mercoledì 15 aprile 2020

SOSTIENE PEREIRA: Cateno vs. Santino Ciolla


Verga con l'ausilio di un azzeccacarbugli un'ordinanza illegittima e con ampi profili di incostituzionalità, tanto che il Consiglio di Stato gliel'ha strappa in faccia per "direttissima", e insulta il ministro dell'Interno che senza proferire parola lo manda sotto processo. Mette il broncio al prefetto, che non si fa intimorire, e incalza il presidente della Regione. Manda in giro un'auto molesta e si becca la denuncia di un avvocato e la reprimenda dell'arcivescovo, che come uomo di Chiesa usa un linguaggio felpato, ma il concetto è chiaro: sei zallo, silenzia quel megafono.

Invischiato in mille battaglie (di facciata), Cateno una cosa doveva fare, ma forse sabato scorso era a raccogliere uova a Fiumedinisi. Mandare la sua Gestapo - sì, la milizia su cui solitamente fa leva per stanare gaudenti messinesi nei bordelli privati - in pieno centro, dove in circa ottanta stavano rendendo l'ultimo, rumoroso saluto a Rosario Sparacio, fratello del boss mafioso Luigi detto Gino, ora pentito (speriamo), passato dal "41 bis" a una località protetta, e chissà se campa con il sussidio dello Stato o se si è riciclato in una nuova occupazione, perché l'intelligenza non gli mancava e neppure le donne con cui trascorrere il tempo.


Dunque, le cronache narrano non di un funerale, ma di un accompagnamento di familiari e amici, una decina dei quali su scooter (due per motorino) strombazzanti. Fino ad arrivare al Gran Camposanto, dove la salma è stata affidata al deposito in attesa di tumulazione. Va da sé che il problema non è l'ultimo saluto reso a un parente o amico, ma il codazzo strombazzante in piena quarantena. Evidentemente non
 intercettato né dalle solerti milizie di Cateno, né da pattuglie delle forze dell'ordine. Tutto ciò mentre i messinesi stavano in quarantena, centinaia di concittadini non hanno potuto rendere l'ultimo saluto ai cari che hanno lasciato questa valle nelle ultime settimane.

La circostanza ha indignato i messinesi, fatto arrabbiare il presidente della Commissione regionale antimafia, Claudio Fava, e l'europarlamentare pentastellato Ignazio Corrao, il quale si chiede a ragione «che fine abbia fatto il sindaco sceriffo di Messina», la Procura ha aperto un'inchiesta; Cateno annaspa dopo l'endorsement della famiglia Sparacio e piange minestra.

Posso tranquillizzare tutti: De Luca è un uomo che ha un coraggio infinito, purché non si tratti di un potere locale autenticamente forte (facile prendersela  con il ministro degli Interni: si va incontro tutt'al più a un'ammenda). De Luca è uno pseudoeroe contemporaneo, senza macchia e senza vergogna, ma è un uomo e anche lui ha le sue debolezze. Qualcuno deve avergli detto che al corteo funebre c'era Santino Ciolla, un uomo feroce, che non fa sconti. E con Santino Ciolla non si scherza. E così ha evitato Gestapo e droni: Santino Ciolla avrebbe annientato la milizia e abbattuto il drone... con un rutto. E dai quartieri popolari non avrebbe più ricevuto un voto.
Antonio Pereira

P.S.: Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social (né gli interessa), Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.

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