Previsioni NBA: Clippers meglio degli Spurs, incetta di premi per i Warriors

Steve Kerr e Steph Curry: quasi omonimi, entrambi campioni NBA
Venti partite alla fine della regular season sono tante, tantissime anche nella Nba, un campionato nel quale per vincere il titolo devi giocare da un minimo di 98 a un massimo di 110 volte. Siamo “appena” a tre quarti del campionato, e tanto a Est quanto a Ovest la lotta per conquistare i playoff è ancora apertissima. Eppure questa stagione incredibile, segnata dalla cavalcata dei Golden State Warriors appena cronometrati a 55 vittorie e 5 sconfitte e sempre in vantaggio di una partita sui Chicago Bulls del 95/96 che fissarono il record all time a 72 vinte-10 perse, ha già detto così tanto e da così tanti punti di vista che un “tagliando” si deve proprio fare. E visto che i pronostici non li sbaglia solo chi non si fa, azzardo tutto: dai tabelloni ai premi individuali. Ma siete avvisati, di solito non ne azzecco una nemmeno per la legge dei grandi numeri…

Kevin Love (Cleveland Cavs)
Playoff Picture-Eastern Conference. Non sembra in discussione il primo posto dei Cleveland Cavs, che di quei Chicago Bulls sembrano volersi proporre come una replica: una stella di valore assoluto, un “secondo violino” di alto livello e… e qui casca l’asino. Sì, perché se – nell’economia della squadra – LeBron James ha il peso di Jordan e Kyrie Irving si può adattare al ruolo di Pippen, così come gli altri elementi del roster sono principalmente role players, ovvero specialisti (il rimbalzista Tristan Thompson, il tiratore JR Smith, il difensore Matt Dellavedova e tutti gli altri a portare il loro mattoncino alla causa, ultimo il lungo Channing Frye), l’equivoco di fondo della squadra allenata – ma sarà vero? – da Tyronn Lue dopo l’esonero di David Blatt è il ruolo di Kevin Love. L’ex UCLA non è il Rodman della situazione, anche se a rimbalzo ci va piuttosto bene, e l’impennata delle sue cifre nelle partite di assenza di Irving è la conferma della sua difficile collocazione tecnica e tattica all’interno dei Cavs. 
Difficile dire chi incontreranno al primo turno visto che oggi, tra la quinta e la decima a Est, ci sono appena 2.5 partite di differenza: con le prime quattro posizioni apparentemente stabili e con Charlotte e Washington in risalita verso gli spot 5 e 6, i Cavs “rischiano” di trovare una tra Atlanta, Indiana, Detroit e Chicago. Tutte avversarie non facili, ma non si vede chi possa impedire a James e soci di approdare in finale Nba. Anche perché le “inseguitrici” della franchigia dell’Ohio non sembrano all’altezza pur se i Toronto Raptors sono a due sole partite di distanza e i Boston Celtics sono forse la più grande sorpresa della stagione (ma a rischio di rimonta da parte dei Miami Heat rinforzati anche da Joe Johnson).
Previsione: 1 Cleveland b. 8 Detroit, 2 Toronto b. 7 Atlanta, 3 Miami b. 6 Charlotte, 5 Washington  b. 4 Boston. Semifinali di Conference: 1 Cleveland b. 5 Washington, 3 Miami b. 2 Toronto. Finale di Conference: 1 Cleveland b. 3 Miami.

Playoff Picture-Western Conference. Inutile spendere parole per i Golden State Warriors: a questo punto della stagione, solo la squadra di Steve Kerr può mancare il record delle 72 vittorie. Basterà perdere al massimo 5 volte nelle prossime 22 (15 alla Oracle Arena e appena 7 in trasferta), niente di eccezionale se si pensa che Curry e soci hanno subìto finora 5 sconfitte in ben 60 partite... Con la percentuale di vittorie attuale (.917), i Warriors chiuderebbero con un incredibile record di 75 vittorie e 7 sconfitte, solo che poi si comincerà a fare sul serio. Visto che probabilmente né Utah né Sacramento riusciranno a rimontare i deludentissimi Houston Rockets per l’ottavo e ultimo posto nei playoff, sarà proprio il “Barba” James Harden la prima stella sulla strada di Golden State.
Gregg Popovich "coccola" Kawhi Leonard
Alle spalle della squadra della Baia si segnala la stagione clamorosa dei San Antonio Spurs, anche loro già ai playoff (52 vinte-9 perse) e imbattuti in casa (29-0). Senza Steph Curry e la sua banda, le copertine sarebbero tutte per il reame di Gregg Popovich. Ma le sorti degli Spurs, a mio modo di vedere, dipendono da chi arriverà terzo e quindi incrocerà San Antonio in semifinale di Conference: una Oklahoma City in calo verrebbe battuta, i rampanti Clippers di quest’ultimo periodo (che appaiono destinati al sorpasso), invece, hanno forse troppo atletismo per i “vecchietti” del Texas a quel punto della stagione anche se, a occhio, manca nel roster di Doc Rivers un’ala piccola in grado di marcare Kawhi Leonard. E OKC faticherà comunque parecchio già al primo turno contro i Blazers di Damian Lillard, alla cui remuntada cerca di resistere una Memphis che pagherà però a caro prezzo l’infortunio che ha messo fine alla stagione di Marc Gasol.
Previsione: 1 Golden State b. 8 Houston, 2 San Antonio b. 7 Dallas, 3 LA Clippers b. 6 Memphis, 4 Oklahoma City b. 5 Portland. Semifinali di Conference: 1 Golden State b. 4 Oklahoma City, 3 LA Clippers b. 2 San Antonio. Finale di Conference: 1 Golden State b. 3 LA Clippers.

Premi individuali: La frase di Harrison Barnes su Steph Curry («l’anno scorso lo avete votato Mvp quando segnava 24 punti a partita, cosa pensate di fare ora che ne segna 30?») ha probabilmente chiuso la corsa al titolo di miglior giocatore già a dicembre. Alle sue spalle si vedono solo Kawhi Leonard e, se Portland finirà la regular season in crescendo, Damian Lillard. Golden State dovrebbe aggiudicarsi anche il premio per il miglior difensore (Draymond Green) e per il coach: come si fa a non premiare Steve Kerr dopo una cavalcata del genere? Al limite, come si diceva per l’Executive of the Year nell’era di Jerry West, possiamo già chiamarlo “Steve Kerr Award” e darlo a un altro: io vado con Brad Stevens dei sorprendenti Boston Celtics, terzi ad Est e titolari di un futuro radioso.
Quanto al sesto uomo dell’anno, quelli che hanno maggiore impatto dal punto di vista numerico (Victor Oladipo a Orlando, Will Barton a Denver che però voterei piuttosto come giocatore più migliorato visto che ha quasi raddoppiato le sue cifre: da 8 a 15.5 punti a partita), se Charlotte – come pare – farà i playoff il nome è quello di Jeremy Lin, resuscitato dopo un’esperienza tremenda ai Lakers e guida della second unit degli Hornets. A meno di voler andare con il leader della panchina della squadra più forte della Nba, l’Mvp delle ultime Finali Andre Iguodala.
Kristaps Porzingis e Karl-Anthony Towns: chi sarà il Rookie of the Year?
Discorso per certi versi analogo per il Rookie dell’anno: se uno tra Karl-Anthony Towns di Minnesota e Kristaps Porzingis di New York avesse fatto i playoff non ci sarebbe stata storia, invece… ad ogni modo, io preferisco il secondo. Dicevo del giocatore più migliorato: bravo, bravissimo Burton (anche nella gara delle schiacciate all’All Star Game), ma se CJ McCollum di Portland passa da 6.8 a quasi 21 punti di media c’è poco da discutere.
Manca un ultimo pronostico: il titolo Nba. Stessa finale dello scorso anno tra Golden State e Cleveland e, nonostante i Cavs siano decisamente più profondi ed equilibrati (al netto di nuovi infortuni) rispetto al 2015, credo che l’esito sarà lo stesso. Ma stavolta, a Steph Curry non sfuggirà il premio di Mvp dell’ultimo atto della stagione Nba. Solo perché Bryant, ovviamente, in finale non può arrivarci...

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