Politica: Silvio è morto, Matteo pure e neanch’io mi sento tanto bene
Come ha votato l'Italia (ilsecoloxix.it) |
«Amici, Romani,
concittadini, prestatemi orecchio;
io vengo a seppellire la sinistra, non a lodarla.
Il male che gli uomini fanno sopravvive loro,
il bene è spesso sepolto con le loro ossa;
e così sia della sinistra.»
(da W. Shakespeare, Giulio Cesare)
io vengo a seppellire la sinistra, non a lodarla.
Il male che gli uomini fanno sopravvive loro,
il bene è spesso sepolto con le loro ossa;
e così sia della sinistra.»
(da W. Shakespeare, Giulio Cesare)
Cosa
direste di un mondo nel quale destra e populisti hanno il 70 per cento dei
voti, dove basta definirsi “di sinistra” per evaporare in pochi secondi, dove la
scelta per l’indicazione del presidente del Consiglio è tra uno che voleva
andare a governare con le ruspe e uno che da anni conduce una lotta senza
quartiere alle lobby del congiuntivo? Beh, fatevi un’idea in fretta perché quel
mondo è l’Italia.
Farò
solo un accenno all’analisi del voto nazionale per le Politiche: con il crollo
del Pd, per la prima volta sotto il 20 per cento, e il sorpasso della Lega su
Forza Italia, e quindi con la fine politica di Renzi e Berlusconi che già erano
accreditati di un “inciucio” in prospettiva GroBe
Koalition, si conclude ingloriosamente la Seconda Repubblica. Troppo
arrogante il primo, ormai patetico il secondo, Matteo e Silvio hanno subìto la
sconfitta più bruciante della loro carriera politica. E se quest’ultimo l’ha
ovviamente attribuita al fatto di non essersi potuto candidare (ma pensarci
prima di commettere la frode fiscale per la quale è stato condannato in via
definitiva?) e ha rivendicato per il centrodestra, come coalizione più votata,
il mandato esplorativo per formare il Governo, in casa Nazareno sono arrivate
le dimissioni di Renzi versione fake news:
intuito – ma non era difficile – il disegno della sua minoranza, guidata da
Michele Emiliano, di andare al Governo con il Movimento 5 Stelle una volta
rottamato il “rottamatore” (maggioranza sia alla Camera che al Senato e diversi
punti programmatici sui quali discutere), ha definitivamente impiccato il Pd al
cappio del renzismo spiegando che sì, si dimette, ma non prima che venga
formato il nuovo Governo e non prima di essersi sincerato che i “dem” siano all’opposizione.
Tiè.
Massimo D'Alema e Matteo Renzi (ilgiornale.it) |
Come
finirà non lo so, onestamente. Il centrodestra, coalizione di maggioranza
relativa, è a 56 seggi dalla maggioranza alla Camera e 26 al Senato: troppi perché
Berlusconi possa acquistare su Amazon un pacchetto di “responsabili” e per l’impossibilità
di tirare dentro il Pd senza smottamenti in Lega e FdI. Il Movimento 5 Stelle è
il gruppo parlamentare più consistente (221 seggi a Montecitorio, 112 a Palazzo
Madama), ma con la genialata di Renzi avrebbe l’unica opzione di allearsi con
la Lega; e se io fossi Salvini – certo, dopo una Metamorfosi che Gregor Samsa lèvati – l’ultima cosa che farei dopo aver preso il 18
per cento ed essermi assicurato la leadership
del centrodestra per i prossimi anni sarebbe diventare il vassallo di Di Maio.
Governo istituzionale, larghe intese, Governo del presidente? Possibile, certo.
Ma i numeri dicono che non potrà esserci alcuna maggioranza senza l’appoggio o
dei grillini o dei leghisti, e allora – come dice Mattarella quando non lo ascolta
nessuno, cioè normalmente – sono cazzi.
Cancelleri e Di Maio: trionfo M5S in Sicilia (lagazzettaennese.it) |
In attesa di tornare al voto in primavera (2018, quindi tra due settimane),
parliamo un po’ di noi. Di Messina, della Sicilia e di come cambia la mappa del
voto alle nostre latitudini. Ricordate l’isola del 61-0 per il centrodestra nel
2001? Ecco, scordatevela: oggi siamo tutti grillini. Siamo così tanto grillini
che al proporzionale il Movimento 5 Stelle ha avuto più seggi di quanti fossero
i suoi candidati. A differenza di quanto accaduto proprio al centrodestra nel
2001 (quando i seggi non “reclamati” andarono ai migliori perdenti nei collegi
maggioritari, quindi al centrosinistra), per fortuna del M5S sono stati
assegnati ai loro candidati di altre circoscrizioni. Per capire le proporzioni
di questa “ondata” grillina da un milione di voti, basti pensare che dei 77
parlamentari assegnati alla Sicilia (52 alla Camera e 25 al Senato) ben 53 sono
targati 5 Stelle: 28 su 28 all’uninominale e altri 25 al plurinominale (17+8).
Agli altri restano le briciole: 15 al centrodestra (9 FI, 3 Lega e 3 FdI), 6 al
Pd e 3 a LeU.
Ma
andiamo a Messina: sembrava che a trionfare nei collegi nostrani dovesse essere
il centrodestra, invece l’affluenza – più alta del previsto – ha probabilmente
premiato la mobilitazione grillina. E così Francesco D’Uva ha rifilato 15 punti
percentuali a Matilde Siracusano (che è stata “ripescata” a tranci al largo di
Bagheria, Monreale e Marsala, leggasi collegio plurinominale), Alessio
Villarosa una decina abbondante all’ultima superstite delle file genovesiane
Maria Tindara Gullo nel collegio di Barcellona e Grazia d’Angelo la bellezza –
ma che bellezza – di trentamila voti di scarto a Urania Papatheu al Senato (anche lei salvata dal “paracadute” del plurinominale). Mi
soffermerei in particolare su quest’ultimo duello, che sembrava orientato in
maniera opposta soprattutto per il dato storico della provincia: anzi no, mi
limito a godermela. Analizzate voi, d’accordo?
Lo Monte e Salvini. Insieme. Mah. (blogtaormina.it) |
Scherzi
a parte, voglio segnalarvi lo strano caso di “Benjamin Button” Carmelo Lo
Monte. Lo avevamo lasciato capolista della Lega nel plurinominale del collegio
di Messina, un posticino mmucciatu
come si deve – d’altra parte, è proprio con il trucco dell’invisibilità che sta
alla Camera da dodici anni – nel quale le possibilità di elezione apparivano
molto alte. In realtà, l’affermazione dei 5 Stelle a discapito del centrodestra
ha un po’ limato i numeri della coalizione e nel collegio uninominale nel quale
era in corsa (quello di Enna) Lo Monte ha rimediato i consueti 15-20 punti di
scarto dal grillino Andrea Giarrizzo. L’ex sindaco di Graniti avrebbe
probabilmente preferito il collegio di Barcellona, visto che ne fanno parte
proprio il suo paese, dove la Lega è infatti primo partito con il 37% dei voti
(e Maria Tindara Gullo ha dato 40 punti al grillino Villarosa), ma anche
Taormina (1.300 voti, quasi il 23%), Francavilla (13%), Gaggi (oltre il 14%), Limina
(42% e Gullo che doppia Villarosa), Motta Camastra (40%) e così via. Tutti
centri, però, che a lui non hanno portato un voto se non al plurinominale ,
dove la Lega ha infatti superato il 6 per cento e si è aggiudicata un bel
seggio con i resti. Un professore, anche se andatelo a spiegare a quelli che si
sono visti “sparire” e finire in un’altra parte d’Italia un seggio già
conquistato (il cosiddetto “effetto flipper” del Rosatellum, con i collegi eccedentari e deficitari) come è successo
in Calabria...
Vogliamo
parlare del Pd? No, dico: vogliamo proprio parlare del Pd? I romani dicevano de mortuis nil nisi bonum, ma dire bene
dei “dem”, anche per mera compassione di fronte al loro decesso (politico, s’intende),
viene proprio complicato. Se debbano prendersela con Renzi, con Crocetta, con
Faraone o con i post su Facebook di Alessandro Russo è ancora materia di
confronto tra gli esperti, intanto Pietro Navarra – al quale avevamo pronosticato
un generoso 20 per cento – approda a
Montecitorio senza troppa gloria grazie al successo di Maria Elena Boschi nel
collegio di Bolzano, dove ha fatto crollare il centrosinistra ma non
abbastanza, liberando così il posto nel “listino” plurinominale. Il resto è una
carneficina, non un bel viatico per il Pd messinese in vista delle
Amministrative di maggio.
Cyberbullismo: Nino Germanà su Facebook |
P.s.: Torna a Montecitorio, dopo essersi dimesso nella scorsa
legislatura perché eletto alla Regione che gli sembrava più importante – e infatti
stavolta, trombato alla Regione, si è improvvisamente accorto dell’importanza
di essere in Parlamento – anche Nino Germanà, come Navarra beneficiato dal
secondo posto nel “listino” dietro Stefania Prestigiacomo. Avrei alcune cose da
dire su di lui, ma mi è stato fatto notare che avergli fatto lezioni private di
latino e greco non sia proprio un vanto. Il rampollo di Basilio, che in Forza
Italia è tornato dopo una parentesi con NCD sotto l’ala di
Alfano e soprattutto Schifani, si prende così la rivincita su Genovese e già rilancia,
senza nemmeno pensare (figurati), in vista delle Amministrative: il
centrodestra, dice, presenterà dieci liste che da sole basteranno a far
superare al candidato sindaco il quorum del 40 per cento. Quindi è fatta. Già
me li vedo D’Uva, Zafarana e compagnia che si spanciano dalle
risate.
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