martedì 3 maggio 2016

Playoff Nba, chi si... rompe è perduto

Chris Paul e Blake Griffin dei Los Angeles Clippers
I playoff della Nba hanno chiuso avantieri notte, con le gare-7 tra Miami e Charlotte e tra Toronto e Indiana, un primo turno nel quale soprattutto gli infortuni hanno fatto sballare i pronostici. Fuori i Clippers, privi delle loro “stelle” Chris Paul e Blake Griffin, da gara-4 della serie con Portland; fuori i Celtics che hanno dovuto fare a meno dei 15 di media e della difesa di Avery Bradley cedendo agli Hawks; fuori gli Hornets che nonostante i “ko” di Nicholas Batum e soprattutto di Michael Kidd-Gilchrist hanno avuto il match-point in casa, avanti 3-2, ma sono stati rimontati e poi travolti dagli Heat in gara-6.
Steph Curry in borghese con Leandrinho Barbosa
Non hanno minimamente rischiato di uscire, anzi hanno perso solo gara-3 di un punto grazie a una magia del “Barba” James Harden, i campioni di Golden State che però fremono in attesa di notizie sul doppio infortunio di Steph Curry, out a causa della caviglia dopo un primo tempo monstre di gara-1 e messo in… ginocchio in gara-4 da una distorsione al legamento collaterale. I Warriors sono già avanti 1-0 sui Portland Trailblazers e attendono il loro Messia e Mvp in pectore) per gara-3 di sabato. Contro i Clippers, Portland era praticamente sott’acqua dopo le prime due partite nelle quali Chris Paul si era mangiato Damian Lillard e compagnia; il “crac” alla mano del play da Wake Forest ha totalmente capovolto l’inerzia della serie e i Blazers si sono guadagnati il passaggio del turno. Una vera e propria “ciliegina” su una stagione iniziata senza quattro quinti dello starting five (Matthews, Batum, Aldridge e Robin Lopez) e che sarebbe dovuta essere esclusivamente di transizione, ma che invece li ha portati a una sorprendente semifinale di Conference: merito del coach Terry Stotts, secondo a breve distanza dall’inarrivabile Steve Kerr nelle votazioni per allenatore dell’anno, del loro leader Dame Lillard e del giocatore più migliorato nella Nba, CJ McCollum.
L’altra semifinale vede affrontarsi i San Antonio Spurs reduci dallo sweep, secondo pronostico, dei Memphis Grizzlies (privi di Marc Gasol e Mike Conley, a proposito di infortuni) e gli Oklahoma City Thunder che si sono sbarazzati in cinque partite di Dallas, altra storia incredibile di questa stagione Nba. I Mavericks, per ricostruire in quella che si pensava potesse essere l’ultima annata di Dirk Nowitzki, avevano puntato tutto su DeAndre Jordan che dopo aver firmato è stato letteralmente “sequestrato” dai compagni di squadra dei Clippers finché non ha cambiato idea; dopo l’ottima presa di un Deron Williams tutt’altro che – come pensavano gli altri – sul viale del tramonto, ha perso Chandler Parsons per tutta la stagione ma ha comunque messo insieme una stagione notevole grazie alle magie di coach Rick Carlisle. Siamo sull’1-1 dopo il contestato upset di OKC in gara-2 (sì, era fallo di Waiters sulla rimessa, ma gli Spurs hanno comunque rubato palla e tirato sei-settecento volte per vincere), San Antonio resta favorita ma gara-3 è già decisiva. Dall’altro lato, se rientra Curry non c’è storia, altrimenti le partite a Portland saranno tutt’altro che semplici per i campioni in carica.
Kevin Love, LeBron James e Kyrie Irving, le tre "stelle" dei Cleveland Cavs
A Est, per una volta, i Cleveland Cavaliers non stanno patendo gli infortuni e stanno verificando quello che al Draft 2011 avevano visto in Kyrie Irving reduce da una sola stagione (anzi, mezza) a Duke. Il play ne ha già vinte un paio e, insieme a un LeBron James “in missione” e al contributo di Kevin Love, i Cavs sono ancora imbattuti i questi playoff: 4-0 ai Detroit Pistons e 1-0 in semifinale di Conference contro Atlanta. L’altra serie mette di fronte Toronto e Miami, entrambe passate dalle “forche caudine” di una gara-7 rispettivamente contro Indiana e Charlotte. Gli Heat con Chris Bosh (fuori dall’All Star Game per l’infortunio al polpaccio) passerebbero il turno, così è una serie equilibratissima.
Ma andiamo a vedere se e quanti pronostici ho preso: a Est l’unico errore è stata la vittoria degli Atlanta Hawks sui Celtics, a Ovest il “ko” dei Clippers con Portland. Pensavo peggio, onestamente. E ora? Le finali di Conference: confermo che per me saranno Golden State contro, comunque, San Antonio e di là Cleveland contro Miami. Ribadisco anche il pronostico per la finale: GSW versus Cleveland e secondo anello in fila per i Warriors e Steph Curry.


La guerra dei cloni: Luke Walton e Steve Kerr
Infine, i premi individuali: il miglior difensore è anche quest’anno Kawhi Leonard e anche quest’anno lo avrei dato a Draymond Green, il giocatore più migliorato non poteva che essere CJ McCollum mentre il premio di sesto uomo dell’anno a Jamal Crawford è fin troppo condizionato da quello che il giocatore dei Clippers fa in attacco e non condivido. In attesa del Rookie of the Year e dell’Mvp, giusto celebrare il premio di allenatore dell’anno a Steve Kerr e, per quota parte, all’assistente Luke Walton (39-4 da head coach in avvio di stagione dopo una partenza-record da 24-0) che avrà il compito di ricostruire i miei Lakers. Per capirci, nemmeno papà Bill voleva che accettasse...

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