Catenovirus 6-la vendetta: alla ricerca dell’arcinemico
Renato Accorinti e Cateno De Luca (stampalibera.it) |
E qualche giorno fa, puntuale come uno
squillo di Papa Bergoglio, la chiamata è arrivata: «Scusa, IlMaxFactor», ha
esordito il sìnnico con tono dimesso, «potresti tornare a scrivere di me, in
modo da riequilibrare i contenuti del tuo blog? Sono in astinenza da Catenovirus,
mi manca persino Cateno Laqualunque... So che a volte io per primo non sono
stato troppo educato, ma ’sto portoghese è proprio tinto! Dice che ho problemi
psichici! Cosa gli avrò mai fatto?». Alle mie rassicurazioni su un imminente
post ‘riparatore’, mi ha ringraziato calorosamente. Poi ha detto cazzo,
coglione e pompino per chiudere la frase in maniera consona.
Perché Cateno Laqualunque («Ah, sìììì,
finalmente...») non è abituato alle critiche. La sorte – sotto le sembianze di
una politica incapace e di una stampa intellettualmente disonesta – gli ha regalato
un biennio abbondante senza contraddittorio, altra faccia di una medaglia che
aveva visto il suo predecessore Renato Accorinti massacrato senza pietà e
spesso senza fondamento. In questo brodo primordiale di piccineria e
risentimento, Catenovirus («Sì, sì, sììììì...») ha eliminato tutto quello che
aveva fatto Accorinti – ha eliminato l’Atm, per esempio; curioso che nessuno
dei miei colleghi se ne sia mai accorto – e grazie al buddacismo dei messinesi ha
gettato le basi per un regno lungo e ricco di gloria. Per lui e per i suoi
consigliori, non certo per la città.
Cateno con quella cattivona del Prefetto (stampalibera.it) |
In realtà, Cateno – mi ha fatto capire –
vorrebbe IlMaxFactor come spin doctor,
altro che Ciccio Gallo. «Ho pensato a te come al mio Rocco Casalino», mi ha
sussurrato suadente mentre rabbrividivo e camminavo, come si dice, rasente al
muro. Ma gli ho spiegato che, dopo che tutti i suoi ultimi tentativi di
riprendersi la scena mediatica (culminati nella chiusura-farsa dell’hotspot di
Bisconte che non poteva chiudere, motivata con la positività dei migranti
fuggiti che non erano positivi) si sono conclusi con altrettante figuracce, la
situazione è ormai compromessa: hai voglia a postare foto mentre raccogli
cucuzze e fiori di zucca in quella specie di Arcadia che sarebbe Fiumedinisi,
un «braccia rubate all’agricoltura» prima o poi lo scippi.
Inoltre, nelle mie intenzioni, la saga
del Catenovirus («ahhhhhhhhhhhh, sì, ancora...») si era conclusa con l’episodio
“Catengers: Endgame”, nel quale si trasformava in Cathanos («hmmmm...») e,
indossato il Guanto dell’Infinito, schioccava le dita sterminando metà della
popolazione e trasformando Messina in una cittadina di appena centomila
abitanti, con case sfitte, posti di lavoro e... senza calabresi. Come
continuare? Serve un nuovo nemico, un antagonista degno del nostro eroe, e diciamolo
chiaramente: non può certo essere Alessandro Russo.
Alessandro Russo (dalla pagina Catenopoli-meme dalla Contea) |
Il consigliere comunale del PD è un tipo
troppo pulito, educato, pignolo: sembra un po’ il compagnetto secchione che fa
notare alla prof di filosofia che Kant sul libro non è come l’ha spiegato lei
in classe. Spulcia le delibere e argomenta, motiva, magari una volta su cento
sbaglia, ma di norma solleva problemi veri e Cateno – che nel merito non può
rispondere – non può fare altro che schiumare di rabbia e dargli del coglione. Avete
presente la scena dei Predatori dell’arca
perduta in cui Indiana Jones è minacciato da un sicario che per intimorirlo
fa numeri da giocoliere con la spada, finché l’altro non estrae una pistola e
gli spara senza muovere un muscolo? Ecco, se dovessi immaginare un dialogo tra
Russo e Cateno sarebbe più o meno così.
Alessandro Tinaglia detto Reset! (stampalibera.it) |
Tinaglia ha quindi berciato per un po’
sulla scena politica messinese, poi si è piazzato in giunta a Torregrotta come
assessore tecnico e nel 2018 si è dimesso per sostenere Cateno, che lo ha
nominato in Commissione Urbanistica. Quando negli ultimi giorni, a proposito
del rimpasto, è venuto fuori anche il suo nome, Tinaglia si è finalmente
svegliato da due anni di torpore dichiarandosi indisponibile e dicendo peste e
corna di Cateno e della sua sindacatura: peccato che abbia dimenticato di
essere ancora in Commissione Urbanistica... Niente, troppo scarso: e infatti
Cateno ha dovuto rifiutare il confronto pubblico nel quale il prode Tinaglia
gli avrebbe rassegnato le dimissioni. Va bene che ha bisogno di visibilità come
dell’ossigeno, ma anche lui si è reso conto che non si può parlare proprio con
tutti. La ricerca dell’arcinemico continua.
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