XFactor 11: le Regionali erano Disneyland (in confronto)
Enema of the State dei Blink 182 (collezione IlMaxFactor) |
Prendo
in prestito il titolo di un libro di Gino&Michele, Saigon era Disneyland (in confronto), per sintetizzare il mio stato
d’animo intriso di angoscia e preoccupazione per l’esito del primo live di questa edizione di XFactor.
Perché? Perché più volte, durante la puntata, mi sono trovato a pensare: «Se
questi quattro scemi fossero al governo di un qualunque Paese il mondo sarebbe
di nuovo in guerra, altro che Trump e Kim».
Lo deve aver pensato
anche Alessandro Cattelan (voto 8,
soprattutto per l’inedita comparsata da
giudice allo StraFactor), a metà tra il
divertito e il preoccupato, dopo il primo vattelapijandercù
metaforico – ma mica tanto – lanciato da una assatanata Mara Maionchi (voto 10 perché in fondo senza il trash
cosa sarebbe la televisione?) nei confronti di un Manuel Agnelli (voto 4) che, con la consueta e sobria
spocchia, aveva ancora una volta maciullato il povero Nigiotti al quale la
vecchia carampana aveva commissionato un suicidio rapido e indolore sulle note
di Jacques Brel. E se Levante (voto 5)
si candida autorevolmente al ruolo di nuova Arisa per qualità delle
assegnazioni, profondità dei giudizi critici e proprietà di linguaggio, come sempre
il più scaltro del lotto è Fedez (voto 7,
che scende a 2 se devo valutare l’imbarazzante esibizione vocale con J-Ax nel
nuovo singolo dedicato a Chiara Ferragni, e qui la chiudo); evita accuratamente
lo scontro con Roz di Monsters & Co.
per tutta la puntata, salvo poi trovarsi sfanculato preventivamente e finire
per perdere un concorrente, un po’ con merito e un po’ per via della nuova
formula con la quale la produzione intendeva vivacizzare la prima puntata.
Direi che c’è riuscita: qui in Sicilia il 5 novembre si vota per le Regionali e
posso testimoniare che, al confronto, tra Musumeci, Cancelleri, Micari e Fava
sono “volate” solo paroline dolci.
Fedez e J-Ax feat. Chiara Ferragni (foxlife.it) |
Damiano, cantante dei Maneskin (Twitter) |
Il problema, semmai, è
che questi conflitti a fuoco tra i quattro giudici spostano l’attenzione dalla
sostanza, ovvero dai cantanti in gara. Quindi mettete dei fiori nei vostri
cannoni (no Manuel, tu metti le cime!) e cerchiamo di capire chi abbia le
qualità per andare avanti. Il primo nome che mi viene in mente sono i Maneskin (voto 8): altro che «ci vuol poco a fare casino sui tavoli» come
commenta Mara, ’sti ragazzetti spaccano il culo e basta. Let’s get it started dei Black Eyed Peas è un ostacolo non
indifferente, loro esagerano persino, ma musicalmente la loro prova è di gran
livello. E il cantante potrà anche stare antipatico all’adorabile Fedez, ma
canta da dio e ha una personalità che basta per tre-quattro famiglie. Numerose.
Canta bene, in realtà
benissimo, anche Enrico Nigiotti (voto 7). E canta un brano meraviglioso
di Jacques Brel, La canzone dei vecchi
amanti già rifatto tante volte in italiano, da Patty Pravo a Franco
Battiato. Certo, è poco moderno e poco televisivo, ma le accuse di Manuel
Agnelli – che lo vede vecchio e troppo classico – sono invereconde e biecamente
strumentali. Così come la replica di Mara Maionchi è letteralmente da scaricatrice
di porto, anche perché la colpa dell’assegnazione è sua e non certo del povero
Nigiotti (deciso: da oggi il suo nome completo è questo). Cattelan non trova un
casco protettivo nel backstage e
cerca di riportare la calma con qualche battuta, ma il meteo annuncia pioggia (di
proiettili) già nella seconda puntata.
L'esibizione di Camille Cabaltera (dituttounpop.it) |
Dicevamo di Levante:
sulla scelta di portare ai live Camille Cabaltera (voto 7,5) mi ero espresso negativamente all’inizio, poi ho ammesso
l’errore perché la ragazza è veramente di una bravura sopra la media. Non è
perfetta in termini di intonazione e fiato quando balla, ma per il resto è una
bomba anche con quella voce troppo levigata. Se però la trovata di Levante per
l’assegnazione è Team di Iggy Azalea –
che se non fosse stata la fidanzata dell’ex guardia dei Lakers, Nick Young,
nemmeno ricorderei chi sia – non ci siamo proprio. Tre minuti scarsi di
fastidio acustico. Lei però, ribadisco, è veramente un piccolo fenomeno.
Il concorrente
successivo, Gabriele Esposito (voto 7), mi regala l’occasione per
parlare finalmente di musica. Il concorrente napoletano si esibisce in una
cover voce e chitarra di Adam’s song
dei Blink 182: ben fatta, magari senza particolare “fuoco”, ma godibile. Apriti
cielo: scopriamo che Manuel è cresciuto con i Blink, che persino Levante è
cresciuta con i Blink (il che suscita l’ironia di Mara, che ovviamente ’sti
Blink non sa nemmeno chi siano) e che secondo loro – sintetizzo – se al
pop-punk dei Blink togli il punk, resta una «interpretazione da falò in
spiaggia». E Fedez, che invece è davvero cresciuto con i Blink, è così scarso
da arrangiare solo una difesa d’ufficio. Il brano fa parte di Enema of the State, album del 1999 con
il quale i Blink 182 irruppero sulla scena mainstream
vendendo 15 milioni di copie e raggiungendo il numero 1 della classifica di Billboard,
e che segna il passaggio dal punk “puro” a un genere più pop, vicino – per capirci
– a quello dei Green Day. E Adam’s song
(che ha una storia tragica: ispirata dal suicidio di un fan che aveva scritto
un messaggio di ringraziamento al cantante prima di togliersi la vita per la
depressione, divenne addirittura la “colonna sonora” del suicidio di un altro
fan, trovato impiccato con lo stereo che la suonava in loop), se ascolti il testo, può tranquillamente reggere senza le
schitarrate o il beat forsennato di What’s my age again? e All the small things, quindi i rilievi
del duo Agnelli-Levante mi sembrano davvero speciosi. (Ebbene sì, anche io sono
cresciuto con i Blink...).
Sam & Stenn alle prese con i Cure (xfactor.sky.it) |
Per sovrammercato, dopo
aver massacrato il povero Nigiotti e Gabriele Esposito, Manuel si presenta con Sam&Stenn (voto 6) che, abbandonato quel genere di merda che facevano prima e
provvidenzialmente indirizzati sui Cure di Let’s
go to bed, mettono pure insieme la loro migliore esibizione finora, ma
restano sempre due tizi che non sanno cantare né suonare uno strumento e boh, mi
ricordavo che a Top DJ il conduttore
fosse Albertino. Mi sarò confuso. Su Lorenzo Bonamano (voto 5)
siamo invece tutti d’accordo. Il ragazzo che non conosceva Sempre e per sempre canta senza personalità High hopes dei Kodaline, e si capisce subito che avere un bel
timbro non gli basterà per salvare il culetto. Devo invece dissociarmi – come
già per Sam&Stenn – dal coro di consensi che accompagna l’esibizione di Lorenzo Licitra (voto 7): il tenore ragusano aveva colpito durante le audizioni per
la capacità di perdere l’impostazione classica davanti a un brano pop
mantenendo però l’assoluta precisione vocale, ma via via questa caratteristica
mi è parsa scemare e la sua Your song
di Elton John era troppo a piena bocca, troppo “dimostrativa” ma anche troppo diversa
dalla melodia originale. Il che – come giustamente si sbilancia Fedez – non gli
dovrebbe precludere la finale.
Delude parecchio Virginia Perbellini (voto 5) alle prese con un brano di
Alanis Morrissette, Thank you:
esibizione priva di grinta e nemmeno troppo precisa per una ragazza che, dopo
aver fatto sollevare più di un sopracciglio durante le audizioni, è parsa
addirittura peggiorare di volta in volta. Da tifoso dei Ros (voto 7) sto
pregando perché Agnelli la smetta di fare il fenomeno e di assegnare brani che
non c’entrano una fava con loro come questo, di Francesca Michielin, del quale mi
scoccio pure ad andare a recuperare il titolo: va bene reinterpretare pezzi “strani”
per loro perché hanno comunque un sound molto definito, ma così finisce in
parodia e non va bene.
Rita Bellanza. Basta la parola (xfactor.sky.it) |
Certo, non si può dire
che invece Fedez abbia brillato con le assegnazioni: al superfavorito Samuel Storm (voto 7) tocca Location del
giovanissimo Khalid, brano in fondo gradevole ma un po’ anonimo, che non solo
non valorizza la voce del concorrente nigeriano ma lo mantiene ancora una volta
su quella chiave un po’ lagnosa che il suo giudice farà bene a mollare molto
presto, se vuol vedere il suo pupillo in finale come probabilmente merita.
Parlando di favoriti, si potrebbe azzardare che anche Le rondini di Lucio Dalla per Rita
Bellanza (voto boh, ora vi
spiego perché) sia troppo nel solco dei pezzi “strappacuore” che da lei abbiamo
già sentito e risentito. Solo che, porca miseria, questa fanciulla sbaglia
qualche attacco e se non ricordo male anche qualche parte del testo, però ti
entra letteralmente nel cervello facendoti diventare rauco come lei e
trasportandoti in un posto diverso, che so, un concerto di Fiorella Mannoia, di
Ornella Vanoni (come ho già detto), insomma ti tiene incollato alla sedia e
stavolta va già bene che non piangi. Venire subito dopo penalizza invece Andrea Radice (voto 8), al quale viene rimproverata la scelta di un brano, Superstition di Stevie Wonder, sin
troppo nelle sue corde. Io mi sono “scialato” perché il pizzaiolo canta alla
grande, posso dirlo o non sono abbastanza intellettuale?
Ad ogni modo, la
categoria meno votata è quella di Fedez, che deve scegliere chi dei tre
concorrenti salvare dall’ultimo scontro: ovviamente il prescelto è Samuel
Storm, quindi si sfidano Gabriele Esposito con Ain’t no sunshine, immortale brano R&B di Bill Whiters che
vanta più cover dei tentativi di imitazione de “La Settimana Enigmistica” (voto 7 abbondante), e Lorenzo Bonamano
che ha pure la presunzione di voler “spaccare” con Radioactive degli Imagine Dragons e invece si rivela stonato,
calante e gracchiante (voto 4). Gli
tocca andare a casa, e almeno su questo ci siamo.
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