Un amore esemplare: ultime notizie da Daniel Pennac
Daniel Pennac davanti al Teatro Vittorio Emanuele (ph. Enrico Di Giacomo) |
Abbiamo lasciato
Benjamin Malaussène appena liberato da Rabdomant dopo essere stato arrestato
per il sequestro dell’uomo d’affari Jacques Lapietà – rapito invece dal figlio
di Ben, Monsieur, e dai nipoti Nange e Mara; ma se uno è capro espiatorio di
professione, figuriamoci se non si porta il lavoro a casa – ne Il caso Malaussène. Mi hanno mentito, nel
quale ha ripreso dopo vent’anni il ciclo di Belleville, e ritroviamo il suo
creatore Daniel Pennac sul palcoscenico del Teatro Vittorio Emanuele, impegnato
a raccontarci tra ricordo, fumetto e barriere linguistiche la storia d’amore di
Jean e Germaine Bozignac in Un amore
esemplare.
Inutile dire che lo
ritroviamo con piacere, quasi con venerazione. Pennac non è un semplice
fenomeno editoriale, una “moda” letteraria come ne esplodono tante in questo
mondo che sa a stento leggere: da quando nel 1985 ha pubblicato Il paradiso degli orchi, primo capitolo
dell’immaginifica saga di Malaussène, la sua prosa pirotecnica e avvolgente, la
sua capacità stupefacente di inventare non solo una lingua, dei personaggi e delle
situazioni incredibili, ma addirittura un mondo intero hanno conquistato i
lettori di tutti i Paesi e ne hanno fatto un vero e proprio mito per più di una
generazione. Tanto che da quando, nel 1999, ha licenziato La passione secondo Thérese (quinto capitolo della saga, che
sarebbe peraltro dovuta finire già con Signor
Malaussène), è stato letteralmente tormentato dai lettori perché riprendesse
in mano la storia della famiglia più sgangherata, multietnica e amata della
letteratura contemporanea. Ma prima di Mi
hanno mentito – che sarà seguito, non si sa quando, dalla seconda parte La loro grandissima colpa – Pennac si è
occupato di altro: romanzi di argomento vario, saggi, storie per bambini, teatro,
fumetti.
La copertina del libro (feltrinellieditore.it) |
Ed è proprio alla forma
del fumetto che lo scrittore di origini corse (il suo vero cognome è
Pennacchioni) si è affidato per rappresentare una storia che voleva raccontare
da tanti anni: quella di Un amore
esemplare, una storia vera che gli è capitata da bambino e che lo ha
accompagnato per tutta la vita. A sentire lui, la scelta è caduta sul fumetto
perché Jean e Germaine meritavano qualcosa in più delle parole; ma anche questo
è l’artificio di un grande ingannatore, perché a ben vedere la storia in sé è
estremamente esile, quasi “minima”, poco più che un aneddoto, e la resa
romanzata non sarebbe stata adeguata. Trovata la disegnatrice adatta, Florence
Cestac – con i suoi nasoni e il suo tratto accattivante spesso al servizio del noir – Pennac racconta in scena come l’ha
convinta a collaborare a questa operazione in apparenza un po’ bislacca, bisognosa
di una serie di strati e di livelli più elaborata e complessa per dare respiro
a un’oretta di rappresentazione e catturare il pubblico.
Pennac e Florence Cestac (teatrovittorioemanuele.it) |
Jean Bozignac, alto,
bruttissimo e dinoccolato, erede di una famiglia di ricchi produttori vinicoli
di Bordeaux, si innamora della servetta Germaine, piccola e povera ma
altrettanto brutta, e la sposa contravvenendo ai desideri del padre che già lo
vedeva sistemato con la figlia del “re” del Gewürztraminer: più che un
matrimonio, una degustazione. Diseredato e cacciato di casa, con i libri di uno
zio strambo come unico lascito, Jean si mantiene vendendo a caro prezzo prime
edizioni di capolavori (che aveva recuperato dagli “amici” dello zio: Andrè
Gide, Eugenio Montale, Jacques Prévert e così via) e si trasferisce con
Germaine nell’entroterra della Costa Azzurra dove la coppia non è ben vista dal
contesto borghese perché “improduttiva”. Non lavorano, non hanno figli
nonostante non facciano altro che «fare cattleya» come in Un amore di Swann di Proust, passano le giornate a leggersi libri
ad alta voce. Accoglieranno il piccolo Daniel quasi come un figlio e la loro
amicizia durerà fino alla morte: per cancro quella di Jean, suicida pochi
giorni dopo Germaine. Sulla tomba nel piccolo cimitero rurale, due date: 3
aprile 1927-25 aprile 1971. «Quarantaquattro anni?», si chiede la Cestac nel
pellegrinaggio immaginario che conclude lo spettacolo. «Sì, sono nati quando si
sono incontrati», la risposta di Rachel, amica del cuore di Germaine.
Basterebbe per
imbastire uno spettacolo teatrale? Beh, per La
lunga notte del dottor Galvan gli è servito anche meno, se ci pensate. Ma
come tutte le storie, questa incrocia altre storie e, soprattutto, la Storia. L’ebrea
Rachel nascosta in casa della coppia dopo che il padre si è sparato nella loro
conceria per non essere arrestato. Il Pennac professore di liceo che,
influenzato oltre il lecito da questa “coppia esemplare”, nei primi anni di
insegnamento affronta praticamente solo le grandi storie d’amore della
letteratura. Lo spaccato, così tipico e insieme ibrido, della provincia
francese negli anni Cinquanta. Ma soprattutto l’eredità di Jean: i suoi libri,
regalati a Daniel prima della sua scomparsa.
Daniel Pennac (stampalibera.it) |
Lo scrittore non lo
dice chiaramente, ma questa piéce è
un consuntivo: ciclo di Belleville, successo editoriale, fama, soldi, Legion d’Onore,
tutto quello che significa – oggi – essere Daniel Pennac viene da lì. Più che un ricordo
è un omaggio, e allora sì che deve recitare in francese, con la traduzione
simultanea di Ludovica Tinghi che interpreta anche Germaine mentre Massimiliano
Barbini viene “scelto” tra il pubblico – espediente per nulla originale, ma
trattato con una certa grazia – per impersonare Jean. La voce di Pennac diventa
quindi – per una precisa scelta della regista argentina Clara Bauer – una sorta
di colonna sonora, un sottofondo che ci trasporta e ci fa immedesimare in
quella ambientazione. Certo, avere il Maestro come voce narrante in italiano,
anche con qualche inciampo, avrebbe reso ancor più agile lo spettacolo, che
comunque non ne risente. Anzi, ne viene fuori una piccola delizia. Applausi.
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