XFactor 10: Arisa? Mandatela a Westworld

L'occhio di pesce di Manuel Agnelli durante l'esibizione di Eva (quotidiano.net)
Subito il pronostico, ché altrimenti non c’è piacere: Manuel Agnelli vincerà questa decima edizione di XFactor. Il cantante degli Afterhours ha la squadra più forte, ha fatto (tutto sommato) le scelte giuste agli Home Visit e c’è da giurare che non svaccherà con assegnazioni folli o elucubrazioni à la Morgan. Lo insidia in pratica solo Fedez, mentre Arisa e Alvaro Soler si candidano a fare rimpiangere persino Skin e Mika.

Skin e Mik... oops, Arisa e Alvaro Soler
E così, abbiamo i dodici partecipanti al live del talent show più rutilante d’Italia, che partirà giovedì prossimo con la novità del Daily che accompagna l’avventura delle aspiranti rockstar da una settimana prima. I Bootcamp ci avevano confermato l’impressione di un livello complessivo non eccelso, complici anche le scelte discutibili di due giudici, gli ineffabili Arisa e Alvaro Soler che avevano mandato a casa forse i migliori concorrenti del lotto (Coralines e soprattutto Hangovers per il catalano, addirittura un possibile vincitore come Gabriele per lei), mentre lo stesso Fedez non aveva convinto del tutto. Ma tant’è, l’ultima selezione è quella che conta: tra Saint-Tropez, Torino, Bologna e Barcelona si consuma certamente il momento più difficile di ogni edizione. Sempre tenendo ferma l’idea che è più difficile lavorare in miniera.

Le Under donne di Fedez a Saint-Tropez (TVZap)
Inizia Fedez (voto 6) che in Costa Azzurra è coadiuvato dal dj e produttore Benny Benassi nel giudicare le Under donne. Sofia (7) non azzecca particolarmente il brano – così come ai Bootcamp – con Glitter and Gold di Sofia Ferguson, ma ha un bel timbro e canta comunque molto bene. Non così Grace (5), “convertitasi” a un’inutile Come il sole all’improvviso dopo aver seminato ben altre aspettative. Caso a parte quello di Caterina (8), sulla quale Fedez si è intrippato quando non convinceva praticamente nessuno (me sì, però) mentre si è fatto venire i dubbi quando, agli Home Visit, la ragazza ha affrontato una sfida da brividi con Parole parole di Mina e ha cantato con proprietà e personalità, e anche con una bella voce. La delusione più grande è stata probabilmente Gaia (7), che dopo un’audizione fenomenale e un Bootcamp passato sulla fiducia ha mostrato a un tempo i suoi limiti, ma anche le sue straordinarie potenzialità in Seven Nation Army dei White Stripes. All’opposto Valentina (9), in grande crescita rispetto alle precedenti esibizioni con People help the People di Birdy: troppi birignao, ma una qualità già molto alta. Chiude una sorprendentemente quieta Rossella (7) con Hot bling di Drake: fosse stato per me non l’avrei portata nemmeno agli Home Visit, ma non sfigura. E infatti Fedez la porta al live insieme a Gaia (sulla fiducia, ma PROPRIO sulla fiducia) e riservandosi un confronto finale a tre dal quale pescare l’ultimo nome tra Valentina, Caterina e Sofia, cioè quelle che hanno presentato probabilmente le migliori esibizioni. Passa Caterina, a me le perplessità restano.

Prima di vedere la puntata, pensavo che Arisa (voto 4) non avrebbe potuto più fare danni, visto che già al Bootcamp aveva portato la categoria degli Under uomini direttamente nel disastro senza passare dal “via”. E invece, non avevo previsto il “combinato disposto” della presenza contemporanea di Arisa e Patty Pravo. Che però, da parte sua, quantomeno è un mostro sacro. Tanto da essere positivamente colpita da Diego Micheli (7), il manga coreano con qualità vocali scioccanti che però si castra con Super Bass di Nicky Minaj. Meriterebbe comunque di passare, anche se nell’occasione è l’altro Diego, Conti (7) che non hai mai convinto ma che azzecca il pezzo con Rewind di Paolo Nutini, a soffiargli il posto. Si vede da subito che non ha alcuna possibilità, invece, Salvatore (5) che viola uno dei comandamenti dei talent show: mai, mai portare Battisti. Lui, in più, storpia un’intera strofa di Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi ed è già sul volo di ritorno verso casa. Così come Lorenzo Aleandri (6) che non dispiace in Pieces dei Sum 41, ma al quale sembra davvero mancare il soldo per fare la lira. Molto di più manca invece a Lorenzo Lumia (6), rapper interessante ma acerbo che Arisa si è portato appresso eliminando Gabriele e facendosi fischiare anche dalla security del Forum. E infatti, mostrando una lucidità che Patty Pravo non ha neanche dopo il tradizionale spinello serale, gli regala un live immeritato. «Hai fatto la squadra dei freak», confida di essersi sentita dire in ascensore da Manuel Agnelli, e quindi non può mancare Marco (7), uno dei favoriti assoluti nei pronostici. Lui perlomeno si gioca tutto: sceglie Feelin’ good, uno standard portato alla notorietà da Nina Simone e più di recente da Michael Bublè, ma esagera decisamente stravolgendo il brano con un taglio scriteriato e cantandolo con troppa enfasi. Come volevasi dimostrare, è lui a superare gli Home Visit insieme a “Loomy” e Diego Conti. E Arisa si chiama subito fuori dalla contesa per la vittoria di questa edizione.

Alessandra Flores Silva, 29enne messinese originaria di Capo Verde
Eccoci dunque al clou, almeno secondo me: le scelte di Manuel Agnelli (7) che a Bologna ha portato sei Over davvero bravi e completi e che si fa assistere da Daniele Silvestri. Il primo a esibirsi è Giovanni (7), che nel bel brano degli Editors The Racing Rats non convince fino in fondo. A me sembra un po’ un Giosada con meno qualità vocale. Ma tanto conta poco, perché la vincitrice di XFactor 10 è – o meglio, sarà – Eva (8) della quale Agnelli è già innamorato perso, e come dargli torto. What is it about Men di Amy Winehouse non è nemmeno la sua esibizione migliore, ma questa ragazza può veramente diventare una star. Stavolta fa addirittura meglio Veronica (9), titolare probabilmente della migliore esibizione in assoluto degli Home Visit con Hyperballad di Bjork: Silvestri apprezza non poco, e ha ragione. Meno apprezzato Simone (8), al quale probabilmente nuoce una scelta troppo “forte” come A muso duro di Pierangelo Bertoli cantata con grande partecipazione, forse persino eccessiva secondo la giuria di giornata. A me è piaciuto comunque molto più di Andrea (6), ma l’insegnante di chitarra è musicalmente molto più avanti e nonostante faccia a pezzi Message in a bottle dei Police ha il bonus derivante dalle due strepitose esibizioni precedenti. Infine, la mia preferita anche se non vincerà: Alessandra (9), papà messinese, mamma capoverdiana e residenza ad Arcore, voce calda ­come quella di Sade – giusta osservazione di Agnelli – ­­anche se meno “vissuta”. Scelta coraggiosa (A change is gonna come di Sam Cooke), qualche critica ma secondo il mio modesto avviso siamo di fronte a un fenomeno. Meriterebbero di passare le tre ragazze, ma ovviamente Manuel non può negarsi la possibilità di esplorare repertorio e generi e quindi al live ci sarà un Over maschietto: non è Simone – la mia eventuale scelta – ma Andrea, comunque la squadra è la più forte della competizione.

Soul System, i primi in assoluto ad esibirsi alle audizioni
Infine, l’uomo al quale la produzione ha affidato l’ingrato compito di impedire che Arisa resti senza talenti in gara dopo tre serate: Alvaro Soler (4). Nella “sua” Barcelona, seleziona i Gruppi insieme a Max Gazzè che si spera lo trattenga dal fare le stupidaggini più gravi. Iniziano i Jarvis (7), che finora erano parsi interessanti ma imberbi e che invece all’Home Visit si limitano al compitino a partire da una scelta molto pop come Sunday Morning dei Maroon 5. Spaccano tutto, com’era nelle previsioni, i Soul System (8) con E la luna bussò di Loredana Bertè che Alvaro deve farsi spiegare da Gazzè: dal punto di vista dell’impatto scenico sono un po’ gli Ape Escape di questa edizione, il genere è ovviamente diverso ma se arrivano al Forum, come meritano, aspettiamoci che ad ogni esibizione scatenino un bel casino. L’animo da boy-scout di Soler emerge di fronte ai Les Enfants (5), inascoltabili già al secondo pezzo (quello dei Bootcamp) semplicemente perché, con il cantante che suona anche la batteria, sono limitatissimi dal punto di vista ritmico e dinamico (agli Home Visit anche dal punto di vista vocale) e, di fatto, suonano sempre lo stesso arrangiamento. Anche in Ready to start degli Arcade Fire. Totalmente inadatti a un percorso lungo come quello di XFactor. Meglio gli Oak (7), magari non perfetti in There is a Light that never goes out degli Smiths ma comunque più personali e interessanti, ad esempio, degli Iiso (4) i quali, non contenti di aver sottoposto al loro trattamento elettronico Al Bano e Romina, in A head full of dreams dei Coldplay perdono pure l’effetto straniante; in più, la voce del cantante non arriva bene sugli acuti e la frittata è fatta. Infine, i Daiana Lou (7): chiarisco subito che mi piacciono e pure tanto, però non puoi portarti appresso in un’avventura come XFactor un duo che è praticamente costretto a ripetere sempre lo stesso schema, lui con chitarra e grancassa e lei con maracas. E lo si vede in Crazy di Gnarls Barkley, intensa nelle intenzioni ma priva di mordente nella resa. E così, con Soler che ovviamente li porta al live, si consuma l’inopinata eliminazione dei Soul System: passano anche i tremendi Les Enfants e persino i Jarvis, che però fanno al loro giudice il grande favore di litigare prima della grande occasione della loro vita (come i Commitments nel film di Alan Parker, no?) e di permettergli di ripescare proprio i Soul System che sono l’unica possibilità del giudice spagnolo di sopravvivere alle prime puntate.


In definitiva, ecco cosa ci aspetta nel live: Manuel Agnelli, novello Morgan, vincerà e ogni tanto ci darà pure l’ispirazione (la specificità rispetto all’originale potrebbe essere quella di non delirare); Fedez proseguirà nella sua ricerca di stampo commerciale e anche un po’ paraculo, Alvaro Soler invece lo vedo già in preda alla confusione alle prime assegnazioni. Quanto ad Arisa, sembra che dopo XFactor le verrà proposta una parte in Westworld, la nuova e strepitosa serie tv di Sky Atlantic. Speriamo che le facciano interpretare uno degli androidi che vengono riparati, resettati e ricondizionati perché hanno iniziato a dire o fare cose strane. Ma forse è già troppo tardi.


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