Politica: addio, Cateno crudele

«Io dico addio a tutte le vostre cazzate infinite,
riflettori e paillettes delle televisioni,
alle urla scomposte di politicanti professionisti,
a quelle vostre glorie vuote da coglioni...»
(Francesco Guccini, Addio)

Cateno De Luca... infascia tricolore (stampalibera.it)
Basta, non ce la faccio. Sarà passato quanto, due mesi?, dall’elezione di Cateno Laqualunque e già abbiamo chiaro cosa saranno questi cinque anni. (Se saranno cinque anni, è chiaro.) Ricordate il giocattolo “Berlusconi Transformer” della trasmissione L’ottavo nano? La finta pubblicità della Barbie-Silvio che, sbertucciando il “presidente operaio” di chissà quale campagna elettorale, era proposta con abiti intercambiabili in funzione della categoria di elettori da convincere (operaio, imprenditore, cardinale, comunista, extracomunitario, dottore, giudice, 8 marzo: «Basta che lo voti e diventa quello che vuoi»)?

Ecco, “Cateno Transformer” è già in azione: dopo tutte le facce che ha indossato in campagna elettorale in funzione di chi doveva convincere a votarlo, lo abbiamo visto “sceriffo” sparare nel mucchio sui dipendenti comunali dopo il becero blitz che tanto è piaciuto ai sindacati, lo abbiamo visto (anzi, letto) statista dopo un discorso d’insediamento nel quale «si è tolto pochi sassolini dalla scarpa», praticamente un santo secondo qualche collega, e ancora tranviere (volante), cacciatore di cinghiali, anche lui 8 marzo (la nutrita “quota rosa” nelle nomine di sottogoverno ci riporta piacevolmente ai bei tempi di Salem), scooterista, giardiniere, pulitore di spiagge, paladino contro gli ambulanti abusivi (solo quelli... pari, però) e il gioco d’azzardo.

Quando Cateno giocava a carte in piazza (meridionews.it)
Sì, perché il candidato che prometteva di fare un casinò a Palazzo Zanca – ma vi avevo avvisati di non prenderlo sul serio, non l’ha mai pensato nemmeno per un nanosecondo – ha vietato le partite di briscola tra anziani a piazza XX Settembre. Circostanza che ha permesso, tra l’altro, di scoprire il vero tenore della telefonata tra Cateno Transformer e Papa Francesco. Mi sembra di sentirlo, Bergoglio, mentre tuona contro i vecchietti che bestemmiano ad ogni “carico foresto” e chiede a Cateño di provvedere, perché hai voglia a inscenare il Padre Nostro in piazza (oppure, a scelta, dai domiciliari) o portare i fiori alla Madonna; se vuoi essere l’Unto del Signore, questo sconcio deve finire. E lui, ligio alla dottrina sociale della Chiesa – o della Zanzara di Radio24, fate voi – ha eseguito.

Come insegna proprio Berlusconi, Cateno Transformer non perde tempo tra una boutade e l’altra: spara la sua minchiata e non aspetta nemmeno che venga smentita ma rilancia immediatamente con un’altra più grossa, più bella, meglio confezionata. Un’escalation di promesse, finte innovazioni e mezze verità per continuare a mettere in scena la grande recita di Catenopoli, una città che esiste solo nelle visioni del Nostro e nella credulità dei suoi elettori e sostenitori.

Ovviamente non so e non so prevedere se Cateno darà seguito alla minaccia di dimettersi agitata
davanti al consiglio comunale; ma è solare che si tratterebbe di una reazione davvero sproporzionata se fosse realmente dovuta alle resistenze dell’Aula sull’approvazione dell’Agenzia per il risanamento. (Attenzione: nel giro di dodici ore aveva già posticipato la data delle dimissioni al 30 settembre, scadenza dei “cento giorni” per i quali, appena eletto, ha assunto impegni che non potrà mai mantenere. Non che voglia farlo, per carità.) Occorre quindi capire il motivo di questo coup de thêatre, a parte l’approssimarsi della scadenza per optare tra la carica di deputato regionale e quella di sindaco: volete un indizio? Il 1. agosto Cateno ha comunicato all’Ufficio stipendi che «fino alla cessazione dalla carica di deputato regionale, in coerenza con il divieto di cumulo delle indennità, lo scrivente non percepirà L’INDENNITà DI SINDACO»! Quindi farà il sindaco ma, finché può, prenderà i soldini della Regione. E noi contavamo gli euro dell’indennità di Renato Accorinti...

Ma è possibile che ragioni esclusivamente economiche spingano un tale statista ad inventarsi una scusa banale come l’opposizione di un consiglio comunale per abbandonare la già scomoda poltrona di Palazzo Zanca e rifugiarsi a Sala d’Ercole, magari in mutande ma con la possibilità di... vestirsi di banconote? Vediamo: 3.700 euro netti al mese contro 11 mila, durante il confronto di Tempostretto in campagna elettorale fece lo spiritoso: «Non ditelo a mia moglie, per carità!». Secondo me però c’è dell’altro, sotto. Non tanto il desiderio di tornare alle urne da novello Masaniello per avere la maggioranza in consiglio, quanto di sistemare il casino combinato con la discussa ordinanza di chiusura delle scuole. Un atto evidentemente “teatrale” perché non risolve né propone soluzioni, ma tenta solo di aggirare competenze e responsabilità del sindaco sull’edilizia scolastica per scaricarle ad altri. Al centro del bersaglio per le freccette c’era la faccia del Prefetto, che però ha rimbalzato Cateno (il quale, sempre con la scusa del consiglio comunale brutto sporco e cattivo, al tavolo in Prefettura non c’è nemmeno andato) lasciandolo con il cerino in mano.

A questo punto, Cateno – che stavolta, nella sua continua ricerca dell’annuncio ad effetto, è andato oltre e ora si trova in una posizione scomoda – ha opzioni limitate. La prima è revocare l’ordinanza, meglio sarebbe (per lui) dopo l’approvazione del Milleproroghe, che però arriverà a fine anno e, soprattutto, non sana la situazione ma pospone soltanto il termine per l’acquisizione del CPI (Certificato di prevenzione incendi). Un documento, rilasciato dal Comando provinciale dei Vigili del fuoco, che segue un iter lungo e complesso: una volta che i progetti di adeguamento hanno la copertura finanziaria, però, è possibile ottenere la SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) e quindi mettersi formalmente in regola nelle more dell’esecuzione dei lavori. Più contenuti i tempi per le schede AeDES (Agibilità e danno nell’emergenza sismica), introdotte dopo il terremoto di Amatrice, che costituiscono solo una ricognizione delle condizioni dell’edificio, con la definizione degli interventi e la valutazione dell’agibilità, per le quali bisogna incaricare un tecnico di una serie di verifiche sulle strutture. Ma comunque non ci saranno nell’immediato, dal punto di vista tecnico, novità tali da giustificare la revoca dell’ordinanza di chiusura.

Cateno con il prefetto Maria Carmela Librizzi (stampalibera.it)
L’alternativa, per Cateno, è dimettersi. E se è vero che non tutto il male viene per nuocere – alle tasche, nello specifico – è altrettanto vero che l’uscita di scena sarebbe ingloriosa. A meno di escogitare un’altra genialata; allora, fatemi pensare un attimo... il casinò a Palazzo Zanca già l’ho detto, il tram volante ormai è letteratura, i migranti nelle baracche e i baraccati in albergo ha funzionato anche meno del previsto... Ah, ecco: una bella petizione popolare sui social. Chiedo ai messinesi, attraverso pagine Facebook compiacenti, di mandarmi un videomessaggio nel quale mi supplicano di restare. Li faccio montare insieme e questo filmato equivarrà a un plebiscito. Così potrò dire che solo l’amore dei messinesi mi ha convinto, novello Cincinnato, a non gettare la spugna e il dietrofront sulla chiusura delle scuole passerà quasi inosservato. E se non basta, mi faccio fare un’altra telefonata dal Papa. Quella sì, che ha funzionato bene. (MODE Cateno OFF)

P.S.: i pochi superstiti arrivati fino a questo punto si chiederanno il perché del titolo. Presto detto: è l’ultimo post che scriverò su Cateno Laqualunque. Qualunque cosa faccia da ora in poi, per me, sarà sempre un déja-vu. Nessuna sorpresa, nessuna notizia, ed è inutile che facciate i maravigghiati da rutta perché ve lo avevo detto e ripetuto. E’ inutile, ora, che attacchiate Cateno dopo esservi candidati con lui perché ha diminuito le corse dei bus e voi non avete la patente, come un mio collega che in campagna elettorale si era persino lasciato andare ad affermazioni da radiazione contro altre colleghe ritenute anti-Cateno. E’ inutile che, dopo aver fatto gli uomini di mondo quando si scherzava sugli altri, improvvisamente vi offendiate pretendendo distinguo e precisazioni perché di Cateno vi considerate “eminenza grigia”, come qualche navigatore esperto nello zig-zag tra le procelle della politica. E’ inutile – e qui la chiudo – che scopriate ora di aver dato la vostra fiducia a un venditore di tappeti, bravissimo per carità, e per non sembrare dei fessi ve la prendiate con chi non si allinea o con chi rimpiange Renato Accorinti. Siete sempre di più, noto –  anche se faticate ancora ad ammetterlo – ma non riesco a sorriderne.

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