Nba: quando la lezione non è bastata. Il ranking prestagionale
LeBron James mostra i muscoli |
Lo
so, lo so. Dopo che nelle ultime tre partite di finale LeBron James mi ha
rivoltato contro tutto l’accanimento che avevo speso nei suoi riguardi,
strappando il titolo agli amati Golden State Warriors, dovrei stare zitto.
E invece no. Intanto
perché – come si dice – i pronostici non li sbaglia solo chi non li fa, e io in
pronostici sbagliati ho la laurea magistrale e il dottorato; e poi perché resto
dell’idea che il pesante e invasivo intervento della Nba dopo la mezza zuffa
con Draymond Green in gara-4 sia stato voluto e strategico: nel momento del
ritiro di Kobe Bryant, alla Lega serve un nuovo padrone e l’eventuale quinta
finale persa su sette da The Chosen One avrebbe rischiato di costare milioni di
dollari e un pericoloso calo di interesse al commissioner Adam Silver e compagnia. Anche perché, diciamolo
chiaramente, Steph Curry è fondamentalmente un tiratore, e non può essere il
simbolo della Lega perché nelle serate in cui il tiro non entra (o quando sei
spompato da quasi cento partite a tutta, prima per fare il record di vittorie e
poi per venire fuori da quella tagliola che sono i playoff ad Ovest) le partite
finisce anche per fartele perdere.
E così, pace sia: LeBron
non è più “Il Fasullo”, prometto. Anzi, ero tentato di piazzare pure i suoi
Cleveland Cavs al numero 1 tra le favorite per il titolo. Solo che
oggettivamente Golden State con Durant sembra più forte e completa, quindi dico
secondo titolo in tre anni sulla Baia.
Kevin Durant in canotta Warriors |
Prima
fascia: obiettivo Finali
Davanti a tutti, dunque,
i Warriors (*****) perché con Kevin
Durant non hanno semplicemente aggiunto una figurina, ma un giocatore che si
integra molto bene con il sistema di Steve Kerr e che ha centimetri e braccia
lunghe anche per fare l’ala forte nel death
lineup. E poi è un fenomeno vero. Subito dietro i Cleveland Cavaliers (****1/2) che in Kyrie Irving hanno finalmente
trovato il campione che l’ex Duke doveva dimostrare di essere sin dall’inizio
della carriera. In attesa di JR Smith, i Cavs punteranno sempre sulla struttura
composta dai Big Three e da un contorno di role
players. Terzo posto per i Los
Angeles Clippers (****1/2) ai quali le Olimpiadi hanno restituito un
DeAndre Jordan ormai col rango di superstar. L’asse Paul-Griffin inizia a
invecchiare, potrebbe essere l’ultima chiamata per l’anello. Annata di
transizione verso l’era Kawhi Leonard per i San Antonio Spurs (****1/2), tenendo presente che alla corte di
Popovich un’annata di transizione può comunque portarti in finale di Conference
o anche in finale Nba. Senza Duncan e con Ginobili all’ultimo anno, sarà come
sempre – ma ancora di più – la salute di Tony Parker a fare la differenza per
gli Spurs anche se l’addizione di Pau Gasol è da leccarsi i baffi.
Seconda
fascia: avanti nei playoff
Mike Conley guadagnerà 153 milioni in 5 anni |
Come si vede, anche
quest’anno a parte Cleveland non sembrano esserci ad Est delle credibili
pretendenti al titolo. E anche nella seconda fascia, la più attrezzata sembrano
i Memphis Grizzlies (****) che hanno
dato a Mike Conley il contratto più ricco della storia, un quinquennale da 153
milioni di dollari, e che con Chandler Parsons sembrano avere il giocatore
adatto per trovare alternative al classico grit’n’grind
(pressione difensiva e palla dentro a Marc Gasol e Randolph). Altra squadra già
competitiva che è uscita rafforzata dalla offseason sono i Boston Celtics (****) che hanno in Brad Stevens forse il miglior
allenatore del lotto e che con Al Horford aggiungono un lungo atipico e
giocatore di squadra. Parte da una finale di Conference e punta a tornarci Toronto (****), che però avrà bisogno
di una conferma su altissimi livelli da parte di Lowry e DeRozan visto che la
concorrenza è aumentata. Occhio agli Indiana
Pacers (****) che dopo aver portato, un po’ a sorpresa, i Raptors a gara-7
si è affidata alla regia di un ex All-Star come Jeff Teague e ha Paul George in
versione anti-LeBron. Nell’affollamento dell’Ovest potrebbero emergere i Portland Trailblazers (****), la grande
sorpresa della scorsa stagione, che ha messo dietro la “stella” Damian Lillard
il due volte campione Ncaa con UConn, Shabazz Napier, e sotto le plance Festus
Ezeli da Golden State. La nostra prima scommessa sono gli Oklahoma City Thunder (****) che, è vero, hanno perso Durant e
Ibaka ma ora sembrano perfetti per il sistema difensivo di Billy Donovan, con
la “pentola a pressione” di derivazione pitiniana e Westbrook sulle linee di
passaggio. Giocarci contro potrebbe essere un incubo. La quarta semifinalista a
Est potrebbero essere i Detroit Pistons
(***1/2), ora più profondi attorno a Andre Drummond e Reggie Jackson, o gli Atlanta Hawks (***1/2) privi di Teague
e Horford ma che giocano un sistema ormai collaudato e sperano che l’aria di
casa faccia molto, ma molto bene a Dwight Howard.
Mike D'Antoni con il "Barba" Harden |
Terza
fascia: missione postseason
Messe in griglia le
dodici che non dovrebbero faticare a raggiungere i playoff, restano da
assegnare due posti per ciascuna Conference. Ad Ovest dovrebbe essere una lotta
a quattro: gli Houston Rockets
(***1/2) si sono liberati dell’equivoco Howard ma con Mike D’Antoni dovranno
alzare i ritmi e allargare il campo (l’ultima di Arsenio Lupin è utilizzare
James Harden come play), i Minnesota
Timberwolves (***1/2) hanno un nucleo giovanissimo dal talento spaventoso,
con Andrew Wiggins e Karl-Anthony Towns future superstar, i Dallas Mavericks possono contare su un
quintetto notevole (Deron Williams, Matthews, Barnes, Nowitzki e Bogut) e su un
“mostro” in panchina (Rick Carlisle) dove però non hanno profondità, mentre gli
Utah Jazz (***1/2) hanno perso uno
dei miei giocatori preferiti, Trey Burke, ma con George Hill hanno un playmaker
più puro e hanno aggiunto l’esperienza di Boris Diaw e Joe Johnson. A Est,
invece, se si parlasse solo di talento i Washington
Wizards (****, sì, avete letto bene) starebbero in seconda fascia, forse in
prima; con Burke dietro John Wall e Bradley Beal il backcourt è pazzesco e
sotto le plance sono arrivati Markieff Morris e Mahinmi, se non si scannassero
tra di loro vincerebbero 50 partite in scioltezza. Quarti di nobiltà anche
nelle altre pretendenti ai playoff: i New
York Knicks (***1/2) schierano un
quintetto da urlo (Derrick Rose, Courtney Lee, Carmelo Anthony, Porzingis e
Noah) ovviamente al netto degli infortuni, i Chicago Bulls (***1/2) hanno sostituito Rose con Rondo e riportato
a casa Dwyane Wade ma dipendono comunque da Jimmy Butler, gli Charlotte Hornets (***1/2) di Marco
Belinelli vengono da un sesto posto a Est e ritrovano Kidd-Gilchrist.
Quarta
fascia: cresci bene che ripasso...
Luke Walton, nuovo coach dei Los Angeles Lakers |
Cullano il sogno di
raggiungere i playoff, ma onestamente non sembrano attrezzate. Sono, pescando
in ordine di qualità tra le due Conference, New Orleans Hornets (***) con il ritorno di Anthony Davis, Orlando Magic (***) con Ibaka a dare
solidità e difesa sotto le plance e un coach capace come Frank Vogel, i Milwaukee Bucks (***) ai quali mancherà
per sei mesi Khris Middleton e che sperano nel definitivo salto di qualità di
Giannis Antetokoumpo e Jabari Parker, i Denver
Nuggets (***) di Danilo Gallinari che forse sono ancora troppo acerbi per
puntare in alto. I Miami Heat
(**1/2) senza Wade e Bosh, che non ha superato le visite mediche, non sembrano
attrezzati per competere mentre i Los
Angeles Lakers (**1/2, potenzialmente ***) escono dall’era Bryant con un
nucleo giovane e talentuoso, anche se il gm Mitch Kupchak ha speso contratti
assurdi per veterani come Luol Deng e Timo Mozgov. Però, con Luke Walton in
panchina (lo scorso anno 39-4 “non ufficiale” quando Steve Kerr era
indisponibile) e un nuovo sistema che prevede magari Deng da ala forte come l’anno
scorso a Miami, qualcosa in più potrebbe arrivare.
Quinta
fascia: senza speranza. Tranne il Draft
La prima scelta assoluta Ben Simmons |
Lo scorso anno la squadra
peggiore della Nba fu Philadelphia
(**), che però ha preso con la prima scelta assoluta Ben Simmons e ritrova Joel
Embiid. Ha, anzi avrebbe altre ambizioni Sacramento
(**) che però a parte l’eterna incompiuta DeMarcus Cousins ha veramente poco
così come i Phoenix Suns (**),
indeboliti dal mercato dopo una stagione in cui hanno vinto appena 23 partite.
I Brooklyn Nets (**) sono un’accozzaglia
di scommesse, veterani un po’ spompati e giocatori in attesa di una
consacrazione. Al momento rischiano di essere solo imbarazzanti. Così come il
mio pronostico ad aprile...
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