Il genio di Nino Frassica e il pugno nello stomaco della nostra indifferenza
Nino Frassica a Sanremo 2016 |
Faccio
outing: ho sempre pensato che Nino
Frassica sia un genio. So che è relativamente facile affermarlo oggi, dopo la
sua scioccante esibizione sanremese, ma è così.
Sarà perché è messinese
come me, un argomento che non posso far finta mi sia indifferente (anche se non
penso, al riguardo, di essere miope né tantomeno cieco).
Sarà perché ricordo
ancora il suo esordio televisivo, Quaglia
o non Quaglia, nel quale con il personaggio di Rino Quaglia prendeva in
giro un altro programma cult di quel periodo: A squarciagola di Rino Piccione, un Funari ante litteram che mandava in diretta senza alcun filtro le
telefonate dei telespettatori salvo poi finire per vomitare (e ricevere)
insulti di ogni genere. Lo registravo su uno dei primi VHS per rivederlo insieme
al mio migliore amico, una volta gli abbiamo persino telefonato chiedendogli se
Rino fosse il diminutivo di… rinale (“orinale”, in italiano): rispose che
sapeva dove abitavo ma che comunque non aveva niente contro i pederasti, che
anche loro avevano diritto alla vita.
Quaglia o non Quaglia andava in onda alle 20,15 sulla Rtp pre Gazzetta del Sud, dopo il telegiornale e subito prima di A squarciagola che Piccione, evidentemente dopo aver visto la trasmissione, apriva – figurati – insultando Frassica e la sua “spalla” Intellibuggo, parodia di Pippo Sfameni, accreditato come “raccoglitore di cartone” e capace solo di commentare con un sonoro «Eccicca!» ogni volta che Quaglia/Frassica - come d’altra parte Piccione - millantava un numero di telespettatori esorbitante. Non me ne vergogno: mi spanciavo.
Quaglia o non Quaglia andava in onda alle 20,15 sulla Rtp pre Gazzetta del Sud, dopo il telegiornale e subito prima di A squarciagola che Piccione, evidentemente dopo aver visto la trasmissione, apriva – figurati – insultando Frassica e la sua “spalla” Intellibuggo, parodia di Pippo Sfameni, accreditato come “raccoglitore di cartone” e capace solo di commentare con un sonoro «Eccicca!» ogni volta che Quaglia/Frassica - come d’altra parte Piccione - millantava un numero di telespettatori esorbitante. Non me ne vergogno: mi spanciavo.
Sarà, magari, perché
quando Frassica – che ovviamente ambiva a palcoscenici più ampi – venne in
possesso del numero di Renzo Arbore e al messaggio registrato
della segreteria rispose: «Ciao, sono
la segreteria telefonica di Nino Frassica e vorrei parlare con te», Arbore non
potè esimersi dal riconoscere che quello era un fottuto genio.
Frate Antonino da Scasazza a "Quelli della notte" |
Sarà perché Quelli della notte è stato il primo
programma televisivo per vedere il quale avevo il permesso di restare alzato
fino a tardi insieme a mio padre: la mattina, a scuola o in ufficio, si
commentava la puntata della sera precedente,
ovviamente parlando quasi solo di quel frate Antonino da Scasazza che resta uno dei personaggi
meglio riusciti di Frassica. E Indietro
tutta, del quale Nino era a tutti gli effetti il mattatore con la sua
macchietta del “bravo presentatore”, è diventato un rito familiare e cittadino.
Sarà perché il suo
genere di comicità surreale, a metà tra l’ingenuo e l’onirico, venata di nonsense, è il MIO genere: l’italiano
deformato, lo sberleffo alle frasi fatte, i concetti involuti fino ad essere
trasfigurati sono tutti elementi essenziali della sua cifra stilistica. Basti
vedere l’intervista doppia con la mummia di Gabriel Garko (impagabile: «Sono
alto 1,73 a stomaco pieno»). Non sarà Mel Brooks, ma è comunque tanta roba.
Sarà perché uno che intitola la sua autobiografia La mia autobiografia. 70% vera, 80% falsa è un fottuto genio (l’avevo già detta?)
Sarà perché ieri notte
mi ha ricordato Giorgio Faletti, un altro comico “basso” che adoravo,
aspramente sottovalutato finché non arrivò sul palco dell’Ariston a
prenderci a schiaffoni con Signor tenente (per tutti Minchia,
signor tenente). Faletti era in concorso perché il pezzo aveva parti cantate
mentre A mare si gioca (piccolo,
attonito capolavoro di un altro talentuosissimo messinese, Tony Canto)
è solo
recitato; ma la sorpresa e soprattutto l’impatto sul pubblico mi sembrano
analoghi. Certo, la ribalta dei social ha favorito ulteriormente la presa del
brano di Frassica sul pubblico, ma per quello che si è visto mi sembra un
successo più che giustificato. E lui, Nino da Galati, è stato perfetto:
impeccabile nella recitazione e commosso nel finale, quando – ammettiamolo – la
lacrimuccia è scappata un po’ a tutti.
Giorgio Faletti in "Signor tenente" |
Tony Canto |
Sarà perché sono
genitore, e quella maledetta foto di Aylan riverso sulla battigia, il viso
coperto dalle onde, mi torna in mente ogni giorno. E perché a Sanremo si è
parlato tanto di unioni civili (giustissimo), ma c’è voluto Frassica per
ricordarci l’immane tragedia che ci circonda. Un pugno nello stomaco della
nostra indifferenza.
Insomma, sarà perché
Nino Frassica è un genio. Un comico a lungo snobbato dalla critica (mai dal
pubblico, devo dire) e un attore dall’insospettata sensibilità. Non so se
questa ribalta sanremese gli regalerà una seconda carriera come fu per Faletti
e non mi aspetto che scriva un best-seller,
ma da ieri merita comunque di essere giudicato in maniera un po’ diversa. Non
così, purtroppo, il suo hair stylist...
Commenti
Posta un commento