SOSTIENE PEREIRA: A ciascuno il suo Matteo
Un po' (Matteo) Renzi, un po' (Matteo) Salvini - ma per improvvisa apolidia politica - la Sicilia ha trovato il suo Matteo. Di cognome fa Francilia.
Da leghista, per quelle strane alchimie politiche che connotano la "terza repubblica", sta per assumere il ruolo di assessore regionale ai Beni culturali e, soprattutto, all'Identità siciliana (forse).
Movimento 5 Stelle, "Repubblica" - che in Italia è un giornale-partito, e per fortuna che c'è - frange del centrodestra, Fratelli d'Italia in testa, e i leghisti etnei gli stanno sparando contro a palle incatenate. La tesi è elementare per chi osserva la politica e i nomi dei protagonisti valutando di primo acchito: si può assegnare l'assessorato regionale ai Beni culturali e all'Identità siciliana a un leghista? Certo che no, come nessuno al Sud dovrebbe votare Lega. Ma non va così, oggi.
È un equivoco di fondo. Perché Matteo Francilia non è un leghista e se lo fosse lo sarebbe quanto Carmelo Lo Monte, che è stato tutto, o il rampante barcellonese Antonio Catalfamo, che è un fascista che naviga sull'onda pseudomontante del sovranismo, o come molti altri che in questa "buttanissima isola" sono saliti sul Carroccio. O quelli che sono passati sorridendo da uno schieramento all'altro, «perché sono mutate le condizioni».
Matteo Francilia, tornato in Sicilia dal Canada dove è nato, figlio di un emigrato di Furci e di una pugliese, presa una laurea triennale in Scienze della comunicazione, esibita l'abilità professionale in promozione turistica delle risorse ambientali e culturali, manifestato l'impiego nell'amministrazione di un'impresa edile - alla luce del curriculum, o ha un talento infinito o non sa fare un cazzo e quindi fa tutto - ha iniziato a far politica. Il mestiere vero (ammesso sia un mestiere).
E come ha iniziato, prima di diventare sindaco di Furci Siculo al secondo tentativo dopo un primo fallito? Alla scuola di Gianpiero D'Alia, democristiano, centrista in tutte le derivazioni della seconda e terza repubblica, oggi per volontà e contingenza politica fuori dai giochi (ma non resiste a dire la sua quando può).
Francilia, consigliere provinciale Udc e a un certo punto segretario provinciale che alle ultime Regionali ha conquistato un significativo consenso in una lista a sostegno di Fabrizio Micari svuotata e assassinata nelle ultime 72 ore, per anni ha fatto la spola tra le segreterie di D'Alia e Giovanni Ardizzone. Quando l'ex ministro, che è stato anche il mentore di Cateno De Luca, ha dato il rompete le righe, Francilia si è accasato alla Lega, visto che tutti gli altri posti intorno al tavolo erano stati già occupati.
Francilia, sebbene carino, dai modi gentili e affabulatori, appassionato e ambizioso, non ha l'impalcatura per assumere la direzione dell'assessorato che fu di Sebastiano Tusa, ma questo in Sicilia, dove abbiamo avuto presidenti della Regione condannati per mafia, assessori corrotti e incapaci, non è un problema. Ad oggi Francilia non ha dato prova di disonestà, casomai di intelligenza e di capacità di sviluppare lavoro.
Il problema è casomai rappresentato da Nello Musumeci, desublimato governatore che oltre a ingerire quantità insostenibili di veleno elettorale somministrategli da Gianfranco Miccichè, avrebbe potuto disinnescare ogni polemica assegnando alla Lega qualunque altro assessorato che non fosse quello all'Identità siciliana. Davvero troppo.
A Francilia, che viene dalla costa ionica come Catenovirus De Luca, resta un dilemma: come affermarsi al di là delle contingenze politiche che lo porterebbero comunque a diventare il burattino di una Lega siciliana che gli infilerebbe di tutto nell'ufficio di segreteria in assessorato? Per quello servono i voti. Ma sulla jonica ci sono già Catenovirus e Carmelino da Graniti. Questo appare chiaro anche da Lisbona. Buona fortuna... "buttanissima Sicilia".
Antonio Pereira
P.S.: Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social (né gli interessa), Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.
P.S.: Sostiene di chiamarsi Antonio Pereira, di essere un discendente del giornalista del Lisboa protagonista del romanzo di Tabucchi. Sostiene di avermi conosciuto in un giorno d’estate. «Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Solo che io non sono mai stato a Lisbona, quindi immagino che menta. E’ un uomo di età ormai avanzata, che ha problemi di cuore e la pressione alta. Un ex giornalista di cronaca nera al quale è stata affidata la pagina culturale del giornale. Ora, essendo piuttosto anziano e poco avvezzo all’uso dei social (né gli interessa), Antonio Pereira non ha un blog e mi ha chiesto di ospitare periodicamente le sue riflessioni.
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