NBA: gara-3 se non la vinci t'ammazza. Se non sei il Fasullo

Russell Westbrook e Steph Curry (nba.com)
Le finali di Conference della Nba sono al primo giro di boa dopo le due gare giocate sul campo della squadra meglio classificata nella stagione regolare (domani si gioca gara-3 tra Oklahoma City Thunder e Golden State Warriors, già stanotte si riparte tra Toronto Raptors e Cleveland Cavaliers) e l’esito, finora, non ha ricalcato il pronostico della vigilia – il mio, intendo – solo nella serie a Ovest.

Ebbene sì, i meravigliosi Warriors di Steph Curry si sono inceppati nel secondo tempo di gara-1 dopo essere stati sopra di 13 all’intervallo, mostrando di poter a tratti subire fisicamente lo strapotere di OKC che, però, per permettersi quintetti con Adams e Kanter e, a ben vedere, persino con Ibaka e uno dei suddetti può solo sperare che Golden State non segni con continuità da tre punti, l’arma con la quale vive e muore. Ne abbiamo avuto una riprova nel terzo quarto di gara-2 quando i 15 punti in 4’ di Curry, conditi ovviamente da una serie di triple impossibili, hanno spezzato la partita aprendo la strada al “trentello” che ha significato l’1-1 nella serie.

Harrison Barnes, prodotto di North Carolina (nba.com)
Si giocano ora due gare alla Chesapeake Energy Arena, dove in stagione regolare il due volte Mvp della Lega l’ha vinta con una “granata” da centrocampo a 6 decimi dalla sirena dell’overtime (118-121). Non vuol dire nulla, così come il 3-0 maturato prima dei playoff a favore sempre dei Warriors che ora devono conquistare almeno una tra gara-3 e gara-4 per riprendersi il vantaggio del fattore campo. Direi che ci riusciranno stasera (tanto domani in caso contrario modifico questo post!) e resto dell’idea che possano tranquillamente vincerle entrambe e portarsi sul 3-1. Molto dipenderà da loro, in particolare da un Klay Thompson meno costante del solito e da un Harrison Barnes incredibilmente evanescente, ma – ripeto – soprattutto dalle percentuali dall’arco che potrebbero costringere OKC ad abbassare i quintetti accettando il ritmo dei Warriors. Va detto che Russell Westbrook, Kevin Durant e compagnia amano anche loro correre, ma se il numero di possessi si alza esponenzialmente hanno già perso pur conquistando 30 rimbalzi in più degli avversari. Certo, Golden State dovrà anche tornare a difendere in maniera scintillante come ha fatto finora…

Ecco cosa pensa Phil Jackson della partenza in palleggio di LeBron James
Dall’altro lato del tabellone si sta consumando l’ennesimo glorioso capitolo dell’epopea di LeBron James che intitoleremo Fasulleide. (Sembra il nome di una di quelle parodie di Topolino, vero?) La decima vittoria consecutiva nei playoff degli imbattuti Cavs, che hanno eguagliato i San Antonio Spurs del 2012 e sono a un successo dal record dei Los Angeles Lakers del 1989 e del 2001, magari non è proprio Molto rumore per nulla ma poco ci manca. “Poco ci manca” perché la concorrenza nella Eastern Conference è veramente ridicola, e se Toronto in stagione regolare ha vinto una sola partita in meno di Cleveland giocando con Bismarck Biyombo centro titolare è un problema di Cleveland. I Detroit Pistons incontrati al primo turno e gli Atlanta Hawks dominati in semifinale di Conference, se fossero stati a Ovest, probabilmente non avrebbero nemmeno conquistato i playoff, e di sicuro i Raptors sarebbero stati lontanissimi dalla testa di serie numero 2. Finirà 4-0 anche questa serie? Più che probabile, ma – a meno che tra Golden State e OKC si vada alla settima – il vantaggio derivante da questo relativo riposo rispetto alle battaglie stile Trono di Spade che si combattono sull’altra costa mi sembra oggi meno importante. Sarà l’uscita di scena degli Spurs…

Kevin Love e Kyrie Irving del Cleveland Cavs (cbssports.com)
Comunque, avendo finalmente visto un paio di gare dei Cavs per intero (di solito mi annoio troppo), non posso non riconoscere i progressi fatti sia da LeBron James, che ormai da tutto l’anno – a costo di risultare più statico e dover andare “uno contro uno” solo di potenza – non fa più sempre “passi” in partenza quando penetra, sia dalla squadra che l’uomo da Akron di fatto allena dopo aver silurato David Blatt a favore di Tyronn Lue, uno che sul parquet viene ricordato solo per aver difeso sorprendentemente bene su Allen Iverson nelle Finali del 2001.


Anche qui, però, c’è una “clausola “Warriors”: Cleveland sta tirando da tre punti con percentuali stellari e su un numero di tentativi altissimo, sia per gli spazi creati – e sfruttati con gli scarichi – da King James sia per l’obiettivo talento delle altre “stelle” del suo roster, ovvero Kyrie Irving e Kevin Love, e per la capacità dei role players di prendere e mettere questi tiri anche in frangenti importanti. La sera in cui non la metteranno, o perché gira storta o perché la difesa di turno si adegua in maniera più efficace, li vedo proprio male. Magari il Fasullo (che è un campione, sia chiaro: faccio semplicemente il mio mestiere di hater) ricomincerà a fare “passi” in partenza…

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