Politica: “Gott mit uns”, Cateno Laqualunque l’Unto del Signore
L'assessore Bergoglio in riunione di Giunta (da Facebook) |
Nella mia mente mi sono
detto: “Vuoi vedere che è periodo di 8xmille?” e ho iniziato a sudare, perché
va bene Ave Maria o Padre Nostro – ho pensato – ma se mi chiede di recitare
insieme il Credo sono fottuto. Allora ho cercato di guadagnare tempo: “Buenos dias, señor Papa. Credo che abbia sbagliato numero”. Il mio interlocutore si è incazzato
come un crociato in Terra Santa: “Ma quale señor
Papa... cos’è, un apellido? Come
dite voi, un cognome? Mi nombre es
Bergoglio, deficiente! E non ho sbagliato numero. Ho bisogno del suo aiuto”. A
quel punto, la situazione era decisamente incredibile: il Papa chiede aiuto a
me, cioè a uno che entra in chiesa solo per funerali e battesimi (i matrimoni
tendo a evitarli), quando a Messina c’è un sindaco che ha un filo diretto con
lui... Gli ho espresso questa mia perplessità e mi ha ribattuto: “E’ proprio di
questo che le devo parlare, señor
elMaxFactor. So che lei è muy amigo
de Cateño, vero?”. Beh, sì – argomento – sono stato il primo a credere in lui,
nel suo genio e nella possibilità che diventasse sindaco... Cazzo se siamo
amici! “Due Ave Maria, cabròn! E non
dire parolacce al telefono col Papa! Comunque – ha ripreso – se tratta proprio
de Cateño. E’ diventato un problema para
mi”.
Cateno De Luca prega la Madonna (stampalibera.it) |
“Al contrario”, mi ha
risposto il Papa, un po’ spazientito, “Cateño è un buon cattolico, cresciuto
nella Democracia Cristiana, devoto della Madonna, benefattore dell’humanidad della riviera ionica... No, è
che da quando quelli della “Sansara” gli hanno fatto lo scherzo telefonico mi
sta tormentando: me llama, me prega,
me lascia messaggi al centralino del Vaticano visto che sul cellulare l’ho
messo in lista nera, me invita a Messina perché el alcalde de antes, il sindaco di prima, ha fatto venire quello
straccione del Dalai Lama... Insomma, fai qualcosa per levarmelo dai cojones”. A quel punto ho riattaccato: non
poteva essere Papa Francesco, al massimo era Javier Zanetti. E nemmeno lui
dovrebbe telefonarmi, perché sono juventino.
Faccio un inciso. Qualche
giorno fa ho accompagnato mia figlia, appassionata di film horror, a vedere al
cinema Obbligo o verità. Vi accenno
la trama: degli universitari vanno in Messico per festeggiare con la giusta
dose di eccessi l’ultimo spring break prima
del diploma, ma finiscono attirati in un’antica missione da un tizio che li
coinvolge nel gioco, appunto, “obbligo o verità”. Solo che, ovviamente, il
posto è maledetto e il gioco evoca un demone che costringe i giocatori a
partecipare e a obbedire alla richiesta, pena la morte, e va avanti finché
tutti i malcapitati sono morti. Ebbene, sono così preso da Cateno che a un
certo punto ho detto a mia figlia: “Sai, se ci fosse stato lui il demone
avrebbe fallito. Perché nessuno può obbligare Cateno a fare qualcosa, visto che
pure dai domiciliari postava su Facebook video contro i giudici che lo avevano
mandato ai domiciliari, e poi fargli dire la verità... Sì, l’hai trovato!
Garantito: il demone si sarebbe suicidato e Cateno sarebbe stato fatto santo. O
almeno, se ne sarebbe vantato così tanto che ci avremmo creduto tutti”.
Perché dico questo? Ma è
evidente: non c’era – diciamolo – una sola possibilità su un milione (di euro, quindi
due miliardi) che il Papa telefonasse a un sindaco di provincia perché, appena
eletto, ha deposto una corona di fiori ai piedi della Madonna. Così come non c’era
una possibilità su un milione che Cateno ci cascasse veramente. E allora,
perché il Nostro si è prestato, ha addirittura recitato un’Ave Maria con il
finto Bergoglio e poi ha subito messo i manifesti, comunicando urbi et orbi – visto che siamo in tema –
di aver ricevuto la Santa Chiamata? E ancora, perché quando i conduttori della
trasmissione radiofonica “La Zanzara” gli hanno svelato l’inganno ha
immediatamente acconsentito alla messa in onda della telefonata? Presto detto.
L’eco di quella (molto) presunta conversazione, specie tra quei creduloni dei
suoi elettori, era stata enorme: in pratica, Cateno aveva ricevuto l’endorsement della Santa Sede, possiamo
dire che era ufficialmente l’Unto del Signore. Un viatico non da poco quando si
vogliono influenzare le masse: anche un radicale anticlericale come Goebbels, al
momento di fondare la Wehrmacht (le forze armate del Reich), non esitò a mantenere
il motto dei Cavalieri teutonici Gott mit
uns, “Dio è con noi”.
Le "zanzare" di Radio 24, Cruciaani e Parenzo |
D’altra parte, sappiamo
già che Cateno non è uno sprovveduto. Fa politica da una vita, è praticamente cresciuto
in casa D’Alia mentre iniziava a frequentare il giovanile della DC, si è costruito
un elettorato nella zona ionica, poi ha intuito il potenziale dell’autonomismo
aderendo all’MPA di Raffaele Lombardo con il suo movimento “Sicilia Vera”, ha
fatto parte della coalizione che nel 2008 sostenne la candidatura a sindaco di
Peppino Buzzanca (indicando come assessore Pinella Aliberti, poi condannata a
un anno per i contributi concessi alle coop... dei consiglieri comunali),
infine alle ultime Regionali è stato eletto con l’UDC.
Cateno l'anti-casta |
P.S.:
il nome “Cateño” è un’affettuosa citazione dell’immortale canzone “Filomeña” dell’altrettanto
immortale film di Luciano Salce Vieni avanti cretino. E, a scanso di equivoci, è affettuosa sia
nei confronti di Lino Banfi sia di... Cateño.
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