mercoledì 3 maggio 2017

NBA: LeBroNemesi per IlMaxFactor

LeBron James versione presidente, anzi re degli Stati Uniti d'America (ultimouomo.com)
Diciamolo chiaramente: soprattutto quando fai il mio mestiere – ma in generale quando ti sbilanci in pronostici di ogni genere – premetti sempre che tanto non li azzecchi mai, nemmeno per la legge dei grandi numeri, che tanto i pronostici non li sbaglia solo chi non li fa e via dicendo. Tutto solo ed esclusivamente per pararti il culo.

Poi però fai sette su otto (è vero che il primo turno è più facile e che una sola serie si è conclusa con l’eliminazione della squadra meglio classificata in regular season, però via: su le mani per IlMaxFactooooor), ma sbagli proprio quel pronostico che in fondo in fondo non hai fatto per ragioni tecniche, o almeno soltanto tecniche, e allora un po’ ti girano perché pensi che, se non fosse per l’esistenza di LeBron James, potresti pure farci qualche soldino. E invece è più forte di te: vorresti che perdesse – confessalo – e allora ti impalli sul fatto che Indiana è forte sottocanestro e ben allenata, che Paul George ha i mezzi per limitare The King, che Cleveland sta facendo cacare veramente più del lecito, che gara-1 finisce di un punto mentre in gara-3 i Cavs rimontano da meno 26... E niente, il più classico degli “sticazzi”: 4-0 Cleveland e IlMaxFactor muto. Ditemi voi se si può campare così.

Ecco come i Raptors hanno fermato Giannis (thestar.com)
Anche perché, nella semifinale della Eastern Conference, Cleveland difficilmente farà prigionieri. E’ vero che Toronto ha chiuso la stagione regolare con lo stesso record (51-31) e che ha magari qualcosina in più rispetto allo scorso anno quando la finale di Conference finì 4-2 per i Cavs, ma in tutta onestà se dovessi pronosticare una vittoria dei Raptors sareste autorizzati a farmi internare o – peggio ancora – a chiudermi il blog. Del resto, i canadesi hanno stentato tanto, tantissimo per avere ragione di una Milwaukee che ha sì il futuro padrone della NBA in Giannis Antetokounmpo, ma era senza Jabari Parker e comunque non è ancora all’altezza dei grandi appuntamenti. Per dire: in gara-1 LeBron ha chiuso a 35 punti, 10 rimbalzi e... una birra, Irving e Love hanno fatto il loro e ciao. Pronostico: Cavs 4-1.

Isaiah Thomas consolato da Avery Bradley (usmagazine.com)
E’ iniziata, con due vittorie interne dei Boston Celtics sui Washington Wizards, anche l’altra serie a Est. In entrambe le partite i Celtics (risorti contro Chicago da 0-2 con due sconfitte in casa e dall’abisso che ha inghiottito Isaiah Thomas per la sconvolgente morte della sorella, alla quale ha dedicato i 53! punti di gara-2 dopo un overtime) hanno rimontato e poi dominato ma io resto convinto che la squadra della Capitale abbia qualcosa in più, anzi qualcuno in più: John Wall. Tenuto – si fa per dire – a 20 punti e 16 assist in gara-1 dopo aver chiuso il primo turno a 29.5+10.3, il play da Kentucky è esploso per 40+13 assist in gara-2 ed è immarcabile per i Celtics che non possono opporre l’1.75 scarso di Thomas né a lui né all’altra guardia Bradley Beal. Una variabile potrebbe essere l’entità dell’infortunio alla caviglia di Markieff Morris, ma anche se la serie sembra già segnata io resto della mia idea. Pronostico: Wizards 4-3.

In gara-1 i Rockets hanno letteralmente "bombardato" di triple i San Antonio Spurs (nba.com)
Passiamo alla Western Conference, che ha già “celebrato” gara-1 della serie tra San Antonio Spurs e Houston Rockets con la rutilante vittoria esterna del quintetto di Mike D’Antoni per 126-99 (peggiore sconfitta in casa nella post-season per gli Spurs). Irrilevante, nel senso che già al primo turno contro Memphis si è chiaramente visto che per San Antonio è la fine di un’era: Tony Parker è “risorto” in gara-6 per prendersi la qualificazione contro quei pollastri dei Grizzlies che, infortuni a parte, si sono davvero “suicidati”, ma ha 35 anni e per uno come lui, che della velocità ha sempre fatto la sua arma, pesano eccome. Poi né LaMarcus Aldridge né tantomeno Pau Gasol si sono rivelati il tipo di giocatori che servivano per attutire il colpo del ritiro di Tim Duncan e della parabola discendente ormai ripida del quasi quarantenne Ginobili. Insomma, ci sarebbe da ricostruire da subito intorno a Kawhi Leonard, superstar fatta e finita (che però si è trovato troppo solo), anche a costo di saltare i playoff per la prima volta dopo un secolo, un secolo e mezzo. Sull’altro fronte, il “Barba” Harden sembra davvero in missione e coach Mike D’Antoni si prepara a confezionare l’ennesima impresa di una carriera nella quale è vietato dare qualcosa per scontato. Houston andrà in finale di Conference contro Golden State, e lì sì che verrà a tutti quanti il mal di mare... Pronostico: Rockets 4-2.


Draymond Green difende anche su Rudy Gobert che è 2.16
...anche perché i Warriors, dopo lo scintillante 4-0 contro Portland pur con Kevin Durant a mezzo servizio, anche in gara-1 di semifinale di fronte agli Utah Jazz hanno dimostrato che quando difendono – più ancora di quando entra il tiro da tre – possono essere letteralmente ingiocabili. In più, quest’anno Steph Curry non ha i problemi fisici degli ultimi playoff ed è arrivato in una forma eccellente al momento clou della stagione mentre Kevin Durant sembra aver tratto persino giovamento dal riposo forzato a causa dell’infortunio. Ma la chiave per le vittorie di Golden State, oggi più che mai, è Draymond Green: non guardate solo i 14.4 punti, i 9.2 rimbalzi, i 7.2 assist a fronte di solo 1.8 perse, le 3.8 stoppate, gli 1.8 recuperi, il 50% dal campo, il 52% da tre, il +18.0 di “plus-minus”, ma – se non avete ancora perso la vista – concentratevi su come guidi, tecnicamente e vocalmente, la terrificante difesa dei Warriors, come parta in palleggio in transizione su rimbalzo preso, come punisca qualsiasi raddoppio sul perimetro. Insomma: un clinic sui 28 metri la cui presenza sposta tutti gli equilibri dal lato di Golden State (e la cui pretestuosa assenza in gara-5, voluta dalla Lega per tutelare più del lecito un piagnucoloso LeBron, abbia deciso le ultime Finali). Dall’altro lato c’è un progetto ancora una volta da ammirare in quel di Salt Lake City: coach Quin Snyder ha dato alla sua squadra un’identità soprattutto difensiva, con la stella Gordon Hayward formato Larry Bird (22.3 punti, 6.9 rimbalzi, 3.0 assist e il 96% ai liberi nei playoff) a guidare la metà campo offensiva nella quale io vedrei Rodney Hood molto meglio di Joe Ingles. Il nodo è una coppia di lunghi, composta da Derrick Favors e Rudy Gobert, così impalpabile in attacco da costringere Snyder a soluzioni “creative” come Boris Diaw in quintetto. Complimenti al progetto ma la strada dei Jazz finisce qui. Pronostico: Warriors 4-1.

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