venerdì 8 dicembre 2017

XFactor: la Maionchi a caccia dei Maneskin

Camilla Giannelli, voce dei Ros
Da Noel Gallagher a Levante e Francesca Michielin. Dalle cover di Jovanotti, Zucchero, Renato Zero ma anche Freddie Mercury e The Kills a Stand by me, Rihanna e James Arthur, vincitore di XFactor 2012. Non si può dire che – con la notevole eccezione di Redemption Song di Bob Marley – le assegnazioni del pubblico per la semifinale abbiano alzato il livello della gara, dopo una prima manche nella quale i concorrenti hanno affrontato in surplace una versione ridotta del proprio inedito. Alla fine escono i Ros e per me è un piccolo dispiacere, ma non c’è dubbio che i quattro finalisti siano i più bravi e meritevoli di questa edizione.

Mi sembra quindi logico iniziare a parlare dei quattro giudici, che hanno vissuto esperienze opposte: Mara Maionchi (voto 8) è senza dubbio la trionfatrice, e lo sarà anche se al Forum dovessero vincere – secondo pronostico – i Maneskin, perché ha portato in finale due concorrenti su tre (a dimostrazione del fatto di aver scelto, se non i migliori, i più adatti nella sua categoria), ha perso per strada il terzo solo una puntata prima della semifinale e ha interpretato meglio degli altri, con scelte mainstream e magari non troppo sofisticate nelle assegnazioni, il gusto del pubblico televisivo. Senza tralasciare il fatto che le sue sfuriate hanno aggiunto quel pizzico di “pepe” e di divertimento a un confronto tra i giudici sempre sospeso tra l’ipocrisia e lo scontro fisico.

Ha propugnato un discorso per certi versi opposto Manuel Agnelli (voto 7), che sin dall’inizio ha cercato in tutti i modi la provocazione tanto da portare al live Sam&Stènn invece dei palermitani Heron Temple, più tradizionali e “classici” sì, ma anche più dotati. E se si pensa al cammino che è riuscito a fare Enrico Nigiotti che – al di là della sua natura di cantautore – ha più di una caratteristica simile, resto dell’idea che la squadra di Agnelli sarebbe stata più competitiva con loro. Per il resto, non era troppo difficile scorgere nei Maneskin le avvisaglie di un fenomeno destinato a sconvolgere XFactor mentre è stata coraggiosa, e azzeccata, la scelta dei Ros, un power trio di impronta punk con una solidissima base ritmica e una cantante, Camilla dai capelli fucsia, sorprendente per energia e presenza scenica.

I giudici di XFactor hanno ormai deposto le armi
Passo indietro per il “decano” delle edizioni trasmesse da Sky, Fedez (voto 6): alla quarta partecipazione consecutiva, per la prima volta ha rischiato di non arrivare in finale (solo tre anni fa si classificava primo e secondo con Lorenzo Fragola e Madh), ha perso un cantante già al primo live e su Gabriele Esposito ha dato l’impressione di essersi un po’ incaponito, forse per “risarcirlo” dell’immeritata eliminazione ai Bootcamp della scorsa edizione da parte di Arisa, e ha sbroccato malamente quando ha cercato di salvarlo con un “tilt” che gli altri giudici, di fatto, non hanno accettato. Samuel Storm, anche se con il brivido del ballottaggio contro i Ros, ha impedito una finale composta da concorrenti di due sole squadre.

E infine Levante (voto 5): curiosamente, dopo le audizioni la sua categoria sembrava la più forte, più ancora di quella di Fedez. Il live ha rovesciato tutte le previsioni in questo senso, anche perché la squadra che ha composto mancava di “stelle” sia pure in prospettiva. Ha battibeccato soprattutto con Fedez, ha subìto l’ingiusta eliminazione di Camille e ha scritto un bell’inedito per Rita Bellanza. Peraltro quest’ultima ha confezionato ai Bootcamp l’esibizione più intensa ed emozionante dell’intera stagione, cantando in maniera meravigliosa Sally di Vasco Rossi.

I concorrenti al termine dell'opening con Levante
Prima manche, come accennato sopra, con una reprise degli inediti. Sui brani mi sono già espresso, quindi il giudizio è sulle esibizioni: Samuel Storm (voto 7) sembra aver ormai acquisito una certa padronanza della sua The story e del palco, anche se non risulta così trascinante. Male i Ros (voto 5), soprattutto per la prova vocale di Camilla più imprecisa del solito. Finisce che la canzone si identifichi più del dovuto con il suo titolo, ovvero Rumore. (E il ballottaggio, che già prima della puntata appariva scontato, si materializza dopo appena un quarto d’ora di programma.) Subito dopo, un Enrico Nigiotti (voto 8) intimo e ormai padrone della scena ci ricorda che il miglior inedito del lotto è senza dubbio L’amore è, e anche nell’ottica della vittoria finale scalza Lorenzo Licitra nella mia classifica come rivale più pericoloso dei Maneskin. Maneskin (voto 6) che per una volta non entusiasmano, commettendo qualche errore in particolare nel riff di chitarra di Chosen e schiudendo la porta a qualche “spiffero” di eccessiva convinzione e presunzione. Molto bene, invece, la prova vocale di Lorenzo Licitra (voto 8), anche se mi permetto di avere – e di mantenere – delle  riserve sulla qualità del brano In the name of love.

Nessun verdetto dopo la prima manche: i voti dei singoli concorrenti saranno sommati a quelli della seconda nella quale, appunto, le assegnazioni sono state decise dal pubblico che ha potuto scegliere tra due brani per ciascun cantante. Suonare dal vivo insieme a una band, come è normale, esalta le qualità dei solisti ma penalizza i gruppi, anche se i Ros la fossa se la sono già scavata mentre i Maneskin possono stare tranquilli dall’alto del loro status di grandi favoriti. Inizia Enrico Nigiotti (voto 9) che grazie a un arrangiamento molto lontano da quello originale sottrae all’effetto Karaoke Redemption song, uno dei brani più evocativi e indimenticabili di Bob Marley, e ne fa una piccola meraviglia. Non facile il compito dei Ros (voto 6,5): Acida dei Prozac+ si basa su intervalli non semplici sui quali Camilla è un po’ calante, l’energia c’è tutta ma non è un’esibizione all’altezza delle altre. Samuel Storm (voto 7) affronta un classicone come Stand by me senza aggiungere troppo, rimbrottato in questo da Manuel Agnelli forse oltre le sue responsabilità. Lorenzo Licitra (voto 8) si mette al sicuro con Diamonds di Rihanna, certamente un brano nelle sue corde cantato con grande padronanza e mettendo in mostra le sue grandi qualità di estensione e potenza. Un po’ in difficoltà anche i Maneskin (voto 7) con You’re nobody ’til somebody loves you di James Arthur, forse più per la formazione e per l’uso degli archi che non per limiti loro. (Visto che, com’è noto, limiti non ne hanno. E se ne hanno, non li ammettono.)


Samuel saluta i Ros: è lui l'ultimo finalista
L’unico dubbio, a questo punto, è su chi andra all’ultimo scontro con i Ros. Tocca a Samuel Storm ed è subito chiaro che si salverà, perché sia Levante sia soprattutto Mara (i due giudici non coinvolti nel ballottaggio) lo preferiscono ai Ros e non ne hanno mai fatto mistero. Quasi irrilevante, quindi, l’esibizione di questi ultimi con I only lie when I love you dei Royal Blood e di Samuel con Freedom di Anthony Hamilton (dalla colonna sonora di Django unchained di Quentin Tarantino): alla fine, come ho scritto sopra, un verdetto che si può accettare. Ora scatta la caccia ai Maneskin da parte di Mara Maionchi: sarà Enrico o Lorenzo a contendere al gruppo romano la vittoria di questa edizione?

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