XFactor? E’ andato... in tilt

Ros e Sam&Stenn all'ultimo scontro (ansa.it)
Puntata millennial che sembra pensata per farci sentire un bel po’ di robaccia, invece tutto sommato le assegnazioni di questa settimana non si rivelano pessime. Al terzo live, però, mi sembra di poter affermare che complessivamente il cast di quest’anno sia meno dotato di talento rispetto alle edizioni precedenti. Chi non delude sono i giudici, che passano ancora una volta tutta la serata a menarsi senza pietà. Voto collettivo 4 ai quattro dell’Ave Maria: che ne dite di farci sentire un po’ di musica buona e soprattutto cantata bene, e poi se volete litigate in camerino? Se non è troppo disturbo, sia chiaro. Per sovrammercato, all’ultimo scontro concordano un “tilt” che personalmente mi sta bene perché salva i Ros che altrimenti sarebbero stati eliminati – e lì sì che mi sarei incazzato – ma che, se lo fai prima delle elezioni, è roba che ti fa arrestare. Mi sa che in tilt ci sono proprio andati loro, e visto che a parte questo non c'è un filo conduttore, stavolta mi limito a delle vere e proprie pagelle. Così, per mettere ordine nel caos.

Camille Cabaltera (Royals, Lorde) 7
Camille Cabaltera (quotidiano.net)
Il brano della cantante neozelandese, pubblicato in proprio quando Lorde aveva 16 anni, nasce nella cameretta un po’ come la storia di Camille a XFactor. Tecnicamente super, magari stavolta non è precisissima sugli acuti ma conferma la buona impressione destata nello scorso live a proposito della capacità di muoversi sul palco. Brava è brava sul serio, specie sul rap che fa smadonnare Fedez che l’avrebbe voluta in squadra, personalmente non comprerei i suoi dischi perché non mi smuove granché, ma sticazzi.

Ros (Supermassive black hole, Muse) 7,5
Come è noto, loro sono forse i miei preferiti ma già nei primi live avevano un po’ mostrato la corda a causa della tendenza a “Rossizzare” qualunque assegnazione. A quel punto Manuel Agnelli deve aver pensato: con un brano che fa parte delle loro influenze  non ci saranno problemi. In realtà la fanno meno punk del solito, sulla menata della pentatonica sorvolo ma l’esibizione è davvero convincente. Infatti vanno al ballottaggio, perché per una bella edizione di merda ci vuole anche un bel pubblico di merda. Più ragionevolmente, il punto è non sono mainstream come altri concorrenti e quindi non faranno tanta strada nel talent.

Lorenzo Licitra (Sere nere, Tiziano Ferro) 6
Mara pro domo sua con un pezzo prodotto da lei. Esame non facile per il tenore leggero ragusano (dire “tenore di grazia” fa troppo nerd, vero?). Lui è sempre preciso, stavolta non sembra Michael Bublè ma gli manca quella qualità di cantare tra le battute indispensabile per i versi spesso ipermetri di Tiziano Ferro. Nel complesso un passo indietro rispetto alle precedenti esibizioni, per una volta il riferimento di Fedez a Massimo Ranieri («che cazzo dici?» la pacata replica della Maionchi) non mi è spiaciuto tanto perché, al di là delle sue qualità, l’ha fatta veramente tanto melodica.

Samuel Storm (Super rich kids, Frank Ocean) 5
Fedez e Samuel Storm in Oceans' Fourteen
La scorsa puntata era convalescente, ma stavolta è difficile immaginare che giustificazione possa portare Samuel domani alla prima ora. Più che Frank Ocean, per abbigliamento e sussiego sembra George Clooney in Ocean’s Eleven, vocalmente è gradevole ma del tutto privo di intensità e grinta. I giudici lo fanno a pezzi e – così come un onesto Fedez, giusto rendergli merito – mi sento di condividere i loro giudizi. Avrebbe meritato lui di andare all’ultimo scontro, per clamoroso che possa sembrare, tanto che lo stesso Fedez sembra non crederci quando viene salvato. Ex favorito, ormai.

Maneskin (Somebody told me, Killers) 8
E se vincessero loro? I Killers sono veramente tanto, tanto nelle loro corde ma loro inanellano un’altra prestazione memorabile. Il cantante Damiano è appena un po’ sotto il suo standard dal punto di vista vocale, ma la presenza scenica è intatta; il pubblico proprio non ce la fa a non impazzire, i giudici si accodano ma il danno glielo fa Manuel Agnelli che deve per forza stravincere e tira in ballo gli Stones.

Rita Bellanza (Lost on you, LP) 4
Canzone originale altissima portata almeno quindici-sedici ottave sotto specie nella strofa, e con tutto questo è calante assai sul registro alto. La resa è fredda come una caldaia rotta in questo inizio d’inverno, e al di là degli errori questo proprio non me lo aspettavo. La Sciarelli indaga.

Enrico Nigiotti (Il mio nemico, Daniele Silvestri) 7
Enrico Nigiotti con Cattelan
Canzone che amo molto, di un cantautore poco pubblicizzato ma bravissimo e originale. Fatta voce e chitarra è un po’ limitante perché punta più sul testo che sulla melodia, ma Nigiotti ha personalità per cantarla, fortuna che nel ritornello entrano basso e batteria altrimenti mi sarei fatto due palle. Invece si fa ascoltare con piacere, anche se Fedez e Manuel da quell’orecchio proprio non ci sentono (oddio, le bestemmie di Mara le hanno sentite eccome).

Sam&Stenn (Electric Feel, MGMT) 5
Un po’ Frankie Goes to Hollywood, un po’ Village People: Sam&Stenn si perdono nella messinscena e cantano pochino, peraltro su un brano dimenticabilissimo e che loro fanno uguale a tutti gli altri. Escono forse non del tutto con merito, perché erano stati tra i concorrenti capaci di far vedere progressi da una puntata all’altra e soprattutto un’identità precisa, il che non guasta. Dubito però che leggeremo il loro nome nelle classifiche. Cattelan (voto 5) approfitta per infilarci la frase decisa nel suo programma in radio ma sbaglia pure lui e invece di «conglomerato bituminoso» sforna un agghiacciante «conglomerato bitumico».

Gabriele Esposito (Growing Up, Macklemore feat. Ed Sheeran) 6,5
Se sei genitore, questo pezzo – che non conoscevo – non può lasciarti indifferente. Gabriele, che resta un concorrente versatile e preparato, ha i suoi motivi supplementari per cantarla con l’anima e mi è parso che sia arrivato più di altre volte. Unica pecca: i due soggetti intenti nel kata (credo) alle spalle di Gabriele davanti agli schermi con gli uccelli sembravano Tony Bonji che fa le ombre cinesi in playback a Italia’s got talent. Levante e Fedez caricano a pallettoni, secondo me esagerano.

Andrea Radice (Need a dollar, Aloe Blacc) 6,5
Pezzo R&B perfettamente nelle sue corde, anche se la sensazione che canti sempre più o meno la stessa cosa e più o meno allo stesso modo resta. Esibizione comunque di buon livello e non sono d’accordo con Manuel: facciamolo cantare in napoletano e l’effetto Funiculì funiculà è assicurato. Certo, il suggerimento di Fedez sui 99 Posse potrebbe non essere male. Se però riesce a bombarsi l’insegnante di inglese ha tutta la mia stima.
"Du iu spicc inglisc? Iess ai du"

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