NBA: una settimana da Dio. Ma non per tutti
A
una settimana esatta dalla fine della regular season NBA, i risultati della
notte (vittoria di Cleveland a Boston, sconfitta di San Antonio in casa contro
i Lakers) hanno innanzitutto spazzato via gli ultimi dubbi sulla testa di serie
numero 1 nei due tabelloni dei playoff: Cavaliers da una parte e Golden State
Warriors dall’altra guideranno anche quest’anno il lotto delle sedici
pretendenti al titolo.
Per i Cavs non è tanto la
partita di margine in classifica o il 3-1 negli scontri diretti, quanto
l’impressione complessiva di superiorità rispetto ai Celtics (pur in una
stagione regolare con tanti problemi e polemiche) a valere il fattore campo
fino alle Finali; per Golden State, che non perde da 13 partite, il primo posto
a Ovest invece è già matematico. Diamo un’occhiata ai due tabelloni quando
quasi tutte le squadre devono ancora giocare quattro partite.
Niente playoff per Marco Belinelli (sport.sky.it) |
Eastern
Conference. Prime tre-quattro posizioni abbastanza
delineate, unico dubbio chi, tra Toronto e Washington, arriverà terza: i
Raptors hanno chiuso 2-1 la serie di scontri
diretti, quindi possono contare su un pronostico favorevole. Quinta e sesta
moneta per Atlanta e Milwaukee: in classifica sono avanti di una partita e mezza e 2-1 nella serie stagionale gli Hawks, che però sono in
caduta libera (3-9 nelle ultime 12). Entrambe dovranno anzi guardarsi dal trio che
insegue: Miami Heat, Chicago Bulls e Indiana Pacers, con un record di 39
vinte e 40 perse, e Miami Heat (38-40). Miami ha dalla sua il tie-breaker
contro Atlanta (2-1) ma è sotto contro Chicago (1-2) che, a sua volta, paga
pegno agli Heat (2-1). A questo punto, conterà il calendario: i Bulls giocano
quattro volte su quattro in casa e contro squadre modeste, l’altra favorita
sembra Indiana perché Miami avrà Cleveland, Toronto e Washington (due volte). Fuori dai giochi gli Charlotte Hornets di un positivo Marco Belinelli: le
ultime due sconfitte hanno in pratica vanificato la rimonta. Nessuna speranza
nemmeno per i Detroit Pistons.
Accoppiamenti
1. Turno playoff: 1 Cleveland-8 Indiana, 4 Washington-5
Milwaukee, 2 Boston-7 Chicago, 3 Toronto-6 Atlanta.
Western
Conference. Golden State ha centrato la terza
stagione consecutiva da almeno 65 vittorie (!)
ed è matematicamente la numero 1.
Affronterà una tra Portland e Denver, con i Nuggets trascinati alla rimonta da
un favoloso Danilo Gallinari (22.4 punti di media nelle ultime cinque) che però
dopo il “ko” di Houston sono una partita e mezza indietro rispetto ai Blazers e sotto
2-1 nei confronti stagionali; in più, Portland giocherà in casa tutte le
tre partite che rimangono. Sarebbe un’impresa clamorosa per il “Gallo”, ma
non succederà. L’unico dubbio residuo riguarda le posizioni 4 e 5, con Utah
Jazz e Los Angeles Clippers che comunque si affronteranno nel primo turno;
resta da definire il vantaggio del campo, al momento i Jazz sono mezza partita
avanti e i Clippers, per far valere il tie-breaker
favorevole, devono vincere a San Antonio e poi battere in casa Houston e
Sacramento. Dietro San Antonio, hanno “blindato” il terzo posto proprio i
Rockets di coach Mike D’Antoni (che merita una volta di più il titolo di
Allenatore dell’anno) attesi dalla sfida di primo turno contro OKC in uno showdown da cinema per i due principali
candidati al titolo di Mvp, James Harden e Russell Westbrook. Ormai settima
Memphis, sempre più indecifrabile ma comunque scomoda da affrontare.
Danilo Gallinari sta giocando una stagione da All Star |
Accoppiamenti
1. Turno playoff: 1 Golden State-8 Portland, 2 San
Antonio-7 Memphis, 3 Houston-6 Oklahoma City, 4 Utah-5 LA Clippers.
Le
sorprese. Beh, nessuno si aspettava Houston in corsa per una
stagione da oltre 55 vittorie. Ad Est, invece, Miami è forse quella più avanti
rispetto alle attese.
Le
deluse. Che New Orleans (al di là della recente aggiunta di
Demarcus Cousins, visto che aveva già Anthony Davis e un buon gruppo) sia fuori
dai playoff è molto strano; spiace anche per Dallas, penalizzata da una pessima
partenza e che deve avere di più, nei prossimi anni, da Harrison Barnes. A Est,
inattese difficoltà per Indiana e Detroit (quest’ultima oggi fuori dai
playoff), mentre l’avvio dei Knicks aveva un po’ illuso.
A proposito di illusioni,
dopo 10 vittorie nelle prime 20 partite i Los Angeles Lakers sono tornati sulla
terra: in questo momento il record dice 23 vinte-55 perse, il terzo peggiore
della Lega, che a Hollywood sperano permetta di conservare la loro prima scelta
(che dovrà essere scambiata se non sarà una delle prime tre assolute). Julius
Randle ha chiuso la stagione molto bene e sarà una pietra angolare della ricostruzione,
mentre continuano a suscitare dubbi in merito al loro reale spessore D’Angelo
Russell e Brandon Ingram. Incomprensibile – se non per ragioni di tanking – la decisione di mandare via
“Sweet Lou” Williams per CJ Miles, buono invece l’innesto del play di riserva Tyler
Ennis. Che dire: dovremo ancora soffrire, per quanto in più di un’occasione si
sia finalmente vista una squadra con un’identità. Però nella offseason peseranno i contrattoni dati a
due anziani giocatori di complemento come Luol Deng e Timofey Mozgov (34
milioni a stagione in due). Buon lavoro a Luke Walton...
Gran
Finale. Ecco, in conclusione, per chi quest’ultima settimana
di stagione regolare sarà… da Dio.
Innanzitutto per Russell Westbrook, che batterà l’incredibile record di 41 triple
doppie in una stagione stabilito da Oscar Robertson nel 1962 (lo ha già
pareggiato) e conquisterà un meritatissimo titolo di Mvp. Poi per Steph Curry, che con l’assenza di Kevin
Durant si è progressivamente ripreso i Warriors a suon di “quarantelli” e che è
stato appena nominato Giocatore della settimana dopo aver viaggiato a 32 punti
e millemila assist di media, portando Golden State a un record di 4-0 e facendo
anche questa cattiveria al povero Marcin Gortat. E ancora per il croato Dario Saric, che a sorpresa vincerà il
titolo di Rookie dell’anno (ma deve ringraziare gli infortuni capitati a Joel
Embiid, suo compagno ai Philadelphia 76ers). E per noi, che arriviamo alla fine
di una regular season esaltante e già pregustiamo la terza finale consecutiva
tra Golden State e Cleveland, l’ennesima impresa da leggenda dei San Antonio
Spurs, sette partite (speriamo!) di Westbrook contro Harden, insomma: tutto
quello che per noi malati è la NBA. D’altra parte #thisiswhyweplay, no?
Quattro nomi per l'MVP, ma la sfida vera è tra Westbrook e Harden |
Ad est tutto troppo facile per i Cavs. Si dovrebbe cambiare il regolamento, perché ormai il Fasullo gioca al risparmio da troppi anni, sapendo di fare le finals già ad inizio stagione.
RispondiEliminaWestbrook MVP senza discussioni: un mostro!
Finalmente uno che ne capisce.
Elimina