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Eva Pevarello durante la sua esibizione sul palco della XFactor Arena |
Non
dite che IlMaxFactor non vi aveva avvisato: Eva Pevarello vincerà l’edizione
2016 di XFactor, mentre Arisa batterà il record di sempre riuscendo a far eliminare
tutti i suoi talenti nelle prime tre puntate. Anche se Alvaro Soler si
sacrificherà per cercare di impedirglielo.
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Il rito iniziatico dei quattro giudici (TVZap) |
Il live show di Sky Uno, nella prima puntata della sua decima
edizione, si apre con uno sketch quasi in stile Saturday Night Live, incentrato su un bizzarro giuramento
iniziatico al quale il presentatore Alessandro Cattelan sottopone i giudici, il
direttore artistico Luca Tommassini e Mara Maionchi. Prendendo in giro i luoghi
comuni dei talent, questo breve “ante Factor” rende digeribile una
presentazione sempre più sopra le righe, nella quale la grandeur visiva di questa super produzione – accoppiata alla
presenza di Marco Mengoni sul palco della XFactor Arena – prende il sopravvento
sulla gara, sullo show, persino sulla musica. (A proposito: mi sono
addormentato io, o Matt Simons dopo aver accompagnato Mengoni non è più tornato?)
Detto che questo è l’aspetto
che ci interessa meno e che comunque non abbassa il voto di uno spettacolo
dalla resa sempre straordinaria, anche se il primo live ha mostrato qualche piccolo momento di pausa in parte dovuto,
probabilmente, alla lunghezza spropositata (tre ore piene), passo subito alla
gara perché c’è parecchio da dire. Innanzitutto sui giudici: rispetto a quanto
ho scritto finora devo riconoscere a Fedez
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Non nell'ordine: il bello, il brutto, il cattivo e... la matta |
(voto 8) di aver iniziato a fare anche quest’anno un grande lavoro sui
concorrenti della sua categoria, le Under donne, rischiando pure qualcosina in
più del solito. L’assegnazione di De Andrè a Caterina è una bella idea,
probabilmente Gaia avrebbe fatto meglio con la prevista Redemption song ma la scelta di farle saltare subito un ostacolo
altissimo premia. Quest’anno, però, mi sa che la vittoria gli sfuggirà perché Manuel Agnelli (9) è già perfettamente
a fuoco nel suo ruolo: come Morgan, indulge a scelte tematiche (ballate d’autore,
voci maschili per le interpretazioni di Silva Flores e i vari “sottotesti” ai
quali accenna in diretta) ma lo fa in maniera coerente e mai confusa. Il
risultato? Tre assegnazioni che mettono in luce le grandissime qualità dei
concorrenti Over. Candidatura immediata al Nobel per la pace, invece, per Alvaro Soler (5): soprattutto con Les
Enfants, ha cercato in tutti i modi di impedire ad Arisa il primo “suicidio” ma
non c’è riuscito. Il suo gruppo migliore sono chiaramente i Soul System (che
lui però aveva lasciato a casa), la sorpresa sono i Daiana Lou anche se
difficilmente potrà insidiare le truppe cammellate di Manuel e Fedez. Discorso
a parte per Arisa (3), evidentemente
in preda a chissà quali demoni – o quali farmaci – tanto da risultare appena
lucida in un solo momento nell’arco di tre ore: quando rileva correttamente le
difficoltà di fiato create nel fraseggio da Fast
car a Gaia. Per il resto è in equilibrio (in)stabile tra la pazzia e la
follia: Fem si salva col vocione da un’assegnazione demenziale, Loomy rappa
come mai aveva fatto su un mashup del tutto ingiustificato tra Desiigner e
Lucio Dalla e la vittima sacrificale è ovviamente Diego. La prossima volta che
dirà ad Agnelli che i primi Coldplay sono più potenti dei Radiohead, però,
rischiamo di dover utilizzare il giudice di riserva perché la ammazza. Sicuro.
Chissà se in quel caso rientrerebbe Elio...
La prima manche inizia con
i Soul System (7,5) che sottopongono
Holy Grail di Jay Z feat. Justin
Timberlake al consueto trattamento un po’ soul, un po’ R&B, un po’ rap che
è decisamente la loro cifra. Qualcuno si aspettava di più, in realtà aprire
così il primo live non è decisamente
da tutti. Così come non è da tutti affrontare un brano di Fabrizio De Andrè,
anzi non si dovrebbe: eppure Caterina
(8) non trema di fronte alla Canzone
di Marinella, emoziona e commuove con voce e chitarra e chi se ne frega se
in paio di punti è appena calante. Sopravvalutata, secondo me, l’esibizione di Fem (6): Love runs out degli One Republic è un brano complesso che espone
molto la voce, lui è potente e centrato nelle parti più “urlate” ma non
precisissimo nel fraseggio. Ce n’è comunque abbastanza da salvarsi. Non ha di
questi problemi Silva Fortes (8),
anche se
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Alessandra Fortes Silva ha cambiato nome ma canta sempre da Dio |
il suo giudice le impone un esame molto difficile: The Blower’s Daughter di Damien Rice
mette allo scoperto la sua voce che in un paio di punti si arrochisce più del
dovuto, ma nel complesso è una vera bomba. Tocca quindi ai Les Enfants (ng), ovvero «l’inverno del nostro sconcerto» per
parafrasare Shakespeare. I quattro boy-scout che Alvaro ha dovuto a tutti i
costi portare al live fanno, in pratica,
la stessa cosa di sempre arrangiando Bologna
è una regola di Luca Carboni esattamente come avevano fatto nell’ordine con
Venditti (che riproporranno all’Ultimo scontro), Springsteen e gli Arcade Fire.
In più, la resa è estremamente fredda e la parte cantata molto imprecisa.
Ballottaggio assicurato, anche perché a seguire Gaia (8) sfanga alla grande una prova impari come Fast car di Tracy Chapman, tutt’al più soffrendo
un po’ nel fraseggio.
Seconda manche decisamente
più interessante e di livello più alto: la sorpresa è Roshelle (8,5) alla quale Soler ha pure il coraggio di obiettare
che ha esagerato mettendoci troppo. In Heavy
dirty soul dei Twenty One Pilots c’è il rap, c’è il canto, c’è il gridato e
lei fa tutto con inattesa proprietà. Non è una dei miei preferiti, però chapeau. E’ invece il preferito un po’
di tutti, dai bookmaker alle gentili fanciulle, Andrea (8) al quale Manuel riserva un cimento da brividi con Fake plastic trees dei Radiohead. Lui,
più che un concorrente di talent, è un cantante e musicista fatto e finito e si
vede, anzi si sente. Eccome se si sente. Discutibile anche la scelta di Loomy (7), che poteva risparmiarsi di
rappare Don’t touch me di Lucio Dalla
in mashup con Panda di Desiigner, ma che
d’altra parte mostra un flow e delle
rime veramente di livello convincendo anche il suo storico detrattore Fedez. Altra
sorpresa, i Daiana Lou (7,5):
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I Daiana Lou versione AC/DC |
ho già
dichiarato che mi piacciono e anche tanto, ma le mie perplessità sulla
sostanziale monotonia del loro approccio (nel senso di monotòno, non monotono) restano
anche dopo una cazzutissima versione di Back
in Black degli AC/DC. Il dubbio su chi andrà al ballottaggio svanisce quando
Diego (5,5) attacca L’estate di John Wayne di Raphael
Gualazzi. Al di là del brano sbagliato – cosa che Arisa ammette sperando così
di salvare il suo concorrente – Diego è parecchio calante, impreciso e “corto”
di potenza anche se ha un timbro interessante; in più, l’arrangiamento copre la
sua chitarra e il risultato è una melassa indistinta. Ma tant’è, per me era
solo il supporter che apre il concerto della superstar: e quella superstar è Eva (9), che lascia tutti i giudici
senza parole cantando al piano la meravigliosa Wise up, colonna sonora di Magnolia
di Paul Thomas Anderson, persino meglio dell’originale di Aimee Mann. Ho
scoperto che non è tra le favorite per la vittoria finale, anzi che la sua
eliminazione in questa prima puntata era quotata meno (e quindi ritenuta più
probabile) di quella degli altri Over: non sarà un colpo da 3 euro per vincerne
163 milioni al SuperEnalotto, ma due lire sopra ce le metterei.
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Diego eliminato: ma oggi niente via Broletto? (deejay.it) |
All’Ultimo scontro si
consuma l’ennesimo bagno di sangue di questo format: né i Les Enfants né Diego
cantano meglio che nella manche (a dispetto di quanto affermino i giudici), i
primi anche perché con Che fantastica
storia è la vita ce l’hanno fatta a maccheroncino, l’altro per aver peccato
di hybris portando una cover di
Battisti, Io vivrò, decisamente al di
sopra delle sue possibilità. Fedez e Manuel Agnelli – i due giudici non
coinvolti direttamente nel ballottaggio – preferiscono i Les Enfants, a me
onestamente sembra molto più interessante Diego ma la condanna di avere quel giudice
non è soggetta a condizionale. Al prossimo giro tocca ai boy-scout, sempre che
Arisa non riesca ad affossarne subito un altro dei suoi.
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