venerdì 27 ottobre 2017

XFactor 11: le Regionali erano Disneyland (in confronto)

Enema of the State dei Blink 182 (collezione IlMaxFactor)
Prendo in prestito il titolo di un libro di Gino&Michele, Saigon era Disneyland (in confronto), per sintetizzare il mio stato d’animo intriso di angoscia e preoccupazione per l’esito del primo live di questa edizione di XFactor. Perché? Perché più volte, durante la puntata, mi sono trovato a pensare: «Se questi quattro scemi fossero al governo di un qualunque Paese il mondo sarebbe di nuovo in guerra, altro che Trump e Kim».

Lo deve aver pensato anche Alessandro Cattelan (voto 8, soprattutto per l’inedita comparsata da
Fedez e J-Ax feat. Chiara Ferragni (foxlife.it)
giudice allo StraFactor), a metà tra il divertito e il preoccupato, dopo il primo vattelapijandercù metaforico – ma mica tanto – lanciato da una assatanata Mara Maionchi (voto 10 perché in fondo senza il trash cosa sarebbe la televisione?) nei confronti di un Manuel Agnelli (voto 4) che, con la consueta e sobria spocchia, aveva ancora una volta maciullato il povero Nigiotti al quale la vecchia carampana aveva commissionato un suicidio rapido e indolore sulle note di Jacques Brel. E se Levante (voto 5) si candida autorevolmente al ruolo di nuova Arisa per qualità delle assegnazioni, profondità dei giudizi critici e proprietà di linguaggio, come sempre il più scaltro del lotto è Fedez (voto 7, che scende a 2 se devo valutare l’imbarazzante esibizione vocale con J-Ax nel nuovo singolo dedicato a Chiara Ferragni, e qui la chiudo); evita accuratamente lo scontro con Roz di Monsters & Co. per tutta la puntata, salvo poi trovarsi sfanculato preventivamente e finire per perdere un concorrente, un po’ con merito e un po’ per via della nuova formula con la quale la produzione intendeva vivacizzare la prima puntata. Direi che c’è riuscita: qui in Sicilia il 5 novembre si vota per le Regionali e posso testimoniare che, al confronto, tra Musumeci, Cancelleri, Micari e Fava sono “volate” solo paroline dolci.

Damiano, cantante dei Maneskin (Twitter)
Il problema, semmai, è che questi conflitti a fuoco tra i quattro giudici spostano l’attenzione dalla sostanza, ovvero dai cantanti in gara. Quindi mettete dei fiori nei vostri cannoni (no Manuel, tu metti le cime!) e cerchiamo di capire chi abbia le qualità per andare avanti. Il primo nome che mi viene in mente sono i Maneskin (voto 8): altro che «ci vuol poco a fare casino sui tavoli» come commenta Mara, ’sti ragazzetti spaccano il culo e basta. Let’s get it started dei Black Eyed Peas è un ostacolo non indifferente, loro esagerano persino, ma musicalmente la loro prova è di gran livello. E il cantante potrà anche stare antipatico all’adorabile Fedez, ma canta da dio e ha una personalità che basta per tre-quattro famiglie. Numerose.

Canta bene, in realtà benissimo, anche Enrico Nigiotti (voto 7). E canta un brano meraviglioso di Jacques Brel, La canzone dei vecchi amanti già rifatto tante volte in italiano, da Patty Pravo a Franco Battiato. Certo, è poco moderno e poco televisivo, ma le accuse di Manuel Agnelli – che lo vede vecchio e troppo classico – sono invereconde e biecamente strumentali. Così come la replica di Mara Maionchi è letteralmente da scaricatrice di porto, anche perché la colpa dell’assegnazione è sua e non certo del povero Nigiotti (deciso: da oggi il suo nome completo è questo). Cattelan non trova un casco protettivo nel backstage e cerca di riportare la calma con qualche battuta, ma il meteo annuncia pioggia (di proiettili) già nella seconda puntata.

L'esibizione di Camille Cabaltera (dituttounpop.it)
Dicevamo di Levante: sulla scelta di portare ai live Camille Cabaltera (voto 7,5) mi ero espresso negativamente all’inizio, poi ho ammesso l’errore perché la ragazza è veramente di una bravura sopra la media. Non è perfetta in termini di intonazione e fiato quando balla, ma per il resto è una bomba anche con quella voce troppo levigata. Se però la trovata di Levante per l’assegnazione è Team di Iggy Azalea – che se non fosse stata la fidanzata dell’ex guardia dei Lakers, Nick Young, nemmeno ricorderei chi sia – non ci siamo proprio. Tre minuti scarsi di fastidio acustico. Lei però, ribadisco, è veramente un piccolo fenomeno.

Il concorrente successivo, Gabriele Esposito (voto 7), mi regala l’occasione per parlare finalmente di musica. Il concorrente napoletano si esibisce in una cover voce e chitarra di Adam’s song dei Blink 182: ben fatta, magari senza particolare “fuoco”, ma godibile. Apriti cielo: scopriamo che Manuel è cresciuto con i Blink, che persino Levante è cresciuta con i Blink (il che suscita l’ironia di Mara, che ovviamente ’sti Blink non sa nemmeno chi siano) e che secondo loro ­– sintetizzo – se al pop-punk dei Blink togli il punk, resta una «interpretazione da falò in spiaggia». E Fedez, che invece è davvero cresciuto con i Blink, è così scarso da arrangiare solo una difesa d’ufficio. Il brano fa parte di Enema of the State, album del 1999 con il quale i Blink 182 irruppero sulla scena mainstream vendendo 15 milioni di copie e raggiungendo il numero 1 della classifica di Billboard, e che segna il passaggio dal punk “puro” a un genere più pop, vicino – per capirci – a quello dei Green Day. E Adam’s song (che ha una storia tragica: ispirata dal suicidio di un fan che aveva scritto un messaggio di ringraziamento al cantante prima di togliersi la vita per la depressione, divenne addirittura la “colonna sonora” del suicidio di un altro fan, trovato impiccato con lo stereo che la suonava in loop), se ascolti il testo, può tranquillamente reggere senza le schitarrate o il beat forsennato di What’s my age again? e All the small things, quindi i rilievi del duo Agnelli-Levante mi sembrano davvero speciosi. (Ebbene sì, anche io sono cresciuto con i Blink...).

Sam & Stenn alle prese con i Cure (xfactor.sky.it)
Per sovrammercato, dopo aver massacrato il povero Nigiotti e Gabriele Esposito, Manuel si presenta con Sam&Stenn (voto 6) che, abbandonato quel genere di merda che facevano prima e provvidenzialmente indirizzati sui Cure di Let’s go to bed, mettono pure insieme la loro migliore esibizione finora, ma restano sempre due tizi che non sanno cantare né suonare uno strumento e boh, mi ricordavo che a Top DJ il conduttore fosse Albertino. Mi sarò confuso. Su Lorenzo Bonamano (voto 5) siamo invece tutti d’accordo. Il ragazzo che non conosceva Sempre e per sempre canta senza personalità High hopes dei Kodaline, e si capisce subito che avere un bel timbro non gli basterà per salvare il culetto. Devo invece dissociarmi – come già per Sam&Stenn – dal coro di consensi che accompagna l’esibizione di Lorenzo Licitra (voto 7): il tenore ragusano aveva colpito durante le audizioni per la capacità di perdere l’impostazione classica davanti a un brano pop mantenendo però l’assoluta precisione vocale, ma via via questa caratteristica mi è parsa scemare e la sua Your song di Elton John era troppo a piena bocca, troppo “dimostrativa” ma anche troppo diversa dalla melodia originale. Il che – come giustamente si sbilancia Fedez – non gli dovrebbe precludere la finale.

Delude parecchio Virginia Perbellini (voto 5) alle prese con un brano di Alanis Morrissette, Thank you: esibizione priva di grinta e nemmeno troppo precisa per una ragazza che, dopo aver fatto sollevare più di un sopracciglio durante le audizioni, è parsa addirittura peggiorare di volta in volta. Da tifoso dei Ros (voto 7) sto pregando perché Agnelli la smetta di fare il fenomeno e di assegnare brani che non c’entrano una fava con loro come questo, di Francesca Michielin, del quale mi scoccio pure ad andare a recuperare il titolo: va bene reinterpretare pezzi “strani” per loro perché hanno comunque un sound molto definito, ma così finisce in parodia e non va bene.

Rita Bellanza. Basta la parola (xfactor.sky.it)
Certo, non si può dire che invece Fedez abbia brillato con le assegnazioni: al superfavorito Samuel Storm (voto 7) tocca Location del giovanissimo Khalid, brano in fondo gradevole ma un po’ anonimo, che non solo non valorizza la voce del concorrente nigeriano ma lo mantiene ancora una volta su quella chiave un po’ lagnosa che il suo giudice farà bene a mollare molto presto, se vuol vedere il suo pupillo in finale come probabilmente merita. Parlando di favoriti, si potrebbe azzardare che anche Le rondini di Lucio Dalla per Rita Bellanza (voto boh, ora vi spiego perché) sia troppo nel solco dei pezzi “strappacuore” che da lei abbiamo già sentito e risentito. Solo che, porca miseria, questa fanciulla sbaglia qualche attacco e se non ricordo male anche qualche parte del testo, però ti entra letteralmente nel cervello facendoti diventare rauco come lei e trasportandoti in un posto diverso, che so, un concerto di Fiorella Mannoia, di Ornella Vanoni (come ho già detto), insomma ti tiene incollato alla sedia e stavolta va già bene che non piangi. Venire subito dopo penalizza invece Andrea Radice (voto 8), al quale viene rimproverata la scelta di un brano, Superstition di Stevie Wonder, sin troppo nelle sue corde. Io mi sono “scialato” perché il pizzaiolo canta alla grande, posso dirlo o non sono abbastanza intellettuale?


Ad ogni modo, la categoria meno votata è quella di Fedez, che deve scegliere chi dei tre concorrenti salvare dall’ultimo scontro: ovviamente il prescelto è Samuel Storm, quindi si sfidano Gabriele Esposito con Ain’t no sunshine, immortale brano R&B di Bill Whiters che vanta più cover dei tentativi di imitazione de “La Settimana Enigmistica” (voto 7 abbondante), e Lorenzo Bonamano che ha pure la presunzione di voler “spaccare” con Radioactive degli Imagine Dragons e invece si rivela stonato, calante e gracchiante (voto 4). Gli tocca andare a casa, e almeno su questo ci siamo.

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