Playoff Nba, chi si... rompe è perduto
Chris Paul e Blake Griffin dei Los Angeles Clippers |
I playoff della Nba
hanno chiuso avantieri notte, con le gare-7 tra Miami e Charlotte e tra Toronto
e Indiana, un primo turno nel quale soprattutto gli infortuni hanno fatto sballare
i pronostici. Fuori i Clippers,
privi delle loro “stelle” Chris Paul e Blake Griffin, da gara-4 della serie con
Portland; fuori i Celtics che hanno
dovuto fare a meno dei 15 di media e della difesa di Avery Bradley cedendo agli
Hawks; fuori gli Hornets che
nonostante i “ko” di Nicholas Batum e soprattutto di Michael Kidd-Gilchrist
hanno avuto il match-point in casa, avanti 3-2, ma sono stati rimontati e poi
travolti dagli Heat in gara-6.
Steph Curry in borghese con Leandrinho Barbosa |
Non hanno minimamente
rischiato di uscire, anzi hanno perso solo gara-3 di un punto grazie a una
magia del “Barba” James Harden, i campioni di Golden State che però fremono in attesa di notizie sul doppio
infortunio di Steph Curry, out a causa della caviglia dopo un primo tempo monstre di gara-1 e messo in… ginocchio
in gara-4 da una distorsione al legamento collaterale. I Warriors sono già
avanti 1-0 sui Portland Trailblazers
e attendono il loro Messia e Mvp in
pectore) per gara-3 di sabato. Contro i Clippers, Portland era praticamente
sott’acqua dopo le prime due partite nelle quali Chris Paul si era mangiato
Damian Lillard e compagnia; il “crac” alla mano del play da Wake Forest ha
totalmente capovolto l’inerzia della serie e i Blazers si sono guadagnati il
passaggio del turno. Una vera e propria “ciliegina” su una stagione iniziata
senza quattro quinti dello starting five
(Matthews, Batum, Aldridge e Robin Lopez) e che sarebbe dovuta essere
esclusivamente di transizione, ma che invece li ha portati a una sorprendente
semifinale di Conference: merito del coach Terry Stotts, secondo a breve
distanza dall’inarrivabile Steve Kerr nelle votazioni per allenatore dell’anno,
del loro leader Dame Lillard e del giocatore più migliorato nella Nba, CJ
McCollum.
L’altra semifinale vede
affrontarsi i San Antonio Spurs
reduci dallo sweep, secondo
pronostico, dei Memphis Grizzlies
(privi di Marc Gasol e Mike Conley, a proposito di infortuni) e gli Oklahoma City Thunder che si sono
sbarazzati in cinque partite di Dallas,
altra storia incredibile di questa stagione Nba. I Mavericks, per ricostruire
in quella che si pensava potesse essere l’ultima annata di Dirk Nowitzki,
avevano puntato tutto su DeAndre Jordan che dopo aver firmato è stato
letteralmente “sequestrato” dai compagni di squadra dei Clippers finché non ha
cambiato idea; dopo l’ottima presa di un Deron Williams tutt’altro che – come pensavano
gli altri – sul viale del tramonto, ha perso Chandler Parsons per tutta la
stagione ma ha comunque messo insieme una stagione notevole grazie alle magie
di coach Rick Carlisle. Siamo sull’1-1 dopo il contestato upset di OKC in gara-2 (sì, era fallo di Waiters sulla rimessa, ma
gli Spurs hanno comunque rubato palla e tirato sei-settecento volte per
vincere), San Antonio resta favorita ma gara-3 è già decisiva. Dall’altro lato,
se rientra Curry non c’è storia, altrimenti le partite a Portland saranno tutt’altro
che semplici per i campioni in carica.
Kevin Love, LeBron James e Kyrie Irving, le tre "stelle" dei Cleveland Cavs |
A Est, per una volta, i
Cleveland Cavaliers non stanno
patendo gli infortuni e stanno verificando quello che al Draft 2011 avevano
visto in Kyrie Irving reduce da una sola stagione (anzi, mezza) a Duke. Il play
ne ha già vinte un paio e, insieme a un LeBron James “in missione” e al
contributo di Kevin Love, i Cavs sono ancora imbattuti i questi playoff: 4-0 ai
Detroit Pistons e 1-0 in semifinale
di Conference contro Atlanta. L’altra serie mette di fronte Toronto e Miami, entrambe passate dalle
“forche caudine” di una gara-7 rispettivamente contro Indiana e Charlotte. Gli Heat con Chris Bosh (fuori dall’All Star
Game per l’infortunio al polpaccio) passerebbero il turno, così è una serie
equilibratissima.
Ma andiamo a vedere se
e quanti pronostici ho preso: a Est l’unico errore è stata la vittoria degli
Atlanta Hawks sui Celtics, a Ovest il “ko” dei Clippers con Portland. Pensavo
peggio, onestamente. E ora? Le finali di Conference: confermo che per me
saranno Golden State contro, comunque, San Antonio e di là Cleveland contro
Miami. Ribadisco anche il pronostico per la finale: GSW versus Cleveland e secondo anello in fila per i Warriors e Steph
Curry.
La guerra dei cloni: Luke Walton e Steve Kerr |
Infine, i premi
individuali: il miglior difensore è anche quest’anno Kawhi Leonard e anche quest’anno lo avrei dato a Draymond Green, il
giocatore più migliorato non poteva che essere CJ McCollum mentre il premio di sesto uomo dell’anno a Jamal Crawford è fin troppo
condizionato da quello che il giocatore dei Clippers fa in attacco e non
condivido. In attesa del Rookie of the Year e dell’Mvp, giusto celebrare il
premio di allenatore dell’anno a Steve
Kerr e, per quota parte, all’assistente Luke Walton (39-4 da head coach in avvio di stagione dopo una
partenza-record da 24-0) che avrà il compito di ricostruire i miei Lakers. Per
capirci, nemmeno papà Bill voleva che accettasse...
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