XFactor: la Maionchi a caccia dei Maneskin
Camilla Giannelli, voce dei Ros |
Da
Noel Gallagher a Levante e Francesca Michielin. Dalle cover di Jovanotti,
Zucchero, Renato Zero ma anche Freddie Mercury e The Kills a Stand by me, Rihanna e James Arthur,
vincitore di XFactor 2012. Non si può dire che – con la notevole eccezione di Redemption Song di Bob Marley – le assegnazioni
del pubblico per la semifinale abbiano alzato il livello della gara, dopo una
prima manche nella quale i concorrenti hanno affrontato in surplace una versione ridotta del proprio inedito. Alla fine escono
i Ros e per me è un piccolo dispiacere, ma non c’è dubbio che i quattro
finalisti siano i più bravi e meritevoli di questa edizione.
Mi sembra quindi logico
iniziare a parlare dei quattro giudici, che hanno vissuto esperienze opposte: Mara Maionchi (voto 8) è senza dubbio la trionfatrice, e lo sarà anche se al Forum
dovessero vincere – secondo pronostico – i Maneskin, perché ha portato in
finale due concorrenti su tre (a dimostrazione del fatto di aver scelto, se non
i migliori, i più adatti nella sua categoria), ha perso per strada il terzo
solo una puntata prima della semifinale e ha interpretato meglio degli altri,
con scelte mainstream e magari non
troppo sofisticate nelle assegnazioni, il gusto del pubblico televisivo. Senza
tralasciare il fatto che le sue sfuriate hanno aggiunto quel pizzico di “pepe”
e di divertimento a un confronto tra i giudici sempre sospeso tra l’ipocrisia e
lo scontro fisico.
Ha propugnato un
discorso per certi versi opposto Manuel
Agnelli (voto 7), che sin dall’inizio
ha cercato in tutti i modi la provocazione tanto da portare al live Sam&Stènn invece dei
palermitani Heron Temple, più tradizionali e “classici” sì, ma anche più
dotati. E se si pensa al cammino che è riuscito a fare Enrico Nigiotti che – al
di là della sua natura di cantautore – ha più di una caratteristica simile,
resto dell’idea che la squadra di Agnelli sarebbe stata più competitiva con
loro. Per il resto, non era troppo difficile scorgere nei Maneskin le
avvisaglie di un fenomeno destinato a sconvolgere XFactor mentre è stata
coraggiosa, e azzeccata, la scelta dei Ros, un power trio di impronta punk con una solidissima base ritmica e una
cantante, Camilla dai capelli fucsia, sorprendente per energia e presenza
scenica.
I giudici di XFactor hanno ormai deposto le armi |
Passo indietro per il “decano”
delle edizioni trasmesse da Sky, Fedez
(voto 6): alla quarta partecipazione
consecutiva, per la prima volta ha rischiato di non arrivare in finale (solo
tre anni fa si classificava primo e secondo con Lorenzo Fragola e Madh), ha
perso un cantante già al primo live e
su Gabriele Esposito ha dato l’impressione di essersi un po’ incaponito, forse
per “risarcirlo” dell’immeritata eliminazione ai Bootcamp della scorsa edizione
da parte di Arisa, e ha sbroccato malamente quando ha cercato di salvarlo con
un “tilt” che gli altri giudici, di fatto, non hanno accettato. Samuel Storm,
anche se con il brivido del ballottaggio contro i Ros, ha impedito una finale
composta da concorrenti di due sole squadre.
E infine Levante (voto 5): curiosamente, dopo le audizioni la sua categoria sembrava
la più forte, più ancora di quella di Fedez. Il live ha rovesciato tutte le previsioni in questo senso, anche
perché la squadra che ha composto mancava di “stelle” sia pure in prospettiva.
Ha battibeccato soprattutto con Fedez, ha subìto l’ingiusta eliminazione di
Camille e ha scritto un bell’inedito per Rita Bellanza. Peraltro quest’ultima
ha confezionato ai Bootcamp l’esibizione più intensa ed emozionante dell’intera
stagione, cantando in maniera meravigliosa Sally
di Vasco Rossi.
I concorrenti al termine dell'opening con Levante |
Prima manche, come accennato
sopra, con una reprise degli inediti.
Sui brani mi sono già espresso, quindi il giudizio è sulle esibizioni: Samuel Storm (voto 7) sembra aver ormai acquisito una certa padronanza della sua The story e del palco, anche se non
risulta così trascinante. Male i Ros
(voto 5), soprattutto per la prova
vocale di Camilla più imprecisa del solito. Finisce che la canzone si
identifichi più del dovuto con il suo titolo, ovvero Rumore. (E il ballottaggio, che già prima della puntata appariva
scontato, si materializza dopo appena un quarto d’ora di programma.) Subito
dopo, un Enrico Nigiotti (voto 8) intimo e ormai padrone della
scena ci ricorda che il miglior inedito del lotto è senza dubbio L’amore è, e anche nell’ottica della vittoria
finale scalza Lorenzo Licitra nella mia classifica come rivale più pericoloso
dei Maneskin. Maneskin (voto 6) che per una volta non
entusiasmano, commettendo qualche errore in particolare nel riff di chitarra di Chosen e schiudendo la porta a qualche “spiffero” di eccessiva
convinzione e presunzione. Molto bene, invece, la prova vocale di Lorenzo Licitra (voto 8), anche se mi permetto di avere – e di mantenere – delle riserve sulla qualità del brano In the name of love.
Nessun verdetto dopo la
prima manche: i voti dei singoli concorrenti saranno sommati a quelli della
seconda nella quale, appunto, le assegnazioni sono state decise dal pubblico
che ha potuto scegliere tra due brani per ciascun cantante. Suonare dal vivo insieme
a una band, come è normale, esalta le qualità dei solisti ma penalizza i gruppi,
anche se i Ros la fossa se la sono già scavata mentre i Maneskin possono stare
tranquilli dall’alto del loro status di grandi favoriti. Inizia Enrico Nigiotti (voto 9) che grazie a un arrangiamento molto lontano da quello originale
sottrae all’effetto Karaoke Redemption
song, uno dei brani più evocativi e indimenticabili di Bob Marley, e ne fa
una piccola meraviglia. Non facile il compito dei Ros (voto 6,5): Acida dei Prozac+ si basa su intervalli
non semplici sui quali Camilla è un po’ calante, l’energia c’è tutta ma non è
un’esibizione all’altezza delle altre. Samuel
Storm (voto 7) affronta un
classicone come Stand by me senza
aggiungere troppo, rimbrottato in questo da Manuel Agnelli forse oltre le sue
responsabilità. Lorenzo Licitra (voto 8) si mette al sicuro con Diamonds di Rihanna, certamente un brano
nelle sue corde cantato con grande padronanza e mettendo in mostra le sue
grandi qualità di estensione e potenza. Un po’ in difficoltà anche i Maneskin (voto 7) con You’re nobody ’til
somebody loves you di James Arthur, forse più per la formazione e per l’uso
degli archi che non per limiti loro. (Visto che, com’è noto, limiti non ne
hanno. E se ne hanno, non li ammettono.)
Samuel saluta i Ros: è lui l'ultimo finalista |
L’unico dubbio, a
questo punto, è su chi andra all’ultimo scontro con i Ros. Tocca a Samuel Storm
ed è subito chiaro che si salverà, perché sia Levante sia soprattutto Mara (i
due giudici non coinvolti nel ballottaggio) lo preferiscono ai Ros e non ne
hanno mai fatto mistero. Quasi irrilevante, quindi, l’esibizione di questi
ultimi con I only lie when I love you
dei Royal Blood e di Samuel con Freedom
di Anthony Hamilton (dalla colonna sonora di Django unchained di Quentin Tarantino): alla fine, come ho scritto
sopra, un verdetto che si può accettare. Ora scatta la caccia ai Maneskin da
parte di Mara Maionchi: sarà Enrico o Lorenzo a contendere al gruppo romano la
vittoria di questa edizione?
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