martedì 3 ottobre 2017

Regionali: Claudio Fava e i cento pazzi… Tafazzi

Claudio Fava (gds.it)
Secondo giro di giostra con i “Quattro personaggi in cerca di (Govern)autore”, ovvero i candidati alla presidenza della Regione alle elezioni del 5 novembre. Se Fabrizio Micari, rettore dell’Università di Palermo e nome imposto – un po’ a sorpresa – da Leoluca Orlando al Pd, è l’unico dei quattro a non essere stato candidato cinque anni orsono, Claudio Fava è quello che nel 2012, già in campagna elettorale, si è accorto – glielo hanno fatto notare, in realtà – di non essere residente in Sicilia e si è quindi ritirato costringendo la sinistra a candidare Giovanna Marano con a sostegno la lista “Claudio Fava Presidente”. Così, per non ingenerare confusione.

Ora, se chi dice donna dice danno è altrettanto vero che chi dice sinistra dice disastro, e in Sicilia questo assunto (inventato) vale ancora di più che altrove. Tanto che subito la ricandidatura di Fava è stata accolta da cachinni di ogni genere: già mi vedo Nello Musumeci che lo chiama al telefono e lo spernacchia «Ta spustasti a residenza, stavota?» (tra l’altro, ignoro se Musumeci parli in dialetto), o Giancarlo Cancelleri che dall’alto delle democraticissime primarie dei 5 Stelle lo apostrofa «Ce l’hai il candidato di riserva?» (tra l’altro, ignoro se Cancelleri parli in italiano). E lui – che notoriamente è affabile come una ginocchiata nelle parti basse – a scherzare di rimando: «Ho messo nel conto tutto. Lo sfottò, prevedibile, sulla mia residenza (cambiata!)». No no, ma ridi pure. L’altra volta è andata bene, in fondo.

Il leader della sinistra Tafazzi (aldogiovanniegiacomo.it)
Come Rita Borsellino candidata contro Cuffaro, anche Claudio Fava è parente di una vittima di mafia. Il padre Pippo, giornalista e sceneggiatore come lui, fu ucciso da Cosa Nostra nel 1984 a Catania, città che aveva scosso dalle fondamenta con le inchieste de I Siciliani. Pochi anni prima a Cinisi, nel Palermitano, era toccato a Peppino Impastato: un incrocio che si rivelerà decisivo nella sua carriera professionale visto che la sceneggiatura del film I cento passi, scritta insieme a Marco Tullio Giordana, gli varrà Nastro d’Oro e  David di Donatello a vent’anni dall’Orso d’Oro vinto a Berlino dal padre per Palermo or Wolfsburg, e uno slogan per la lista alle Regionali che sarebbe perfetto se non fossimo a sinistra, il luogo dell’Io dove la “sindrome di Tafazzi” (la tendenza a prendersi a bottigliate sugli zebedei come il personaggio di Aldo, Giovanni e Giacomo a Mai dire Gol) acquista dignità di casistica medica.

Infatti, nonostante sia abbastanza noto che l’illuminazione dei “cento passi” tra la casa di Peppino Impastato e quella di Tano Badalamenti fosse stata proprio di Fava, l’utilizzo dello slogan ha sollevato  una caciara che ha senso solo se letta alla fiammella del cupio dissolvi di questa parte politica: gli amici di Peppino che si inalberano, l’ex Siciliani Riccardo Orioles che difende Claudio a spada tratta, in ultimo Giovanni Impastato che lamenta l’appropriazione (per lui indebita), attraverso quel motto, del patrimonio di valori e lotte di Peppino come se solo Fava fosse in grado di interpretarli. Concetto che il nostro si guarda bene dallo smentire, ovviamente. I cento pazzi, altro che storie.

Fava con Massimo D'Alema a Messina (stampalibera.it)
Parallelamente all’originalissimo nome della lista, Fava ha scelto per la campagna di declinare come “scandalose” – nella Sicilia degli scandali – le sue qualità e caratteristiche discriminanti: scandalosamente onesto, scandalosamente libero, scandalosamente coerente. Ora, per carità: su “onesto” e “libero” nulla da dire, ma dietro quel “coerente” c’è tutto. In esclusiva per i lettori de IlMaxFactor, l’elenco (in realtà preso pari pari da Wikipedia, dove occupa 1.234 pagine e un supplemento settimanale) dei partiti e movimenti toccati da Giovanni Giuseppe Claudio nella sua traversata del deserto della politica italiana: La Rete, Italia Democratica, Democratici di Sinistra, Ulivo-Partito socialista europeo, Sinistra Democratica, Sinistra-L’Arcobaleno, Sinistra e Libertà, Sinistra Ecologia e Libertà, Libertà e Diritti-Socialisti Europei, Sinistra Italiana, Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista. Giuro. Ma in realtà non è un voltagabbana: a parte alberi e arcobaleni, nell’elenco c’è la fotografia della sinistra italiana degli ultimi decenni. Spezzettata, autoreferenziale, verrebbe da dire semantica nei suoi continui distinguo. Ma sempre uguale a se stessa.


Ecco perché, quando il primo sondaggio reso pubblico (peraltro commissionato da lui, mi pare) gli ha assegnato il 25% dei voti, a pari merito con Cancelleri dietro Musumeci e con Micari staccatissimo, uno intelligente come lui non avrebbe dovuto pavoneggiarsi. In Sicilia il bacino della sinistra, persino unita, è quello, e infatti i sondaggi successivi lo hanno già ridimensionato. Sarà qualcosa di più di una candidatura di bandiera, ma il centounesimo passo appare davvero troppo lungo.

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