Regionali: Claudio Fava e i cento pazzi… Tafazzi
Claudio Fava (gds.it) |
Secondo giro di giostra
con i “Quattro personaggi in cerca di (Govern)autore”, ovvero i candidati alla
presidenza della Regione alle elezioni del 5 novembre. Se Fabrizio Micari,
rettore dell’Università di Palermo e nome imposto – un po’ a sorpresa – da
Leoluca Orlando al Pd, è l’unico dei quattro a non essere stato candidato cinque
anni orsono, Claudio Fava è quello che nel 2012, già in campagna elettorale, si
è accorto – glielo hanno fatto notare, in realtà – di non essere residente in
Sicilia e si è quindi ritirato costringendo la sinistra a candidare Giovanna
Marano con a sostegno la lista “Claudio Fava Presidente”. Così, per non
ingenerare confusione.
Ora, se chi dice donna
dice danno è altrettanto vero che chi dice sinistra dice disastro, e in Sicilia
questo assunto (inventato) vale ancora di più che altrove. Tanto che subito la
ricandidatura di Fava è stata accolta da cachinni di ogni genere: già mi vedo
Nello Musumeci che lo chiama al telefono e lo spernacchia «Ta spustasti a residenza, stavota?» (tra l’altro, ignoro se
Musumeci parli in dialetto), o Giancarlo Cancelleri che dall’alto delle
democraticissime primarie dei 5 Stelle lo apostrofa «Ce l’hai il candidato di
riserva?» (tra l’altro, ignoro se Cancelleri parli in italiano). E lui – che notoriamente
è affabile come una ginocchiata nelle parti basse – a scherzare di rimando: «Ho messo nel conto tutto. Lo sfottò, prevedibile,
sulla mia residenza (cambiata!)». No no, ma ridi pure. L’altra volta è
andata bene, in fondo.
Il leader della sinistra Tafazzi (aldogiovanniegiacomo.it) |
Come
Rita Borsellino candidata contro Cuffaro, anche Claudio Fava è parente di una vittima di mafia. Il padre
Pippo, giornalista e sceneggiatore come lui, fu ucciso da Cosa Nostra nel 1984
a Catania, città che aveva scosso dalle fondamenta con le inchieste de I Siciliani. Pochi anni prima a Cinisi,
nel Palermitano, era toccato a Peppino Impastato: un incrocio che si rivelerà
decisivo nella sua carriera professionale visto che la sceneggiatura del film I cento passi, scritta insieme a Marco
Tullio Giordana, gli varrà Nastro d’Oro e David di Donatello a vent’anni dall’Orso d’Oro
vinto a Berlino dal padre per Palermo or
Wolfsburg, e uno slogan per la lista alle Regionali che sarebbe perfetto se
non fossimo a sinistra, il luogo dell’Io dove la “sindrome di Tafazzi” (la
tendenza a prendersi a bottigliate sugli zebedei come il personaggio di Aldo,
Giovanni e Giacomo a Mai dire Gol) acquista
dignità di casistica medica.
Infatti, nonostante sia
abbastanza noto che l’illuminazione dei “cento passi” tra la casa di Peppino
Impastato e quella di Tano Badalamenti fosse stata proprio di Fava, l’utilizzo
dello slogan ha sollevato una caciara
che ha senso solo se letta alla fiammella del cupio dissolvi di questa parte politica: gli amici di Peppino che
si inalberano, l’ex Siciliani
Riccardo Orioles che difende Claudio a spada tratta, in ultimo Giovanni
Impastato che lamenta l’appropriazione (per lui indebita), attraverso quel
motto, del patrimonio di valori e lotte di Peppino come se solo Fava fosse in
grado di interpretarli. Concetto che il nostro si guarda bene dallo smentire,
ovviamente. I cento pazzi, altro che storie.
Fava con Massimo D'Alema a Messina (stampalibera.it) |
Parallelamente all’originalissimo
nome della lista, Fava ha scelto per la campagna di declinare come “scandalose” –
nella Sicilia degli scandali – le sue qualità e caratteristiche discriminanti:
scandalosamente onesto, scandalosamente libero, scandalosamente coerente. Ora, per
carità: su “onesto” e “libero” nulla da dire, ma dietro quel “coerente” c’è
tutto. In esclusiva per i lettori de IlMaxFactor, l’elenco (in realtà
preso pari pari da Wikipedia, dove occupa 1.234 pagine e un supplemento
settimanale) dei partiti e movimenti toccati da Giovanni Giuseppe Claudio nella
sua traversata del deserto della politica italiana: La Rete, Italia
Democratica, Democratici di Sinistra, Ulivo-Partito socialista europeo,
Sinistra Democratica, Sinistra-L’Arcobaleno, Sinistra e Libertà, Sinistra
Ecologia e Libertà, Libertà e Diritti-Socialisti Europei, Sinistra Italiana,
Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista. Giuro. Ma in realtà non è un
voltagabbana: a parte alberi e arcobaleni, nell’elenco c’è la fotografia della
sinistra italiana degli ultimi decenni. Spezzettata, autoreferenziale, verrebbe
da dire semantica nei suoi continui distinguo. Ma sempre uguale a se stessa.
Ecco perché, quando il
primo sondaggio reso pubblico (peraltro commissionato da lui, mi pare) gli ha
assegnato il 25% dei voti, a pari merito con Cancelleri dietro Musumeci e con
Micari staccatissimo, uno intelligente come lui non avrebbe dovuto
pavoneggiarsi. In Sicilia il bacino della sinistra, persino unita, è quello, e
infatti i sondaggi successivi lo hanno già ridimensionato. Sarà qualcosa di più
di una candidatura di bandiera, ma il centounesimo passo appare davvero troppo
lungo.
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