SOSTIENE PEREIRA: Il golpe di Junio Cateno Fiumedinese


di Antonio Pereira

"Dal 23 agosto non ci saranno più migranti a Bisconte. Se non sarà così, occuperò con voi (i sofferenti di Bisconte, i sovranisti di Bisconte, i neoleghisti di Bisconte, ndP) la Prefettura".

Alt. Rewind (porta il nastro indietro). Riflessione.

Ma chi sta parlando? Lo riconosco, mentre irrompe sul mio telefono il suo delirante post: una violenza, di per se stessa. Giacché mi trovo tra Lisbona e Sintra, che per quanto mi riguarda sono luoghi dell'anima. Vorrei silenziare, ma non posso. E allora reagisco.

È lui! Catenovirus, il guitto di Fiumedinisi, l'uomo che parla alla pecore. Nel suo ultimo travestimento: da zanzara drone attraverso Santino Ciolla  a minaccioso, improbabile, ridicolo, inverosimile, psichiatrico pseudogolpista. Smentito in ogni ordinanza (farlocca),  è ormai sempre più disperato. Alla ricerca costante di pance a cui parlare.

E si torna alle origini: non ho paura del Cateno che è lui, ma del Cateno che si annida in troppi di voi. Bisconte è solo una contingenza, il paradigma geografico e temporaneo, il ventre molle... l'uomo nero, le paure. Domani toccherà ad altri quartieri, altri messinesi, altri portatori di insano consenso. Perché è una grande conquista democratica che uno valga uno, ma è anche la più paradossale delle ingiustizie.

E così Catenovirus, ...il Virus... si trasfigura, e diventa Junio Cateno Fiumedinese: il golpista  da osteria e da strapazzo, da piazza e torrente, la triste maschera della paura e dell'inverosimiglianza. La burla, il pagliaccio che non ha la dolcezza di Pierrot, né l'intelligenza di Chaplin nel palleggiare il mondo con il fondoschiena. Intravvedo, casomai farsescamente, le mani sui fianchi che urlano da un balcone che non esiste, o che esiste solo nella sua mente minata e nelle menti degli accoliti mantenuti.

Ho pensato d'un tratto a Junio Valerio Borghese, ex comandante della Decima Mas, fascista impenitente, che nella notte tra il 7 e l'8 agosto del 1970 tentò, dopo aver fondato il Fronte nazionale, un colpo di Stato con la collaborazione di Avanguardia nazionale, guidata da uno squinternato che risponde al nome di Stefano Delle Chiaie, e del Sid - Servizio informazioni difesa, insomma i servizi segreti militari, guidati dal generale Miceli -  nonché frange minori dei carabinieri, un drappello di missini, la nascente P2. L'obiettivo era assaltare il Viminale, prendere in ostaggio il presidente della Repubblica, Saragat, alticcio dopo le 21, oscurare la Rai. E prendere il potere (mi viene da ridere).

E come voleva farlo questo golpe il principe Junio Valerio Borghese? Con gli agenti della Forestale! Perché non poteva contare neppure su una fionda, meno che mai un plotone di qualsivoglia forza armata. Uno stupido azzardo.

La storia si ripete, sebbene in salsa peloritana e quindi farsesca e ridicola.
Junio Cateno Fiumedinise ha promesso l'assalto alla Prefettura il 23 agosto se non sarà liberato da migranti (in fuga) e richiedenti asilo l'hotspot di Bisconte.

Al netto della considerazione secondo la quale basterebbe una gazzella dei carabinieri e una volante della polizia per presidiare i cancelli di Bisconte,  ma non gli danno né l'una né l'altra, Junio Cateno Fiumedinese questo assalto alla Prefettura con chi lo fa? Con i vigili urbani del commissario Giardina? No, impossibile. Ha altre truppe? Ad eccezione degli operai di Messina Servizi e dell' Atm, notoriamente disarmati, e della Vespa acchiappa deiezioni canine, che aspira e non spara, non ha truppe! E i colonnelli chi sarebbero? Carlotta Previti? Dafne Musolino? Gli assessori vecchi e nuovi? Orazio Miloro, uno che spende più soldi in gel che in sapone, così tronfio nel suo nonnulla.

Non ci sarà nessun assalto alla Prefettura: lo dico ai biscontiani in sofferenza e a chi verrà dopo di loro.
Alla prefetta Librizzi offro un consiglio, che come tutti i consigli gratuiti non sarà apprezzato: ordini un Tso preventivo per Junio Cateno Fiumedinese.
Due settimane in gattabuia, senza telecamere e Facebook. Sarà sufficiente per disinnescarlo da se stesso. E dai messinesi impoveriti e creduloni, iracondi e ignavi.

Ora mi godo castelli e boschi di Sintra. Ma si resta in trincea!

P.S.: Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social (né gli interessa), Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.

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