Basket: Orlandina, forse stavolta non è un affare
Enzo Sindoni con il figlio-gm Giuseppe |
Premessa doverosa, per
prevenire qualunque equivoco: a Capo d’Orlando sono i migliori. Dei geni. Hanno
costruito in poche mosse un “giocattolo” cestistico praticamente perfetto
partendo da un ambiente fantastico, che vive per il basket ma senza mettere
troppa pressione, da uno spirito che sono bravissimi a trasmettere subito a
giocatori e allenatori, da una competenza nemmeno così usuale anche a questi
livelli.
Ecco perché, quando negli
anni è accaduto che un giocatore importante lasciasse l’Orlandina a stagione in
corso per approdare in lidi più prestigiosi (e remunerativi), nessuno ha mai
dubitato della bontà delle scelte societarie. Intanto perché il p rincipio è
sempre lo stesso indipendentemente dal singolo da inserire nel contesto tecnico
e ambientale, poi perché c’è comunque l’Harry Potter della palla a spicchi,
Peppe Sindoni, pronto a pescare nel sommerso un altro piccolo/grande fenomeno.
Esempi? Nel campionato 2007/2008 Drake Diener andò via a metà stagione per vincere
il titolo e giocare l’Eurolega a Siena, ma l’Upea di coach Meo Sacchetti chiuse
comunque al sesto posto centrando una storica qualificazione ai playoff
scudetto. E’ successo altre volte, per esempio due anni fa proprio con
Dominique Archie, e non c’è dubbio che si sia trattato sempre di operazioni
molto positive per il club paladino.
Bruno Fitipaldo (euroleague.net) |
Stavolta – è notizia
delle ultime ore – tocca a Bruno Fitipaldo, playmaker della Nazionale
uruguaiana sul quale è letteralmente piombato il Galatasaray. Il ragazzo,
attraverso il suo agente, ha espresso il desiderio di giocarsi questa chance in Eurolega, e come è da sempre
la politica dell’Orlandina non è stato trattenuto contro la sua volontà anche
se, a differenza di altre volte, con il budget più basso dell’intera Lega A non
c’era la necessità economica di cedere il suo contratto per incassare un ricco buyout. D’altra parte, la classifica è
lusinghiera: quinto posto a pari merito con Caserta (7 vittorie e 5 sconfitte)
e un “PalaFantozzi” versione fortino con un solo “ko” per quella che gli
addetti ai lavori davano, nei pronostici prestagionali, come sicura retrocessa.
Di questo ennesimo “miracolo”
sportivo, Bruno Fitipaldo è stato fin qui l’Mvp e principale interprete. Con
una incidenza sui numeri – ma non solo – della squadra tale da giustificare
qualche preoccupazione sul resto della stagione (anche se ora Sindoni junior
tirerà fuori dal cappello qualche altro... coniglio, come l’anno scorso il favoloso
Ryan Boatright). Fitipaldo infatti, arrivato a Capo d’Orlando reduce da un
bronzo ai Sudamericani (a 11 punti e 5.5 assist di media) con vittoria nella
finale 3.-4. posto sull’Argentina, in Lega A ha ulteriormente alzato il suo
livello e, al momento di lasciare la Sicilia, viaggia a 15 punti e 7.5 rimbalzi
di media in 32’ di utilizzo con meno di dieci tiri a partita (quasi il 45% dal
campo) e l’85% ai liberi. Il suo “plus-minus”, ovvero la differenza nel
punteggio relativa ai minuti in cui è stato in campo? Un ottimo +6,6. Se
parametriamo queste cifre a quelle totali di squadra, vediamo che le sue manine
dorate hanno prodotto direttamente (tra canestri e assist) 30 punti di media
sui 79 realizzati dall’Orlandina, piazzata a metà classifica nella specialità.
E se il “plus-minus” di squadra è +4,5 significa che Fitipaldo ha inciso ben
più della media. Anzi, a guardare solo le gare vinte le sue cifre sono ancora
più impressionanti: 16.6 punti, 7.4 assist, 3 rimbalzi, 50% da due, 47%
abbondante da tre, 85% ai liberi e +11,9 di “plus-minus”. Per non parlare degli
acuti, come i 33 punti (con 6/8 da tre e 44 di valutazione) che hanno fruttato
la finora unica vittoria in trasferta, a Brescia.
Pozzecco e Tamar Slay durante un time-out di Meo Sacchetti |
Si può quindi lasciar
andare a cuor leggero – ferma restando la sua volontà e la linea condivisibile
del club di non forzare la mano – un giocatore dall’impatto simile? Quando
Diener andò a Siena, lasciò una squadra che aveva comunque Tamar Slay e CJ
Wallace (e non cito Pozzecco); al di là di chi arriverà, questa Orlandina che è
tra le migliori difese del campionato con 75.5 punti subìti ha al suo interno
la forza, la capacità, la... luce per continuare a brillare? E soprattutto:
dopo il ritiro di Basile, con Nicevic messo all’angolo da età e infortuni, ha
nel suo roster un potenziale leader che guidi la transizione verso una nuova
identità di squadra?
Partiamo dalle partite
che la Betaland giocherà probabilmente senza nuovi innesti: stasera ad Avellino
(dove, per tradizione paladina, finirà o con un -30 o con una vittoria esterna),
il 2 gennaio in casa con Brindisi e l’8 a Pesaro. Poi c’è la pausa, quindi il
momento ideale per inserire un giocatore. Ma fino ad allora toccherà a Tommy
Laquintana supplire alla pesante assenza in termini tecnici (con l’aiuto di
Diener), anche se il play pugliese non sta giocando benissimo (5.8 punti, 1.8
assist in 20’ di media) e soprattutto, con lui in campo, la squadra tende ad
andare sotto nel punteggio (-5,3 di “plus-minus”); sul piano della leadership, invece, è chiaro che il
primo a dover fare un passo avanti sarà Dominique Archie, fin qui addirittura
chirurgico anche grazie alla regia di Fitipaldo (14.3 punti, 6.6 rimbalzi,
vicino al 60% da due e al 50% da tre!). Poi, chiaramente, saranno lo stesso
Diener (9.9 in 28’, 56% da due e 44% da tre) e l’altro giocatore di esperienza
internazionale, Milenko Tepic (8.6 più 6.6 rimbalzi giocando quasi sempre fuori
ruolo), a dover portare la croce un po’ più di adesso. Perché i vari Iannuzzi,
Delas, i giovani e talentuosissimi Stojanovic e Perl sono, in un contesto di
Lega A, dei buoni comprimari ma non delle “stelle”.
Non è escluso che da queste
tre partite dipenda anche la scelta del sostituto di Fitipaldo: se Laquintana
dovesse esplodere, o quantomeno tenere il campo con ritrovata autorità anche da
titolare, non sarebbe una bestemmia puntare piuttosto su un lungo, settore nel
quale la coperta biancazzurra si è rivelata, per peripezie varie, piuttosto
corta. Ma a questo, ovviamente, penserà Harry Potter.
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