Basket: ok, era colpa di Pianigiani. E ora?
Ettore Messina (foto Ciamillo) |
Sono
passati circa due mesi dall’eliminazione dell’Italia nel
Preolimpico di Torino che ha impedito alla Nazionale azzurra di
approdare a Rio: un tempo necessario per smaltire la delusione (e
fare le ferie, diciamola tutta) prima
di cercare di
analizzare a mente fredda quali siano le prospettive del basket
italiano.
E
allora facciamo un po’ di autocritica, noi che ne siamo capaci: più
o meno tutti ci eravamo convinti, o perlomeno ci eravamo fatti l’idea
che la Nazionale di basket fosse un po’ più forte. Lo avevamo
pensato già durante gli Europei e per certi versi erano stati
proprio gli azzurri a darci questa illusione, superando la Spagna e
(al supplementare) la Germania padrona di casa nel girone e andando
veramente sotto solo contro la Serbia, visto che la Turchia
all’esordio ci aveva battuto praticamente allo scadere.
Era
stato soprattutto il gruppo Nba, per la prima volta così consistente
in una rappresentativa azzurra: Gallinari, Belinelli, Bargnani e
Datome erano l’ossatura di una squadra ricca di talento e che –
anche a causa dell’infortunio di “Jesus” – avrebbe accolto e
lanciato tra i protagonisti a livello continentale Ale Gentile e completava il roster con la regia
divisa tra Hackett e Cinciarini, la rotazione degli esterni tra
Aradori e Della Valle e quella sotto tra Cusin, Melli e Polonara.
L'ex ct Simone Pianigiani |
Dopo
la sconfitta al supplementare con la Lituania, che poi sarebbe
arrivata a contendere il titolo europeo alla Spagna (e a condividere
con Pau Gasol e soci la qualificazione olimpica), un po’ tutti
abbiamo criticato il ct Simone Pianigiani, giudicato responsabile di
un rendimento venuto meno nel momento più importante, nella gara in
cui i nostri punti di riferimento Gallinari e Belinelli sono apparsi
più stanchi e opachi. Ma anche di un gioco che – abbiamo pensato
un po’ tutti noi Soloni – non valorizzava e non sfruttava il
talento e il QI cestistico a disposizione: “pick and roll”
neanche avessimo Stockton e Malone, isolamenti da far tagliare la
barba a James Harden e poco più. Sì, qualche buon momento
difensivo, ma anche in quella metà campo tanta sofferenza a
rimbalzo… insomma, eravamo rimasti davvero con l’amaro in bocca.
A
parte la sfortuna – con la Lituania abbiamo anche fallito il tiro
della vittoria fallito, se non ricordo male con Gentile – a quella
squadra mi pare mancassero essenzialmente due cose, o meglio due
giocatori: un playmaker e un centro. (Hai detto niente.) In cabina di
regia Cinciarini e Hackett, più ragionatore e tipico il primo, più
difensore e aggressivo il secondo, erano stati praticamente
irrilevanti in termini di produzione offensiva e di distribuzione del
gioco. Colpa dei giochi di Pianigiani? Uhm. Mentre sotto le plance,
già allora lasciate spesso e volentieri “deserte” dal Mago
Bargnani sempre più a suo agio a cinque-sei metri dal canestro,
avevano battagliato un gigantesco, ma comunque limitato Cusin e un
Melli che già allora avrebbe dovuto giocare di più anche se ci dava
poca fisicità. Insomma, briciole.
In
definitiva, la sensazione era di un divario di tasso tecnico tra il
gruppo Nba (con Gentile a prendere il ruolo di Datome) e il resto, a
parte magari Aradori. Ma che il supporting
cast non avesse
fornito ai “quattro moschettieri” un valido aiuto era
un’impressione persistente. Colpa di Pianigiani, delle sue scelte,
anche questa? Può darsi. Colpa del nostro campionato, che non
esprime un livello di competitività tale da fornire alla Nazionale
giocatori bell’e pronti? (Anche perché, soprattutto se giovani, in
Serie A non giocano?) Forse.
Che
questa squadra fosse un po’ più forte, però, lo avevamo pensato
anche prima del Preolimpico, organizzato in casa davanti ai 15 mila
del “PalAlpitour” di Torino. Anche perché il presidente federale
Petrucci, aveva liquidato l’antipatico Pianigiani venendo incontro
ai nostri desiderata
di Soloni (che però qualche anno prima, al buio, in lui avevamo
visto il
giovane-e-rampante-vice-che-era-il-vero-segreto-delle-vittorie-di-Siena-perché-Recalcati-era-già-bollito,
quando a me Charlie sembra tutt’altro che bollito pure adesso) per
affidarsi al “guru” della situazione, il migliore di tutti,
Ettore Messina. (A proposito: Petrucci meriterebbe una mesata di
IlMaxFactor
tutta per sé. Così, di stima.)
Amedeo Della Valle, escluso dal Preolimpico (gazzetta.it) |
E
invece, sappiamo com’è andata a Torino: due partite facili quanto
inutili contro Tunisia e Messico, il primo scontro con la Croazia
vinto tutto sommato bene e poi la finale ancora con i croati (che a
sorpresa avevano eliminato la Grecia), persa ancora una volta al
supplementare, che ci ha negato le Olimpiadi. Sfortuna, certo, ma non
più di quella pagata da Pianigiani all’Europeo. E la sensazione è
che – pur essendo certamente Messina la scelta giusta – la
tempistica della decisione di Petrucci abbia condizionato lo stesso
ct, il quale con pochissimo tempo a disposizione non ha cambiato più
di tanto: ha escluso Della Valle a favore di Tonut e Cinciarini per
Poeta (che praticamente non hanno giocato, come Cervi preferito a
Polonara e Pascolo), ha dato appena un po’ di spazio in più a
Melli, ma soprattutto è andato a giocarsi la qualificazione olimpica
senza un vero playmaker e senza un centro.
E
fin qui, siamo bravi tutti. Perché poi devi trovare le alternative,
e non è facile in un campionato di Serie A nel quale, a occhio, tra
tutte le squadre eccetto Reggio Emilia (che ha scelto una politica
opposta, e non a caso ha fatto due finali scudetto consecutive
proprio con quelli che per la Nazionale non andavano bene…) non
sono più di sette-otto gli italiani che dovrebbero partire in
quintetto nella stagione alle porte. Sempre
sul pezzo, in un’intervista a Sky il solito Petrucci – che ormai
quando parla sembra
Claudio Ranieri – ha
dichiarato che questo sarà «il
campionato degli italiani».
Dando
per scontato – pur se non lo è – che Messina accetti l’offerta
della Federazione e alleni la Nazionale fino agli Europei del 2017 ai
quali siamo già qualificati (i Mondiali in Cina si svolgeranno nel
2019, e per allora si dovrà aver già impostato un nuovo ciclo),
proviamo a immaginare innanzitutto chi continuerà a far parte del
gruppo azzurro.
Dei
giocatori Nba, due
sono ovviamente fondamentali per la rinascita del nostro basket: uno
(Belinelli) è il leader e go-to
guy,
tanto che quando non ne ha avuto più, sia agli Europei che al
Preolimpico, non siamo riusciti a trovargli delle alternative anche
perché, nel secondo caso, Della Valle la stava guardando in tv;
l’altro (Gallinari) è il più giocatore italiano più forte, forse
di sempre, per il mix di talento, intelligenza e fisico (al netto
degli infortuni, mannaggia). Beli,
però, ha 31 anni mentre il “Gallo”, che è più giovane (28), ha
una carriera già spezzettata da problemi fisici e operazioni in
serie. Urge trovare soprattutto un altro leader, ammesso che lo
stesso Della Valle possa diventare l’esterno con punti nelle mani
di cui abbiamo bisogno. E
il nome che mi viene in mente non è del tutto nuovo, perché era
stato evocato – e presuntuosamente archiviato a fronte di pretese
“difficoltà burocratiche”, aggiungo io – già prima del
Preolimpico: Ryan Arcidiacono.
Ryan Arcidiacono taglia la retina dopo la vittoria del titolo NCAA |
Il
playmaker di Villanova, fresco campione Ncaa da MOP (Most outstanding
player, ovvero il miglior giocatore delle Final Four), non è stato
infatti convocato per il Preolimpico con la frettolosa motivazione
legata al suo status, anche se il fatto che abbia la doppia
cittadinanza e che abbia già giocato un torneo con la Sperimentale
nel 2015 lascia pensare che i problemi burocratici si potessero
risolvere abbastanza rapidamente. Ora Ryan è a San Antonio, scelto
al secondo giro del Draft e quindi firmato con un contratto
parzialmente garantito. Il vice di Gregg Popovich agli Spurs è
proprio Ettore Messina, che quindi avrà la possibilità di vedere da
vicino questo giocatore meraviglioso: un
play classico, di quelli che pensano prima a innescare i compagni ma
che non rifiutano un tiro importante (e tendono a metterlo), piccolo
e non particolarmente atletico ma duro fisicamente e mentalmente,
abituato a giocare contro gente molto più “grossa” di lui e con
un’attitudine che ne fa un leader tagliato dal sarto per
un gruppo come quello azzurro. Quanto alle perplessità sul fatto che
venga da un campionato giudicato di livello non eccelso
per i nostri raffinati palati europei, avete una soluzione migliore?
Il ruolo, in Italia, non è che offra tantissimo: personalmente darei
ancora una chance
a
Luca Vitali, anche se ha trent’anni e la sua ultima stagione a
Cremona non è stata all’altezza della precedente soprattutto
perché non l’ha messa mai dall’arco,
in alternativa a Cinciarini e Hackett.
Will Artino con la maglia di Marquette University |
Per
quanto riguarda il centro, dobbiamo necessariamente considerare in
uscita, subito o in tempi abbbastanza brevi, un Andrea Bargnani da un
po’ in fase calante. Giocatore
che adoro da sempre, ma che mi fa dannare per la sua attitudine soft
almeno quanto mi esalta il suo talento, il “Mago” è finito un
po’ schiacciato dalla prima scelta assoluta che gli diedero i
Toronto Raptors e ha ormai 31 anni, anche se potrebbe essere
interessante rivederlo a livelli di Eurolega a Vitoria. Dietro, a
parte i soliti Cusin e Cervi (che comunque è classe ’91), da
“numero 5” non si vede granché: i migliori rimbalzisti italiani
della scorsa stagione, infatti, sono stati proprio due esclusi da
Messina, Davide Pascolo (primo
della Serie A per valutazione!) e Achille Polonara, che però sono
delle ali forti come lo stesso Niccolò
Melli,
lasciato
andare da Milano e definitivamente esploso a Bamberg. Una
scommessa potrebbe essere Will Artino, centro di 2.11 per 104 chili
uscito da Marquette e oggi in Danimarca dopo una buona stagione in
Estonia (14 punti e 9 rimbalzi di media tra campionato e Lega
Baltica), anche lui già convocato nella Sperimentale.
Alessandro Gentile con papà Nando |
Poi,
appare evidente che la chiave del futuro azzurro è nelle capienti
tasche di Alessandro Gentile. Il
figlio di Nando – anche per uscire definitivamente da questa
scomoda definizione – è chiamato a un salto di qualità non solo
in ottica Nba, dove gli Houston Rockets potrebbero dargli spazio in
un prossimo futuro, ma soprattutto in prospettiva azzurra. Deve
migliorare dal punto di vista tecnico, specialmente nella meccanica
di tiro, e costruirsi una testa, una mentalità, una cattiveria
adeguate al suo infinito talento. Non “cannare” le partite
importanti e trascinare la Nazionale alla vittoria. Allora sì che
potrà davvero raccogliere l’eredità di Belinelli e Gallinari.
Dice: papà era più bravo. Vero, ma papà era più bravo di tutti...
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