Catenovirus 7, the end: Messina, zona DeLuclearizzata

Una sobria espressione di Cateno De Luca (stampalibera.it)
E così, Cateno sinni fuìu. Dice che vuole correre per la presidenza della Regione, in realtà voleva solo levarsi dalle balle l’ombra del dissesto e ora sta naschiando l’aria che tira a Palermo per inserirsi nelle diatribe interne al centrodestra, con Micciché che sta facendo tutto il possibile per trombare Musumeci (cosa che gli garba piuttosto anzichenò, come potete verificare dai vecchi “IlMaxFactor”), e uscirne con un assessorato regionale. Ad affiancarlo nell’impresa, gli ultimi due esemplari di una specie protetta: le Iene sautine. Ovvero Ismaele La Vardera, che nel 2017 prese in giro Lega e Fratelli d’Italia candidandosi “per finta” a sindaco di Palermo, e ora anche Dino Giarrusso, che dopo aver lasciato Le Iene si è candidato al Parlamento Europeo come “Dino Giarrusso detto Iena” e ancora pochi giorni fa si è fatto perculare direttamente dagli ex colleghi perché continua a vestirsi con completo e cravatta nera. Nel frattempo, De Luca ha scaricato la “patata bollente” Messina a qualcuno meno furbo di lui, tanto che già compaiono i cartelli stradali con scritto “Zona DeLuclearizzata”, anche se nella città dei buddaci può accadere di tutto:  persino di prendere per il culo un’intera popolazione, scappare prima di dover fare i conti con le tue responsabilità e addirittura designare un erede, manco fossi il Re Sole. Anzi, il Re Sòla.

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Federico Basile e Cateno De Luca

E allora, andiamo a vedere l’identikit di questo “qualcuno meno furbo di lui”: il Paolo Berlusconi della situazione (ricordate quando Cuore lo chiamava “grande capo Quello-che-si-prende-la-colpa”?) si chiama Federico Basile, già direttore generale di Palazzo Zanca, in arte Corvo Rockefeller perché, come il ventriloquo José Luis Moreno, Cateno gli mette... beh, avete capito. Un’indicazione un po’ a sorpresa per quello che era fondamentalmente uno sconosciuto, senza il carisma – diciamolo – di una Dàffine che però era già stata bruciata alle Europee. Certo, puntare su un carneade ha i suoi lati negativi: per esempio devi insegnargli a ripetere che lui non è il clone di Cateno ma solamente se stesso e poi decidere se dargli il permesso di partecipare ai confronti televisivi, insomma un casino. (A proposito, Dàffine che si fa scrivere nella lista “detta Dàffine” non ha prezzo, eppure sembra sia una mossa decisiva per conquistare il voto degli analfabeti. Un po’ come il detto Macs di Massimiliano Minutoli, poverino. Ma niente a che vedere con “Eburnea Sergio detto Sergio detto Stratosferik” nelle liste di Croce, perché lì siamo su un altro livello.)

Ad ogni modo, la novità più divertente (a parte “Eburnea Sergio detto Sergio detto Stratosferik”, ovviamente) è il sondaggio che “Sicilia Vera”, ovvero Cateno, ha-avrebbe-ma-no-che-non-lo-ha commissionato alla Swg, la società del noto sondaggista Pinocchielli: secondo 1.000 interviste condotte tra gli iscritti della pagina Facebook “De Luca sindaco di Messina” e il fan club di Canazzo, Basile avrebbe fra il 37 e il 41% delle preferenze, Croce 27-31%, De Domenico 26-30%, Di Cozzu E Di Cuddaru 97-101%. Che, se ci pensate, è il sondaggio perfetto: il candidato che lo ha commissionato è in testa, ai suoi elettori diciamo che con un ulteriore sforzo di proselitismo può vincere al primo turno, gli altri due li mettiamo appaiati perché tanto sono la stessa cosa e, soprattutto, non diamo indicazioni ai “nemici della rivoluzione” su chi votare tra Croce e De Domenico per sostituirsi al... ventriloquo.

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Naturalmente, alla veridicità del sondaggio non ha creduto quasi nessuno, eccezion fatta per due categorie: i troll di Cateno, ovvero quella piccola armata di redditi di cittadinanza che passano le giornate a setacciare la rete per diffondere il verbo del sìnnico e difenderlo dai suoi detrattori esponenti del “sistema” (quando Cateno trent’anni fa era nella Democrazia Cristiana), e i giornalisti, ormai totalmente annichiliti da quattro anni di De Luca-pensiero. Ma dài cazzo, significherebbe che i messinesi sono così stupidi da non capire che Cateno si è dimesso un anno prima della fine del mandato per inseguire i suoi interessi, che ha vissuto di rendita con le cose avviate da Accorinti (quelle che non ha fatto in tempo a distruggere), che non gliene frega niente di Messina come ha ampiamente dimostrato dimettendosi un anno prim... Oh cazzo, ma i messinesi SONO così stupidi! Quindi, so di essere praticamente l’unico in città a pensarlo: Rockefeller si sgonfierà nel segreto delle urne e prenderà la metà dei voti che gli attribuisce il sondaggio di Pagnottelli, quindi non arriverà nemmeno al ballottaggio, dove mi aspetto una sfida più “canonica” tra il candidato del centrodestra Maurizio Croce, che sarà il più votato al primo turno ma perderà al secondo come accade a tutti i candidati di centrodestra alle Amministrative a Messina, e quello del centrosinistra Franco De Domenico, che ci farà sbadigliare fino al 12 giugno per poi prevalere di poco su Rockefeller, arrivare al ballottaggio e lì demolire Croce facendolo morire di noia.

Franco De Domenico parla tra sé e sé



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In realtà non sono felicissimo della candidatura di De Domenico. Non per lui, che non conosco e che in realtà vorrei incontrare una sera in cui ho finito la melatonina, ma perché la sua candidatura è stata imposta da Pietro Navarra visto che De Domenico, decaduto nel 2020 da consigliere regionale perché ineleggibile, è rimasto a spasso. Questo è stato il metodo con il quale la coalizione di centrosinistra ha individuato il candidato: prima si è fatto un gran parlare – molto progressista – della possibilità di candidare una donna, anche perché i nomi ci sarebbero stati e sarebbero stati pure i migliori sul tappeto (Valentina Zafarana, Maria Flavia Timbro, la battagliera Antonella Russo), meno di dare fiducia ai più coerenti oppositori di Catenovirus (Alessandro Russo); poi è arrivata l’indicazione dall’alto – cioè da Navarra – e, una volta siglata l’alleanza con il Movimento 5 Stelle, per recuperare il fronte civico e di sinistra che si era coagulato nove anni fa intorno alla candidatura di Renato Accorinti è stata fatta la proposta di primarie-farsa tra Melatonina De Domenico e lo stesso Accorinti; il quale, che pure non avrebbe disdegnato la possibilità di riprendere in mano tutte le cose avviate prima che Catenovirus le incasinasse, si è fatto una bella risata e... si è candidato con Basile.

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Il nonno di Nino Germanà (stampalibera.it)

        No, aspettate: mi sono confuso con il mitologico Nino Germanà. Il quale prima, da fine umorista, voleva fare il candidato sindaco del centrodestra; preso giustamente a pernacchie dagli alleati, ha poi traslocato armi e bagagli sotto le insegne di De Luca portandosi appresso il nome della lista di riferimento della Lega, “Prima l’Italia”, e scatenando una disputa che quella dei socialisti sul simbolo nel 2005 al confronto era Disneyland. A dirimere la questione è stato chiamato addirittura Matteo Salvini, il quale aveva iniziato in anticipo la stagione dei mojito e quindi con grande lucidità ha detto sì al sostegno a Basile, spaccando la Lega. Che non è un male, per carità. Anzi, per chi fa satira è una benedizione visto che il capolista di “Prima l’Italia” è Nino Germanà, ma non quel Nino Germanà. Sì, avete capito bene: Nino Nobel ha preso un elenco telefonico e ha trovato un omonimo, nato a Catania nel suo stesso anno (il 1976, mica il 2004 che giustificherebbe forse la bambinata), e lo ha messo in lista pensando... oddio, non so proprio cosa pensasse, evidentemente la mossa è il risultato di un think tank con Daniela Bruno ma davvero, fatico a capire la ratio se non quella di prendere in giro qualche sprovveduto e ricavarne qualche voto “foresto”. Ma sicuramente sono perfido io.

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A proposito del centrodestra: dopo una ridda di nomi che obiettivamente avrebbero fatto le fortune di questo blog, da Matilde Siracusano all’inimitabile Peppino Buzzanca, è stato scelto un profilo un po’ anonimo come quello di Maurizio Croce, chimico, nipote dell’ex procuratore Luigi Croce e già assessore regionale nella giunta di centrosinistra guidata da Saro Crocetta su indicazione di Beppe Picciolo, uno che salta così frequentemente da destra a sinistra e viceversa da essersi tatuato l’orologio sul polso per non sbagliare il lato dove metterlo. Pare sia questo, e non la statura un pizzico deficitaria, il motivo per cui Croce è soprannominato Beppe Piccolo. Con lui un “esercito” non di dodici scimmie ma di nove liste, tra le quali si segnala “Ora Sicilia” che fa riferimento al deputato regionale Luigi Genovese detto Lolito (perché ormai per papà Francantonio c’è la damnatio memoriae, come se fosse l’unico responsabile di decenni di disastro politico perpetrato da destra, sinistra e centro) e che ci regala la ricandidatura di Salvatore Sorbello, consigliere comunale uscente che è riuscito nell’impresa, replicando alle accuse di Cateno, di essere persino più “zallo” di lui. Il video nel quale Sorbetto (perché siamo non alla frutta, ma al dessert) cerca De Luca nella munnizza è diventato virale, nel senso che vista la lordìa dei contenitori di MessinaServizi il consigliere si è beccato un virus e adesso è in quarantena in una località segreta, dalla quale – se il decorso della malattia sarà positivo – potrebbe non tornare mai più.  

Sorbello cerca Cateno (YouTube)

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Per concludere, menzione speciale per gli ultimi due candidati a sindaco: Salvatore Totaro, medico no vax proposto e sostenuto da quel gran bel pezzo di rosticceria che è San Daniele Zuccarello, e Gino Fuoco Amico Sturniolo, esponente no vote così abituato alle candidature di bandiera e di testimonianza che, quando è stato eletto consigliere comunale ed era persino in maggioranza, prima ha fatto i chiodi ad Accorinti e poi si è dimesso. Se abbiamo avuto Cateno sindaco, un po’ dobbiamo ringraziare anche lui. Va da sé che questi due si divideranno una quota residuale delle preferenze rispetto a Rockefeller, Melatonina e Beppe Piccolo, e appare difficile che le loro liste possano superare lo sbarramento per farli entrare nell’aula di Palazzo Zanca (con grande sollievo di Sturniolo, che è troppo puro per accettare di “sporcarsi le mani” con la politica); ma l’importante è che venga eletto Sergio Eburnea detto Stratosferik, perché ho scoperto che ha dei bicipiti quanto il mio tronco e non vorrei che desse la colpa a me. Male che vada, lo mando da Cateno e gliele faccio dare “di cozzu e di cuddaru”. 

Sergio Eburnea detto Stratosferik (Facebook)


P.S.: non parlo granché il dialetto siciliano, è un mio limite e me ne dolgo. Tuttavia, so cos’è un cozzu: è la nuca, la parte posteriore del collo, ovvero dove si danno le scocci ’i coddhu, gli scappellotti. Qualche dubbio me lo suscita la parola cuddaru: a rigore è il “collare”, quindi è sempre la nuca? O la parte anteriore, cioè il collo? Se fossero la stessa cosa, “Di cozzu e di cuddaru” sarebbe un’endiadi, ovvero un unico concetto reso attraverso due termini. Una figura retorica da vecchio allievo del La Farina”. Ma guai a dirlo agli elettori di Cateno: le parole difficili li terrorizzano, quanti voti perderebbe...

 




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