sabato 18 febbraio 2017

Mozione di sfiducia: e #Bella Ciaone risuona sui tetti di Palazzo Zanca


Accorinti dopo la bocciatura della mozione (tempostretto.it)
Una mattina
mi son svegliato
e ho trovato #CiaoneCarbone
(da “Bella Ciao”)


E urlo il mio barbarico Yawp!
che risuona sui tetti del mondo.
(Walt Whitman)

In una bellissima (quanto, devo ammettere, inattesa) lezione teatrale al “Festivaletteratura” di Mantova, prendendo spunto dalla vicenda di Alessandro Magno lo scrittore Alessandro Baricco definisce la realtà come la somma di fatti più storytelling, ovvero narrazione. Ecco, mi sembra una buona chiave di lettura della vicenda politica di Renato Accorinti. Simboleggiata in maniera quasi provvidenziale dal coro sulle note di BellaCiao intonato dai suoi sostenitori nell’aula di Palazzo Zanca quando è stata ufficiale la bocciatura della mozione di sfiducia.

Sì, perché in questi quattro anni di amministrazione Accorinti, a forza di ascoltare la narrazione che ne hanno fatto le parti in causa (la Giunta e “Cambiamo Messina dal Basso” da una parte, l’opposizione e buona parte della stampa e dei social dall’altra) abbiamo in generale perso di vista i fatti, quindi siamo stati sottoposti a una visione polarizzata della realtà e l’abbiamo magari elaborata, ma comunque assorbita. Questo non significa – sintetizzo, lo spiega meglio Baricco – che abbiamo sentito solo bugie: più semplicemente, le diverse fonti ci hanno dato interpretazioni diverse, spesso opposte, e la nostra percezione ne è stata ovviamente influenzata. Cosa significava allora quel coro cantato a squarciagola dai coraggiosi che hanno trascorso un’intera nottata al Comune pur sapendo che a un certo punto avrebbe parlato Libero Gioveni? E’ davvero un esecutivo di stampo comunista, o partigiano, o rivoluzionario quello guidato dal “sindaco scalzo”?

Intanto, giurerei che i sostenitori di Accorinti non cantassero Bella Ciao ma piuttosto Bella #Ciaone, con dedica di stampo radiofonico («Da Renato a Ernesto, con tanto amore») al commissario del Pd messinese il quale ormai si sveglia la mattina maledicendo l’ubriacatura post-trivelle che gli aveva fatto generare quell’hashtag, visto che da quel giorno ha perso pure le Condominiali di casa sua a Cosenza. Infatti per diventare deputato si è candidato nel listone bloccato del collegio Lombardia 2... Il problema del Pd è che questo signore, catapultato a Messina per gestire il dopo-Genovese e ritrovatosi invece ancora nell’era Genovese, non ci ha capito nulla sin dal primo momento e ha di fatto assistito inerme allo smembramento del partito, il cui ultimo atto si è consumato proprio nell’aula consiliare. Dove i genovesiani – più o meno osservanti – sparsi per i vari gruppi (Forza Italia, Grande Sud, Piccolo Nord, Progressisti Conservatori, Convergenti Paralleli, DC, PPI, CCCP Fedeli alla Linea) si sono tirati dietro anche quelli rimasti mortificando la povera Antonella Russo, capogruppo senza più un gruppo per ordini di “scuderia” e unica fedele alla linea del partito. Ah, anche l’unica il cui intervento, se io fossi Accorinti, mi farei fotocopiare e studierei con attenzione per quanto era competente e documentato. Al di là delle ovvie – e a tratti ingenerose, per carità – critiche che conteneva.

Sondaggio SkySport: meglio Renato senza giacca o Trischitta con?
L’altro grande sconfitto di questo voto è ovviamente Giuseppe Trischitta, avvocato più portato al patronato che al patrocinio, anche lui ormai capogruppo di sé stesso dopo che i genovesiani di FI lo hanno lasciato da solo a berciare contro l’Amministrazione e a incassare una “botta” che – lucido com’è – era forse l’unico a non aver subodorato. Ma lui, che per stile è certamente più vicino a Donatella Sindoni che non alla Russo, l’ha presa bene. Sbroccando alle 4 del mattino contro i sostenitori di Renato che festeggiavano e vaneggiando del fatto che quest’ultimo sia ormai il sindaco di Genovese. Agevolato però, in questo illuminato ragionamento, dagli scienziati della società civile che, dopo aver sperato in Accorinti e averlo abbandonato perché semplicemente non faceva quello che dicevano loro, hanno iniziato a dire che è il sindaco dei Franza e che anche trent’anni di battaglie contro il Ponte erano sceneggiate al soldo dei Franza, per favorire il monopolio del traghettamento. Povera Messina.

D'Alia e Genovese: una volta erano "cugini"
Ora, senza presunzione, avrei un’analisi diversa dell’intera vicenda della mozione di sfiducia da sottoporre alla lettura di Trischitta (o anche a gesti). Nella quale il povero Accorinti non c’entra proprio niente. Semplicemente, nello scorso luglio il leader dell’allora Udc, Gianpiero D’Alia – mente politica finissima, purtroppo al servizio del Male – deve essersi reso conto di essere l’unico, nell’ampio e variegato fronte “anti Tibet”, già pronto per eventuali elezioni. Con un candidato alternativo a Renato credibile e spendibile (come i 330 milioni di euro del Masterplan?), quel Giovanni Ardizzone che però è storicamente il più rigido oppositore, tra le file casiniane, delle alleanze con Genovese. In più, pur essendo tanto esperto nella “politica dei due forni” da aver aperto un panificio a Montecitorio, in ottica futura deve vedersi alleato del Pd e non di Forza Italia, solo che a Messina il Pd è in mano a nessuno (cioè a #Ciaone) mentre la consistenza delle “armate azzurre” genovesiane è ancora da capire. Ecco quindi la fuga in avanti: se FI vota sì, non solo la sfiducia passa e si torna alle urne un anno prima, con la prospettiva di non avere praticamente rivali nel fronte “cinese”, mentre se vota no darà a D’Alia l’opportunità di addebitargli la sopravvivenza della giunta Accorinti. E infatti, non è un caso che nella conferenza stampa immediatamente convocata D’Alia abbia accusato FI ma non il Pd.

In definitiva, se è solo parzialmente vero che la bocciatura della mozione di sfiducia sia una vittoria di Accorinti, dall’altro lato – per tornare al quesito canoro iniziale – non è peregrino il coro di Bella #Ciaon... pardon, Bella Ciao. Nello storytelling di “Cambiamo Messina dal Basso”, infatti, la rivoluzione è in corso. Con tutti i suoi limiti e i suoi errori, l’amministrazione Accorinti è di gran lunga quella che ha fatto di più negli ultimi vent’anni (pesco dal mazzo: Atm, Palagiustizia, porta a porta, Variante di salvaguardia al Prg) peraltro partendo da una situazione di disastro economico e con una carenza di forme di finanziamento che i precedenti sindaci non hanno mai dovuto affrontare. I fatti sembrano ridimensionare ma non smentire questo storytelling, quindi la realtà è complessa ma sostanzialmente diversa da quanto hanno raccontato in aula i rappresentanti del peggior Consiglio comunale di sempre. Basterà per riproporsi tra un anno con concrete speranze di riuscire a portare avanti un discorso iniziato ma ancora rimasto in premessa su troppi fronti? E d'altra parte: ancora pochi giorni fa, Renato è riuscito a portare in piazza centinaia di persone e a raccogliere 3.500 firme contro la sfiducia, quindi è evidente che fuori dai social abbia ancora una certa presa sulla Messina reale. Nonostante gli errori e i limiti. I suoi oppositori pensano di poter dire lo stesso?

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