Meo Sacchetti: «La Nazionale? Un fulmine a ciel sereno. Capo, una vittoria per rilanciarsi»
Sacchetti tra Petrucci e Messina (repubblica.it) R omeo Sacchetti è il classico uomo di basket. E’ vero che non vorresti incontrarlo in un vicolo al buio – se non per un alley-oop – perché è alto due metri, largo altrettanto nonostante di recente sia parecchio dimagrito, e con un’aria vagamente truce che sconsiglia di contraddirlo; ma sotto il baffo c’è un grande cuore, come sanno i tifosi di Capo d’Orlando dove Meo – diminutivo che è diventato un marchio – ha esordito in panchina nella massima serie in un’annata irripetibile. C’è l’umiltà dell’uomo di basket, quella mancanza di spocchia che distingue ad esempio i cestisti dai calciatori (provateci voi, ad avere a che fare con un qualsiasi giocatore di Lega Pro), quella disponibilità innata che non viene meno “semplicemente” perché sei l’allenatore della Nazionale. E così, Meo si presta di buon grado a rispondere alle domande de IlMaxFactor. Certo, non a tutte; perché al delirio non si risponde. E’ la regola.