NBA: LeBroNemesi per IlMaxFactor
LeBron James versione presidente, anzi re degli Stati Uniti d'America (ultimouomo.com) |
Diciamolo
chiaramente: soprattutto quando fai il mio mestiere – ma in generale quando ti
sbilanci in pronostici di ogni genere – premetti sempre che tanto non li
azzecchi mai, nemmeno per la legge dei grandi numeri, che tanto i pronostici
non li sbaglia solo chi non li fa e via dicendo. Tutto solo ed esclusivamente
per pararti il culo.
Poi però fai sette su
otto (è vero che il primo turno è più facile e che una sola serie si è conclusa
con l’eliminazione della squadra meglio classificata in regular season, però via: su le mani per IlMaxFactooooor), ma
sbagli proprio quel pronostico che in fondo in fondo non hai fatto per ragioni
tecniche, o almeno soltanto tecniche, e allora un po’ ti girano perché pensi
che, se non fosse per l’esistenza di LeBron James, potresti pure farci qualche
soldino. E invece è più forte di te: vorresti che perdesse – confessalo – e allora
ti impalli sul fatto che Indiana è forte sottocanestro e ben allenata, che Paul
George ha i mezzi per limitare The King, che Cleveland sta facendo cacare
veramente più del lecito, che gara-1 finisce di un punto mentre in gara-3 i
Cavs rimontano da meno 26... E niente, il più classico degli “sticazzi”: 4-0
Cleveland e IlMaxFactor muto. Ditemi voi se si può campare così.
Ecco come i Raptors hanno fermato Giannis (thestar.com) |
Anche perché, nella
semifinale della Eastern Conference, Cleveland difficilmente farà prigionieri.
E’ vero che Toronto ha chiuso la stagione regolare con lo stesso record (51-31)
e che ha magari qualcosina in più rispetto allo scorso anno quando la finale di
Conference finì 4-2 per i Cavs, ma in tutta onestà se dovessi pronosticare una
vittoria dei Raptors sareste autorizzati a farmi internare o – peggio ancora –
a chiudermi il blog. Del resto, i canadesi hanno stentato tanto, tantissimo
per avere ragione di una Milwaukee che ha sì il futuro padrone della NBA in
Giannis Antetokounmpo, ma era senza Jabari Parker e comunque non è ancora all’altezza
dei grandi appuntamenti. Per dire: in gara-1 LeBron ha chiuso a 35 punti, 10
rimbalzi e... una birra, Irving e Love hanno fatto il loro e ciao. Pronostico: Cavs 4-1.
Isaiah Thomas consolato da Avery Bradley (usmagazine.com) |
E’ iniziata, con due
vittorie interne dei Boston Celtics sui Washington Wizards, anche l’altra serie
a Est. In entrambe le partite i Celtics (risorti contro Chicago da 0-2 con due
sconfitte in casa e dall’abisso che ha inghiottito Isaiah Thomas per la
sconvolgente morte della sorella, alla quale ha dedicato i 53! punti di gara-2
dopo un overtime) hanno rimontato e poi dominato ma io resto convinto che la
squadra della Capitale abbia qualcosa in più, anzi qualcuno in più: John Wall.
Tenuto – si fa per dire – a 20 punti e 16 assist in gara-1 dopo aver chiuso il
primo turno a 29.5+10.3, il play da Kentucky è esploso per 40+13 assist in
gara-2 ed è immarcabile per i Celtics che non possono opporre l’1.75 scarso di
Thomas né a lui né all’altra guardia Bradley Beal. Una variabile potrebbe
essere l’entità dell’infortunio alla caviglia di Markieff Morris, ma anche se
la serie sembra già segnata io resto della mia idea. Pronostico: Wizards 4-3.
In gara-1 i Rockets hanno letteralmente "bombardato" di triple i San Antonio Spurs (nba.com) |
Passiamo alla Western
Conference, che ha già “celebrato” gara-1 della serie tra San Antonio Spurs e
Houston Rockets con la rutilante vittoria esterna del quintetto di Mike D’Antoni
per 126-99 (peggiore sconfitta in casa nella post-season per gli Spurs). Irrilevante,
nel senso che già al primo turno contro Memphis si è chiaramente visto che per
San Antonio è la fine di un’era: Tony Parker è “risorto” in gara-6 per
prendersi la qualificazione contro quei pollastri dei Grizzlies che, infortuni
a parte, si sono davvero “suicidati”, ma ha 35 anni e per uno come lui, che
della velocità ha sempre fatto la sua arma, pesano eccome. Poi né LaMarcus
Aldridge né tantomeno Pau Gasol si sono rivelati il tipo di giocatori che
servivano per attutire il colpo del ritiro di Tim Duncan e della parabola
discendente ormai ripida del quasi quarantenne Ginobili. Insomma, ci sarebbe da
ricostruire da subito intorno a Kawhi Leonard, superstar fatta e finita (che
però si è trovato troppo solo), anche a costo di saltare i playoff per la prima
volta dopo un secolo, un secolo e mezzo. Sull’altro fronte, il “Barba” Harden
sembra davvero in missione e coach Mike D’Antoni si prepara a confezionare l’ennesima
impresa di una carriera nella quale è vietato dare qualcosa per scontato.
Houston andrà in finale di Conference contro Golden State, e lì sì che verrà a
tutti quanti il mal di mare... Pronostico:
Rockets 4-2.
Draymond Green difende anche su Rudy Gobert che è 2.16 |
...anche perché i
Warriors, dopo lo scintillante 4-0 contro Portland pur con Kevin Durant a mezzo
servizio, anche in gara-1 di semifinale di fronte agli Utah Jazz hanno
dimostrato che quando difendono – più ancora di quando entra il tiro da tre –
possono essere letteralmente ingiocabili. In più, quest’anno Steph Curry non ha
i problemi fisici degli ultimi playoff ed è arrivato in una forma eccellente al
momento clou della stagione mentre
Kevin Durant sembra aver tratto persino giovamento dal riposo forzato a causa
dell’infortunio. Ma la chiave per le vittorie di Golden State, oggi più che
mai, è Draymond Green: non guardate solo i 14.4 punti, i 9.2 rimbalzi, i 7.2
assist a fronte di solo 1.8 perse, le 3.8 stoppate, gli 1.8 recuperi, il 50%
dal campo, il 52% da tre, il +18.0 di “plus-minus”, ma – se non avete ancora perso
la vista – concentratevi su come guidi, tecnicamente e vocalmente, la
terrificante difesa dei Warriors, come parta in palleggio in transizione su
rimbalzo preso, come punisca qualsiasi raddoppio sul perimetro. Insomma: un clinic sui 28 metri la cui presenza
sposta tutti gli equilibri dal lato di Golden State (e la cui pretestuosa assenza
in gara-5, voluta dalla Lega per tutelare più del lecito un piagnucoloso LeBron,
abbia deciso le ultime Finali). Dall’altro lato c’è un progetto ancora una
volta da ammirare in quel di Salt Lake City: coach Quin Snyder ha dato alla sua
squadra un’identità soprattutto difensiva, con la stella Gordon Hayward formato
Larry Bird (22.3 punti, 6.9 rimbalzi, 3.0 assist e il 96% ai liberi nei playoff)
a guidare la metà campo offensiva nella quale io vedrei Rodney Hood molto
meglio di Joe Ingles. Il nodo è una coppia di lunghi, composta da Derrick
Favors e Rudy Gobert, così impalpabile in attacco da costringere Snyder a
soluzioni “creative” come Boris Diaw in quintetto. Complimenti al progetto ma
la strada dei Jazz finisce qui. Pronostico:
Warriors 4-1.
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