Catenovirus 2, il sequel: “L’attacco dei droni”

A sinistra, la vittima (foto Enrico Di Giacomo)

E così, a Messina abbiamo anche la prima vittima indiretta del Coronavirus. E’ l’interprete delle dirette Facebook di Cateno nella lingua dei segni, che a forza di mimare gesti e sproloqui del sindaco più barbaradurso della storia è stata colta da un attacco di epilessia rivelatosi fatale. Crollata al suolo durante l’ennesima maratona video da far impallidire Mentana, è stata rimossa in diretta da un inserviente in guanti e mascherina e subito sostituita. Con Dafffne.

Balle Spaziali 2: L'attacco dei droni (da Facebook)
Nella sala medica del Centro Operativo Comunale di Protezione Civile – dove Cateno organizza quotidiane mangiate di focaccia a sbafo – è stata eseguita l’autopsia, che ha rivelato una causa di morte del tutto inattesa: convulsioni dovute a una crisi di risate. Sembra che quando Cateno ha detto che a Messina, in contrasto con le direttive del Governo, non si può fare giogging la poveretta non abbia avuto scampo. E dire che era sopravvissuta persino  al Ciaaaaaamp, piiis no uòr di Accorinti.

Ah, quante cose di cui parlare e così poco spazio. Pensateci: con un solo giorno di sparate dello psicosindaco si potrebbe scrivere un romanzo di Dostoevskij. E sì, sto pensando a un romanzo in particolare, ma – come disse Cateno facendo decollare il suo primo drone – sorvoliamo. A proposito di droni: siate sinceri, questa storia vi sta appassionando da morire. Altro che La casa di carta, Il Casinò di Zanca, Un tram sospeso che si chiama desiderio e altri capolavori prodotti da Catenflix. Perché dài, ’sta pensata dei droni che ti intercettano se esci di casa e ti gridano “Dove cazzo vai?” con la voce registrata di Cateno non poteva venire in mente a nessun altro: non ci era arrivato nemmeno il suo omonimo presidente della Regione Campania (anche lui, come sappiamo, affetto dal Delucavirus), uno che ha armato i lanciafiamme per impedire le feste di laurea.

La R4 parcheggiata davanti a Famulari (da Facebook)
Ma oggi, in questo momento in cui la lotta contro il Coronavirus scalda i cuori e unisce le persone, è giusto ricordare gli eroi e i martiri di questa battaglia. E al primo posto, nel mio personalissimo cartellino ­– direbbe Rino Tommasi – c’è lei, la Renault 4. Vedete, ogni generazione ha avuto un’automobile-icona: chi la Dune Buggy, chi Supercar, chi la DeLorean. Noi abbiamo la Renault 4, anzi Cateno ha la Renault 4: la vede dovunque, quasi schiacciata sotto il peso delle valigie sul tetto, prima in giro per mezza Europa (mentre era nel Sud Italia) con almeno una dozzina di persone stipate all’interno, poi impegnata a diffondere il virus in una specie di Grand Tour della Sicilia (mentre i passeggeri erano risultati negativi al tampone), infine ancora libera di scorrazzare un paio di giorni fa. E qui Cateno, al quale evidentemente quella R4 deve sembrare la Morte Nera, si è superato: come argomento per chiedere le dimissioni del ministro Lamorgese (perché lui con le donne fa così: prima le manda affanculo, poi spedisce loro un mazzo di fiori, quindi cerca di toglierle di mezzo) ha pubblicato un fotomontaggio nel quale l’auto era a Noto anziché ad Aci Trezza, dove gli occupanti sono in quarantena. Solo che il fotomontaggio era fatto così male, ma così male che persino i “piccoli fans” di Cateno hanno iniziato a sfotterlo.

Allora lui – o la sua personale “Bestia”, visto che ormai è un tutt’uno con Salvini – ha subito eliminato la foto sostituendola con un’altra, vecchia però di qualche settimana. Un disastro. Non so se avete seguito Facebook nelle ore seguenti: fotomontaggi della R4 dovunque. Dietro la Vara, da Don Minico, davanti a Famulari, in piazza a Taormina o alle Gole dell’Alcantara. O protagonista di momenti storici: il primo uomo sulla Luna, la Rivoluzione d’Ottobre, il duetto Morgan-Bugo a Sanremo. Ma quello definitivo ritrae Accorinti che esce dall’auto e dice “Chi c’è? Stava tunnannu a casa”. E considerato come guida l’ex sindaco – che qualche mese fa si è schiantato in autostrada distruggendo la sua vecchia Punto – forse questo sarebbe stato l’unico modo per togliere di mezzo la R4.
Figurati se non #CiCuppaAccorinti (da Facebook)

P.S.: comunque, siete proprio delle brutte persone. Tutti quanti. In particolare quel delinquente che il primo aprile si è preso la briga di creare un profilo fake “On Luciana Lamorgese” e commentare durante una diretta di Cateno, difendendo l’operato suo e del suo Ministero dalle critiche (chiamiamole così) del sindaco. Ora, disgraziato d’un disgraziato, lo sai che ci casca. Ha creduto pure alla telefonata del Papa che si complimentava. Lo sai che Cateno è un ingenuo, un ragazzo di provincia, e tu approfitti della sua proverbiale buona fede. E’ ovvio che ti risponda, magari poi se ne rende conto – anche perché lo prendono in giro tutti – e cancella il commento (ma ci sono gli screen). E tu, disgraziato d’un disgraziato, te la ridi. Ma non sai che ride bene chi ride ultimo, e alle prossime elezioni sarà Cateno a ridere. Perché schiererà le armate dei droni e le vincerà, e sarà ancora sindaco o addirittura presidente della Regione. E riceverà una email di congratulazioni da Donald Trump, e anche stavolta ci cascherà. La aprirà, felice come un bambino, e si renderà conto dell’inganno solo quando leggerà il messaggio: “Piiiiiis, no uòr!

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