domenica 1 luglio 2018

Politica: “Gott mit uns”, Cateno Laqualunque l’Unto del Signore


L'assessore Bergoglio in riunione di Giunta (da Facebook)
Mi ha telefonato Papa Francesco. Sì, lo so che non ci credete, ma è così. Alle 15,35 di ieri, mentre recitavo il mio Rosario quotidiano (sì, nel primo pomeriggio mi piace declamare un monologo di Fiorello), il cellulare ha iniziato a squillare con una suoneria che non avevo mai impostato, l’Hallelujah dal Messia di Haendel. La cosa mi ha insospettito non poco, anche perché il numero era privato, e quindi non ho risposto. Alle 15,36 il telefono ha squillato di nuovo e stavolta ho dovuto rispondere. Il messaggio registrato che ho sentito diceva più o meno: “La sua chiamata verrà gestita da un operatore della Città del Vaticano”. Che poi non capisco perché questi call center debbano essere sempre in Paesi extracomunitari: Albania, India, Vaticano... Ma ormai avevo risposto, quindi non ho riattaccato. Sono stato tentato di farlo, però, quando un operatore dal chiaro accento latino mi ha detto: “Señor elMaxFactor, buenos dias. Soy Papa Francisco”.

Nella mia mente mi sono detto: “Vuoi vedere che è periodo di 8xmille?” e ho iniziato a sudare, perché va bene Ave Maria o Padre Nostro – ho pensato – ma se mi chiede di recitare insieme il Credo sono fottuto. Allora ho cercato di guadagnare tempo: “Buenos dias, señor Papa. Credo che abbia sbagliato numero. Il mio interlocutore si è incazzato come un crociato in Terra Santa: “Ma quale señor Papa... cos’è, un apellido? Come dite voi, un cognome? Mi nombre es Bergoglio, deficiente! E non ho sbagliato numero. Ho bisogno del suo aiuto”. A quel punto, la situazione era decisamente incredibile: il Papa chiede aiuto a me, cioè a uno che entra in chiesa solo per funerali e battesimi (i matrimoni tendo a evitarli), quando a Messina c’è un sindaco che ha un filo diretto con lui... Gli ho espresso questa mia perplessità e mi ha ribattuto: “E’ proprio di questo che le devo parlare, señor elMaxFactor. So che lei è muy amigo de Cateño, vero?”. Beh, sì – argomento – sono stato il primo a credere in lui, nel suo genio e nella possibilità che diventasse sindaco... Cazzo se siamo amici! “Due Ave Maria, cabròn! E non dire parolacce al telefono col Papa! Comunque – ha ripreso – se tratta proprio de Cateño. E’ diventato un problema para mi”.

Cateno De Luca prega la Madonna (stampalibera.it)
A questo punto, in tutta onestà, la conversazione si faceva interessante. Che Cateño... ehm, Cateno avesse un lato oscuro? Che dietro l’esibizione di una religiosità quasi monastica, il Padre Nostro recitato con la folla di Fiumedinisi direttamente dai domiciliari, la notte dello spoglio elettorale trascorsa raccolto in preghiera al Duomo (“Sì, che se becco quel cabròn del parroco che gli ha aperto di notte la Catedràl come un farmacista di turno lo mando in missione a Mar Grande, come dite voi? Ah, sì; Maregrosso”), la deposizione del mazzo di fiori davanti alla statua della Madonna dopo l’elezione, ancora il Padre Nostro di massa recitato in piazza Municipio prima di entrare a Palazzo Zanca, vuoi vedere che anche Cateno sotto sotto è buddista?

“Al contrario”, mi ha risposto il Papa, un po’ spazientito, “Cateño è un buon cattolico, cresciuto nella Democracia Cristiana, devoto della Madonna, benefattore dell’humanidad della riviera ionica... No, è che da quando quelli della “Sansara” gli hanno fatto lo scherzo telefonico mi sta tormentando: me llama, me prega, me lascia messaggi al centralino del Vaticano visto che sul cellulare l’ho messo in lista nera, me invita a Messina perché el alcalde de antes, il sindaco di prima, ha fatto venire quello straccione del Dalai Lama... Insomma, fai qualcosa per levarmelo dai cojones”. A quel punto ho riattaccato: non poteva essere Papa Francesco, al massimo era Javier Zanetti. E nemmeno lui dovrebbe telefonarmi, perché sono juventino.

Faccio un inciso. Qualche giorno fa ho accompagnato mia figlia, appassionata di film horror, a vedere al cinema Obbligo o verità. Vi accenno la trama: degli universitari vanno in Messico per festeggiare con la giusta dose di eccessi l’ultimo spring break prima del diploma, ma finiscono attirati in un’antica missione da un tizio che li coinvolge nel gioco, appunto, “obbligo o verità”. Solo che, ovviamente, il posto è maledetto e il gioco evoca un demone che costringe i giocatori a partecipare e a obbedire alla richiesta, pena la morte, e va avanti finché tutti i malcapitati sono morti. Ebbene, sono così preso da Cateno che a un certo punto ho detto a mia figlia: “Sai, se ci fosse stato lui il demone avrebbe fallito. Perché nessuno può obbligare Cateno a fare qualcosa, visto che pure dai domiciliari postava su Facebook video contro i giudici che lo avevano mandato ai domiciliari, e poi fargli dire la verità... Sì, l’hai trovato! Garantito: il demone si sarebbe suicidato e Cateno sarebbe stato fatto santo. O almeno, se ne sarebbe vantato così tanto che ci avremmo creduto tutti”.

Perché dico questo? Ma è evidente: non c’era – diciamolo – una sola possibilità su un milione (di euro, quindi due miliardi) che il Papa telefonasse a un sindaco di provincia perché, appena eletto, ha deposto una corona di fiori ai piedi della Madonna. Così come non c’era una possibilità su un milione che Cateno ci cascasse veramente. E allora, perché il Nostro si è prestato, ha addirittura recitato un’Ave Maria con il finto Bergoglio e poi ha subito messo i manifesti, comunicando urbi et orbi – visto che siamo in tema – di aver ricevuto la Santa Chiamata? E ancora, perché quando i conduttori della trasmissione radiofonica “La Zanzara” gli hanno svelato l’inganno ha immediatamente acconsentito alla messa in onda della telefonata? Presto detto. L’eco di quella (molto) presunta conversazione, specie tra quei creduloni dei suoi elettori, era stata enorme: in pratica, Cateno aveva ricevuto l’endorsement della Santa Sede, possiamo dire che era ufficialmente l’Unto del Signore. Un viatico non da poco quando si vogliono influenzare le masse: anche un radicale anticlericale come Goebbels, al momento di fondare la Wehrmacht (le forze armate del Reich), non esitò a mantenere il motto dei Cavalieri teutonici Gott mit uns,Dio è con noi”.

Le "zanzare" di Radio 24, Cruciaani e Parenzo
A quel punto – insegna sempre il buon Goebbels che, come sappiamo, è il modello di Cateno per quanto riguarda la propaganda – qualunque smentita sarebbe stata inutile, intanto perché una parte dei destinatari non l’avrebbe vista o letta, e poi perché a disinnescare quegli organi di informazione che, andando direttamente alla fonte, avessero ricevuto in risposta una risata ci avrebbe pensato il solito, provvidenziale sito di bufale mettendoli persino alla berlina: “Avranno parlato con il centralino, la telefonata è confermata”. E così, la notizia è rimasta – per il target di Cateno – indubitabilmente vera. Anzi, qualche tifoso è andato oltre, prendendosela con il programma di Radio 24 per lesa maestà. O lesa santità, nel caso del Nostro. Il quale è riuscito, sempre con il suo talento per la propaganda, a passare dall’abuso della credulità popolare al ruolo di vittima inconsapevole... E’ o non è un genio?

D’altra parte, sappiamo già che Cateno non è uno sprovveduto. Fa politica da una vita, è praticamente cresciuto in casa D’Alia mentre iniziava a frequentare il giovanile della DC, si è costruito un elettorato nella zona ionica, poi ha intuito il potenziale dell’autonomismo aderendo all’MPA di Raffaele Lombardo con il suo movimento “Sicilia Vera”, ha fatto parte della coalizione che nel 2008 sostenne la candidatura a sindaco di Peppino Buzzanca (indicando come assessore Pinella Aliberti, poi condannata a un anno per i contributi concessi alle coop... dei consiglieri comunali), infine alle ultime Regionali è stato eletto con l’UDC.

Cateno l'anti-casta
Cateno si è inoltre contornato di alcuni nomi memorizzati da tempo nella rubrica telefonica della politica messinese: si va da Marcello Scurria, valente avvocato amministrativista proveniente dal PSI e poi dal PDS, quindi consigliere di Buzzanca (al quale nel 2003 costò la decadenza promuovendo l’azione popolare, anche se lo “risarcì” nel 2008 consentendogli di restare per quattro anni sindaco e deputato regionale in barba alle norme sull’incompatibilità), a Francesco Gallo, anche lui avvocato ma di formazione democristiana, amico e collaboratore di Francantonio Genovese da cui si è allontanato per disaccordi sulla gestione della “galassia formazione” (per la quale l’ex deputato di PD e Forza Italia è stato condannato in primo grado a 11 anni), fino al gruppo degli ex AN – molto attivi, tra gli altri, Orazio Miloro e Felice Cascio – che fa riferimento allo stesso Buzzanca. A quest’ultimo, Cateno ha dato così la possibilità di “vendicarsi” di chi nel centrodestra lo aveva messo in un angolo come Nino Germanà (che lo “trombò” alle Regionali del 2012) e il vecchio “nemico” Tommaso Calderone. Anche se quest’ultimo, ancora iscritto al gruppo di FI all’Ars, è stato segnalato tra i partecipanti ai festeggiamenti per l’elezione del sindaco “anti-casta”...

P.S.: il nome “Cateño” è un’affettuosa citazione dell’immortale canzone “Filomeña” dell’altrettanto immortale film di Luciano Salce Vieni avanti cretino. E, a scanso di equivoci, è affettuosa sia nei confronti di Lino Banfi sia di... Cateño.

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