Messina: la presidenza dell’Amam? A Gino Sturniolo
Renato Accorinti (repubblica.it) |
Al netto ovviamente
del parere della Corte dei Conti sul bilancio di previsione 2015, che ci dirà
se sia possibile amministrare Messina nel prossimo biennio o meno, e dopo il
“via libera” al consuntivo 2014 da parte del Collegio dei revisori dei conti
con le contestuali (e sospirate) seconde dimissioni del presidente Dario
Zaccone il cui “tira e molla” mi ha ricordato tanto un vecchio revisore dei
conti della Provincia, tale… Franco Rinaldi, ci sono almeno due o tre
circostanze eccezionali che portano a pensare che da questa fase l’esecutivo
che ha alimentato nei messinesi tante speranze – pur in buona parte deluse, ma
su questi temi servirà un post specifico – possa trarre la linfa, l’energia e
le motivazioni per cambiare il corso di questo mandato.
Francantonio Genovese e Paolo David |
La prima
circostanza, ovviamente, riguarda il consiglio comunale. La schiacciante
maggioranza targata PD che era venuta fuori dalle urne (29 consiglieri su 40
contro i 7 del centrodestra e i 4 di “Cambiamo Messina dal Basso”) è
praticamente implosa, un po’ per la transumanza verso Forza Italia al seguito
del pastore Francantonio Genovese e un po’ per gli inciampi giudiziari di
diversi consiglieri: non solo l’inchiesta “Matassa” che ha portato all’arresto
di Paolo David, ma anche “Gettonopoli” che ha gettato una luce sinistra –
ancorché non un fulmine a ciel sereno – sulla reale natura della nostra
rappresentanza nell’aula di Palazzo Zanca.
Nina Lo Presti e Gino Sturniolo (tempostretto.it,) |
Questo punto merita
una piccola divagazione, che riguarda ovviamente le dimissioni di Gino
Sturniolo e Nina Lo Presti. Ho letto su organi di stampa e social media reazioni che vanno nella stragrande maggioranza dalla
solidarietà all’ammirazione fino alla proposta di canonizzazione, ma se avete
la pazienza di seguirmi – prima che si arrivi a cambiare nome al Monumento ai
Caduti – avrei qualche rilievo in proposito. Premetto che le mie considerazioni
riguardano esclusivamente l’aspetto politico e non quello personale, visto che
non conosco bene nessuno dei due pur stimandoli entrambi per le capacità e
l’impegno. (E non è un modo di dire.) Ma tanto per cominciare, già durante la
campagna elettorale nell’entourage di
Accorinti c’era un vorticoso giro di
scommesse sulla data in cui Nina Lo Presti avrebbe lasciato CMdB per il Gruppo
Misto, e confesso di essermi fatto ingolosire io stesso dalla quota 3,25 alla
quale era dato il suo abbandono ancor prima dell’elezione. (Ho sbagliato, sì,
ma non di molto.)
In tanti avevano
addirittura sconsigliato a Renato di metterla in lista, ritenendola una sorta
di “quinta colonna” del centrosinistra, ma evidentemente l’amicizia con Nina e
soprattutto con il marito Nino Urso (amicizia duramente messa alla prova anni
fa da qualche casino nella gestione del Campo “Santamaria”) ha prevalso. Il che
va benissimo. Però, praticamente sin dalla seduta d’insediamento, la Lo Presti
è stata di fatto un consigliere di opposizione: è passata al Gruppo Misto dopo
pochi mesi – non ricordo adesso chi abbia vinto la scommessa – e da lì non ha
fatto che lanciare bordate contro l’Amministrazione. A volte, anzi spesso a
ragione, altre volte a torto e comunque (opinione mia) sempre in maniera
plateale e mediaticamente redditizia.
Antonio Mazzeo e Accorinti uniti nel nome di Tsipras |
Quanto a Sturniolo,
se dovessi dare una chiave di lettura del suo percorso – ma chi me l’ha
chiesto? – penserei a una sorta di sindrome “non-gioco-più-me-ne-vado”: avete
presente quando il proprietario del pallone si spazientisce perché agli altri non
piacciono le sue regole e li lascia senza pallone? Questo non vuol dire che le
regole che voleva mettere non fossero almeno in parte giuste o condivisibili,
però a mio modo di vedere l’errore commesso da alcune delle migliori risorse inizialmente
al fianco di Accorinti è stato proprio non accettare che, per divergenze o
magari per impossibilità, le loro soluzioni (anche colpevolmente) non venissero
adottate. E, invece di provare comunque a contribuire, a cercare mediazioni che
portassero ugualmente a qualche risultato, si sono portati via il pallone:
penso non solo a Sturniolo, ma anche a Clelia Marano, Antonio Mazzeo e così
via.
Oggi “Cambiamo
Messina dal Basso” dovrebbe decidere se oltre a Maurizio Rella (che dovrebbe
aver aderito a Sinistra Italiana e che non mi immagino granché allineato specie se penso alla scenata contro Accorinti dopo la manifestazione per la
scuola, in realtà frutto delle scorie per il mancato ingresso in aula) sarà
Cecilia Caccamo o Enrico Di Giacomo a subentrare in consiglio comunale: spero
ovviamente che la first lady rinunci,
l’ultima cosa che ci serve sono accuse di familismo, nepotismo o partnerismo
anche se ovviamente non si tratta di una nomina fiduciaria ma elettiva, quindi
sarebbe nel pieno diritto della prima accettare. E per una maggioranza –
chiamiamola così – che sin dalle elezioni è stata numericamente “asfaltata” dal
centrosinistra genovesiano, la scissione nel Pd e i nuovi ingressi come Gaetano
Gennaro, già consigliere comunale con “Vince Messina” di Antonio Saitta,
potrebbero contribuire a creare il clima per un dialogo nuovo.
Termini e La Rosa con l'Amministrazione |
L’altro turning point è la situazione dell’Amam:
le accuse di truffa al presidente Leonardo Termini e la scadenza del mandato
del direttore generale Luigi La Rosa, il principale artefice del disastro dell’Azienda
negli ultimi vent’anni, forniscono l’occasione per dare una svolta in più
sensi. Ma anche qui c’è stato un errore del sindaco: non cacciare entrambi dopo
l’infinita emergenza idrica dei mesi scorsi, frutto del menefreghismo di sempre
(andate a guardare negli anni quanti milioni di euro sono stati spesi per
impianti mai messi in opera e manutenzioni mai effettuate) e che le improvvide
e non concordate dichiarazioni di Termini hanno finito per far sembrare colpa
di Accorinti. Ora il presidente recalcitra e non vuole lasciare: ebbene, il
sindaco lo cacci con un provvedimento motivato (i motivi non mancano) e vada
avanti, anche nella direzione della SuperAmam o meglio ancora nell’ottica di un
ritorno alla gestione in house, con
la cancellazione di tutte queste municipalizzate, aziende speciali e così via
che si sono rivelate solo dei “carrozzoni” costosissimi.
Eh, ma bisogna
trovare un presidente all’altezza (oltre che un direttore generale finalmente
capace, ma per quello ci sarà una selezione pubblica): la mia proposta? Affidare
l’Amam proprio a Gino Sturniolo, non solo perché quello delle dimissioni nel
momento difficile è un esercizio sin troppo comodo, ma anche per ritrovare
finalmente il suo contributo in una situazione in cui non si senta inutile o
delegittimato e per riaprire il dialogo, appunto, con le Clelia Marano, gli
Antonio Mazzeo e gli altri “eretici” della cordata (anche se questo farà venire
l’orticaria a qualche nuovorizzontino – si dice così? – di stretta osservanza).
Poi, certo, sono
tante le cose che Accorinti dovrebbe cambiare per dare una scossa alla sua amministrazione
indebolita soprattutto dai tanti errori commessi: ma ne parliamo la prossima
volta.
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