Il dilemma: è più fasullo LeBron o Renzi?


Separati alla nascita: LeBron James e Matteo Renzi
Ieri la serata televisiva de IlMaxFactor iniziava alle 5 del pomeriggio. Ora della California, però: le 2 di notte in Italia. Dopo aver stancamente piluccato exit poll e proiezioni by Masìa, con il ballottaggio in extremis di Giachetti a Roma che ha salvato - per il momento - il culetto referendario a Matteuccio Renzi, e occhieggiato appena un Venezuela-Giamaica di Copa America oggettivamente minore (avete notato che i giamaicani, non so perché, pure quando perdevano sembravano sempre leeeeeeeeenti, mooooooooolli, tranquiiiiiiiiiiiiiiiiiillli…?) è arrivata infatti l’ora di gara-2 delle finali Nba tra Golden State Warriors e Cleveland Cavs. Solo che, stroncato dalla diretta di Mentana su La7, mi sono addormentato. E, al mio risveglio, ero parecchio confuso.
Gianni De Magistris e il suo alter ego Draymond Green

Proviamo a fare un po’ d’ordine. L’avvio di gara-2 alla Oracle Arena è stato dominato da De Magistris, al secolo Draymond Green, che dopo aver urlato a LeBron-Renzi durante un time-out «Ti devi cacare sotto» (era lui, no?) gli ha stampato in faccia 28 punti con i soliti annessi e connessi: schiacciate, triple in sequenza, difesa, rimbalzi. Sempre convinti che il titolo di miglior difensore della Lega sia andato giustamente a Kawhi Leonard? I Cavs, un po’ come il Pd, hanno resistito fino al primo exit poll (+6 sul 22-28 all’inizio del secondo quarto), poi sono crollati sotto i colpi di De Magistris e di Stephen “Raggi” Curry, che di punti ne ha messi solo 18 ma in sicurezza, con appena 11 tiri e giocando pochino per problemi di falli. Sotto di 15 in un amen, con le prime proiezioni Cleveland è tornata a -8 all’intervallo, poi è stata un’imbarcata. Renzi ha fatto almeno duemila infrazioni di “passi” (e almeno altrettante non gliele hanno fischiate), avrà anche sfiorato la tripla doppia ma per uno che si sente “Il prescelto” (The chosen One) senza che nessuno l’abbia mai eletto è stata una lezione epocale.

Iguodala-Parisi fa sentire il fiato sul collo a LeBron-Sala
E’ finita di 33 (110-77), che è un po’ come se il Movimento 5 Stelle vincesse le elezioni per il sindaco di Roma. O quelle di Torino, dove – a dispetto di un nome perfetto per sfidare lo scheletrico Fassino: Appendino, ovvero “gruccia” – la Klay Thompson della situazione è parsa defilata per tutta la serata pre-spoglio, salvo poi ritrovarsi a suon di… triple al ballottaggio con più possibilità di farcela di quanto non dicano i 10 punti percentuali di scarto. Ma il vero trionfatore della notte Nba è Stefano Parisi, candidato del centrodestra a Milano che ha giocato una difesa spettacolare sul più renziano-lebroniano di tutti, quel Beppe Sala che avrebbe dovuto stracciare gli avversari e invece ha appena l’1 per cento di vantaggio. Roba degna di Andre Iguodala, difensore diabolico sul Fasullo nelle prime due gare alla Oracle Arena e che lo scorso anno di questi tempi si laureava Mvp delle Finali.

La figura di Merola, sindaco uscente della “rossa” Bologna, l’hanno fatta infine Kyrie Irving e Kevin Love. Pompati come “stelle” di complemento al lìder maximo degli usurpatori, hanno rivelato nelle prime due gare, tutto sommato, la loro pochezza: sotto il 40% al tiro e nelle urne, hai voglia a invocare una commozione cerebrale per uscire dal campo. La seminfermità mentale servirebbe di più. Tyronn Lue, invece, è parso Valeria Valente, candidata del Pd a Napoli esclusa dal secondo turno: è quello che succede a farti allenare da un tuo giocatore, no?


Ora, c’è ancora da… giocare il ballottaggio: si va a Cleveland per due gare consecutive e magari i Cavs vinceranno il titolo 4-2 e LeBron sarà nominato Mvp delle Finali, ma d’altra parte è pure possibile che Giachetti diventi sindaco di Rom… no, scusate, non riesco a trattenere le risate. Alla prossima.

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