Il Cateno elementare: De Luca, l’ABC della restaurazione

Cateno De Luca vuole Palazzo Zanca. In tutti i sensi (stampalibera.it)
è vero, lo ha annunciato il primo aprile e quindi il sospetto (velato di speranza) che si tratti solo di una boutade è concreto; tuttavia, se la candidatura di Cateno De Luca a sindaco di Messina fosse proprio vera non ci sarebbe tanto da stupirsi. Anzi, a ben vedere è perfetta.

Accorinti con De Vincenti e Romano per il Masterplan
Cateno De Luca è infatti, dal punto di vista della politica di mestiere, il candidato ideale per la restaurazione dopo l’esperienza “anomala” di Renato Accorinti, il sindaco venuto dal basso e che, pur tra tanti errori, ha dimostrato ai messinesi come anche senza soldi, senza padrini, senza tangenti o prebende si possa amministrare persino nel concreto, nelle piccole cose: dall’asfalto sulle strade che quando c’erano 5 milioni l’anno di contratto aperto restavano piene di buche alla “miracolosa” moltiplicazione degli autobus e via dicendo. Tanta roba se fossimo in una città normale; ma in un posto come Messina, dove nella Seconda Repubblica (la prima si era chiusa con la sospensione di Mario Bonsignore) due sindaci su quattro sono stati condannati, dove il Comune è stato lasciato con 450 milioni di euro di debiti, dove i consiglieri comunali finiscono inquisiti per i gettoni di presenza o addirittura in galera e dove stanno per arrivare 330 milioni di finanziamenti, bisogna trovare subito le contromisure per tornare a gestire.

D’altra parte, il giovanissimo (45 anni) ma già esperto De Luca incarna alla perfezione l’identikit del normalizzatore: da sindaco di Fiumedinisi viene arrestato per abuso d’ufficio e concussione nell’inchiesta sul “sacco” edilizio del paesino ionico (il processo è stato aggiornato al prossimo 3 luglio perché Cateno ha chiesto il trasferimento a Reggio Calabria, lamentando un clima ostile al Tribunale di Messina), tanto da essere sospeso da deputato regionale; all’Ars era approdato, un po’ a sorpresa e tra tante voci – all’epoca rafforzate dal misterioso incendio nella sede del suo patronato Fenapi, si disse subito prima di una perquisizione della Finanza – con il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo rimediando negli anni una sospensione e una condanna da parte della Corte dei Conti per le “spese pazze” sue e del gruppo (assolto nel processo penale, ha dovuto restituire 13 mila euro spesi per alberghi e agende); e da candidato sindaco di Santa Teresa è entrato nella mitologia locale per presunte passeggiate sul Lungomare durante le quali avrebbe distribuito banconote da 50 euro in cambio della promessa di un voto. (Ma chi ci crederebbe, suvvia?)

Il Cateno De Luca show (repubblica.it)
A queste “medaglie” da politico consumato, però, Cateno abbina un atout non da poco per potersi proporre come l’anti-Accorinti: con le sue trovate populiste, a volte bislacche ma spesso esilaranti (ricordate quando tenne una conferenza stampa all’Ars in mutande per manifestare contro chissà cosa? Sì, proprio a Palazzo dei Normanni dove un paio di volte non hanno fatto entrare Accorinti perché era senza cravatta), può dare al popolino l’illusione di non tornare indietro al Medio Evo o giù di lì, ma di andare ancora avanti nella protesta, nell’opposizione alla casta, addirittura intercettando il voto grillino come nel 2013 (ma con ben altre basi, attenzione) accadde proprio a Renato. La casta che si maschera da anti-casta: l’illusione perfetta. E infatti è già arrivata la “benedizione” di Vincenzo Franza, probabilmente stanco di essere additato come sponsor occulto di Accorinti dopo che nessuno si è accorto che aveva avuto un socio come sindaco e l’avvocato del gruppo Caronte&Tourist come city manager in due diverse Amministrazioni.

E per meritarsi la fiducia dei maggiorenti della politica nostrana (immagino il favore di Genovese per questa soluzione, magari sarà meno entusiasta D’Alia che però ha in Giovanni Ardizzone un candidato troppo perbene e di ridotta presa sulla plebe), neanche il tempo di annunciare la candidatura che Cateno, da consumato giocatore d’azzardo, ha già calato un paio di jolly: cos’è, nella storia recente della città, che fa più girare le balle ai messinesi? Il tram? E io lo smonto! Qual è il simbolo dello scollamento tra la politica e la gente? Il Palazzo (Zanca)? E io lo sposto nel parcheggio di via La Farina – chissenefrega se c’è ancora una causa con l’Iacp – e lì ci metto un centro culturale per i croceristi! Il problema è che l’unico modo per scoprire il bluff sarebbe eleggerlo...


Da Cateno De Luca riceviamo e pubblichiamo:
«Pur apprezzando l’intenzione del giornalista di voler ironizzare sulla notizia che riguarda la candidatura a sindaco della città di Messina di Cateno De Luca ritengono (?) inaccettabili determinate insinuazioni e si ritiene pertanto di dover precisare quanto segue:
-         Innanzitutto il sottoscritto non è stato sospeso da deputato regionale all’Ars ma si è dimesso entrando di fatto nella storia del Parlamento Regionale per essere stato il primo e unico deputato a lasciare la poltrona anche se le circostanze penali non lo richiedevano ma è stata una personale scelta di opportunità;
-         In merito alla condanna da parte della Corte dei Conti nell’ambito dell’inchiesta “spese pazze” all’Ars” il sottoscritto ha presentato ricorso per Cassazione e pertanto ancora la questione è pendente. Il sottoscritto è stato inoltre l’unico capogruppo con rito abbreviato ad essere stato assolto in sede penale con formula piena per non aver commesso il fatto;
-         Priva di alcun tipo di fondamento e pertanto lesiva della mia reputazione risulta essere il riferimento alla chiara accusa di compravendita di voti per quanto riguarda le elezioni comunali di Santa Teresa di Riva nel maggio 2012.»

Prendo atto di quanto scritto da Cateno De Luca ma sono costretto a precisare:
-         Che il sig. De Luca non sia stato sospeso ma si sia dimesso è falso. Come risulta dalla sua scheda nel sito ufficiale dell’Assemblea regionale siciliana (http://www.ars.sicilia.it/deputati/scheda.jsp?idDeputato=703), infatti, è stato sospeso il 21 giugno 2011 «ai sensi dell’art. 15, comma 4 bis, della Legge 19 marzo 1990, n. 55» (ovvero a seguito dell’applicazione di una misura di prevenzione a carico di soggetti sospettati di far parte di associazioni mafiose). La sospensione è cessata l’11 luglio dello stesso anno, mentre De Luca si è dimesso il 17 luglio del 2012;
-         Che il sig. De Luca sia stato assolto in sede penale dalle accuse riguardanti le “spese pazze” del gruppo consiliare all’Ars è puntualmente riportato nell’articolo. Quanto al ricorso in Cassazione, è pacifico che per il momento non annulla la condanna da parte della Corte dei Conti;
     Il tono del riferimento alla campagna elettorale per le Comunali di Santa Teresa è con tutta evidenza ironico e paradossale, e la «chiara accusa di compravendita di voti» è definita già nell’articolo come «mitologia locale» e chiosata con la frase «Ma chi ci crederebbe?». Ad ogni modo, chiarisco che nessuna accusa di compravendita di voti viene mossa nei confronti del sig. De Luca. (m.p.)

Commenti

Post popolari in questo blog

Basket NBA, Mac McClung: ora sì che "White Men CAN Jump"!

Il metodo De Luca: «Chiudiamoli a casa loro». Ah, era «aiutiamoli»?

Il ritorno de IlMaxFactor: Catenotauro, il diavolo e l’acqua… tanta