Catenovirus 4: “Weekend con il morto”
Il corteo funebre per Rosario Sparacio (stampalibera.it) |
Vigliacchi.
Tutti contro Cateno siete, ora. Dal Governo che vuole deporlo con un’operazione
sotto copertura ordita dalla CIA (ormai giochiamo a chi la spara più grossa,
no? Tanto vince sempre lui...), al Prefetto che si trova la mail invasa da
proteste, richieste di intervento, raccolte di firme e sta iniziando a capire
che rischia il posto se non si dà da fare per arginare il sinnico, fino
all’arcivescovo che se l’è presa per la Santa Pasqua a suon di... cazzi
augurata dai megafoni (invito apprezzato, pare, da molte matrone messinesi e
anche da qualche sacerdote).
E
come se non bastasse, tolta Barbara D’Urso – e ti pareva! – i media
nazionali e internazionali, persino il Guardian, hanno preso a
sbeffeggiarlo e trattarlo come un guitto da quattro soldi, uno che mostra i
muscoli della Municipale ai danni di un cittadino solo in spiaggia ma si volta
dall’altra parte per non vedere il corteo funebre del fratello di un boss con
decine e decine di persone.
Addirittura
i media locali che nell’euforia post-Accorinti hanno fatto finta di non capire
chi avevano davanti e cosa stava combinando, che hanno spalleggiato le prime
follie e le prime intemerate di questo Cetto Laqualunque de noantri per
qualche contratto pubblicitario da fame, che si sono nascosti dietro i «sì, i
modi sono sbagliati, ma la sostanza…», hanno iniziato forse a rendersi conto
che la sostanza non c’era, non c’è mai stata, che è stato tutto teatro e di
essere complici di un clamoroso abbaglio ai danni di tutti i messinesi. Quello
di avere un sindaco.
Cateno imita Mussolini (stampalibera.it) |
Perché,
in tutto questo bordello al centro del quale il reuccio di Fiumedinisi ha
precipitato la nostra Messina, c’è una certezza: Cateno non è un sindaco. Altro
che “Il sindaco lo sa fare”. Non c’è, nella gestione di questa emergenza da
parte della sua Amministrazione, un solo atto da sindaco “vero”: ordinanze
emesse sapendo che sono illegittime e difese a spada tratta contro l’evidenza
inventando complotti che nemmeno le scie kimike, pose e toni beceri da
fascistello in erba – o altra sostanza stupefacente – utilizzati solo contro i
deboli e mai contro i forti, intere battaglie inventate come quella nei
confronti dell’attraversamento dello Stretto, nemici immaginari da colpire (le
buttane, la Renault 4) e amici reali da coprire (gli sciatori della Messina
“bene”, gli interessi dei Franza nel traghettamento).
Altro
che Animali fantastici e dove trovarli: se ci riuscite, trovate i droni
che ci costeranno 450 euro a missione solo per inseguirci urlandoci dietro
«Dove c…o vai?» (e pur non essendo autorizzati dal Governo) mentre il reuccio
impazza, si fa portare nella natìa Fiumedinisi per prendere uova e lattughe da
mammà o va personalmente a consegnare le uova di Pasqua nelle baracche creando assembramenti
da film neorealista. I droni, capito? Roba da far impallidire NCIS.
Un'altra immagine del corteo funebre |
Certo,
parlare di NCIS a proposito della Polizia municipale deluchiana,
inflessibile quando si tratta di sequestrare una cassetta di verdura a un
ambulante ma impotente davanti alla sfilata del feretro di Rosario Sparacio con
tanto di accompagnamento di auto e scooter, fa tanto ridere. Volendo cercare a
tutti i costi un parallelo cinematografico, sarebbe piuttosto una commedia
farsesca in stile Weekend con il morto, con il defunto che gira
indisturbato per tutta la città come il Bernie del film campione di incassi
dell’89. Ma se lì avevano messo gli occhiali da sole al morto perché nessuno si
accorgesse della sua condizione, nel nostro caso è proprio Cateno a indossare
le lenti da non vedente per definire il corteo funebre prima «inesistente», poi
«presunto» e infine composto da appena una trentina di persone. Comunque meno
di quelle che a Villaggio Aldisio si sono ammassate intorno a lui mentre
consegnava uova di Pasqua nelle baracche, no?
Poi,
però, arriva il patatrac: il nipote del defunto apprezza e ringrazia Cateno sui
social. «Anche il sindaco ha dato ragione alla mia famiglia! Grazie Cateno De
Luca hai le palle, non perché hai dato ragione ma perché sei coerente e onesto
in tutto e per tutto!» le sue parole, che ovviamente fanno venire il mal di
testa al Nostro. «Non voglio essere ringraziato dalla famiglia Sparacio per una
vicenda che ho appreso dalla stampa e che oggi ho avuto modo di approfondire
con l’ufficio di gabinetto del questore con particolari che non posso
assolutamente svelare!» la spara grossa il sinnico nel tentativo di
sviare l’attenzione. E ancora: «Io sono stato sempre lontano dagli ambienti
mafiosi ed ho sempre combattuto ogni forma di mafia. Se avessi avuto contezza
di questa vicenda avrei agito prontamente come sono solito fare. La mafia mi ha
sempre fatto schifo come ogni forma di sopruso!».
Ecco che fine fece lo slogan di Totò Cuffaro... |
Non
c’è alcun dubbio che a Cateno la mafia – a parte il copyright da
riconoscere a Totò Cuffaro, uno che mi pare se ne intendesse – faccia schifo: non
foss’altro, per i guai che gli ha causato. Un aspetto poco noto della vicenda
del cosiddetto “sacco di Fiumedinisi”, per la quale De Luca fu arrestato il 27
giugno del 2011 e accusato dei reati di tentata concussione e falso in atto
pubblico, è infatti la causa della sospensione da deputato regionale e da
sindaco di Fiumedinisi secondo la sua pagina sul sito ufficiale dell’Ars, «ai sensi dell’art. 15,
comma 4 bis, della legge 19 marzo 1990, n. 55 e successive modificazioni». Articolo
che, alla lettera c), recita: «Sono sospesi dalle cariche di presidente della giunta
regionale, assessore e consigliere regionale, presidente della giunta provinciale,
sindaco, assessore e consigliere provinciale e comunale... coloro nei cui confronti
l'autorità giudiziaria ha applicato, con provvedimento non definitivo, una
misura di prevenzione in quanto indiziati di appartenere ad una delle
associazioni di cui all’articolo 1 della legge 31 maggio 1965, n. 575, come
sostituito dall'articolo 13 della legge 13 settembre 1982, n. 646».
Quest’ultima
è la legge che introduce nel codice penale il cosiddetto “416 bis”, vale a dire
il reato di associazione mafiosa, e si applica appunto «agli indiziati di
appartenere ad associazioni di tipo mafioso, alla camorra o ad altre
associazioni, comunque localmente denominate, che perseguono finalità o agiscono
con metodi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso». Per
questo motivo Cateno fu arrestato e rimase fino al 10 luglio ai domiciliari,
poi tramutati in divieto di dimora a Fiumedinisi dove nel frattempo si era
dimesso da sindaco. Per effetto della cessazione degli arresti, De Luca era quindi
tornato consigliere regionale; carica che avrebbe mantenuto per un altro anno,
fino alle dimissioni presentate nel 2012 per candidarsi a sindaco di Santa
Teresa di Riva.
La
Procura pensava che la gestione del “Contratto di Quartiere 2”, monopolizzato
da Cateno con le sue aziende “Mabel” e “Dioniso” titolari di quasi tutti gli
interventi da finanziare (e per consentire i quali il Nostro aveva fatto
approvare dalla sua Giunta, senza nemmeno astenersi, persino false valutazioni
di impatto ambientale della Regione), fosse una gestione mafiosa. Poi, certo,
in Tribunale è venuto fuori che se, a parte tutto il resto, minacci i
proprietari di un terreno di espropriarglielo se non te lo vendono, e al loro
rifiuto mandi un camion a scaricare sterro davanti all’ingresso impedendo loro
persino di entrare, non solo non c’è niente di mafioso ma non è nemmeno tentata
concussione.
Sì,
perché dal 2012 (quindi dopo i fatti contestati) esiste il reato di «induzione
indebita a dare o promettere utilità», una specie di concussione light
nella quale, invece della minaccia, c’è la lusinga, l’inganno o la promessa di
un vantaggio più o meno lecito. Reato meno grave e che quindi si prescrive in
un tempo minore. Soprattutto se per ottenere sospensioni e dilazioni del
processo ti inventi di tutto, da migliaia di ricorsi contro il collegio
giudicante fino alla revoca dell’incarico al tuo avvocato per un solo giorno,
in modo da poter chiedere i termini a difesa.
Rossana Carrubba, "ex" direttore generale... Uahuahuah |
Al
di là della prescrizione, comunque, a Cateno la mafia ha portato solo fastidi.
Ultimo in ordine di tempo questo del corteo funebre in barba al Coronavirus:
dopo la pallida difesa d’ufficio del direttore generale-segretario generale Rossana Carrubba (carica che in campagna elettorale doveva essere cancellata con ignominia,
ricordate?) indagano la Squadra Mobile e la Digos, incaricate dalla Procura. Se
c’è un giudice a Berlino, scopriremo – al di là del fatto se al Comune fosse
pervenuta o meno una comunicazione, cosa che mi pare del tutto irrilevante di
fronte alla “cecità selettiva” mostrata DURANTE il corteo – chi ha sbagliato,
chi non ha vigilato, chi non ha mandato i droni a dire dal megafono «Dove c…o
vai?» ai membri della famiglia Sparacio. Io un’idea ce l’ho, ma sono sicuro che
ve la siate fatta pure voi.
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