sabato 26 ottobre 2013

X Factor 7: La creatura del Dr. Morganstein (Non si fa Mika così, Elio!)

E così, il mio preferito è già sul treno per Livorno. Lorenzo Iuracà, ventenne (o poco più) toscano probabilmente di origini calabresi visto il cognome, è il primo eliminato della settima edizione di X Factor, direi ingiustamente visto che era un cantante e un personaggio di un certo interesse e che nella prima manche della puntata inaugurale dello show di Sky aveva anche cantato piuttosto bene, con presenza scenica e personalità oltre che intonazione.
Lorenzo Iuracà, primo eliminato di X Factor

         Le due cose più giuste della serata gliele ha dette Elio, anche se non ho per nulla condiviso la sua scelta di eliminare Lorenzo quando poteva toglierci subito dalle balle i Freeboys, praticamente i Neri per Caso vestiti da One Direction (o viceversa) che invece sono destinati ad ammorbarci ancora per qualche settimana, col rischio che via via le ragazzine s'innamorino e questi tre (abbastanza insulsi) sedicenni ce li ritroviamo dritti in finale. Vedrete, vedrete. Anche perché – ne parleremo – a dispetto dei proclami questa è certamente l'edizione meno brillante, dal punto di vista dei talenti, da quando X Factor è passato con squilli di tromba sul satellite.

         La prima “perla di saggezza” che il sciùr Belisari in arte Storie Tese ha regalato  a Lorenzo è la definizione di “prima vittima degli esperimenti di Morgan”, dal momento che il giudice finto biondo gli aveva assegnato un pezzo di Luigi Tenco. Carino, anche; ma dài, Tenco a primo giro... Allora dillo che il ragazzo lo vuoi morto! Peraltro, i chiodi nella bara Iuracà se li è messi da solo quando per l'ultimo scontro ha scelto come cavallo di battaglia Emozioni di Lucio Battisti, pezzo che – seconda perla di saggezza di Elio – “o lo canti in maniera indimenticabile o ti distrugge”. Eh, la seconda che hai detto.

         Morgan, come saprete, non l'ha presa benissimo e dopo essere stato oggetto di tre quarti d'ora ininterrotti di insulti Elio ha pensato che tutto sommato, anche se lo pagano per rimanere fino a metà “Extra Factor”, il malato di mente poteva pure continuare da solo. “Morgan, ora smettila!” di Matteo Bordone detto Er Moviola l'acme della figuraccia dell'ex Bluvertigo. Peraltro, uno dei pochi argomenti che il povero Elio ha opposto all'ira funesta del suo concittadino trasfigurato in Arisa è stato: “Ma anche Mika ha votato per eliminare Lorenzo, non solo io...”.

         Detto questo, e detto che lo show (nella sua immutabile essenza, sempre uguale a se stesso salvo che nella grandeur, di anno in anno più pronunciata) ha funzionato come al solito al di là dei rutilanti dati di ascolto che non mi interessano, nuntio vobis gaudium maximum: il ritorno della Pompa. Per la gioia di Mika, di mamma Pompa e di papà Pompa (sembra la famiglia di Peppa Pig), la dotatissima Roberta avrà un'altra chance dopo l'inopinata eliminazione alle soglie del programma da parte del suo mentore: ripescata dal pubblico, giovedì affronterà Osso & Mr. Rain (anche loro bravini, specie Osso) per un posto tra i dodici-ormai-undici-che-per-allora-saranno-dieci.

         Ovviamente, dopo che l'avevo già pronosticata vincitrice e che il buon Lorenzo è tornato armi e basette a casina, tifo Pompa. Così vediamo se finalmente possiamo spaccare almeno un altoparlante, visto che quest'anno di Chiare Galiazzo, di Nice o di Nicole Tuzi non se ne vedono nemmeno col cannocchiale.

         Eccolo, il punto: nei giudici, la voglia di stupire ha probabilmente prevalso sull'aspetto tecnico o più in generale artistico, e così si trovano sul palco di X Factor – e per carità, ci piacciono praticamente tutti – più personaggi che cantanti: la Sinead O'Connor de noantri che ha più tatuaggi che capelli e che però ha fatto Seven Nation Army sottraendosi con grande bravura al “po-popopopopo-po” di prammatica (Gaia), la ex concorrente strafiga di Apprentice che ha studiato, sicuro, ma da qui a definirla “quella che canta meglio in questo X Factor” come ha fatto Elio ce ne corre (Aba), il botolo con pizzetto e occhialoni che parla – più che cantare – Max Gazzè con influenze riconoscibili da Buscaglione a... Fantozzi (Fabio), il papà crooner un po' in disarmo che trasforma i Radiohead in Tony Bennett o nel suo clone Michael Bublè (Alan), il ragazzo di paese con poca voce e tanti complessi che fa di Carte da decifrare una ninnananna un po' pesa (a proposito, ignorante d'un Morgan, non è per niente “una canzone poco conosciuta” di Ivano Fossati) e il trio un po' freak formato da due rapper sovrappeso e da un improponibile Easy Rider in ciabatte.

         Solo che questi ultimi, in particolare, hanno la sinistra abitudine di “scatenare l'inferno” ogni qualvolta salgono sul palco, cosa che mi garba anzichenò. Gli Ape Escape assurgono dunque al rango di miei preferiti insieme agli Street Clerks, con quelle facce un po' così da Soliti Idioti (anche loro toscani, del resto) e quelle voci da gente che canta assieme da sei-sette secoli, al Barbabarba del beatbox Andrea e alla ragazza con l'ukulele senza ukulele, la giovanissima Viò, tenutaria del passaggio vocalmente più difficile tra quelli sentiti nella prima puntata. Vedrete che li eliminano tutti, uno dopo l'altro.


P.S.: da quando ho visto la prima puntata delle audizioni continuavo a chiedermi: ma a chi somiglia 'sto Mika? Insomma, chi mi ricorda? Giovedì sera, finalmente, l'illuminazione: per aspetto fisico, parlata, atteggiamenti è preciso 'ntifico Stanlio. Fateci caso.

Nessun commento:

Posta un commento