giovedì 1 febbraio 2018

Politica: trovate un addetto stampa a Navarra!

Pietro Navarra e Rosario Crocetta (strettoweb.com)
Sono sincero: ero già proiettato sulle Amministrative di maggio. Su Cateno De Luca che vuol fare un casinò a Palazzo Zanca solo per impedire l’ingresso ad Accorinti e Trischitta, visti i problemi che entrambi hanno con le giacche; su Trischitta stesso che dà dello straccione a Cateno perché si è inventato il crowdfunding per la campagna elettorale (cioè tu lo finanzi e lui si becca l’indennità); o ancora su San Daniele Zuccarello che, con quel nome da sfoglietta al prosciutto, posta video su Facebook anziché rilasciare interviste perché vuol farle a tutti costi al telefono a… gettoni.

E invece, la strepitosa prima dichiarazione ufficiale di Pietro Navarra da candidato alla Camera – «se mi date del nipote di Michele Navarra vi querelo» – mi costringe a parlare delle Politiche. E vabbè, uno non è rettore dell’Università di Messina per caso, cazzu cazzu iu iu. Ci vogliono preparazione, curriculum, competenza per tirarsi una simile bottigliata sugli zebedei prima ancora di essere ufficialmente in corsa. E dire che non è nemmeno di sinistra, tanto che è candidato con il Pd!

Michele Navarra
La colpa, come al solito, è di Saro Crocetta. Non contento di aver fatto quasi rimpiangere Cuffaro e Lombardo da presidente della Regione, dopo aver barattato la rinuncia a ricandidarsi per un collegio al Senato ed essersi ritrovato “trombato” all’ultimo momento ha gridato allo scandalo perché il Pd ha preferito a lui – già sindaco antimafia di Gela sotto scorta da decenni – il nipote del boss corleonese Michele Navarra, appunto Pietro. Il collegamento «il Pd ha scelto la mafia anziché l’antimafia» lo ha fatto lui ed è onestamente velleitario, ma è bastato per far partire l’embolo a Pietro Navarra il quale, chiaramente durante una TIA, ha vergato queste immortali parole: «Noto con rammarico che, addirittura prima ancora dell’inizio della campagna elettorale, personaggi protagonisti del recente passato politico hanno rilasciato dichiarazioni infamanti nei miei confronti, con riferimento alla vicenda che vide coinvolto mio zio. Affermazioni ingiuriose, rilanciate da alcuni organi di stampa. Premetto che la mia posizione su questo argomento è ben nota da tempo: si parla di persone morte prima della mia nascita e ogni collegamento non può che rappresentare una volgare strumentalizzazione. Non sono, però, disposto a tollerare ulteriori attacchi su tali temi. Con estrema chiarezza, pertanto, puntualizzo che presenterò querela contro chi rilascerà dichiarazioni di questo tipo e nei confronti delle testate che daranno spazio a simili considerazioni».

Navarra e De Domenico al Rettorato (stampalibera.it)
Il comunicato arriva alle redazioni dall’indirizzo email personale di Navarra – distante in questo dal suo pupillo Franco De Domenico, che sulla mailing list dell’Università ha fatto un’intera campagna elettorale per le Regionali – ed è firmato da lui. Nessun ufficio stampa, nessun portavoce a “timbrare” questa uscita infelice; lo si capisce da un paio di insegnamenti che a chiunque faccia questo mestiere spiegano la prima volta che prende la penna in mano. Anzi, il primo lo sapete pure voi: una querela (una smentita) è una notizia data due volte. Se poi la querela è annunciata – «preventiva», l’ha definita l’Ordine del giornalisti – è data almeno tre volte.

Fateci caso: se qualcuno non sapeva che Pietro Navarra è nipote di Michele, boss dei corleonesi fatto uccidere da Luciano Liggio e ritenuto l’assassino di Giuseppe Letizia, lo sfortunato testimone dell’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto, e continuava a ignorarlo anche dopo l’intemerata di Crocetta – perché diciamocelo, ormai Sarino non lo sta a sentire più nessuno – adesso è informato. Tra l’altro, l’autogol è doppio perché Navarra non solo non menziona mai la parola “mafia” rifugiandosi in un pilatesco «la vicenda che ha coinvolto mio zio» (che detta così sembra una disgrazia, che so, un incidente stradale), ma perde l’ennesima occasione per prendere le distanze – d’altra parte non lo ha fatto mai la famiglia, se il fratello si chiama Michele – o per affermare in qualsiasi forma il proprio rifiuto delle logiche mafiose. Anzi, il tenore delle parole con cui minaccia le testate «che daranno spazio a simili considerazioni» appare proprio opposto.

Certo, nessuno può sognarsi di addebitare a Pietro Navarra fatti accaduti dieci anni prima che lui nascesse, e in realtà quello di Crocetta è più che altro un “fallo di confusione” per usare una terminologia calcistica; ma da qui a pensare che l’illustre parente non possa nemmeno essere nominato ce ne corre. D’altra parte, quando ho pubblicato quella ricostruzione in un post che riguardava il “peso” della famiglia Navarra nel passato, ma soprattutto nel presente dell’Università di Messina (qui il link all'articolo), mi risulta che abbia convocato i suoi consiglieri per valutare se procedere ma sia stato subito smontato. Certo, a me più che il collegamento con lo zio boss interessava la circostanza che il padre Salvatore, vero dominus dell’Ateneo peloritano dagli anni Settanta agli anni Novanta, abbia piazzato ben tre figli come professori ordinari: Pietro ad Economia, Pippo a Medicina e Michele a Farmacia (peraltro marito di Pippi Inferrera, figlia del “barone” Cosimo, che di quell’articolo era protagonista). Tutte menti eccelse, per carità; però può dare da pensare in un’Università da anni additata a livello nazionale come un tempio del nepotismo?


Gabriel... oops, Matilde Siracusano con Berlusconi (livesicilia.it)
Comunque, se proprio vogliamo parlare di nomi e cognomi anche queste Politiche sono destinate a lasciare il segno: da Matilde Siracusano, quasi Miss Italia nel 2005 e nipote di Antonio Martino, a Gabriele Siracusano candidato con Liberi e Uguali (scusate, ma non era massone? O stavolta la TIA l’ho avuta io?), fino ai listini del plurinominale zeppi di curiosità e di “a volte ritornano”. Insomma, delle Amministrative parleremo più avanti. Nel frattempo, per carità, trovate un buon addetto stampa a Navarra, altrimenti da qui al 4 marzo ci ruba il mestiere.

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