sabato 15 dicembre 2018

XFactor: It’s the end of the world (as we know it)


Non è certamente un caso che l’inedito del trionfatore di questa dodicesima edizione di XFactor, il “cantautorapper” Marco Anastasio, si intitoli La fine del mondo. Perché – mutuando il titolo dal brano dei Rem rifatto poi in italiano da Ligabue – quella che è stata celebrata giovedì sera in un Forum di Assago rutilante di luci e suoni somiglia, perlomeno, alla fine del “mondo XFactor” come lo conosciamo. Dopo l’addio annunciato di Manuel Agnelli e quello, praticamente certo, di Fedez oltre all’incertezza sul futuro di Lodo Guenzi («nessuno mi ha chiesto di restare»: chissà perché, Lodo?), della megaproduzione che dovrà anche affrontare la questione del rinnovo contrattuale tra Sky e Fremantle resta praticamente un cumulo di macerie con in cima Mara Maionchi e l’immarcescibile Ale Cattelan (voto bravo, 7+).

Edizione non banale, interessante e allo stesso tempo discutibile quella che si è aperta con la defenestrazione della povera Asia Argento (voto 7) alla quale la produzione aveva probabilmente affidato il ruolo del “guastatore” rimasto libero dopo la brutta piega presa da Manuel, passato da incendiario a pompiere molto più velocemente che nella frase famosa di Pitigrilli tanto da inanellare una serie di assegnazioni (da Ariana Grande a Madonna, da The Weeknd a Demi Lovato e Miley Cyrus) così mainstream, ma così mainstream che sono indeciso se attribuire a lui o al legittimo proprietario Lodo il profetico titolo dello Stato Sociale Nasci rockstar, muori giudice in un talent show. Insomma, è tutto un nascere e morire e se Lodo (voto 6) è sembrato quel bimbo un po’ tonto ma così carino al quale vorresti perdonare tutto ma che alla fine ti fa girare le palle comunque, il nostro Manuel (voto 4) è apparso vecchio, quasi moribondo, noioso e incattivito tanto da “suicidarsi” con Sherol e Martina, in pratica buttate fuori dalle sue assegnazioni, e da rischiare anche con Luna. In più, proprio come quei pensionati che passano le mattinate davanti ai cantieri con le braccia incrociate dietro la schiena criticando gli operai al lavoro, si è inventato una stroncatura “strategica” ma troppo evidente nei confronti di Naomi quando si è accorto che la concorrente di Fedez (voto 6) aveva confezionato l’esibizione della svolta con Look at me now dopo essere andata addirittura due volte al ballottaggio – anche lì per le scelte surreali di un giudice troppo preso da mille altre cose, compresa la “cotta” per Renza Castelli – e aveva cercato di farla fuori venendo punito dal pubblico che gli ha eliminato in sequenza, appunto, Sherol e Martina. Lui si è offeso e ha lasciato sdegnato la compagnia. Sopravviveremo, perché dopo la detonazione del primo anno il frontman degli Afterhours è stato più che altro paragonabile a una pernacchietta al “sistema”.

I giudici della dodicesima edizione (xfactor.sky.it)
Non solo per la vittoria di Anastasio, la trionfatrice di questa edizione è quindi Mara (voto 7), che di rap non capirà pure una mazza ma non si è tirata indietro quando si è trattato di valorizzare lo straordinario talento autoriale del suo concorrente. Male con Emanuele Bertelli, ben oltre le aspettative con Leo Gassman (ma lì, diciamolo, l’ormone delle fanciulle in fiore impazzito per il rampollo del bell’Alessandro ha avuto il suo ruolo), la Maionchi ci ha soprattutto regalato il momento insieme più trash e più divertente dell’intero live, ovviamente quando le è andato di traverso il fumo del cannone che si era accesa per ascoltare Another Brick in the Wall e ha sbroccato come una groupie a Woodstock (o in Trainspotting, fate voi). Ma non sottovaluterei anche la botta di «minchia» in finale, quando nel medley il pezzo dei Pink Floyd è stato riproposto dal giusto vincitore di questa edizione Anastasio Marco, già DJ Nasta, da Meta di Sorrento (voto 10). Premessa. Anastasio mi piace tantissimo, ha sul serio una qualità di scrittura altissima e una personalità straripante, ma devo concordare con l’unica cosa giusta detta da Manuel Agnelli durante l’intero XF12: ha fatto gara a sé, portando di settimana in settimana non delle cover come gli altri concorrenti (e come sarebbe la cifra del programma), ma una serie di veri e propri inediti su basi prese in prestito da altri. Pure nel duetto con Marco Mengoni che ha aperto la finale ha scritto una strofa e mezza, dài. Tra i vincitori degli ultimi anni mi sembra però l’unico con un’identità forte e una vera prospettiva discografica e insieme artistica. Finalmente emerge da un talent una bella realtà musicale.

Gli altri finalisti: i Bowland (voto 8) sono stati eliminati appena è stato possibile senza che questo portasse ad accuse di nazionalismo, sovranismo o razzismo. Prima erano sempre nuovi e diversi, poi sono arrivati al Forum e – negatelo se avete il coraggio, ma lo avete pensato pure voi – «avevano un po’ rotto i coglioni, per carità niente contro di loro però hanno rubato il lavoro in finale a un cantante italiano». Unico problema che rende un po’ più amara per i tre ragazzi iraniani la conclusione di questa esperienza: in base al nuovo Decreto Sicurezza, appena tornano a Firenze saranno rimpatriati. (Scherzo. Ma Salvini no.) Naomi (voto 8) ha rischiato di portare a termine un ribaltone paragonabile a quello che vide addirittura vincere Francesca Michielin, considerata una delle tante in quell’edizione fino a una sorprendente Tainted love dei Soft Cell che cambiò decisamente le carte in tavola. La “soprapper” salernitana ha inciampato in un paio di assegnazioni da strappare tutti i tatuaggi a Fedez, che poi ha cercato di vendere come una scoperta improvvisa il talento di Naomi per il rap che, in realtà, avevamo già visto alle audizioni con Bang bang. Certo, un paio di sue prove (la citata Look at me now e Rap God di Eminem) hanno fatto davvero sensazione, forse per vincere le è mancato un inedito meno di merda... Infine, la piccola Luna (voto 7,5): sempre malata, sempre incazzata fresca, sempre giù di voce e di pressione salvo poi tirare giù il palco in più di un’occasione, la sedicenne sarda ha dimostrato di poter avere un futuro nel campo discografico e, anche se il mio gusto si gira dall’altra parte, il talento non si può negare.

Il palco del Forum (xfactor.sky.it)
Infine, qualche nota sparsa dall’edizione numero 12 e in particolare dalla finale. Complessivamente positivo l’esordio di Simone Ferrari come direttore artistico al posto del “totem” Luca Tommassini, magari qualche eccesso si è visto ma la resa visiva del palco da 800 metri quadrati (con 350 metri quadrati di led!) al Forum era davvero d’impatto. Il minuto di silenzio per Corinaldo è stato – diciamo così – “d’ordinanza”, poi le ospitate: Mengoni è stato troppo sul palco e anche i duetti con i concorrenti, rispetto al passato, mi sono parsi più incentrati sull’ospite; Ghali a me tutto sommato non dispiace, ma è passato dai teleschermi senza lasciare il segno; quanto ai Muse, bravi sono bravi però danno sempre l’impressione di volerti pigliare per il culo come quando si scambiarono gli strumenti a Quelli che… il calcio mandando nel pallone la povera Simona Ventura. In coda, la notizia: IlMaxFactor lascia XFactor. Dopo cinque edizioni, questo blog non scriverà più sul talent di Sky... almeno fino alla prossima stagione. Fine del mondo sì, ma non esageriamo.

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