lunedì 12 febbraio 2018

Bestiario elettorale: Urania l’uccellatrice e l’asino del Pd

Quel che resta del Pd si presenta (gazzettadelsud.it)

Uffa, proprio quando iniziavamo a divertirci Pietro Navarra ha finalmente assunto un addetto stampa per la campagna elettorale – persino uno bravo, come da potenziali elettori del Pd (...) gli avevamo consigliato – e così lo spasso è finito prima di cominciare. Il rettore dimissionario parte ormai alla pari con gli altri candidati alle Politiche del 4 marzo; non quanto a possibilità di essere eletto, ma di comparire assiduamente su IlMaxFactor, che ora deve occuparsi di tutti per davvero. Uffa.

Cominciamo proprio dal Pd, accreditato (si fa per dire) da un sondaggio del Corriere della Sera di ben ZERO collegi all’uninominale in Sicilia. A Messina prevale la “corrente” universitaria, con appunto Navarra candidato alla Camera e Fabio D’Amore, gastroenterologo e presidente dell’Ersu, in quota Picciolo al Senato. In provincia c’è il nome espresso da Pippo Laccoto, quello dell’avvocato pattese Natalia Cimino. La figlia dello storico senatore socialista Francesco è chiamata a contrastare il candidato di Genovese, l’uscente (ma eletta col Pd nel 2013) Maria Tindara Gullo che ha prevalso all’ultimo momento su Franco Rinaldi. Ai giovani – e meno giovani ma sempre entusiasti – attivisti “dem” che festeggiavano come una liberazione, forse anche giustamente, l’uscita di Francantonio dal partito mi permetto di dedicare la morale della fiaba L’asino e il pastore di Fedro: «In principatu commutando, saepius nil praeter domini nomen mutant pauperes».

E sì, perché dopo l’elezione all’Ars del direttore amministrativo dell’Università, Franco De Domenico, con oltre 11 mila voti (più di 6 mila dei quali in città) e con diversi docenti dell’Ateneo messinese che scaldano i motori per la candidatura a sindaco, da Michele Limosani allo stesso Antonio Saitta, la sensazione è che il Pd “orfano” di Francantonio si sia prontamente consegnato a un altro asso pigliatutto. Appunto Pietro Navarra, che potrebbe definitivamente prendere possesso del partito con un buon risultato nell’uninominale pur non vincendo: è secondo nel “listino” alle spalle di Maria Elena Boschi, che però dovrebbe essere eletta nel maggioritario a Bolzano grazie all’alleanza con la Svp e comunque – in caso di un’inattesa sconfitta – dovrà optare per il plurinominale nel collegio, dei cinque in cui è capolista, nel quale il centrosinistra otterrà la percentuale più bassa. Praticamente impossibile l’impresa per D’Amore che nel listino al Senato è al quarto posto, mentre Picciolo – dopo essere stato “trombato” da Cateno De Luca alle Regionali perché non è scattato il seggio alla lista – ha giurato che basta, di preferenze non ne vuole più sapere e si è fatto piazzare secondo dietro la catanese Valeria Sudano, deputato regionale uscente.

L'on. Matilde Siracusano (leggo.it)
Peraltro, nonostante lo spiegamento di forze, Navarra nel maggioritario potrebbe arrivare addirittura terzo; se dovessimo basarci sui sondaggi e sui risultati delle Regionali, il duello centrodestra-M5S sarebbe infatti l’esito scontato in tutti e tre i collegi messinesi. Questo significa che alla Camera gli uscenti grillini Alessio Villarosa a Barcellona e Francesco D’Uva a Messina se la vedranno rispettivamente con Maria Tindara Gullo e con Matilde Siracusano, finalista di Miss Italia 2005 e quindi candidata ideale per Silvio Berlusconi (sì, lo so, battuta scontata e maschilista. E non l’ha neanche fatta lui!). La 33enne figlia dell’ex assessore Sabbaturazzu, discusso imprenditore con alle spalle una condanna per favoreggiamento del giudice Giovanni Lembo e poi prosciolto nell’inchiesta “Gioco d’azzardo”, ha lavorato per sette anni alla Camera come collaboratrice parlamentare di... Scelta civica (!) e sarebbe stata catapultata nel collegio dall’ex ministro Antonio Martino – si dice – su indicazione proveniente direttamente da Arcore. Lei rivendica le proprie capacità e competenze, il primo risultato politicamente di rilievo che ha ottenuto è stato intanto sbarrare la strada alla candidatura e poi provocare l’autosospensione da FI del presidente del consiglio comunale Emilia Barrile. E di questo la ringraziamo tutti.

Visto che parliamo di Forza Italia, segnalo l’arretramento di Genovese al quale Micciché lascia un
Urania Papagen... oops, Papatheu (stampalibera.it)
solo collegio (dirottando Franco Rinaldi nel collegio estero della Luna, dove però i voti non si prendono...) per imporre al Senato una sua “protetta” storica: Urania Giulia Papatheu, commissario dell’Ente Fiera nel 2003, arrestata nel 2005 per peculato e truffa ai danni del Formez, condannata in primo grado nel 2011 a un anno e mezzo di reclusione per quest’ultimo reato e ­– sostiene lei in un’intervista a La Sicilia­­­ – assolta con formula piena nel 2013. Ora, nonostante ricerche abbastanza accurate a me quest’assoluzione non risulta e tenderei piuttosto a pensare alla prescrizione visti i molti anni trascorsi dai fatti, ma il succo è quello: Papatheu non è impresentabile, anzi. E’ un personaggio per certi versi mozartiano, ha persino nel cognome un’eco della Papagena spregiudicata uccellatrice (...) del Flauto magico. Indimenticabile – anche perché reso immortale da una registrazione dal vivo dell’epoca – il duetto con Papageno Buzzanca in procinto di partecipare alla processione della Vara: «Papapa / Papapa / PapapapapapaPapagena! / PapapapapaPapageno!/ Ah! tu sei la mia ricetta... / Il tuo balsamo son io... / Tu sarai la mia donnetta! / Tu sarai l’ometto mio! / Già d’intorno saltellar / Veggo bella figliolanza / L’impaziente mia speranza / Vieni, amor a consolar!». (Era questa l’intercettazione, no?)

Sta di fatto che il seggio per Papagen... ehm, Papatheu sembra addirittura sicuro visto che né D’Amore, né la grillina Grazia D’Angelo né tantomeno Gaetano Tirrito di Liberi e Uguali sembrano poterla contrastare. Ah già, Liberi e Uguali: due terzi di Rivoluzione francese nel nome (hanno tolto l’ultimo riferimento, “Fratelli”, forse per non rivangare il passato da massone di Gabriele Siracusano, candidato alla Camera) ma poi comanda D’Alema. No, spiegatemi questa cosa: che Renzi sia simpatico come un gatto attaccato agli zebedei è cosa nota, peraltro la deriva destrorsa del Pd non è piaciuta a una fetta piuttosto consistente del suo elettorato e le percentuali lo collocano molto al di sotto di centrodestra e 5 Stelle anche a livello nazionale, ma la ratio di questa scissione a sinistra qual è? Permettere a Berlusconi di vincere, magari senza la maggioranza in Parlamento, e quindi fargli fare la Groβe Koalition ancora con Renzi? Per poi dare a Renzi la colpa della resurrezione di Berlusconi che di suo non è nemmeno candidabile? Matri, mi è venuto mal di testa. Lo sapevo.

Alessio Villarosa all'attacco di Maria Elena Boschi
Ho lasciato per ultimo il Movimento 5 Stelle perché non mi sono ancora convinto che sia una forza politica “vera”, una che le elezioni le vuole pure vincere. Avete notato? Sembrano sempre quel tizio a cui manca il soldo per fare la lira. Se anziché le urne contassero i sondaggi, governerebbero il Paese, la Sicilia, Messina e persino il mio condominio (aspettate, il mio amministratore è il grillino Antonio De Luca...); invece, quando poi si tratta di votare, tra congiuntivi immaginifici che finiscono per ispirare canzoni di Sanremo, gaffes dell’ultimo minuto, pacchi di pasta e margine di errore del 55 per cento (la famosa “forbice” con la quale si sono più volte tagliati i… rimborsi) raccolgono sempre meno di quanto hanno seminato. Per fortuna, visto quello che seminano. Poi sono così “nuovi” che a queste latitudini candidano praticamente solo uscenti o ripescati, o entrambi. Come Francesco D’Uva, che era stato escluso dalle parlamentarie per il plurinominale e si ritrova alfiere dei 5 Stelle nell’uninominale a Messina. (Ma allora perché lo fate, ’sto televoto?) Anche le polemiche che li riguardano sono noiose: non si va oltre un Alessio Villarosa che lavorava in una finanziaria – amministrata dal fratello – cancellata dall’elenco degli intermediari del ministero dell’Economia ad opera di Bankitalia per violazione della normativa antiriciclaggio, e che una volta eletto si è fatto nominare nella Commissione banche... «Ma niente a che vedere con la Boschi, Banca Etruria è di suo padre», ha replicato al Corriere come a dire: siamo dilettanti anche nel conflitto di interessi.

Quando Germanà si candidò alle Regionali senza sapere partito e presidente
P.S.: Chi invece è un professionista vero – anche del conflitto di interessi, come quando si è intestato la battaglia contro la creazione del “carrozzone” Parco dei Peloritani per difendere il Parco dei Nebrodi che è uguale, ma nel suo collegio – è Nino Germanà. Sfuggita la riconferma all’Ars per una manovra a tenaglia Genovese-Calderone, ci riprova alle Politiche nel proporzionale con FI e, dopo qualche settimana di preoccupante silenzio, proprio oggi si è finalmente fatto sentire con una lettera nella quale chiede ai consiglieri comunali di Messina di silurare il cosiddetto “salvacolline”, una variante al Prg presentata dall’amministrazione Accorinti per bloccare la cementificazione delle aree collinari. Quelle che poi franano e i cui detriti finiscono nei torrenti che poi travolgono case e persone… avete presente, no? Ecco: l’attento Germanà individua nell’istituzione della zona Q con i suoi vincoli di salvaguardia «il macigno che demolisce il Ponte sullo Stretto. La posizione di quest’amministrazione è nota ed Accorinti è tra quanti hanno tenuto in ostaggio Messina privandola dell’unica opera che porterà sviluppo e occupazione».

Ora, al di là delle posizioni personali che sono tutte legittime: davvero parliamo ancora di un’opera che non si farà mai, che ci è già costata centinaia di milioni di euro senza che sia stato dato un solo colpo di piccone e il cui soggetto attuatore, la società “Stretto di Messina”, è in liquidazione dal 2013? Ma soprattutto: non vi sembra sospetto l’entusiasmo del genero dell’imprenditore Giuseppe Ricciardello (sì, il signor “Ricciardello Costruzioni” che ha realizzato la Messina-Palermo, gli svincoli, che ha eseguito lavori persino per la Nato e che è stato arrestato nel 2016 per le tangenti Anas) per gli appalti e i subappalti del Ponte, da portare avanti magari al grido di cchiù pila pi tutti? Direte voi: sì, ma è anche colpa tua. Se fosse stato bocciato in quinta ginnasio al “La Farina” forse non si sarebbe mai diplomato e oggi non ce lo ritroveremmo tra i piedi a parlare di ponte sullo Stretto... al massimo potrebbe fare il ministro dell’Istruzione!

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