martedì 29 ottobre 2019

XFactor 13: arriva il live e sono Under... Pressure

Il primo live di XFactor 13
E’ bastata una sola puntata del live di questa tredicesima edizione di XFactor (la nona, se non erro, su Sky) per sovvertire completamente i rapporti di forze rispetto a quanto era emerso dal combinato disposto di audizioni, Bootcamp e Home Visit; scordatevi la netta superiorità delle categorie Under Donne e Under Uomini (rispettivamente 16 e 12 qualificati ai Bootcamp con quattro “sì” alle audizioni, contro 9 degli Over e 10 dei Gruppi), sono proprio queste le due squadre finite al ballottaggio in una caotica puntata a tre manches. Il tutto grazie alle castronerie di due dei nuovi giudici, vale a dire Malika Ayane e soprattutto Sfera Ebbasta, che si candidano a rinverdire i fasti delle varie Arisa, Anna Tatangelo e Mika. E a proposito di quest’ultimo, il suo ritorno da ospite nel programma dove fu giudice per tre edizioni è stato un trionfo: premio speciale per la supercazzola dell’anno e premio alla carriera per la peggior comparsata. In una sola serata, mica facile.

Cattelan con i quattro giudici: il mattatore è lui
Andiamo con ordine: nel nuovo XFactor Dome (che è la Candy Arena di Monza, nota agli appassionati di pallavolo come PalaIper, con capienza ridotta a 1.500 posti) la seconda première del direttore artistico Simone Ferrari è molto tecnologica e di impatto ma forse meno immaginifica di quelle di sua maestà Luca Tommassini: nell’apertura fa la parte del leone Alessandro Cattelan (una tendenza di quest’anno, mirata a coinvolgere il conduttore sempre di più nella parte musicale dello show dopo l’assegnazione delle categorie ai giudici e la presenza agli Home Visit - voto 8) che canta Watch me di Jaden Smith con tanto di corpo di ballo, coro dei concorrenti e cameo dei quattro giudici. Tanta energia, un po’ di kitsch, ad ogni modo un bel viatico per la puntata che invece, salvo qualche lampo, dal punto di vista scenografico si rivelerà una bella confezione ma con poco da dire. Impressione mia, eh!

Subito la gara, visto che con tre manches andremo tanto lunghi da non poter portare sul palco i minorenni per l’eliminazione dopo aver sforato la mezzanotte: inizia Mariam (voto 6,5) alla quale Sfera assegna Juice di Lizzo che la ragazza di origini marocchine canta non perfettamente, ma con energia e una bella presenza scenica. Solo che il brano appare inadatto per valorizzare la voce di Mariam. Primo inciampo del “giudice ragazzino” che, da qui alla fine della serata, ne combinerà più di Giufà. Il secondo concorrente ad esibirsi sono i Seawards (voto 6,5) che Samuel sembra voler portare su un terreno poco adatto alla loro peculiarità, ovvero quel sound metà acustico metà elettronico che tanto è piaciuto (a tutti, anche a me) durante le fasi precedenti del programma. Peccato che Pyro, pezzo assolutamente fantastico dei Kings of Leon, si perda del tutto in questa lettura un po’ intellettualistica, distante, fredda. E sì, se loro non fossero (singolarmente) bravissimi avrebbero rischiato. “Ma di brutto brutto brutto”. Chi invece non rischia, almeno per queste prime puntate, è Eugenio (voto 8). Il cantautore romano che alle audizioni ci ha lasciato a bocca aperta con la sua Glovo era reduce da due cover “pesanti” come En e Xanax di Samuele Bersani e Futura di Lucio Dalla, ma con intelligenza ha rivolto lo sguardo al cantautorato più attuale suggerendo al proprio giudice (Mara Maionchi) Arsenico di Aiello, cantautore cosentino con radici australiane, raccontata benissimo e suonata senza eccedere ma anche senza cedere. Prova solidissima e pensierini di finale in libertà. A chiudere la prima “tonnara” è Davide (voto 7,5), una storia già vista e rivista in queste edizioni di XFactor: il 21enne di Rieti, tifosissimo di basket, è talmente bravo dal punto di vista sia tecnico che interpretativo da far sbroccare un giudice alle prime armi come Malika, che infatti vuole strafare e gli commissiona uno splendido standard di George Gershwin, How long has this been going on dal musical Funny Face: un brano del 1928 da modernizzare e trasportare nell’attualità, cosa che Davide fa senza pecche ma – osserva correttamente Samuel – venendo un po’ sovrastato dall’arrangiamento. La passa liscia perché all’ultimo scontro va Mariam, ma un’altra assegnazione così ed è fritto.

Federica Buda, cantante eponima dei Booda (radiomusik.it)
Prima della seconda manche ci dobbiamo sorbire l’esibizione di Mika, ormai talmente convinto di essere una superstar da pensare di poter scrivere la nuova Bohemian Rapsody: peccato che questa Tiny Love sia un pezzo confusionario, con più temi saldati senza una logica realmente musicale, e a poco giova il coro dei concorrenti ancora in gara, evidentemente in fibrillazione. Ma tranquilli: Mika farà di peggio. Fa abbastanza bene, invece, Nicola (voto 7) che Mara mette a confronto con This is America di Gambino (ma non si chiamava Childish Gambino? Mah), un brano più rap che blues, una scelta tesa soprattutto a svecchiare l’ex parà catanese al centro delle polemiche in settimana per via della sua precedente partecipazione a The Voice of Italy. Assegnazione non troppo centrata, specie sul fraseggio, ma la sensazione è che non rischi il ballottaggio. Anche perché Malika inanella un’altra topica assegnando a Lorenzo (voto 6) un totem come Don’t look back in anger degli Oasis. Ora, al di là che l’ultimo a suonare questo pezzo epocale sul palco di XFactor ­­­– come sottolinea Cattelan – è stato l’anno scorso mister Noel Gallagher, onestamente: sapreste pensare a un pezzo meno adatto alla delicatezza di Lorenzo? Così, senza la batteria che entra nella seconda strofa, senza accordi graffianti di chitarra elettrica, con un arrangiamento che riesce solo a coprirlo? Io no. Fortuna che dopo arrivano i Booda (voto 7,5), certamente i migliori del lotto fino a questo punto con tre esibizioni fantastiche su tre. Passi che 212 di Azealia Banks è la loro prova meno convincente, anche questa un po’ confusionaria e nemmeno troppo centrata, ma basta e avanza per rivederli la settimana prossima. La concorrente successiva è siciliana di Catania e si trova – non caso – davanti alla squagghiata da nivi, ovvero alla prova del nove: finché hanno potuto decidere i giudici, Giordana (voto 6,5) e la sua arpa hanno veleggiato verso i live su un mare piatto (e anche stavolta sono solo baci, abbracci e moine); ma cosa penserà il pubblico di questa Jocelyn Flores di XXX Tentacion appena un po’ meno sopra le righe rispetto alle precedenti? Bene ma non benissimo, visto che la manda al ballottaggio dopo l’esibizione di Coez (che purtroppo canta Fuori di me e non La tua canzone, bellissima). E sono due su due per Sfera Ebbasta. Sì, quello con la squadra più forte.

Marco suona e canta Sixto Rodriguez (radiomusik.it)
La terza manche è certamente la più dura. Almeno per me. Perché una delle mie favorite, Sofia (voto 6), si è vista assegnare dal rapper di Cinisello – che dopo aver sfangato con La leva calcistica della classe ’68 ha perso ogni freno inibitorio – una canzone ineseguibile da chiunque non sia Carmen Consoli, ovvero L’ultimo bacio. Lei piace troppo ai giudici – e, giustamente, anche al pubblico – per rischiare, ma la sua versione è terribile: urla dove dovrebbe sussurrare, si dispera dove le si chiede malinconia, stona persino un po’ dove la cantantessa si libra agile e sognante. Con le orecchie che ancora sanguinano passiamo a Enrico (voto 5,5) alle prese con Love will tear us apart dei Joy Division, pietra miliare del punk (o del post-punk, come volete) che tutto meritava tranne che di diventare una ballata. E la chiudo qui. Per quanto riguarda la Sierra (voto 6), invece, nemmeno la apro: tecnicamente inadeguati e incostanti nella scrittura, se pure li facciamo cantare Dark Horse di Katy Perry possiamo direttamente cambiare canale sull’Europa League. Anzi no, perché subito dopo arriva il momento migliore delle tre ore di live: quasi lisergico con i suoi dreadlocks e il vestito beige, Marco (voto 8) si cimenta con un brano diventato leggendario tanto da ispirare un film (Searching for Sugar Man) che ha addirittura vinto l’Oscar come miglior documentario.

Bignamino sulla storia di Sugar Man: Sixto Rodriguez, cantautore e chitarrista di Detroit di origini messicane che fa l’operaio nell’industria automobilistica, pubblica senza troppa fortuna due album prima di tornare nel dimenticatoio, ignaro del fatto che a distanza di qualche anno i suoi dischi, e in particolare questo brano, avranno un successo clamoroso in Sud Africa (disco di platino nel 1981) diventanddo l’inno del movimento anti-apartheid. Su di lui, che nel Paese africano è addirittura più famoso dei Beatles, fioccano le leggende, ad esempio quella che lo vuole morto, finché un giornalista inizia a fare ricerche e lo rintraccia in una casa acquistata a un’asta giudiziaria in un sobborgo di Detroit: sbarca il lunario facendo lavoretti e quasi non crede alle rivelazioni sul successo di Sugar Man. Neanche a dirlo, tornerà in Sud Africa in tour e sarà un trionfo.
E per una storia così improbabile, chi meglio dell’operatore di ONG al quale Sfera Ebbasta non trovava una collocazione nel mercato musicale? Esecuzione intensa e commovente, che fa pentire Sfera più di tutti i suoi peccati. Al ballottaggio con Mariam e Giordana, invece, finisce Enrico e così, solo grazie a Malika, non abbiamo tre concorrenti della stessa categoria all’ultimo scontro.

Mika non si è fatto rimpiangere come giudice (tvzap.kataweb.it)
Ma prima che si consumi il gesto estremo dell’eliminazione, abbiamo ancora da sentire il conte Mascett..., ehm: Mika (voto 0), che ci propina un “come se fosse Antani” da libri di storia. Prende Giordana e la massacra, sembra quasi dirle che tanto valeva non venisse nemmeno in trasmissione, poi sente che ha sedici anni e la salva. Tutto vero, ci sono anche i filmati a testimoniarlo. Lo stesso Cattelan è incredulo ma tant’è, restano Mariam e Enrico. I giudici, come sempre, si dividono (e anche Samuel fa una discreta supercazzola a Sfera) e si va al tilt: Enrico si salva, Mariam torna a casa.

Chiudiamo proprio con i giudici. La migliore resta sempre Mara (voto 7) con tre assegnazioni intelligenti e centrate e il nostro “pane quotidiano” di parolacce e improperi, si salva anche Samuel (voto 6) per il motivo contrario, ovvero scelte rivedibili che però fanno capire quanto siano bravi i suoi gruppi (niente parolacce, al limite qualcuna vorrei dirgliela io). Un po’ come Malika (voto 5) che sembra aver pescato i titoli a caso su Google e le va bene che al ballottaggio finisca solo Enrico. Quanto a Sfera (voto 4), al di là di un atteggiamento tutto sommato simpatico e gradevole dimostra di non aver capito nulla dei talent. E’ vero che anche Fedez ci ha messo un po’ ad ambientarsi, ma non è che stiamo proprio parlando di Einstein...

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