XFactor: il ritorno di Totò Diabolicus
Lorenzo Licitra in "Totò Diabolicus" |
Puntataccia
scarsa, ma veramente scarsa quella di giovedì sera in occasione del secondo live di XFactor 11. Unica cosa buona di
tutta la serata, la scelta di Sky di dedicare la puntata alla causa della
salvaguardia dei mari; per il resto, persino un appassionato come me si è fatto
due palle che lèvati. Tanto che, se di solito scrivo questi post riascoltando
le esibizioni dal sito di Sky, oggi ho dovuto mettere in cuffia gli AC/DC.
(Perché non ho trovato on line i brani
di StraFactor, ovviamente.)
E dire che avevo grandi
aspettative per questa puntata, anche se praticamente per un solo motivo: la
sospirata “prima volta” sul palco della XFactor Arena di un pezzo di Brunori
Sas, il mio cantautore feticcio, che dopo l’assegnazione di Kurt Cobain da parte di Arisa a un
concorrente che fu mandato al ballottaggio senza poterla cantare nella scorsa
edizione, questa volta era affidato (con il singolo La verità fresco vincitore del premio Tenco) alla favoritissima
Rita Bellanza. Una scelta, quella di Levante
(voto 4), che ero fermamente
intenzionato a premiare e che invece consegna definitivamente la cantante
siciliana al ruolo di nuova Arisa. Come previsto, in fondo.
Sam & Stenn cantano Marylin Manson (LaPresse) |
Ma andiamo con ordine:
premesso che sorvolerò su Sam Smith e Dua Lipa, su Fedez incinto e sui
cartonati di Chiara Ferragni (compresa quella vera, che è cartonata parecchio),
vorrei festeggiare insieme ad Alessandro
Cattelan (voto 7) un secondo live che è andato molto più liscio del
precedente, nonostante l’inizio non fosse stato dei migliori. L’esibizione di Enrico Nigiotti (voto 7 anche stavolta) continua infatti a dividere Manuel Agnelli e
Mara Maionchi (voto 5) che si insultano amabilmente dopo l’esecuzione di Quelli che ben pensano di Frankie Hi-NRG,
magari un po’ fuori contesto e (s)forzata ma comunque energica e interessante,
al netto di un utilizzo della chitarra elettrica più scenografico che
sostanziale. Chi sta portando avanti un percorso interessante, nonostante le
mie perplessità iniziali – che comunque rimangono, almeno per quanto riguarda
le qualità vocali – sono Sem&Stenn
(voto 7) che sì, nel passaggio dal
metal all’electro-pop normalizzano un po’ tanto The dope show di Marylin Manson, però confezionano una prova molto
convincente. Un’assegnazione centrata da parte di Manuel Agnelli (voto 7),
che in generale sceglie per i suoi concorrenti dei brani adatti anche se, come
vedremo, i Ros finiranno (un po’ a sorpresa) al ballottaggio.
L'esibizione (poco) brunoriana di Rita Bellanza (xfactor.sky.it) |
Ora, chiariamo subito:
aspettavo questo momento da un’edizione intera, cazzo. Da quando Arisa assegnò Kurt Cobain di Brunori Sas a Loomy che
però pensò bene di farsi mandare al ballottaggio prima di poterla cantare.
Stavolta La verità, il brano che ha
trascinato a un successo strepitoso l’ultimo album del cantautore cosentino A casa tutto bene, tocca a Rita Bellanza (voto 4) che dovrebbe, se non mangiarselo, quantomeno portarlo a
casa senza difficoltà a patto di cantarlo con la giusta intensità. E invece non
c’è un briciolo di intenzione, di passione da parte sua nel cantare un pezzo
bellissimo anche se – ha ragione Manuel, forse – troppo difficile per lei.
Sorvolo sulla definizione di “pesante” data da Fedez che, poverino, il giorno in
cui sarà capace di scrivere un pezzo all’altezza di Dario Brunori dovrà
cambiare nome. Poi, certo magari un’assegnazione migliore di quella riservata a
Gabriele Esposito (voto 6) Fedez l’avrebbe potuta tirare
fuori dal cilindro, magari tra un tracciato e un’amniocentesi. E invece gli
mette in mano una specie di ukulele per cantare The Judge dei Twenty-One Pilots. Gabriele è bravo, ha una voce
bella anche se non indimenticabile, la resa complessiva è discreta ma la
sensazione è che con il pezzo giusto potrebbe veramente impressionare. Come
fanno i Maneskin (voto 8), di gran lunga i migliori della
serata, che prendono Beggin’ di
Frankie Valli & Four Season attraverso la più recente cover dei Madcon e la
trasformano in una cosa tutta loro. Li ho sentiti suonare anche meglio di così,
però sono veramente tanta roba.
Ora, giovane Levante:
tu sei nuova del gioco e non lo sai, ma assegnare un pezzo di Florence+The
Machine (Dog days are over) a XFactor
è un suicidio. Perché senza la voce, unica e particolarissima, di Florence
Welch, i loro brani non hanno mordente, non hanno personalità. Tanto che nelle
scorse edizioni, quando qualcuno l’ha cantata e l’ha fatto bene, è stata una
svolta verso la vittoria o comunque verso un piazzamento di rilievo; mentre Virginia Perbellini (voto 5) non è ovviamente all’altezza del
paragone, va al ballottaggio e uscirà, direi giustamente.
Camilla, cantante dei Ros, interpreta Carmen (xfactor.sky.it) |
La seconda manche si
apre con Andrea Radice (voto 6) alle prese con l’ennesimo pezzo
soul, Make it rain nella versione di
Ed Sheeran. Giudizi non univoci, a me il pizzaiolo napoletano piace tanto ma è
un altro di quelli che dalle audizioni stanno cantando sempre la stessa cosa.
Un po’ come Samuel Storm (voto 7) che però ha un timbro e
un’intensità tali da nobilitare Unsteady
degli Xambassadors. Convince meno Camille
Cabaltera (voto 6) alle prese
con Chandelier di Sia, sentita e
risentita e alla quale la ragazza di origine filippina non aggiunge nulla se
non la sua qualità timbrica e di intonazione. Chi invece spacca veramente tutto
ma non viene compreso sono i Ros (voto 7,5 ai quali Manuel ha assegnato
un bellissimo brano di Carmen Consoli, Fiori
d’arancio. La resa è notevole, la distanza dall’originale nemmeno così
blasfema e se è vero che anche loro tendono a suonare un po’ tutto alla loro
maniera, quantomeno la loro maniera è originale, vivace, coinvolgente. Bravi,
bravi e chi se ne frega se il pubblico vi manda al ballottaggio, tanto vi
salvate.
Svelato l'arcano: Lorenzo Licitra... sono due (youtube.com) |
Ho lasciato per ultimo Lorenzo Licitra (voto n.g.) non solo perché si è esibito per ultimo – bella forza –
ma anche perché su di lui va fatto un discorso particolare. Quella matta della
Maionchi, probabilmente durante un’ischemia transitoria, gli assegna Miserere di Zucchero facendogli
interpretare sia la parte di Fornaciari che quella di Luciano Pavarotti, e il
risultato è veramente da dottor Frankenstein. Sono d’accordo con l’analisi di
Manuel sul fatto che alle audizioni il tenore ragusano sembrava poter
“contaminare” lirica e pop in maniera fruttuosa mentre da lì in poi lo scarto
tra i due generi è apparso sempre più marcato, ma onestamente a me l’esibizione
di Lorenzo ha fatto un’impressione particolare. Ricordate quei film degli anni
Cinquanta e Sessanta in cui Totò faceva quattro-cinque ruoli, ma ovviamente – visti
i mezzi dell’epoca – quando due personaggi interpretati da lui sono nella
stessa inquadratura quello di spalle è la controfigura e quello che parla
sembra ancora più innaturale? Ecco, più che Lorenzo Licitra mi è sembrato Totò Diabolicus. Fedez continua a
battere sul tasto che comunque andrà in finale, ma ne siamo così sicuri?
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