Università: nulla si (Cuzzo)crea, tutto si distrugge
Il rettore Salvatore Cuzzocrea (stampalibera.it) |
Nei
mesi scorsi, come ricorderà chi segue IlMaxFactor, commentavo
negativamente il fatto che alle elezioni per la carica di rettore
dell’Università di Messina fossero candidati il figlio dell’ex
ermellino Diego Cuzzocrea, Salvatore, e Francesco Stagno d’Alcontres,
nipote di un altro (mica tanto) Magnifico che legò – come il
successore – il suo nome, e quindi quello dell’Ateneo messinese,
a vicende tutt’altro che edificanti per un “tempio del sapere”.
Argomentavo di non aver nulla contro i due candidati, ma facevo
notare come il segnale lanciato al mondo accademico e non, da parte
di un’Università più volte travolta dagli scandali proprio
durante il rettorato d’Alcontres e quello Cuzzocrea, fosse per
certi versi inquietante. D’altra parte, il rettore uscente era
Pietro Navarra, figlio del “boss” di Medicina, Salvatore, e
nipote di un boss vero, il corleonese Michele, fatto uccidere da
Luciano Liggio nel 1958.
Ora,
so benissimo che Salvatore Cuzzocrea non è nato a Seminara – come
Pietro Navarra non è nato a Corleone – e che il “mantra”
secondo il quale le colpe dei padri non devono ricadere sui figli
resta assolutamente condivisibile; ma che la sua elezione a rettore
sia stata un evitabile ritorno al Medioevo è altrettanto vero.
Volete un esempio di cosa intendevo? Vi servo subito: 7 maggio 2018,
prima seduta del Senato accademico sotto la presidenza del nuovo
rettore. Il primo argomento (peraltro espunto dall’ordine del
giorno, dove figura sotto la voce “comunicazioni del rettore”)
potrebbe sembrare una beffa, in realtà è la cartina di tornasole di
come il “nuovo corso” dell’Università di Messina sia solo la
riproposizione di poteri, equilibri e familismi che hanno governato l’istituzione per tutti
gli anni Ottanta e Novanta: la megatruffa Sitel.
(stampalibera.it) |
Per
i nati ieri, si tratta della società di proprietà dei fratelli di
Cuzzocrea padre, Aldo e Dino (lo stesso Diego fu azionista per un
periodo) che gestì per un decennio l’appalto della farmacia del
Policlinico e che persino sotto il rettorato dello stesso Cuzzocrea
si vide rinnovare l’affidamento nel 1997. In precedenza, l’incarico
di stilare il capitolato era stato affidato alla “Farmaceutica”
dei fratelli... Dino e Aldo Cuzzocrea (e figuriamoci), poi unica
ditta a presentarsi alla gara, mentre la parte relativa
all’informatizzazione fu aggiudicata appunto alla Sitel. L’allora
ministro Luigi Berlinguer ricostruiva così la vicenda in
un’intervista a Repubblica:
«Cuzzocrea mi ha mentito. All’inizio di quest’anno (siamo nel
1998, ndr)
gli chiesi notizie della controversa vicenda della farmacia del
Policlinico, nella quale sapevo che erano coinvolti i suoi fratelli.
Lui mi assicurò che sin dal momento in cui era diventato rettore, il
primo novembre 1995, aveva risolto quella situazione chiudendo il
rapporto contrattuale con la Sitel. Oggi la relazione degli ispettori
ci rivela che le cose non stavano così, che la Sitel è uscita dal
Policlinico solo il primo novembre 1997. Due anni dopo che Cuzzocrea
era diventato rettore. Lui mi aveva chiesto di non accettare la sua
colpevolizzazione. Lui però aveva il dovere di non ingannarmi, cosa
che invece ha fatto».
Quello
della farmacia del Policlinico era un affare da 395 milioni di lire
l’anno (anche se un funzionario interno dell’Università aveva
quantificato il costo del servizio in circa 150 milioni), che i
Cuzzocrea hanno continuato a gestire dopo la scadenza in forza di una serie
di proroghe, l’ultima delle quali – di ben due anni – concessa
nonostante fosse già stata espletata la gara d’appalto, con la
scusa di un’integrazione dei documenti richiesta dal Policlinico.
Per quella vicenda la Sitel, Dino Cuzzocrea (all’epoca
amministratore unico) e la funzionaria del Policlinico, Concetta
Paone, sono stati condannati – oltre che penalmente per truffa, poi prescritta in appello –a
risarcire i danni all’Università, quantificati in 462 mila euro,
dalla Corte dei Conti.
Ebbene,
il nipotino di Dino Cuzzocrea, il giovane e brillante Salvatore,
viene eletto rettore con una maggioranza “bulgara” a esattamente
vent’anni dalle drammatiche dimissioni del padre, coinvolto in
maniera inusitata nel delitto Bottari e, più in generale, nel “caso
Messina”. E praticamente si trova sulla scrivania, non appena
insediato, questo atto dovuto (attivarsi per riscuotere il
risarcimento stabilito dalla magistratura contabile nei confronti
dello zio) che avrebbe messo a dura prova la corazza di chiunque.
Pare invece che Cuzzocrea abbia provveduto senza alcun imbarazzo,
anche accordando allo zietto una rateazione della somma da
restituire. Tutto normale? A me non sembra, onestamente. Ma devo
riconoscere al Magnifico di avere una invidiabile refrattarietà
all’imbarazzo e ad altri sentimenti analoghi.
Franco De Domenico, Antonio Saitta e Pietro Navarra |
Volete
un altro esempio? Eccolo. Seduta del Senato accademico del 12 giugno:
una segnalazione del ricercatore Mauro Federico e della professoressa
Antonella Arena porta all’attenzione del rettore la pubblicazione,
sul sito stampalibera.it,
di un articolo nel quale si svela un irrituale coinvolgimento
elettorale dell’Università. In soldoni, al Policlinico si era svolta almeno una riunione elettorale per sostenere la candidatura
a sindaco del prorettore Antonio Saitta, convocata con motivazioni
vaghe dal direttore del Dipartimento di Pediatria, Filippo De Luca, e
alla quale avevano preso parte – oltre al candidato sindaco – il
deputato regionale Franco De Domenico, il parlamentare nazionale ed
ex rettore Pietro Navarra e il fratello di quest’ultimo, il
chirurgo Pippo. Il Rettore – stando ai resoconti della seduta –
«ringrazia i due componenti del Senato (vedremo un’altra volta
come, ndr)
e ribadisce con forza che l’Università non ha colore politico,
sottolinea come i fatti riportati siano avvenuti in data precedente
alla circolare dell’assessore regionale alla salute, avv. R. Razza,
e non vede l’ora che arrivi il 24 giugno affinché in università
si torni a parlare solo di ciò che le compete». Gioicedda,
ma quindi abbiamo dato fastidio al Magnifico e all’Istituzione con
la pubblicazione di quella notizia? Non ci aveva proprio pensato,
prima della circolare dell’assessore Razza, che non si possono
convocare riunioni elettorali? E soprattutto: ma fare il
maravigghiatu
da rutta
pur sapendo perfettamente che quella non è l’unica riunione
elettorale convocata surrettiziamente al Policlinico (anche DOPO la
circolare di Razza) ma semplicemente l’unica della quale si hanno
notizie certe perché qualche dipendente ha minacciato un esposto, è
un atteggiamento conducente per il rettore di un’Università? Il
quale tra l’altro si sbilancia sostenendo che l’Ateneo non ha
colore politico quando ha appena eletto un deputato regionale (De
Domenico, ex direttore amministrativo), un deputato nazionale
(Navarra, ex rettore) e ha candidato a sindaco un prorettore?
Giuseppe Navarra (polime.it) |
Bah.
Sta di fatto che a Cuzzocrea e soci questo Senato accademico non deve
essere sembrato sufficientemente allineato, perché quando a
settembre si è votato per il rinnovo dei rappresentanti delle
Macro-aree, la “corrente” maggioritaria all’interno dell’Ateneo
– nata, come sappiamo, dalla saldatura di gruppi di potere che nei
decenni hanno letteralmente regnato sull’Università – ha
ritenuto necessario dare un ulteriore messaggio ai colleghi con
l’elezione plebiscitaria di Pippo Navarra, valente chirurgo e
fratello dell’ex rettore Pietro, per la Macro-area di Scienze della
vita (67 voti sui 95 aventi diritto tra gli ordinari e una
percentuale del 70%; per fare un raffronto, nella Macro-area di
Scienze è stato eletto Natale Manganaro con il 40% mentre nella
Macro-area di Scienze economiche, giuridiche e umanistiche Augusto
D’Amico con il 34%). Mi sfuggono i motivi di questa progressiva
occupazione delle cariche non solo in termini di deleghe, ma anche
negli organi collegiali da parte delle famiglie egemoni nell’Ateneo
messinese da ormai trent’anni. Cioè, mi sfugge la ratio
che porta un Pippo Navarra a fare campagna elettorale per Saitta in
maniera così scoperta ed a farsi eleggere di persona – non
attraverso compagni di cordata – in Senato accademico. Prova di
forza? Certo, può essere. Ma aspettiamoci che si riveli una specie
di warm
up
in vista dell’assalto a cariche più prestigiose, in contesti nei
quali far sentire la voce dei Navarra, dei Cuzzocrea, dei “baroni”
che sembravano sconfitti o perlomeno allontanati e che invece
possiedono ancora piazza Pugliatti.
Sì,
ma perché “tutto si distrugge”, chiederà il lettore smaliziato?
Beh, perché se il 1998 è stato l’annus
horribilis
dell’Università di Messina seguito dalla breve quanto illusoria
parentesi del rettorato Silvestri, da allora abbiamo assistito al
progressivo ritorno non al Medioevo, ma agli anni Ottanta: prima
Tomasello (e non dico altro), poi Navarra, ora Cuzzocrea. Non vi
sembra di essere stati catapultati per sbaglio dentro una DeLorean?
Ah, e sempre a proposito di distruggere: date un’occhiata alla
facoltà di Scienze a Papardo. Ne parleremo nel prossimo IlMaxFactor.
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