domenica 12 giugno 2016

Nba: ma che bravo LeBron James. Al Fantabasket

LeBron James
Se stessimo giocando al Fantabasket, una partita da 25 punti, 13 rimbalzi e 9 assist sarebbe perfetta: un totale di 47, punteggio da superstar quale di fatto è LeBron James. Mentre i 16 di media messi insieme da Steph Curry e i 12 (col 30% dal campo) di Klay Thompson nelle prime tre gare di finale renderebbero il loro acquisto un investimento a perdere. Al Fantabasket, però.

Perché anche prima di gara-4, con la vittoria dei Golden State Warriors alla Quicken Loans Arena che ha decisamente indirizzato a loro favore la serie per l’anello, i californiani avevano dimostrato non solo di essere ampiamente superiori ai Cleveland Cavs, ma anche di poter fare a meno per lunghi tratti degli “Splash Brothers” grazie a un organico profondo e ricco di talento oltre che completo in tutti i ruoli, e allo stesso tempo di poter comunque contare sul contributo delle loro stelle nei momenti importanti. La prova? Un numero, anche se abbiamo cominciato proprio sbeffeggiando numeri e statistiche: Steph Curry entrava in gara-4 (che, come saprete, ha chiuso con 38 punti e 7/13 da tre) tirando nei playoff il 55% di media dal campo nel quarto quarto. Mentre Klay Thompson, prima di metterne 25 nella partita che ha proiettato la squadra di Steve Kerr sul 3-1 nelle Finals e ad un passo dal secondo titolo consecutivo, partiva comunque da uno 0/11 complessivo nei primi quarti delle tre gare precedenti.

Curry e Thompson, gli Splash Brothers (USAToday,com)
Vale a dire che sì, finora gli “Splash Brothers” erano stati meno esplosivi del solito (anche in ragione delle scelte difensive di coach Tyronn Lue, terrorizzato dall’Mvp al punto di raddoppiarlo e triplicarlo su ogni pick and roll), ma che comunque avevano dato il loro contributo quando serviva. E l’allungo di Golden State nel secondo tempo sia di gara-1 che di gara-2 ne era la diretta conseguenza. Lasciata praticamente andare la terza partita (la prima a Cleveland) alla prevedibile sfuriata dei Cavs, i californiani si sono definitivamente presi la serie venerdì notte con un dominio che va ben oltre il 108-97 finale. Perché fin dall’inizio la sensazione è stata che se i padroni di casa non avessero preso sessanta-settanta rimbalzi in attacco, non ci sarebbe stata storia. Come è normale quando una squadra batte il record all time di canestri da tre in una finale, ben 17 (15 dei quali segnati dal trio di esterni titolari: Curry, Thompson e un ritrovato Harrison Barnes).

L'infortunio di Kevin Love in gara-2 (Sportingnews.com)
Col ritorno di Kevin Love, che sarà certamente il capro espiatorio visto che senza di lui  i Cavs hanno vinto finora l’unica partita di queste Finals (e invece è un signor giocatore, discutibile è piuttosto l’idea di avere un All Star e metterlo almeno una volta su due sul lato debole ad aspettare gli scarichi), e i 34 punti di Kyrie Irving che palleggia come Iverson, ha la forza fisica del primo Baron Davis ma difende come me agli Studenteschi del ’90, non si può certo dire che LeBron si sia trovato da solo ad esporre il petto alla barbarie nemica come l’anno scorso; e invece, il Fasullo ha messo a posto il tabellino a gara già decisa, ha lasciato andare una serie di passaggi senza ricevitore e si è incaponito in isolamenti dagli esiti perlomeno rivedibili. Di più: tolta gara-3, in tutta la serie non è praticamente mai andato via a quel demonio di Andre Iguodala.


The Shot: Ray Allen sulla sirena di gara-6 delle Finals 2013
Ora, il basket è uno sport – oltre che meraviglioso – del tutto imprevedibile e non più tardi di due settimane fa proprio i Warriors sono stati la decima squadra della storia a rimontare e vincere una serie di playoff sotto 3-1, ma pensare che i Cavs possano rientrare vincendo gara-5 e l’eventuale gara-7 alla Oracle Arena non è giustificato da quello che abbiamo visto finora sul parquet. E allora sarà il caso di valutare con maggiore obiettività il valore e la capacità di fare la differenza di James, che è sì alla sua settima finale Nba consecutiva, ma intanto ci è arrivato nel deserto dell’Est (e non ditemi che Oklahoma City, San Antonio e forse un altro paio di squadre dell’Ovest non avrebbero spazzato via questi Cavs nei playoff); e poi ha vinto due soli titoli, nel 2012 contro gli incompiuti Thunder e nel 2013 non per merito suo, ma del miracle shot di Ray Allen allo scadere di gara-6 quando l’anello sembrava già al dito dei San Antonio Spurs. Per quello che viene considerato il più forte di tutti, un po’ poco.

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