. Fedez è chiaramente terrorizzato e gli concede un saluto dell’amata via cellulare, sperando di non ritrovarselo un giorno sotto casa come Mark Chapman (voto 8 nella situazione).

La prossima settimana i giudici “scopriranno” le proprie categorie ­– per modo di dire: si conoscono già da luglio – e partirà il balletto delle sedie, con una novità che sembrava rendere tutto più difficile e invece, visto il talento tutto sommato modesto che questa edizione ci ha riservato, potrebbe essere un toccasana: cinque posti agli home visit anziché sei. Le nostre orecchie già ringraziano.

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