Dopo Eurobasket per l’Italia un ritorno... al futuro
Luka Doncic e Goran Dragic, stelle della Slovenia d'oro a Istanbul |
La leggendaria
cavalcata della Slovenia dell’Mvp Goran Dragic e del numero uno del prossimo
futuro Luka Doncic, con la vittoria in finale sulla favorita Serbia che aveva
eliminato nei quarti l’Italia guidata da Ettore Messina al passo d’addio, chiude
un’edizione di Eurobasket bellissima e di livello alto dal punto di vista
tecnico.
Un dato sorprendente se
solo si pensa alle assenze “pesanti” che hanno indebolito il roster di molte
nazionali: dalla stessa Serbia (Teodosic, Jokic, Milutinov, Raduljica, Bjelica)
alla Spagna che ha abdicato in semifinale contro gli sloveni (Llull, Mirotic,
Claver, Ibaka, Rudy Fernandez), dalla Francia (Gobert, Batum, Gelabale, Luwawu
oltre a Tony Parker che aveva già annunciato il suo addio) alla Turchia padrona
di casa (Ilyasova, Asik) fino alla Germania del post Nowitzki, alla Grecia che
ha dovuto fare a meno in extremis
della sua superstar Giannis Antetokounmpo e agli azzurri privi – per motivi
diversi – di Danilo Gallinari e Alessandro Gentile.
Gallinari fa... Mayweather contro l'Olanda (corrieredellosport.it) |
Proprio l’assenza di
due dei giocatori più talentuosi del lotto aveva tolto parecchia pressione di
dosso al ct Messina, che però era reduce dalla brutta delusione del preolimpico
di Torino quando, dopo aver rilevato l’Italia da Pianigiani (crocifisso per la
sconfitta nei quarti di Eurobasket 2015 ai supplementari contro la Lituania poi
d’argento), aveva visto gli azzurri sgonfiarsi contro la Croazia e fallire la
qualificazione a Rio. L’assistant coach
dei San Antonio Spurs, panchina sulla quale si concentrerà lasciando la
Nazionale in vista di una possibile successione al mito Gregg Popovich, ha
quindi deciso di dare alla squadra una forte impronta difensiva – quello che è
stato sempre il suo marchio di fabbrica – rinunciando a Della Valle, Polonara,
allo stesso Gentile reduce da una stagione tormentata tra Milano, la Grecia e
Israele.
Solo che, una volta sbarcati
a Eurobasket, ci siamo fatalmente accorti di avere pochi, pochissimi punti
nelle mani e soprattutto nessuna alternativa in attacco a un sontuoso Belinelli
perché Datome più che un realizzatore (a dispetto dei 15 di media) è un all around mentre Aradori, miglior
marcatore italiano della scorsa Serie A, in Europa ha meno possibilità di
sfruttare il fisico contro i pari ruolo. E così, quando il Beli si è ritrovato
spompato da sette partite in pochi giorni e dalle attenzioni delle difese, non
abbiamo avuto la forza di contrastare una Serbia peraltro molto più “grossa” e
fisica di noi. Ma, al di là di quello che mi sembra onestamente un grosso
errore nella composizione del roster (e sorvolo sui giocatori prima tagliati e
poi richiamati), Ettore Messina ha probabilmente ottenuto il massimo risultato
possibile. Che però, a ben vedere, è lo stesso ottenuto dal vituperato
Pianigiani due anni orsono.
Petrucci celebra il passaggio di consegne tra Messina e Sacchetti |
Inizia così l’era di
Meo Sacchetti, giocatore di quella Nazionale che tra il 1980 e il 1985 centrò un
argento olimpico e un oro e un bronzo continentale, campione d’Italia sulla
panchina di Sassari nel 2015 e oggi a Cremona. Coach Sacchetti è l’alfiere di
un basket molto diverso, ad alto numero di possessi, grazie al quale ha
deliziato il pubblico soprattutto di Capo d’Orlando e Sassari; lecito immaginare
che anche le convocazioni del nuovo ct risponderanno ad esigenze diverse, la
prima delle quali è peraltro contingente e rimanda alla formula delle
qualificazioni ai Mondiali del 2019 (il primo grande appuntamento che aspetta
la nuova Italia).
Le gare del girone che
vede l’Italia affrontare Croazia, Romania e una terza squadra passata dalle
prequalificazioni si svolgeranno infatti in tre “finestre” a novembre, febbraio
e giugno-luglio, con ogni volta una partita in casa e una in trasferta. Le
prime tre classificate accederanno alla seconda fase a gironi (quattro di sei
squadre ciascuno), dopo la quale le prime tre di ogni raggruppamento si
qualificheranno per la rassegna iridata in Cina. Anche in questa fase si
giocherà nelle “finestre” di settembre e novembre-dicembre 2018 e febbraio
2019, con i campionati in pieno svolgimento e la conseguenza di non poter
schierare i giocatori NBA e quelli impegnati in Eurolega, che non saranno
liberati dai rispettivi club. Questo significa che Sacchetti non avrà a
disposizione, oltre al capitano Gigi Datome che ha già dato forfeit, nemmeno Belinelli e Gallinari
né i vari Melli, Hackett e così via. Un problema ulteriore che potrebbe però
diventare la classica opportunità per iniziare un ricambio generazionale ormai
imminente visto che Belinelli e Cinciarini hanno trentun anni, Datome, Hackett e
Ariel Filloy trenta, Gallinari e Aradori ventinove.
Ryan Arcidiacono in azzurro (gazzetta.it) |
Da chi partire, dunque,
per avviare un nuovo ciclo azzurro? Beh, nel basket di Sacchetti hanno certamente
un ruolo preponderante gli esterni e in particolare il playmaker: Pozzecco a Capo d’Orlando, Travis Diener e David Logan
al Banco di Sardegna e così via. Si tratta di un ruolo che, dietro Hackett e
Filloy reduci da un Europeo sopra le righe, parrebbe non offrire granché:
Cinciarini è in fase discendente, Luca Vitali idem, De Nicolao (classe ’91) è
un buon backup così come Michele
Vitali (’91) che ha sfiorato la doppia cifra di media a Brescia o David
Cournooh (’90). Da considerare con attenzione Leonardo Candi (’97), miglior under 22 della scorsa Serie A2 ma
tornato a Reggio Emilia dove troverà anche Federico
Mussini (’96) uscito da St. John’s University, e Davide Moretti (’98), figlio di Paolo, che dopo una grande stagione
a Treviso ha scelto la NCAA e Texas Tech. Ma per lo spot di titolare il nome è
uno solo: Ryan Arcidiacono, classe ’94
di origini siciliane, campione NCAA e miglior giocatore del Torneo nel 2016 con
Villanova University, poi passato dalla D-League con Austin (squadra satellite
degli Spurs di coach Messina) e ora con i Windy City Bulls, franchigia di
sviluppo di Chicago. Lo aveva firmato Caserta che poi è stata esclusa dal
campionato: peccato, avremmo potuto vedere da vicino un leader vero che ha già
giocato nella Sperimentale e per il cui utilizzo al Preolimpico sorsero
difficoltà burocratiche. Ma ora c’è tutto il tempo per mettere le carte a posto
e portarlo in azzurro.
Amedeo Della Valle (fibaeurope.com) |
Tanta America nei
playmaker e tanta America anche nel ruolo di guardia, dove in contumacia Belinelli (che però non è così vecchio
da non poter tornare utile tra due anni, così come lo stesso Aradori da subito)
il punto di riferimento, specie in un basket offensivo come quello di
Sacchetti, non può che essere l’ex Ohio State Amedeo Della Valle (’93), secondo realizzatore italiano della Serie
A ad oltre 15 di media con il 42% da tre. Dietro, fiducia a Diego Flaccadori di Trento (9.2 punti
con il 36% da tre) e fiducia – quella che probabilmente avrebbe già meritato da
parte di Messina – a Stefano Tonut,
un ’93 capace di giocare 20’ di media segnando 8.3 punti con il 53% da due e il
43% da tre in una squadra che ha vinto lo scudetto e invece è stato tagliato
proprio prima di Eurobasket.
La grinta di Alessandro Gentile |
In ala piccola, l’approdo alla Virtus Bologna dovrebbe restituirci un
talento purissimo come Alessandro
Gentile (’92), al quale manca probabilmente solo una meccanica di tiro
migliore (e magari una testa un po’ più pensante) per poter volare nella NBA.
La Nazionale potrebbe essere il suo trampolino di lancio dopo una stagione
persa. E’ già nel giro azzurro Awudu Abass
(’93), 18’ di media a Milano, preferito da Messina a Della Valle salvo poi ritrovarsi
a sventolare asciugamani in panchina a Tel Aviv e Istanbul.
Nicolò Melli salterà le qualificazioni (corriere.it) |
Qualche alternativa in
più nel ruolo di ala forte: con
Nicolò Melli che non sarà subito disponibile e che in prospettiva Sacchetti
potrebbe vedere più da “cinque” (anche se l’ex Bamberg, ora al Fenerbahce
campione d’Europa, è un po’ leggero per il ruolo), dovrebbero finalmente
trovare spazio Davide Pascolo (’90,
8.4 punti con il 42% da tre a Milano) e Achille
Polonara (’91), appena approdato a Sassari da Reggio Emilia dove ha chiuso
con 10.2 punti e 6.6 rimbalzi per gara. A noi a Capo d’Orlando era piaciuto
tanto Antonio Iannuzzi (’91), ma
vabbè.
Ma quanto era forte Andrea Bargnani? |
Una grande incognita
per quanto riguarda il centro: con
Cusin a fine corsa e Andrea Bargnani alle prese con una tristissima involuzione
fisica e tecnica (ma quanto sarebbe tagliato dal sarto per il gioco di Meo...),
le certezze sono Paul Biligha (’90)
e il più perimetrale Filippo Baldi Rossi
(’91) ma l’intero movimento ha bisogno di capire se può fare affidamento su
Riccardo Cervi (’91), un 2.16 che ha
chiuso il campionato a 10 punti, 5 rimbalzi e 2 stoppate di media tirando con
il 63% ma si è poi rivelato troppo inconsistente secondo Messina in ottica
Europei. Poco altro nel ruolo, anche guardando oltre l’immediato se
consideriamo il gruppo dell’Under 19 vicecampione del mondo che però aveva la
sua forza negli esterni.
Poi, se volete parliamo
con calma di come rilanciare il movimento: scorrendo i roster di Serie A ho
avuto la stessa impressione dello scorso anno, cioè che a parte Reggio Emilia
(e in misura minore Trento) tutte le squadre ritaglino per gli italiani in
generale e ancor più per i giovani un ruolo assolutamente marginale, pur
mandandone cinque a referto come impongono le normative. Se non ricordo male in
Russia, quando dal 2007 al 2012 la Nazionale di David Blatt centrava un oro e
un bronzo agli Europei e un bronzo olimpico, vigeva una regola che imponeva sempre
la presenza sul parquet (non a referto!) di almeno due giocatori russi per
squadra. Applicando un obbligo simile in campionato si otterrebbe di far
giocare gli italiani, soprattutto quelli di prospettiva, senza doverli “scoprire”
nelle nazionali giovanili cui arrivano a un’età nella quale, per dire, un
Doncic gioca già l’Eurolega con il Real Madrid. L’unica alternativa per
risollevare il basket italiano mi sembra quella letta in questi giorni sui
social: annettere finalmente la Slovenia.
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