Italia-Lituania, ecco la storia che ritorna
Chissà
se giocatori e staff tecnico della Lituania hanno seguito la gara dell’ultima
giornata del girone F agli Europei di basket in Slovenia, quella che ha
assegnato loro l’avversaria nei quarti di finale. Probabilmente sì. Sicuramente
avranno studiato la Spagna
vice campione olimpica e detentrice del titolo continentale, ovviamente
favorita per la vittoria sull’Italia e quindi per il terzo posto (cioè per
l’accoppiamento con la “corazzata” baltica), e invece si sono ritrovati una
fantastica Italia, capace di infliggere alle “furie rosse” la terza sconfitta
nella rassegna slovena recuperando 11 punti di distacco, impattando allo
scadere con un’invenzione di Datome e quindi dominando il supplementare per
confezionare l’ennesima impresa di un torneo nato sotto i peggiori auspici a
causa dei tanti infortuni e rivelatosi, finora, persino trionfale.
Chissà cosa avranno pensato in particolare Ksistof
Lavrinovic e Robertas Javtokas, unici “superstiti” (il termine è quello giusto,
come leggerete) di quell’incredibile precedente che oggi fortifica le menti e
le speranze degli azzurri nell’affrontare una sfida apparentemente chiusa dal
pronostico. E’ probabile, infatti, che a quasi dieci anni di distanza i lituani
abbiano ancora gli incubi al pensiero della semifinale olimpica di Atene nel
2004, quando la squadra guidata da Antanas Sireika, fresca di titolo europeo e
ancora imbattuta nel torneo a cinque cerchi, incrociò una specie di “armata
Brancaleone” (per modo di dire) guidata in panchina da Charlie Recalcati e in
campo da un terzetto che oggi serve la causa di Capo d’Orlando: Gianmarco
Pozzecco, Gianluca Basile e Matteo Soragna.
Oggi come ieri (ma oggi meno di ieri), a dover fare un
pronostico non v’è alcuna possibilità che l’Italia possa vincere. Gianluca
Basile ci confidava qualche giorno fa che prima della partita gli azzurri si
erano guardati negli occhi chiedendosi: “Ma come c… dovremmo vincere contro
questi qui?”, visto che i lituani erano i vari Jasikevicius, Zukauskas,
Stombergas, Siskauskas, Songaila, Maciauskas prima del xgrave infortunio…
Insomma, tutti top players in
Eurolega. Che andarono facilmente sul +11 prima che il “Poz” desse inizio a una
vera e propria gragnuola di triple (18/28 di squadra) sotto la quale gli
avversari sarebbero stati letteralmente sepolti: finì 100-91 e a chiuderla fu
proprio il “Baso” con la sua settima granata, un tiro senza ritmo e
praticamente dagli spogliatoi che riconsegnò all’Italia il +10 senza
possibilità di recupero per gli avversari. Nacque lì, o almeno lì diventò
leggenda, la definizione di “tiro ignorante” per una tripla – sconsiderata
eppure a segno – del neo paladino.
Quella partita fu probabilmente la pagina più bella
della storia del basket italiano – almeno per chi era troppo piccolo nel 1980
quando arrivò l’altro argento olimpico, quello di Mosca dove però gli americani
non c’erano mentre ad Atene si dovettero accontentare del bronzo – insieme
proprio all’amichevole contro gli Usa a Colonia, quando un indiavolato Pozzecco
urlò ad Allen Iverson, nel suo inglese maccheronico, “Nobody can defense on me!”.
Oggi, la “manifesta inferiorità” dei reduci azzurri
contro i bestioni lituani (la squadra più “grossa” dell’Europeo dopo la Croazia con il suo 2.03 di
altezza media e tanti, tanti chili da stoccare sotto canestro) appare
altrettanto evidente, ma come nel 2004 la sensazione è che l’Italia non abbia
problemi ad andare oltre i suoi limiti. Senza Bargnani, Gallinari, Hackett,
Mancinelli e Gigli, ha trovato comunque quattro uomini capaci non solo di
andare in doppia cifra, ma addirittura di attestarsi intorno ai 14 di media con
un miglior realizzatore inatteso quanto inevitabile come Alessandro Gentile,
ventenne dell’Olimpia Milano che sembra papà Nando allo specchio (lui era
mancino, il pargolo è destro) ma ha la
stessa cazzimma del genitore in un
volto con sempre dipinta l’espressione da “figurati se non segnavo anche
questo”. Ne mette 14,6 ad allacciata di scarpe, lo seguono il leader a
intermittenza Marco Belinelli (14.1), quello silenzioso ma costante Gigi Datome
(14.0) e Pietro Aradori, che ha i movimenti di uno che non potrebbe mai segnare
e la faccia di uno che invece non potrebbe mai sbagliare (13.4) e che ha
trovato un contributo di lusso dai vari Cinciarini, Cusin, Melli, Vitali.
Chissà se i lituani sanno cosa li aspetta domani sera
alle 21 a
Lubiana: un “frullatore” di difesa parossistica e transizione, un festival del
tiro da tre, una dimostrazione pubblica di attributi e di voglia di sporcarsi
le mani. Insomma, l’Italia di Pianigiani millésime
2013. Magari non basterà per entrare nelle prime quattro, ma anche il settimo
posto che ci porterebbe ai Mondiali (l’accoppiamento in semifinale o nel
tabellone dalla 5. all’8. posizione sarebbe rispettivamente con la vincente o
con la perdente di Croazia-Ucraina) sarebbe un risultato incredibile viste le
premesse.
Chissà, però, se invece gli azzurri ci regaleranno
un’altra serata indimenticabile come ci hanno abituati in quest’Europeo. I
lituani, secondo noi, già tremano.
(pubblicato sulla "Gazzetta del Sud")
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