XFactor 11: colpo gobbo Levante, Morgagnelli calante

I dodici concorrenti di XF11 (tvzap.kataweb.it)
Di solito, per i giudici di XFactor gli Home Visit sono poco più di una formalità: il lavoro sporco, il “taglio di teste” è ormai stato fatto ai Bootcamp, a maggior ragione quest’anno visto che i selezionati per ogni categoria sono cinque anziché sei. I quattro mentori arrivano all’ultimo appuntamento prima del live con le idee già abbastanza chiare e deve accadere un qualche sconvolgimento perché cambino. Ma stavolta, a compensare per certi versi delle audizioni deludenti e un Bootcamp poco scintillante, agli Home Visit sono successe un po’ di cose strane o comunque inattese.

Francesca Michielin e Fedez a Dubai
La prima stranezza riguarda l’Home Visit di Fedez (voto 5), che – ormai contaminato dalla Chiara Ferragni e dal suo cagnolino griffato Vuitton che nemmeno Chernobyl – è talmente fescionbloggher pure lui da doversi trasferire a Dubai, lasciando a casa il povero Samuel Storm che avendo lo status di rifugiato non può espatriare. Certo, Fedez aveva già deciso di portarselo ai live, quindi la sua Ordinary People di John Legend cantata nel backstage di un concerto dei “comunisti con Rolex” basta e avanza. A quel punto, però, restano due posti per quattro pretendenti e, visto il mezzo disastro che ha combinato ai Bootcamp nella selezione delle tipologie di cantanti, Fedez avrà una scelta praticamente obbligata: fuori Kamless Kishnah, il filippino trapiantato a Catania che non entusiasma con Back to sleep di Chris Brown ma soprattutto è sovrapponibile con Samuel Storm, dentro il deludentissimo Lorenzo Bonamano che non conosce Sempre e per sempre di De Gregori (in un programma serio ti cacciano a pedate per molto meno) e quindi la disintegra, forse più con il testo in mano che quando dimentica le parole. Ma tra gli Under Uomini non c’è una alternativa dal punto di vista vocale e del genere, quindi il secondo prescelto è lui e ora Fedez si trova a dover decidere tra due ragazzi che meriterebbero entrambi: Gabriele Esposito, eliminato l’anno scorso da Arisa ai Bootcamp, che canta bene – come sempre – Break even dei The Script, e il ragusano Nico Arezzo che non fa certamente peggio con Chunky di Bruno Mars. Fedez sceglie il primo e mah, affari suoi.

 I "veneziani" Mara Maionchi ed Elio
Una Mara Maionchi (voto 6) decisamente sottotono nonostante il supporto di Elio deve scegliere i suoi Over a Venezia. Categoria meno debole di quanto sembrasse in un primo momento ma penalizzata in maniera indicibile dagli arrangiamenti ­– “sanremesi” nell’accezione più banale – con pianoforte e quartetto d’archi. E se Lorenzo Licitra si trova perfettamente a suo agio in Symphony dei Clean Bandit, per esempio Andrea Spigaroli con Something just like this dei Coldplay e Valerio Bifulco con Completamente dei Thegiornalisti vengono penalizzati irrimediabilmente. Nel senso che le due canzoni sono inascoltabili e non si capisce dove finiscano le loro colpe e dove inizi il disastro della versione... da camera. Discorso a parte per Enrico Nigiotti, che lasciò “Amici” per non sfidare la concorrente della quale era innamorato e che viene messo davanti a un esame molto difficile: Ho visto Nina volare di Fabrizio De Andrè, che lui – se non fosse per i tatuaggi e l’abbigliamento, ha ragione Elio – affronta con il piglio del cantante fatto e finito. Merita di esibirsi alla XFactor Arena così come Andrea Radice, il pizzaiolo con la voce soul al quale Mara affida un pezzo rischiosissimo per un napoletano: Quando di Pino Daniele. Si mangia le parole come fossero calzoni, ma la resa è emozionante e comunque adeguata.

Levante con le Under Donne a Tindari
Sapete che finora non sono stato tenero con Levante. Stavolta però ho diversi motivi per fare ammenda e darle un bel voto (8): innanzitutto la scelta della location, il meraviglioso Teatro Greco di Tindari con la sua acustica perfetta e il suo panorama mozzafiato. Poi la decisione di far cantare a tutte le Under Donne un pezzo in italiano, soprattutto perché ci toglie dalle balle la francesina (La descrizione di un attimo sembra proprio un... Tiromancino per eliminarla) mentre esalta Camille Cabaltera, anche lei filippina ma trapiantata in Toscana, che pure senza l’amato pianoforte stupisce per limpidezza, precisione e persino pronuncia in una Meravigliosa creatura di Gianna Nannini giusto un po’ classica per piacere appieno. Primo posto ai live per lei, che non mi aveva convinto ai Bootcamp (touché), secondo per Virginia Perbellini al ballottaggio con Francesca Giannizzari: entrambe in imbarazzo su un pezzo difficile (Giudizi universali di Samuele Bersani la prima, Che freddo fa di Nada l’altra), ne escono così così ma complessivamente la scelta di Levante è giusta. L’altra è quasi scontata: Rita Bellanza avrebbe potuto presentarsi sul palco del Teatro greco ruttando e sarebbe comunque andata ai live. La sua Io che amo solo te di Sergio Endrigo non è perfetta, ma l’emozione non manca comunque.

Persino Skin era perplessa per le scelte di Manuel Agnelli
Se Levante è la sorpresa in positivo degli Home Visit, lo stesso non si può dire per Manuel Agnelli (voto 4) che penalizza gli Heron Temple con un brano inadatto (Una settimana… un giorno di Edoardo Bennato); i due palermitani ci mettono del loro con un arrangiamento incentrato su una sola voce e la frittata è fatta. Non andranno agli Home Visit anche se probabilmente lo avrebbero meritato come nessuno. L’aria di Manchester, invece, fa benissimo ai Maneskin che ribaltano You need me, I don’t need you di Ed Sheeran portandola rumorosamente nel loro mondo e volano a Milano. Anche i Ros trasformano Believer degli Imagine Dragons in qualcosa di molto personale, e – al di là della pronuncia inglese della cantante che non varrebbe un B1 al Trinity – sono il gruppo che mi è piaciuto di più in assoluto. E così, come già Fedez anche Manuel si trova a dover dare il “pass” a un gruppo che non durerà lo spazio di un mattino: per sovrammercato, tra le due spagnole (impalpabili in Say something di Christina Aguilera) che almeno hanno una voce solista che spacca, e il duo freak Sam&Stan, protagonista di una dimenticabilissima Sweet Harmony dei Beloved e non dotato di una voce che sia una, il redivivo Morgagnelli sceglie questi ultimi e completa il disastro di questa edizione.


Giovedì si comincia a fare sul serio con il primo live dalla XFactor Arena. Pronostico? Uhm. Se dovessi dare un nome per ogni categoria sarebbero Samuel Storm, Enrico Nigiotti (o Andrea Radice), Rita Bellanza e i Maneskin, più adatti al pubblico dei talent rispetto ai Ros. E in assoluto? Doppio uhm. Non vedo quest’anno il fenomeno à la Chiara Galiazzo o Lorenzo Fragola. L’ex di “Amici” mi sembra il più solido, Rita Bellanza è quella che ha colpito di più giudici e pubblico ma è fortemente a rischio autoeliminazione. Finirà che voterò di nuovo  per qualcuno di “StraFactor”.

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