SOSTIENE PEREIRA: I dimissionati da Cateno, i Biscontiani, Gina e Orazio


Di Antonio Pereira

Un assessore inutile e uno superfluo. L'uno e l'altro dimissionati da Cateno. Ecco il cambio di passo, dopo tanto fumo sollevato. Via gli assessori Trimarchi e Scattareggia: un ectoplasma alla Pubblica istruzione e il vuoto pneumatico allo Sport e agli eventi di piazza e dintorni. Fuori! In questa fase costoro sono stati i nemici da individuare.


Uno, Trimarchi, ha ringraziato comunque per il giro di valzer (chi glielo doveva dire che sarebbe stato assessore a Messina); l'altro, Scattareggia - nomen omen, nel nome il destino onomatopeico - ha abbandonato il campo riluttante, dopo essersi fatto soffiare da Catania i concerti di Tiziano Ferro e Ultimo. Abbiamo due stadi, un palazzetto dello sport e molto altro, ma i concerti li andiamo a vedere altrove. Causa ignavia amministrativa, tendenza alla litigiosità e al clientelismo da due soldi. In compenso Cateno ci voleva mandare Giovanni Celeste al Palacultura: appunto, la cifra esatta della sua cultura. Pericolo scampato.

Sia chiaro, a quelli come Trimarchi e Scattareggia ai tempi della vituperata "prima repubblica" non avrebbero neppure fatto guidare le auto di servizio: è davvero triste dover constatare cosa sia la politica oggi. Cateno già c'era ai tempi della "prima repubblica", durante la quale era a servizio di Totò e Gianpiero D'Alia e dalla quale ha tratto il peggio , con il sovrappiù - una volta cresciuto - delle derive provocate da una precaria condizione psichiatrica.

Parla alla pancia Cateno, e la pancia negli ultimi giorni ha registrato il malcontento e i timori degli abitanti di Bisconte, noto centro del Varesotto, come Catarratti. Impauriti dalla rivolta degli immigrati ospiti dell'hotspot. Ne sono fuggiti ventisei che vivevano come prigionieri. Strali di Cateno contro la ministra Lamorgese, ordinanza di sgombero cassata dopo ventiquattro ore dalla prefetta Librizzi, tamponi per tutti. In 150 negativi al Coronavirus. Auspico, a questo punto, un tampone per tutti gli abitanti di Bisconte per verificare eventuale positività a fobie dettate da ignoranza. Mai generalizzare, ma al cospetto di così violenta reazione, un tamponcino ci starebbe.

Da Lisbona apprendo, infine, che nella mia città di origine ha fatto capolino Gina Lollobrigida, donna che ha avuto ai suoi piedi stuoli di uomini disposti a tutto.  Vacua come una bambola di pezza, tant'è che alla fine non se l'è presa nessuno e solo in tarda età si è fatta impalmare da un tizio di quasi mezzo secolo più giovane di lei, probabilmente attratto da cimeli e diritti d'autore.

L'unica cosa interessante su Gina Lollobrigida l'ha raccontata Neil Armostrong, primo uomo - nel 1969 - a toccare il suolo lunare a bordo dell'Apollo 11, seguito dopo pochi minuti da Buzz Aldrin mentre Michael Collins era rimasto sul modulo di comando.

I tre eroi, ospiti del Governo italiano negli anni successivi, furono invitati dalla Gina nazionale - che al tempo si confrontava solo con Sofia Loren - nella sua villa sull' Appia antica dove la diva organizzava cene e festini riservatissimi.

Con piglio onnipotente, di donna alla quale nessuno poteva dire di no, Gina chiese ad Armstrong se poteva regalarle la pietra lunare raccolta dalla cresta del pianeta conquistato. Neil, che era un militare, un pragmatico, e che forse considerava Gina una bambolina capricciosa, sebbene fatto sedere al tavolo principale accanto alla "regina", rispose che non era possibile. Goditi i diamanti, ma la pietra lunare è cosa troppo preziosa per una donna finta.

A 93 anni giunge a Messina, accolta con tutti gli onori e tenuta sotto braccio all'ingresso del Teatro Vittorio Emanuele da Orazio Miloro, un questuante della "prima repubblica" resuscitato da Cateno che giunto al potere ha scoperto (ma lo sapeva) di non avere una classe dirigente al seguito ma stuoli di zalli. Povera Gina: da Gianni Agnelli e Neil Armstrong a Orazio Miloro: cosa si deve fare per campare.

Saluti da Rua Augusta, rido come un pazzo. E vi piango. 

P.S.: Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social (né gli interessa), Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.

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