Mozione di sfiducia: e #Bella Ciaone risuona sui tetti di Palazzo Zanca
Accorinti dopo la bocciatura della mozione (tempostretto.it) |
Una
mattina
mi son svegliato
e ho trovato #CiaoneCarbone
mi son svegliato
e ho trovato #CiaoneCarbone
(da “Bella Ciao”)
E
urlo il mio barbarico Yawp!
che risuona sui tetti del mondo.
(Walt Whitman)
che risuona sui tetti del mondo.
(Walt Whitman)
In una bellissima (quanto, devo ammettere, inattesa) lezione teatrale al “Festivaletteratura” di Mantova, prendendo spunto dalla vicenda di Alessandro Magno lo scrittore Alessandro Baricco definisce la realtà come la somma di fatti più storytelling, ovvero narrazione. Ecco, mi sembra una buona chiave di lettura della vicenda politica di Renato Accorinti. Simboleggiata in maniera quasi provvidenziale dal coro sulle note di BellaCiao intonato dai suoi sostenitori nell’aula di Palazzo Zanca quando è stata ufficiale la bocciatura della mozione di sfiducia.
Sì, perché in questi
quattro anni di amministrazione Accorinti, a forza di ascoltare la narrazione
che ne hanno fatto le parti in causa (la Giunta e “Cambiamo Messina dal Basso”
da una parte, l’opposizione e buona parte della stampa e dei social dall’altra) abbiamo in generale
perso di vista i fatti, quindi siamo stati sottoposti a una visione polarizzata
della realtà e l’abbiamo magari elaborata, ma comunque assorbita. Questo non
significa – sintetizzo, lo spiega meglio Baricco – che abbiamo sentito solo bugie:
più semplicemente, le diverse fonti ci hanno dato interpretazioni diverse,
spesso opposte, e la nostra percezione ne è stata ovviamente influenzata. Cosa
significava allora quel coro cantato a squarciagola dai coraggiosi che hanno
trascorso un’intera nottata al Comune pur sapendo che a un certo punto avrebbe
parlato Libero Gioveni? E’ davvero un esecutivo di stampo comunista, o
partigiano, o rivoluzionario quello guidato dal “sindaco scalzo”?
Intanto, giurerei che i
sostenitori di Accorinti non cantassero Bella
Ciao ma piuttosto Bella #Ciaone,
con dedica di stampo radiofonico («Da Renato a Ernesto, con tanto amore») al
commissario del Pd messinese il quale ormai si sveglia la mattina maledicendo l’ubriacatura
post-trivelle che gli aveva fatto generare quell’hashtag, visto che da quel
giorno ha perso pure le Condominiali di casa sua a Cosenza. Infatti per
diventare deputato si è candidato nel listone bloccato del collegio Lombardia
2... Il problema del Pd è che questo signore, catapultato a Messina per gestire
il dopo-Genovese e ritrovatosi invece ancora nell’era Genovese, non ci ha
capito nulla sin dal primo momento e ha di fatto assistito inerme allo
smembramento del partito, il cui ultimo atto si è consumato proprio nell’aula
consiliare. Dove i genovesiani – più o meno osservanti – sparsi per i vari
gruppi (Forza Italia, Grande Sud, Piccolo Nord, Progressisti Conservatori,
Convergenti Paralleli, DC, PPI, CCCP Fedeli alla Linea) si sono tirati dietro
anche quelli rimasti mortificando la povera Antonella Russo, capogruppo senza
più un gruppo per ordini di “scuderia” e unica fedele alla linea del partito.
Ah, anche l’unica il cui intervento, se io fossi Accorinti, mi farei
fotocopiare e studierei con attenzione per quanto era competente e documentato.
Al di là delle ovvie – e a tratti ingenerose, per carità – critiche che
conteneva.
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In definitiva, se è solo
parzialmente vero che la bocciatura della mozione di sfiducia sia una vittoria
di Accorinti, dall’altro lato – per tornare al quesito canoro iniziale – non è
peregrino il coro di Bella #Ciaon...
pardon, Bella Ciao. Nello storytelling di “Cambiamo Messina dal
Basso”, infatti, la rivoluzione è in corso. Con tutti i suoi limiti e i suoi
errori, l’amministrazione Accorinti è di gran lunga quella che ha fatto di più
negli ultimi vent’anni (pesco dal mazzo: Atm, Palagiustizia, porta a porta,
Variante di salvaguardia al Prg) peraltro partendo da una situazione di
disastro economico e con una carenza di forme di finanziamento che i precedenti
sindaci non hanno mai dovuto affrontare. I fatti sembrano ridimensionare ma non
smentire questo storytelling, quindi
la realtà è complessa ma sostanzialmente diversa da quanto hanno raccontato in
aula i rappresentanti del peggior Consiglio comunale di sempre. Basterà per
riproporsi tra un anno con concrete speranze di riuscire a portare avanti un
discorso iniziato ma ancora rimasto in premessa su troppi fronti? E d'altra parte: ancora pochi giorni fa, Renato è riuscito a portare in piazza centinaia di persone e a raccogliere 3.500 firme contro la sfiducia, quindi è evidente che fuori dai social abbia ancora una certa presa sulla Messina reale. Nonostante gli errori e i limiti. I suoi oppositori pensano di poter dire lo stesso?
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