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Il primo live di XFactor 13 |
E’ bastata una sola
puntata del live di questa tredicesima edizione di XFactor (la nona, se
non erro, su Sky) per sovvertire completamente i rapporti di forze rispetto a
quanto era emerso dal combinato disposto di audizioni, Bootcamp e Home Visit;
scordatevi la netta superiorità delle categorie Under Donne e Under Uomini (rispettivamente
16 e 12 qualificati ai Bootcamp con quattro “sì” alle audizioni, contro 9 degli
Over e 10 dei Gruppi), sono proprio queste le due squadre finite al
ballottaggio in una caotica puntata a tre manches. Il tutto grazie alle
castronerie di due dei nuovi giudici, vale a dire Malika Ayane e soprattutto
Sfera Ebbasta, che si candidano a rinverdire i fasti delle varie Arisa,
Anna Tatangelo e Mika. E a proposito di quest’ultimo, il suo ritorno da ospite
nel programma dove fu giudice per tre edizioni è stato un trionfo: premio speciale
per la supercazzola dell’anno e premio alla carriera per la peggior comparsata.
In una sola serata, mica facile.
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Cattelan con i quattro giudici: il mattatore è lui |
Andiamo con ordine: nel
nuovo XFactor Dome (che è la Candy Arena di Monza, nota agli appassionati di
pallavolo come PalaIper, con capienza ridotta a 1.500 posti) la seconda première
del direttore artistico Simone Ferrari è molto tecnologica e di impatto ma
forse meno immaginifica di quelle di sua maestà Luca Tommassini: nell’apertura fa
la parte del leone Alessandro Cattelan (una tendenza di quest’anno,
mirata a coinvolgere il conduttore sempre di più nella parte musicale dello
show dopo l’assegnazione delle categorie ai giudici e la presenza agli Home
Visit - voto 8) che canta Watch me di Jaden Smith con tanto di
corpo di ballo, coro dei concorrenti e cameo dei quattro giudici. Tanta
energia, un po’ di kitsch, ad ogni modo un bel viatico per la puntata
che invece, salvo qualche lampo, dal punto di vista scenografico si rivelerà
una bella confezione ma con poco da dire. Impressione mia, eh!
Subito la gara, visto che
con tre manches andremo tanto lunghi da non poter portare sul palco i
minorenni per l’eliminazione dopo aver sforato la mezzanotte: inizia Mariam
(voto 6,5) alla quale Sfera assegna Juice di Lizzo che la ragazza
di origini marocchine canta non perfettamente, ma con energia e una bella
presenza scenica. Solo che il brano appare inadatto per valorizzare la voce di
Mariam. Primo inciampo del “giudice ragazzino” che, da qui alla fine della
serata, ne combinerà più di Giufà. Il secondo concorrente ad esibirsi sono i Seawards
(voto 6,5) che Samuel sembra voler portare su un terreno poco adatto
alla loro peculiarità, ovvero quel sound metà acustico metà elettronico
che tanto è piaciuto (a tutti, anche a me) durante le fasi precedenti del programma.
Peccato che Pyro, pezzo assolutamente fantastico dei Kings of Leon, si
perda del tutto in questa lettura un po’ intellettualistica, distante, fredda.
E sì, se loro non fossero (singolarmente) bravissimi avrebbero rischiato. “Ma
di brutto brutto brutto”. Chi invece non rischia, almeno per queste prime
puntate, è Eugenio (voto 8). Il cantautore romano che alle audizioni
ci ha lasciato a bocca aperta con la sua Glovo era reduce da due cover
“pesanti” come En e Xanax di Samuele Bersani e Futura di Lucio
Dalla, ma con intelligenza ha rivolto lo sguardo al cantautorato più attuale
suggerendo al proprio giudice (Mara Maionchi) Arsenico di Aiello, cantautore
cosentino con radici australiane, raccontata benissimo e suonata senza eccedere
ma anche senza cedere. Prova solidissima e pensierini di finale in libertà. A chiudere
la prima “tonnara” è Davide (voto 7,5), una storia già vista e
rivista in queste edizioni di XFactor: il 21enne di Rieti, tifosissimo di
basket, è talmente bravo dal punto di vista sia tecnico che interpretativo da
far sbroccare un giudice alle prime armi come Malika, che infatti vuole
strafare e gli commissiona uno splendido standard di George Gershwin, How
long has this been going on dal musical Funny Face: un brano del
1928 da modernizzare e trasportare nell’attualità, cosa che Davide fa senza
pecche ma – osserva correttamente Samuel – venendo un po’ sovrastato dall’arrangiamento.
La passa liscia perché all’ultimo scontro va Mariam, ma un’altra assegnazione
così ed è fritto.
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Federica Buda, cantante eponima dei Booda (radiomusik.it) |
Prima della seconda manche
ci dobbiamo sorbire l’esibizione di Mika, ormai talmente convinto di essere una
superstar da pensare di poter scrivere la nuova Bohemian Rapsody:
peccato che questa Tiny Love sia un pezzo confusionario, con più temi saldati
senza una logica realmente musicale, e a poco giova il coro dei concorrenti
ancora in gara, evidentemente in fibrillazione. Ma tranquilli: Mika farà di peggio. Fa abbastanza
bene, invece, Nicola (voto
7) che Mara mette a confronto con This
is America di Gambino (ma non si chiamava Childish Gambino? Mah), un brano
più rap che blues, una scelta tesa soprattutto a svecchiare l’ex parà catanese
al centro delle polemiche in settimana per via della sua precedente partecipazione
a The Voice of Italy. Assegnazione non troppo centrata, specie sul
fraseggio, ma la sensazione è che non rischi il ballottaggio. Anche perché
Malika inanella un’altra topica assegnando a Lorenzo (voto 6) un totem
come Don’t look back in anger degli Oasis. Ora, al di là che l’ultimo a
suonare questo pezzo epocale sul palco di XFactor – come sottolinea Cattelan
– è stato l’anno scorso mister Noel Gallagher, onestamente: sapreste pensare a
un pezzo meno adatto alla delicatezza di Lorenzo? Così, senza la batteria che
entra nella seconda strofa, senza accordi graffianti di chitarra elettrica, con
un arrangiamento che riesce solo a coprirlo? Io no. Fortuna che dopo arrivano i
Booda (voto 7,5), certamente i migliori del lotto fino a
questo punto con tre esibizioni fantastiche su tre. Passi che 212 di Azealia
Banks è la loro prova meno convincente, anche questa un po’ confusionaria e
nemmeno troppo centrata, ma basta e avanza per rivederli la settimana prossima.
La concorrente successiva è siciliana di Catania e si trova – non caso –
davanti alla squagghiata da nivi, ovvero alla prova del nove: finché
hanno potuto decidere i giudici, Giordana
(voto 6,5) e la sua arpa
hanno veleggiato verso i live su un mare piatto (e anche stavolta sono
solo baci, abbracci e moine); ma cosa penserà il pubblico di questa Jocelyn
Flores di XXX Tentacion appena un po’ meno sopra le righe rispetto alle precedenti?
Bene ma non benissimo, visto che la manda al ballottaggio dopo l’esibizione di
Coez (che purtroppo canta Fuori di me e non La tua canzone,
bellissima). E sono due su due per Sfera Ebbasta. Sì, quello con la squadra più
forte.
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Marco suona e canta Sixto Rodriguez (radiomusik.it) |
La
terza manche è certamente la più dura. Almeno per me. Perché una delle
mie favorite, Sofia
(voto
6), si è vista assegnare dal rapper di Cinisello –
che dopo aver sfangato con La leva calcistica della classe ’68 ha perso
ogni freno inibitorio – una canzone ineseguibile da chiunque non sia Carmen Consoli,
ovvero L’ultimo bacio. Lei piace troppo ai giudici – e, giustamente,
anche al pubblico – per rischiare, ma la sua versione è terribile: urla dove
dovrebbe sussurrare, si dispera dove le si chiede malinconia, stona persino un
po’ dove la cantantessa si libra agile e sognante. Con le orecchie che ancora
sanguinano passiamo a Enrico
(voto
5,5) alle prese con Love will tear us apart dei Joy
Division, pietra miliare del punk (o del post-punk, come volete) che tutto
meritava tranne che di diventare una ballata. E la chiudo qui. Per quanto
riguarda la Sierra
(voto
6), invece, nemmeno la apro: tecnicamente inadeguati
e incostanti nella scrittura, se pure li facciamo cantare Dark
Horse di Katy Perry possiamo direttamente cambiare canale sull’Europa
League. Anzi no, perché subito dopo arriva il momento migliore delle tre ore di
live: quasi lisergico con i suoi dreadlocks e il vestito beige, Marco (voto
8) si cimenta con un brano diventato leggendario tanto
da ispirare un film (Searching for Sugar Man) che ha addirittura vinto l’Oscar
come miglior documentario.
Bignamino
sulla storia di Sugar Man: Sixto Rodriguez, cantautore e chitarrista di
Detroit di origini messicane che fa l’operaio nell’industria automobilistica,
pubblica senza troppa fortuna due album prima di tornare nel dimenticatoio, ignaro
del fatto che a distanza di qualche anno i suoi dischi, e in particolare questo
brano, avranno un successo clamoroso in Sud Africa (disco di platino nel 1981) diventanddo l’inno del movimento anti-apartheid. Su di lui, che nel Paese
africano è addirittura più famoso dei Beatles, fioccano le leggende,
ad esempio quella che lo vuole morto, finché un giornalista inizia a fare
ricerche e lo rintraccia in una casa acquistata a un’asta giudiziaria in un
sobborgo di Detroit: sbarca il lunario facendo lavoretti e quasi non crede alle rivelazioni sul successo di Sugar Man. Neanche a dirlo, tornerà in Sud Africa in tour e sarà un trionfo.
E
per una storia così improbabile, chi meglio dell’operatore di ONG al quale Sfera
Ebbasta non trovava una collocazione nel mercato musicale? Esecuzione intensa e
commovente, che fa pentire Sfera più di tutti i suoi peccati. Al ballottaggio con
Mariam e Giordana, invece, finisce Enrico e così, solo grazie a Malika, non
abbiamo tre concorrenti della stessa categoria all’ultimo scontro.
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Mika non si è fatto rimpiangere come giudice (tvzap.kataweb.it) |
Ma
prima che si consumi il gesto estremo dell’eliminazione, abbiamo ancora da
sentire il conte Mascett..., ehm: Mika (voto 0), che ci propina un “come se fosse Antani”
da libri di storia. Prende Giordana e la massacra, sembra quasi dirle che tanto
valeva non venisse nemmeno in trasmissione, poi sente che ha sedici anni e la
salva. Tutto vero, ci sono anche i filmati a testimoniarlo. Lo stesso Cattelan è
incredulo ma tant’è, restano Mariam e Enrico. I giudici, come sempre, si
dividono (e anche Samuel fa una discreta supercazzola a Sfera) e si va al tilt:
Enrico si salva, Mariam torna a casa.
Chiudiamo
proprio con i giudici. La migliore resta sempre Mara
(voto
7) con tre assegnazioni intelligenti e centrate e il
nostro “pane quotidiano” di parolacce e improperi, si salva anche Samuel (voto
6) per il motivo contrario, ovvero scelte rivedibili
che però fanno capire quanto siano bravi i suoi gruppi (niente parolacce, al
limite qualcuna vorrei dirgliela io). Un po’ come Malika (voto
5) che sembra aver pescato i titoli a caso su Google
e le va bene che al ballottaggio finisca solo Enrico. Quanto a Sfera (voto
4), al di là di un atteggiamento tutto sommato
simpatico e gradevole dimostra di non aver capito nulla dei talent. E’ vero che
anche Fedez ci ha messo un po’ ad ambientarsi, ma non è che stiamo proprio parlando
di Einstein...
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